W.I.T.C.H.: gli ingredienti del successo, vent’anni dopo

W.I.T.C.H.: gli ingredienti del successo, vent’anni dopo

Giunti ha raccolto in volume i primi cinque episodi della serie Disney W.I.T.C.H., in un’edizione adatta a chi li aveva letti nel 2001 e a chi ancora li deve scoprire.

La serie W.I.T.C.H., creata da Elisabetta Gnone, Alessandro Barbucci e Barbara Canepa e pubblicata a inizio anni Duemila da Walt Disney Italia, è stata un elemento di svolta per una generazione di lettrici e lettori di fumetti e, più in generale, per il mercato del fumetto italiano. Può sembrare un’affermazione superflua: nelle scorse settimane, in occasione del ventesimo anniversario della serie e del volume Giunti che raccoglie i primi cinque episodi, gli articoli sulla serie non sono di certo mancati. Ma nei dieci-quindici anni precedenti, di discorsi sulle Witch se ne sono fatti decisamente troppo pochi.

cover di Witch 1 2001Il primo numero di W.I.T.C.H. è uscito in edicola il 3 aprile 2001. Si collocava nel pieno di un periodo di grandi novità per Walt Disney Italia: nel 1996 era uscito PK, il primo magazine spillato della casa editrice, seguito nel 1999 da Mickey Mouse Mistery Magazine e nel 2001 proprio da W.I.T.C.H. Nel 2002 fu il turno di X-Mickey, poi ci fu Monster Allergy nel 2003, e la sequenza di novità si concluse nel 2004, con i pochi sfortunati numeri di Kylion. Fra queste, W.I.T.C.H. è stata la serie che ha raccolto il maggior successo: undici anni di pubblicazione in Italia, edizioni in oltre 51 paesi, una serie animata e persino un manga tratto dal fumetto. Il merito fu della qualità della serie, ma anche dell’intuizione che portò a rivolgersi a un target che in Italia all’epoca era del tutto inesplorato: quello delle ragazzine che leggevano fumetti.

Fino all’aprile 2001, una ragazza di 10-13 anni che si sentisse ormai troppo grande per Topolino e troppo distante da supereroi e dai reboot di PK aveva poche possibilità di scelta: la principale era di passare a leggere manga, a patto di vivere o studiare abbastanza vicino a una fumetteria o un’edicola ben fornita. Le graphic novel per teens e tweens in Italia non esistevano: i pochi volumi che si trovavano, da Will Eisner a Marjane Satrapi ad Art Spiegelman, erano rivolti a un pubblico più maturo. C’erano anche altre possibilità: dedicarsi a letture più “serie”, come i romanzi per ragazzi di magia bianca o nera che andavano molto di moda all’epoca, o più “leggere”, come i magazine (ancora oggi esistenti) Cioè e Top Girl.
Gnone, Barbucci e Canepa crearono W.I.T.C.H. su misura, in un modo che risultò interessante praticamente per qualsiasi ragazzina (e anche qualche ragazzino) dell’età giusta: inserirono elementi grafici tipici dei manga, trassero ispirazione da fenomeni collettivi come Sailor Moon e le Spice Girls, e ovviamente parlarono di magia. La Disney pensò al marketing: allegati ai primi numeri si trovavano smalto viola, fasce per capelli e altri gadget tipici delle riviste per adolescenti. I primi numeri furono sceneggiati da Elisabetta Gnone, Francesco Artibani e Bruno Enna e servirono tanto a presentare le protagoniste quanto a gettare le lettrici e i lettori nel pieno della storia: cinque ragazze sulla soglia dell’adolescenza che scoprono di dover affrontare una minaccia soprannaturale e di avere il potere necessario per riuscire nell’impresa ­– e nel frattempo come andare d’accordo, diventare amiche e affrontare genitori, professori, innamorati. L’uscita di W.I.T.C.H. in edicola inaugurò una nuova stagione per il fumetto Disney, anche dal punto di vista stilistico: l’ambientazione contemporanea e realistica si sposò con tavole che rompevano la classica gabbia (come in parte già avvenuto con PK) e che combinavano il morbido tratto disneyano con un character design attento sia all’aspetto delle protagoniste e dei personaggi secondari sia ai dettagli che le circondavano, dai vestiti all’arredamento – uno stile che contribuì a dare il via al cosiddetto fenomeno “euromanga”.

In una recente intervista, per Heroica.it, Canepa e Barbucci hanno dichiarato che l’intento iniziale era di rendere la serie man mano “più cupa, introspettiva e complessa”, inoltrandosi nei meandri oscuri dell’adolescenza, oltre che della contrapposizione fra bene e male. Seguendo tale strada sarebbero forse riusciti ad accompagnare nella crescita la prima generazione di lettrici del fumetto; ma a partire dal sesto numero tutti e tre i creatori originari avevano ormai abbandonato la serie, che rimase su toni più leggeri e pre-adolescenziali – probabilmente favorendo il ricambio delle lettrici e consentendo la sopravvivenza della rivista in Italia per oltre undici anni. Barbucci e Canepa poterono comunque affrontare le tematiche più adulte a loro care nelle serie che pubblicarono in Francia negli anni successivi: Sky Doll (che, a causa dei ritardi del lancio Disney, finì per uscire prima di W.I.T.C.H.) ed End.

Non tutte le lettrici e i lettori di W.I.T.C.H. hanno continuato a leggere fumetti. Ed è proprio per chi conserva le Witch fra i ricordi di infanzia e adolescenza che il volume di Giunti è particolarmente indicato: fatelo sfogliare a qualcuno che non pensava a Will, Irma, Taranee, Cornelia e Hay Lin da dieci o quindici anni e ne vedrete gli occhi luccicare. Il volumetto ripropone i primi cinque episodi della serie, senza alcuna modifica: non ci sono le censure comparse in ristampe successive (uscite in edicola) e sono rimasti persino alcuni refusi nei balloon. Sono storie fuori commercio praticamente dalla prima uscita in edicola, e per questo il volume è senza dubbio importante. Peccato per il formato: cartonato, economico, ma più piccolo dell’originale e quindi meno leggibile, sia per quanto riguarda le immagini più dettagliate sia per il testo di balloon e didascalie. Anche la carta utilizzata non è l’ideale: una carta uso mano piacevole da sfogliare ma che non sempre accoglie a dovere il colore, immaginato per pagine più patinate. I colori vivaci di W.I.T.C.H. reggono quasi sempre bene la sfida, ma cedono nelle scene più luminose, che con la nuova carta risultano in alcuni casi un po’ troppo chiare.

I cinque episodi raccolti nel volume sono preceduti da alcune testimonianze di chi lavorò o lesse la serie all’epoca: ci sono l’ex direttrice di Topolino Valentina De Poli, l’attuale direttrice editoriale dei prodotti Disney per Giunti Veronica Di Lisio, lo sceneggiatore Francesco Artibani, la disegnatrice Giada Perissinotto, la giornalista Silvia Gianatti e l’attrice Lodovica Comello. Sono però testimonianze corte – mezza pagina l’una –, che non approfondiscono gli argomenti accennati. Le schede delle cinque Witch, pubblicate all’inizio di ciascun episodio, contengono persino qualche piccolo errore. Queste limitazioni non fanno che confermare il target di riferimento: lettrici e lettori nostalgici, e magari anche qualche ragazzina del 2021, che per ora trova in questa edizione l’unico modo di avvicinarsi alla serie. Le storie sembrano infatti reggere bene il passare degli anni: a parte un’abbondanza di zaini monospalla (spariti nel mondo reale), l’estetica e le storie delle Witch non sembrano aver risentito del passare del tempo, e sono adatte al 2021 quanto al 2001.

Rimane la speranza che l’interesse mostrato tramite questa edizione nelle ultime settimane trovi ora un seguito; e magari che si pensi a un’edizione in formato più grande e con paratesti più approfonditi – per tutte le ex ragazzine che sono partite da W.I.T.C.H. e hanno continuato a leggere fumetti.

Abbiamo parlato di:
Le più belle storie Disney – W.I.T.C.H. 2001-2020 Vent’anni di magia
AA.VV.
Giunti, 2021
320 pagine, cartonato, colori – 12,90 €
ISBN: 9788852238468

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