I 300 spartani di Frank Miller: spartani in letteratura e al cinema

I 300 spartani di Frank Miller: spartani in letteratura e al cinema

300 - "Then we'll fight in the shade!": oltre a Frank Miller, il mito dei 300 spartani ha affascinato scrittori e registi.

L’articolo è stato scritto nel 2003: le informazioni al suo interno potrebbero non essere aggiornate. – NDR

La miniserie 300 (nonché i suoi autori) sbanca letteralmente gli Eisner Awards del 1999. Si tratta di uno dei premi più prestigiosi nel campo fumettistico (vale, per renderne il valore, il nome dell’autore al quale è dedicato – Will Eisner) e vede trionfare 300 come “Best Limited Series”, Frank Miller come “Best writer/artist” e Lynn Varley come “Best coloring”, raccogliendo inoltre nomination per “Best cover artist” a Frank Miller and Lynn Varley e per “Best comics-related product” per la “limited-edition litograph”.

Contemporaneamente a 300, negli Stati Uniti viene dato alle stampe il libro The Gates of Fire (Le porte del puoco) scritto da Steven Pressfield, autore tra l’altro del libro La leggenda di Bagger Vance dal quale è stato tratto un film di discreto successo. Curiosamente il libro narra le vicende della battaglia delle Termopili raccontate attraverso il resoconto di Xeone, unico sopravvissuto spartano. La contemporaneità delle uscite è frutto di una curiosa coincidenza di tempi; The Gates of Fire è quasi una versione “romanzata” di 300 e, allo stesso tempo, 300 può sembrare una versione “illustrata” del romanzo. In realtà entrambi gli autori, Pressfield e Miller, partono da una vicenda storica (in tutto o in parte realmente accaduta) costruendoci dentro e attorno la loro storia.

Miller la narra dal punto di vista del Re Leonida, partendo dal presupposto che sia realmente esistito un fantomatico sopravvissuto (Dilios) alla strage delle Termopili, mandato dal Re a Sparta poco prima della fine (e che, quindi, comunque non è un vero testimone dell’ultimo atto tragico della battaglia). Pressfield racconta la storia utilizzando un Ilota e narrandone anche la vita dalla nascita fino alla battaglia delle Termopili: Xeone è incredibilmente sopravvissuto alla madre di tutte le battaglie e viene curato dal “Re dei Re” Serse perché quest’ultimo vuole farsi raccontare (e spiegare) come 300 soldati possano aver tenuto testa per tanto tempo, così valorosamente ed infliggendo così gravi perdite, al suo esercito sterminato. Il libro di Pressfield, in ogni caso, come nelle migliori tradizioni contemporaneamente è subito stato oggetto d’asta fra le majors americane per poterne realizzare una riduzione in celluloide.

Gli intrecci fumetto/libro/film, se possibile, si complicano ancora di più. Al momento i diritti di The Gates of Fire sono stati acquistati dalla Universal: la casa di produzione interessata è la Maysville Pictures. E se a voi questo nome non dice molto, forse il nome del proprietario della Maysville Pictures potrà essere di maggiore aiuto: George Clooney. Il regista attualmente in predicato di dirigere il film è Michael Mann (Heat, The Last of Mohicans). Il filone, di successo nell’ultimo lustro Hollywoodiano, è quello di Gladiator e Bravehart ma anche quello di Rob Roy: si tratta di racconti basati su vicende storiche più o meno recenti (nei film citati rispettivamente l’antica Roma, la Scozia del 1400 e l’Irlanda del 700), che tendono a riportare in auge guerre, battaglie e personaggi che per anni erano stati snobbati e non utilizzati per la realizzazione di trame cinematografiche. Per intenderci meglio basterà dire che tali storie, come ad esempio le rivolte dei gladiatori all’epoca degli antichi romani, non erano ritenute in USA politically correct e si temeva che proporle al pubblico sarebbe stato un errore dal punto di vista dell’immagine.

Oltre a questo film “in nuce” vanno segnalati ulteriori progetti che potrebbero vedere la luce nel giro di un paio di stagioni cinematografiche sempre attingendo dagli stessi spunti. Si tratta (a quanto risulta a gennaio 2003) di due film entrambi dedicati alla vita del geniale condottiero Alessandro Magno. La prima è una produzione De Laurentis che dovrebbe vedere la firma di Boz Luhrmann (Moulin Rouge) alla regia e annoverare come protagonisti Leonardo Di Caprio e Nicole Kidman; la seconda dovrebbe essere opera di Oliver Stone, che pare abbia intravisto nel giovane Colin Farrell (il “villain” Bullseye nel recentissimo Daredevil cinematografico…) le capacità recitative per rappresentare il giovane condottiero.

Tornando all’argomento principe, va sottolineato il fatto che il film a venire sulla battaglia delle Termopili non dovrebbe essere solo uno: infatti la 20th Century Fox ha commissionato a Erik Jendresen lo script per il remake di The 300 Spartans. Spendiamo ovviamente qualche parola in più su questo film che, come la storia romanzata raccontata direttamente da Frank Miller narra, è stato il primo contatto del Nostro con il mondo di Sparta. Il film è del 1962 ed è diretto da un “nobile” mestierante della celluloide: Rudolph Maté. Si inserisce nella florida tradizione di quelli che sono sempre stati indicati come film del filone “peplum” (girati perlopiù da produzioni statunitensi in Italia): film che celebravano con notevoli incongruenze storiche e con gusto smodato per lo sfarzo e le ciclopiche scene di massa il periodo storico dell’antica Roma, dell’antica Grecia o dell’antico Egitto. Come da copione il film viene girato quasi interamente in Grecia e della stessa terra ne descrive le bellezze naturali. Oltre alla presenza di molti attori greci reclutati sul posto va segnalato che la sceneggiatura è di due autori italiani: Gian Paolo Callegari e Remigio del Grosso.

L’uso di riprese dirette delle scene di battaglia permise di comprendere le tattiche e le formazioni delle truppe schierate; le centinaia di comparse utilizzate rendono il film sincero, accattivante e coinvolgente. Nel film, grazie alla scarsezza (e quasi unicità) delle fonti (e forse anche a “volontarie” citazioni del Nostro), vi sono alcune battute che ritroviamo nel fumetto di Frank Miller. Nel film ascoltiamo i Persiani minacciare di coprire il sole con il numero delle proprie frecce, Our arrows will block out the sky, e apprezziamo la risposta degli Spartani, Then wéll fight in the shade! (“allora combatteremo nell’ombra”, n.d.r.). Nel fumetto 300 lo stesso episodio è riferito con le seguenti battute: Our arrows will blot out the sky. Then wéll fight in the shade!.
È divertente cercare (e trovare) molte citazioni incrociate fra film e il fumetto nonché con il libro di Pressfield.

Ancor prima di Pressfield, però, il nostrano Valerio Massimo Manfredi, dai più riconosciuto come il più grande scrittore italiano contemporaneo di romanzi storici, aveva mandato alle stampe un romanzo, Lo scudo di Talos, ambientato nella Sparta degli anni della Battaglia delle Termopili. Nel libro il protagonista è un Ilota che si scopre essere il figlio zoppo di un Uguale sopravvissuto all’abbandono alla Rupe Tarpea. Il libro narra anche della Battaglia delle Termopili e in esso Talos riaccompagna a Sparta uno dei 300 Opliti per riconsegnare agli Efori una scitala (messaggio cifrato). Il libro, in realtà sospeso fra storia, mito, leggenda ed intuizione d’autore, è comunque un modo scorrevole per prendere contatto con gli usi e i costumi degli Spartani.

Tornando al “nostro”, Frank Miller ha chiaramente dichiarato che nel suo futuro ci sarà sicuramente un’altra realizzazione basata su una vicenda storica; messo “in quarantena” il progetto sulla vita di Gesù (Jesus), in seguito agli eventi dell’11 Settembre ed al differente modo di considerare la religione (ed alla frequente strumentalizzazione che ne viene fatta), ha tuttavia confermato che gli farebbe piacere, dopo il necessario studio per documentarsi, affrontare le vicende collegate alla nascita dell’IRA ed alle battaglie per l’indipendenza dell’Irlanda a cavallo dei primissimi anni ’70.

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