Quinto appuntamento dei dodici previsti per Strangehaven, bella maxiserie interamente ideata e creata dall’inglese Gary Spencer Millidge, autoprodotta per il mercato anglofono dalla piccola etichetta indipendente Abiogenesis Press e pubblicata qui in Italia grazie alla benemerita Black Velvet Editrice.
Un fumetto corale, dall’intreccio complesso ed affascinante, che grazie ad una calibratissima narrazione, un sapiente uso della tecnica dei flashback e dei cambi di scena, ed una attenta divisione della pagina (che scandisce gli adeguati tempi di lettura) riesce a conquistare il lettore numero dopo numero.
Un’opera altresì fortemente influenzata da vari serial televisivi di culto quali Il Prigioniero e Twin Peaks, omaggiati tra l’altro dall’autore attraverso una miriade di piccole citazioni, e dai romanzi di più ampio respiro scritti dal maestro del brivido, Stephen King, quali IT, Cose Preziose o Le Notti di Salem. Identici appaiono infatti gli incipit e il registro narrativo utilizzati: una piccola cittadina isolata dal resto del mondo, quasi un organismo senziente da cui i vari abitanti non riescono a prescindere, che funge da collante per una storia corale che, come un diesel, parte piano per poi avvolgere, pagina dopo pagina, avvenimento dopo avvenimento, il lettore. Un vorticoso intreccio, superbamente controllato nei minimi dettagli, che si dipana, tra mille misteri, attraverso le traversie presenti e passate dei molteplici personaggi che l’autore, di volta in volta, sceglie di mettere in scena.
In questo volumetto, che contiene i numeri nove e dieci della maxiserie originale, Millidge continua ad intessere la sua fitta ragnatela di avvenimenti, puntando l’attenzione sul passato dello pseudo protagonista Alex Hunter, neocittadino di Strangehaven, su quello dello strambo (alieno?) Adam e su quello dell’indios Megaron, intrecciandoli con le loro vicende presenti, nonché con quelle di altri membri della piccola comunità di Strangehaven.
Non manca, ancora una volta, il siparietto dedicato agli enigmatici Cavalieri della Luce Dorata, simil setta massonica che pare aver messo gli occhi proprio sul nuovo arrivato in città…
Sul fronte dei disegni, dopo un inizio incerto dovuto alla poca esperienza di Millidge e alla sua iniziale volontà di provare a pubblicare Strangehaven a colori (idea poi subito abbandonata), si comincia ben presto a notare una maggiore complessità nel tratto. Ombre ed espressioni dei vari personaggi acquisiscono spessore, enfatizzate da un uso sistematico dei retini che permettono all’autore di giocare sulla profondità dei diversi piani e sulla tridimensionalità delle varie vignette. Un tratto ombreggiato, dicevamo, quello di Millidge, che pare servirsi massicciamente di materiale fotografico di supporto, sia per quanto concerne luoghi ed oggetti, che per quanto concerne i vari personaggi messi in scena, non disdegnando all’uopo neppure l’uso del collage o di altre tecniche miste.
Ogni singolo numero, poi, appare suddiviso in tre sottocapitoli dalla lunghezza regolare di otto pagine cadauno (anche se non mancano capitoli leggermente più brevi, di sei pagine, accompagnati da altri più lunghi, di dodici).
Per quanto concerne le vicende principali, che si svolgono nel presente, Millidge sceglie di rappresentarle con una griglia regolarissima di nove vignette per pagina, dove i vari personaggi appaiono quasi come fossero dietro le maglie di una prigione. Non mancano naturalmente le eccezioni, come le vignette che contengono parecchi balloon, che per ovvi motivi abbisognano di maggiore spazio, o altre, quali ad esempio le vignette d’apertura di ogni sottocapitolo, sviluppate in orizzontale per tutta (o quasi ) la totalità della pagina, che servono ad introdurre il lettore nel nuovo contesto in cui si svilupperanno le vicende.
Mentre, per le frequenti scene di flashback, che coinvolgono di volta in volta i vari personaggi della serie prima del loro arrivo a Stragehaven, Millidge sceglie di realizzarle interamente dipinte, in un suggestivo ventaglio di tonalità di grigi, di bianchi e di neri, e con una costruzione della tavola spesso (ma non sempre) affrancata dalla rigida griglia a nove vignette. O come è il caso delle più sporadiche scene con la pseudo setta/società segreta, in cui lo spazio tra le vignette appare interamente nero per poi sfumare in bianco, ad inizio e a fine sequenza, ad evidenziare un nuovo cambio di scenario (tecnica questa non utilizzata pero’ in questo quinto volumetto).
Ottima infine anche la cura editoriale dell’edizione italiana, attenta ad ogni più piccolo particolare, ed elegante la confezione di ogni volumetto.
Una lettura consigliata a chi ama i comics mainstream di qualità e vuol prendersi una pausa dalla miriade di uscite aventi come protagonisti omini ipertrofici in calzamaglia, tutti superproblemi e scazzottate.
Enjoy!
Riferimenti:
Il sito della Black Velvet: www.blackvelveteditrice.com
Il sito ufficiale di Gary Spencer Millidge: www.millidge.com
La recensione del primo numero di Strangehaven
La recensione del secondo numero