Per almeno un decennio Calandrino, guidato da Cesare Giuliani, ha avuto un certo monopolio nelle edicole legato alla presentazione di materiale umoristico sia in prosa che in vignetta che avesse una certa sottotrama fatta sempre di allusioni sexy. La testata effettuava una selezione delle vignette pubblicate in Italia e all’estero e quindi viveva bene senza dover sborsare grosse somme agli autori, ma campando con quello che le agenzie proponevano, sia che provenissero dagli Stati Uniti sia dalla Francia. Era il tipico giornale da barbiere che i clienti, rigorosamente maschi!, sfogliavano, mentre attendevano il loro turno, dopo aver dato un occhio al quotidiano sportivo; come giornale non si poteva portare in casa, perché era visto come il diavolo! Lo si leggeva quando si poteva e dove si poteva.
Pensare che proprio dal mondo di Calandrino potesse uscire una pubblicazione diretta ai ragazzi era quasi impensabile!
Invece…
Nel 1955 Giuliani, che aveva sempre sottomano quelli che erano i prodotti a vignette presentati all’estero, da cui trarre il proprio sommario, si accorse che molte erano le vignette che avevano come protagonisti dei ragazzini terribili e che esistevano altri personaggi che erano borderline con il fumetto e che avrebbero potuto essere letti dai ragazzi, senza creare all’editore problema alcuno. Ben sapendo che esisteva di fatto un altro mare di vignette senza personaggio fisso che potevano essere utilizzate, diede il via ad un progetto di una rivistina per gli adolescenti, che utilizzava il classico formato a quaderno per proporre un materiale, che già aveva avuto il plauso del pubblico ogniqualvolta era apparso tra le pagine di Calandrino.
Il nuovo nato era Il cocorito, un quindicinale umoristico per ragazzi, che, nell’arco delle sue 28 facciate (+ copertine) vendute a L.50, presentava una accurata ed intelligente selezione del mondo dei cartoons adatti (o adattabili) ai lettori più giovani. Chi c’era nel sommario del n.1?
In copertina troviamo subito un Dennis the menace (denominato all’interno Quella peste di Dennis) rivisitato da una mano italica, che non siamo stati in grado di individuare, ed accanto a lui La piccola Dina-Mite, statunitense, una bimbetta pestifera almeno quanto il suo collega maschio, sempre con un gonnellino cortissimo, Il terribile Zip, che era di provenienza francese e che perpetuava il mito dei monelli tipo La guerra dei bottoni, Il signor Eustacchio, nato in Canada, un ometto quasi calvo le cui idee strambe erano causa di guai, Mister Whisky, narrazione di provenienza parigina di disastri e di pasticci creati spesso con la complicità dell’alcool, il tutto condito con una mare di vignette semplici e divertenti e di raccontini, aneddoti e novellette alla portata del giovane lettore. Nel finale arrivava il grande Vittorio Vighi con un fumetto senza parole, Andiamo al mare.
Questo nel primo numero… perché del secondo non ci furono tracce.
Cosa non andò bene? La pubblicazione era gradevolissima ed avrebbe meritato una più vasta e calorosa accoglienza da parte del pubblico, ma siamo sicuri che sia stata distribuita veramente? L’impressione che abbiamo ricavato parlando con molti collezionisti di testate umoristiche, che non l’avevano mai sentita nominare, è che questo periodico, invisibile come la Primula Rossa, sia stato provato solo in poche edicole al nord, poi abbandonato a se stesso. Bastavano all’editore le entrate (cospicue) di Calandrino: perché crearsi problemi con un’altra testata diretta ad un pubblico insolito come i ragazzini?
Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul numero 60 di FUMETTO, la rivista trimestrale dell’ANAFI (Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell’Illustrazione), distribuita solo ai soci della medesima. Punto di riferimento degli appassionati di fumetti fin dal lontano 1971, FUMETTO è uno dei benefici di chi si associa all’ANAFI; infatti, ogni anno, oltre ai quattro numeri della rivista, vengono poi destinati ai soci almeno due volumi omaggio appositamente editi.
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