Articolo, pubblicato con l’occassione dell’uscite de “Il Pride secondo Marvel e DC“, uscito nella newsletter de La scienza con i supereroi. Iscriviti per ricevere in anteprima i contenuti a tema.
La golden age supereroistica si concluse con l’uscita, nel 1954, del libro Seduction of the Innocent dello psichiatra Fredric Wertham che puntò il dito contro i fumetti di supereroi.
Secondo Wertham, questo genere di narrativa influenzava negativamente i giovani lettori con immagini violente e sessualmente inadeguate. E in quest’ultimo caso affermava che molte di queste immagini suggerivano rapporti omosessuali. In particolare lo psichiatra di origine tedesca puntava il dito contro Batman e il suo rapporto ambiguo con il giovane Robin, e contro Wonder Woman e alcune tendenze lesbiche presenti nei suoi fumetti, tra l’altro scritti da un suo collega, William Moulton Marston: dall’Isola Paradiso, abitata da sole donne, ai collegi femminili, mostrando delle donne forti e consapevoli di se stesse, ovviamente il tutto rapportato con l’epoca, gli anni Quaranta del XX secolo.
La maggior parte dei personaggi subì una cancellazione delle sue testate, mentre Batman e Wonder Woman vennero ripensati in maniera quasi radicale. Tra i personaggi che vennero abbandonati, per poi rinascere anni dopo sotto nuove spoglie, c’era Lanterna Verde, Green Lantern.
Ideato da Bill Finger (lo stesso che con Bob Kane creò Batman) e Martin Nodell ai disegni, Lanterna Verde fece il suo esordio su All-American Comics #16 del luglio del 1940.
Alan Scott, l’uomo sotto la maschera, era un ingegnere ferroviario che perse tutta la sua squadra a causa di un attentato condotto da un imprenditore suo concorrente.
Conseguenza di quell’incidente fu che lanterna ferroviaria si rivela una “lanterna magica” che gli consegna alcuni grandissimi poteri mistici: volare, respingere i poteri e attraversare i muri, almeno per quel numero di esordio.
Nei numeri successivi, Lanterna Verde combatteva i gangstar e aveva avventure con diverse donne, per cui l’unica cosa che aveva da “temere” da Wertham era proprio l’alto tasso di violenza presente nelle storie.
Le cose, però, sarebbero cambiate alcuni decenni più tardi.
Ricominciare
Nel 2011 la DC Comics diede il via a uno dei suoi più importanti reboot narrativi dai tempi di Crisi sulle Terre infinite, ripristinando, aggiornandole, anche alcune delle Terre parallele che avevano fatto la storia dei fumetti DC Comics. La più importante di queste, Terra-2, ebbe una sua serie dedicata, Earth 2, scritta da un grande estimatore dei personaggi golden age: James Robinson.
E in questa riscrittura dei personaggi originali, Alan Scott divenne omosessuale.
Era un cambiamento epocale, anche se mediato dal fatto che il personaggio, nonostante la storia pregressa, in quel momento stava ricominciando da zero, quindi si poteva “sfruttare il nome” per portare avanti una tematica di una certa importanza, come quella dell’identità di genere.
Eppure a quell’Alan Scott mancava qualcosa per renderlo realmente iconico per la comunità LGBTQ+.
Ripristinare
In effetti l’assenza di iconicità era probabilmente dovuta (a parte alcune eccezioni) a un’assenza di iconicità di tutto il progetto di reboot, noto come New 52. Grazie ai grandi eventi che arrivarono negli anni successivi, l’universo DC Comics venne di fatto ripristinato a prima del New 52, e quindi anche i personaggi golden age tornarono alle loro versioni originali.
C’era, però, il nodo Alan Scott da risolvere: la DC Comics, infatti, aveva affermato che la scelta di rendere il personaggio omosessuale era irreversibile. Così, dando seguito a quella promessa, nel corso di New Frontier #0 del 2020((A proposito dell’importanza di Infinite Frontier rispetto a Earth 2 relativamente all’identità di genere di Alan Scott, vorrei far notare l’entusiasmo di Gay Times all’uscita dell’albo.)), in una storia scritta da James Tynion IV e disegnata da Stephen Byrne, la Lanterna Verde originale, in conclusione di un intenso dialogo con i suoi due figli, entrambi supereroi, chiude con un sentito coming out, introducendo così nell’universo DC Comics un personaggio in un certo senso più credibile e più vicino a un’ampia fetta di lettori.
E’ significativo in questo senso quanto afferma lo sceneggiatore gay Tim Sheridan in un’intervista a Comics Beat:
Alan per me rappresenta molti dei nostri amici, familiari e vicini che non sono così fortunati da aver capito chi erano in giovane età come me. Ho fatto coming out quando ero molto più giovane.((Alan to me represents so many of our friends and family and neighbors who aren’t as fortunate to have understood who they were at a young age as I did. I came out of the closet when I was much younger.))
Alan Scott diventa, quindi, la voce non solo per una generazione di persone che hanno vissuto la loro omosessualità nel silenzio, vergognandosi, magari trattati da criminali, come avvenuto, per esempio, ad Alan Turing, o autocostringendosi a costruirsi una famiglia “normale”, come avvenuto proprio alla Lanterna Verde originale, ma anche per tutti coloro che ancora oggi non possono, per molti motivi (alcuni dei quali identici a quelli appena citati), vivere la propria identità sessuale in maniera libera e consapevole.
In questo senso è molto bella la reinterpretazione che lo stesso Tynion IV, supportato ai disegni da Gary Frank, ha fatto, sempre nel 2020, della scena in cui Jimmy muore tra le braccia di Alan dopo lo scoppio della bomba che ha portato alla nascita di Lanterna Verde. L’esperto sceneggiatore, infatti, ha colto un istante dell’albo originale che, con gli occhi di oggi, ci si chiede come abbia fatto Wertham a lasciarselo sfuggire!
L’importanza del mantenere il nuovo status quo di Alan Scott va ben oltre le necessità del marketing, e il fatto che, nonostante l’ultima vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali USA, il nuovo clima politico non abbia spinto la DC Comics a tornare sui suoi passi, fa capire come la scelta non sia stata dettata dal marketing, ma dalla sincera intenzione di proporre un esempio positivo e propositivo per tutti. E questo perché, qualunque sia la nostra identità di genere, quali che siano le nostre posizioni politiche, Alan Scott ci ricorda quanto è importante il diritto di essere se stessi.