La solitudine è senza dubbio la protagonista de Le notti bianche di Fëdor Dostoevskij, presente in ogni confessione dei due personaggi che ne riempiono le pagine: il sognatore, anonima voce narrante in prima persona, e Nastenka, la ragazza con la quale egli trascorre le quattro serate in cui si articola la storia.
La vicenda originale è densa di racconti: il narratore e Nastenka raccontano il proprio passato, le proprie speranze, i propri desideri. Non c’è azione, se non il loro passeggiare, a volte calmo, altre frenetico, il loro attendere appesi a una speranza, a un desiderio la cui soddisfazione sembra ora illusoria ora a portata di mano. Tutto appare sospeso in quel mare di riflessioni, parole ed emozioni, nel tono volutamente letterario, a tratti enfatico, della voce narrante. Due quindi i movimenti che creano la suggestione: una sorta di portante, data dallo scenario di una Pietroburgo che si svuota e diventa nudo palcoscenico sul quale spiccano i due protagonisti, e la modulazione offerta dal loro agitarsi su quello sfondo.
Nella brevità della trasposizione (14 tavole) due scelte fanno pensare che Alessio Barale e Marco Magnone si rivolgano a un lettore che conosca il racconto di Dostoevskij: il saluto alla casa dipinta di giallo nella prima notte e, soprattutto, lo scioglimento, decisamente ellittico rispetto all’originale. Scompare la promessa di amore di Nastenka al narratore, cosicché l’arrivo dell’innamorato che la ragazza attende in quelle serate perde forza di impatto, in favore di una lettura degli autori che preferisce indulgere sull’ambiguità realtà/sogno della vicenda.
Al di là di queste scelte, è particolarmente interessante l’approccio seguito da Barale e Magnone, che hanno reso gli elementi fondanti del racconto e la loro interazione tramite la struttura delle tavole.
La sensazione di sospensione è trasmessa tramite tavole il cui elemento dominante è spesso il vuoto, nelle quali le figure umane compaiono per dettagli, messe ai margini. Tavole con vignette bianche o pochi elementi, come la presentazione del narratore nella prima notte, la vana attesa durante la terza, dominata dalla pioggia. La concitazione, che nell’originale è accavallamento di pensieri e frasi, come se le parole uscissero dalle bocche dei personaggi senza controllo, perché da troppo tempo trattenute, diventa frammentazione grafica: blocchi di immagini e parole che, pure in griglia ordinata, inducono il lettore a una percezione sincronica.
Qui gioca la gestione degli spazi, dei pieni e dei vuoti, dei bianchi e dei neri, delle vignette di solo testo (caratterizzato da un lettering con tratto filiforme che riflette la fragilità di tutto quel parlare e pensare). L’occhio tenta quindi di afferrare il senso della tavola tramite un unico sguardo, interpretando la distribuzione e il tipo degli elementi presenti in quanto entità grafiche, spaziali.
La lettura diacronica, la lettura di pensieri e parole, che arriva in un secondo momento, sfrutta l’atmosfera creata dal primo sguardo per catturare i moti del cuore del narratore. Quel cuore che nelle pagine di Dostoevskij palpita, trema, conduce alle lacrime, diventa il cuore anatomico, che rotola, cade, preda della forza di gravità così come il cuore metaforico lo è delle passioni; la luminosità della dichiarazione d’amore (qui unilaterale, reciproca nell’originale) decade graficamente nella disperazione: dal bianco al nero e, a fondo pagina, il grido del protagonista.
Così, la tavola finale rappresenta la pena del sognatore, che desidera ritrovare l’equilibrio sconvolto dalle passioni delle notti precedenti: una tavola che sarebbe perfettamente equilibrata e serena, tramite distribuzione di spazi e tonalità tenui dei colori, se non poggiasse su un interrogativo: un “vero?”, centrato nella vignetta bianca orizzontale di fondo pagina, che trasforma quell’edificio di pretesa serenità in una piramide rovesciata.
Le notti bianche di Barale e Magnone è distribuito solo in formato digitale: da quanto scritto sopra, è ovvio che per goderne appieno se ne richiede la lettura su un dispositivo che consenta di visualizzare distintamente le tavole nella loro interezza: la deduzione è che sia stato comunque pensato per una realizzazione cartacea.
Abbiamo parlato di:
Le notti bianche
Alessio Barale, Marco Magnone
Zandegù, 2014
14 pagine, colori, digitale – 1,99€
ISBN: 9788889831380