Shhh, inizia il Match

Shhh, inizia il Match

Il tennis a fumetti raccontato da Grégory Panaccione, che gioca sulla carta una partita completamente muta ma dal ritmo avvincente.

Il silenzio durante una partita di tennis è fondamentale.
Il giocatore ne ha bisogno per concentrarsi e lo spettatore – forse ancor più di quello di teatro – lo sa. Sul campo, in terra o erba che sia, non vola una mosca.
Esattamente come nel fumetto di Grégory Panaccione, Match, che riesce a raccontare, punto per punto, un intero incontro di tennis senza neanche una parola.

Grégory Panaccione non è nuovo ai graphic novel muti: lo avevamo già conosciuto sulle pagine di Un oceano d’amore, anch’esso edito in Italia da Renoir Comics. E con questo volume ci conferma la sua incredibile capacità di giocare con il mezzo.

Seguire le tavole di Match è seguire una partita dal vivo, solo che a spostarsi a destra e a sinistra non è l’intera testa, ma gli occhi, con movimenti lenti da una vignetta all’altra, per osservare al meglio ogni linea tratteggiata dall’autore.
A fronteggiarsi sono un professionista – l’aitante e veloce Rod Jones, giovane inglese esemplificazione massima della figura del maestro di tennis – e un uomo del quale già all’inizio, con un cane e un pesce rosso al seguito, una goffaggine strabordante e le scarpe inadatte, ci si chiede perché sia lì, perché su quel campo, perché di fronte a un avversario così palesemente impari. È il francese Marcel Coste, il cui cognome suona vagamente come quello del più famoso campione ed elegante inventore delle omonime magliette col coccodrillo. I nomi, naturalmente, si evincono dal tabellone che riporta via via i punteggi.

Ma il Match è avvincente. Punto per punto fa salire l’adrenalina, fa tifare alternativamente per l’uno e per l’altro protagonista e strappa risate, anche. Perché a Marcel Coste in questo fumetto ne capitano di tutti i colori. L’ironia è dietro l’angolo dentro a questo campo e, mentre si cerca di immaginare se prima o poi Coste riuscirà a segnare un punto, si avvertono perfettamente la facilità di gioco dell’uno e la fatica dell’altro: nel capire la direzione della pallina, nel tornare al centro del campo dopo aver risposto, nel colpire al momento giusto.

È il senso per i dettagli che caratterizza l’autore a supplire a una mancanza di testo che in realtà neanche si avverte, anche perché, riflettendoci bene, forse è proprio questa la storia ideale a prestarsi all’esercizio di stile che tanto diverte Panaccione. Come dicevamo all’inizio, nel tennis non si deve parlare, solo le eventuali grida dei tennisti impegnati nel tiro sono tollerate.


La partita viene raccontata per intero, davvero punto per punto, set per set. Una sfida non da poco che all’autore richiede centinaia di pagine – quasi 300 per la precisione – e che Panaccione decide di risolvere in bianco e nero. Forse perché l’ocra della terra sarebbe diventato alla lunga troppo stucchevole, forse per non far distrarre il lettore dal gioco. Allo stesso scopo, non compaiono altri personaggi in questa storia: non ci sono arbitri, né raccattapalle, e il pubblico è ridotto a delle piccole chiazze indistinte.

D’altro canto le espressioni sono invece convincenti, il ritmo incalzante il giusto per proseguire nella lunga lettura – se così si può dire – ma anche lento quando la scena lo richiede. Con uno stile grafico tanto pulito quanto dinamico e, appunto, estremamente espressivo, Panaccione tratta il disegno in modo molto realistico, esalta i movimenti del corpo sulla scena, la muscolatura – o la massa grassa – in azione, fa un gran uso di linee cinetiche, rendendo gli ace, le volée e i tiri a fondo campo più che mai veritieri.

Leggere il fumetto è come vedere una partita al rallentatore: le scene si spezzettano nel numero di vignette necessario a mostrare che in un net la palla prima si avvicina alla rete, poi la tocca, poi cade lenta dall’altra parte; o quante mosse sono necessarie per effettuare una battuta come si deve. In 300 pagine, Panaccione avrebbe potuto scegliere di gestire le tavole in modo molto più creativo, ma invece no: preferisce attestarsi su una gabbia grafica abbastanza canonica, alla quale concede solo qualche divagazione di tanto in tanto. Il suo unico obiettivo è proprio riuscire a raccontare un incontro di tennis dall’inizio alla fine.

Insomma, un match anche quello dell’autore, contro se stesso. Dal quale esce vincitore, perché in fondo, come dice Agassi nel suo Open: “Quant’è più facile essere coraggiosi sotto un getto di acqua calda. Ricordo a me stesso che in realtà non è questo il coraggio. Ciò che provi alla fine non conta; il coraggio sta in ciò che fai.

Abbiamo parlato di:
Match
Grégory Panaccione
Renoir Comics, 2016
274 pagine, brossurato, bianco e nero – 12,67 €
ISBN: 9788865671269

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