Stefano Turconi, dalla Disney alla Francia

Stefano Turconi, dalla Disney alla Francia

Stefano Turconi: ancora un membro della banda dell'Accademia Disney che prende la strada della Francia e ci offre un piccolo gioiello.

Akameshi, se non lo conoscete non siete lettori deStefano Turconi ha viso tondo, incorniciato da fitti ricci neri e corti; da dietro gli occhiali dalla montatura nera, vagamente anni ’70, sorride vispo e scherza volentieri. Giovanni Gualdoni, diavoletto rosso incapace di star fermo, suo complice in Akameshi, si defila dall’intervista e si getta nella corrente di folla che percorre i corridoi fra gli stand, all’interno del palazzetto. Turconi rimane paziente, prende il nostro albo e comincia a disegnare, mentre risponde e racconta di sé.

Come è nata la collaborazione fra te e Giovanni Gualdoni?
Giovanni ed io eravamo compagni al liceo, poi ci perdemmo di vista per qualche anno; quando ci incontrammo nuovamente, ci salutammo:
Tu che cosa fai? Io scrivo fumetti, e tu? Io disegno fumetti. Fantastico: potremmo fare qualcosa insieme!
Così ci mettemmo a lavorare sul progetto di un fumetto da distribuire tramite internet: Fantaghenna. A quei tempi, la rete sembrava un canale ricco di possibilità e Giovanni lavorava già da tempo ad un progetto simile, quello di Armadel, che sembrava poter avere un buon futuro. Purtroppo i tempi non erano ancora maturi ed alla fine si preferì orientarsi verso mercati più consolidati. Iniziammo quindi a lavorare su un fumetto classico: definimmo il soggetto, delineammo i personaggi, preparammo qualche schizzo e, pieni di speranza, portammo il tutto ad Angouleme, dove entrammo in contatto con vari editori. Fummo fortunati e piazzammo subito Fantaghenna all’editrice Paquet, riuscendo anche a convincere Soleil, un’altra editrice, della bontà di un altro progetto, allora ancora in fase embrionale: Akameshi. Il fumetto ebbe un buon successo in Francia, ed allora noi ci mettiamo in cerca di un editore per l’Italia, e troviamo BD, che contiamo ci segua fino alla fine della storia.

Raccontata così sembra una storia semplice. è proprio così facile attirare l’attenzione degli editori francesi?
Beh, non è proprio così semplice, certo; pero’ tieni conto che la Francia, per un autore di fumetti, soprattutto italiano, è davvero un altro mondo. Lo percepisci già dal fatto che in Francia, scorrendo le classifiche di vendita dei libri, trovi i fumetti, perché il fumetto è considerato tranquillamente una forma di letteratura. E, comunque, il mercato francese del fumetto è più vasto, e perciò offre più possibilità rispetto a quello italiano: gli ultimi anni sono stati di boom editoriale, almeno per quello che riguarda i cartonati; e gli editori cercano autori, cercano storie, disegnatori. Naturalmente, la concorrenza è forte, ma almeno esiste la speranza di veder considerato il proprio lavoro. In quest’ultimo periodo c’é stata una certa contrazione del mercato, soprattutto a causa della massiccia invasioni di autori esteri molto bravi che in Francia. Questa fa si che attualmente la concorrenza sia più forte ma questo è anche un incentivo a dare il meglio di se per poter emergere o per restare a galla.

Quello francese, oltre ad un mercato di grandi numeri, è anche un mercato di ampie tipologie.
Sì: in generale, ogni editore ha una linea editoriale abbastanza definita; per questo, proponendo i propri lavori, bisogna cercare di scegliere l’editore più adatto: è praticamente inutile, per intendersi, proporre a Les Humanoides lavori che non siano di fantascianza. Ovviamente, anche a noi è capitato di inviare materiale agli editori sbagliati: in quel caso, se anche il lavoro è tecnicamente apprezzato, ricevi comunque un rifiuto, poiché è al di fuori dei loro programmi e non rientra in nessuna delle loro collane. Devo dire, pero’, che anche in quei casi, i complimenti ci confortavano. Una volta individuati gli editori interessanti, poi, bisogna contattarli: io sfrutto tutti gli anni Angouleme: fisso gli appuntamenti con almeno un mese di anticipo, poiché è velleitario pretendere di ottenere un incontro fruttuoso nel caos della mostra, in un incontro casuale; quindi, mi presento con il mio book i progetti da proporre, magari anche con Giovanni, e ne discuto.

La giovane cacciatrice di demoniLa lingua?
Beh, io col francese parlato riesco a cavarmela, soprattutto di persona, mentre con quello scritto ho qualche difficoltà: per intendersi, non sarei in grado di scrivere un soggetto od una sceneggiatura in francese; e, se anche si trattasse di tradurla, sarei sempre lì a controllare il dizionario ogni parola, come si dice e come si scrive. E difatti, nelle nostre spedizioni francesi, Giovanni ed io sfruttiamo spesso l’aiuto di un nostro amico, Henry, che si presta anche a fare da traduttore.

Quale è stata la tua esperienza con l’Accademia Disney?
Intanto, tentai di entrarvi su suggerimento di un amico: preparai il mio book da proporre, al quale aggiunsi dei disegni, degli studi, di alcuni personaggi classici disneyani. Quando, dopo l’ammissione, parlai con Barbucci, questi mi disse che, per fortuna, avevo inviato anche i disegni miei, perché, fosse stato per quelli a soggetto disneyano, non sarei mai stato ammesso. Quindi, ebbi come maestro Carpi, che ricordo ancora con grande affetto: oltre che essere un pilastro della Disney, era una persona con la quale si stava bene, ed era bello ascoltarlo, quando iniziava a raccontare storie e ricordi. Mi sembro’ molto triste che, al suo funerale, a Genova, ci fosse così poca gente. Per il resto, tramite l’Accademia, iniziai a pubblicare per le collane Disney, da Topolino a Minni, da Witch a PK, passando dalle riviste di cucina e poi decisi di tentare anche altre strade.

Una scelta comune ad una generazione di disegnatori Disney.
Sì, decisamente: molti autori dell’Accademia si sono via via aperte nuove strade. è comunque una scelta naturale: non lavoriamo in esclusiva per Disney ed ognuno tenta di realizzare progetti propri. La direi un’aspirazione legittima degli autori. Il mio consiglio è quello di affidarsi a sceneggiatori che conoscano il mercato francese e che sappiano, al tempo stesso, rispettare i gusti grafici del disegnatore. In questo devo dire di essere stato fortunato!

Il futuro?
Sicuramente, terminare Akameshi, insieme a Giovanni; poi, a breve termine, realizzero’ una storia per PK. A seguito iniziero’ il primo volume di Fantaghenna, per le Edizioni Paquet, ed a seguire un altro progetto per la francia. Infine lavoro da tempo, sempre con Giovanni, ad un piccolo sogno nel cassetto, ovvero una serie bimestrale per il mercato mondiale. Si tratta di un progetto già largamente sviluppato per il quale, se andrà in porto, dovro’ lavorare dirigendo un gruppo di altri autori. Per ora è tutto ancora Top-Secret ma spero presto di potervi mostrare qualcosa perché si tratta davvero di un progetto che ha entusiasmato tutti quelli che hanno avuto l’occasione di poterlo visionare.

Benissimo: l’ora di pranzo è giunta, e, sul frontespizio del nostro albo, ammicca ora Akameshi, formatasi, tratto dopo tratto, sotto i nostri occhi ammirati. Ringraziamo Stefano, augurandogli tutta la fortuna che merita. Il nostro problema, adesso, è impedire che il diluvio, che ci attende fuori dal palazzetto, dilavi il nostro nuovo tesoro.

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