Quarantine prophets è un progetto ambizioso, corale sia nella composizione dei protagonisti sia, e soprattutto, nel ricorso ai media che lo contengono.
La visione di Fabio Guaglione, Luca Speranzoni e Giovanni Timpano ha già due declinazioni: quella a fumetti curata dagli ideatori della saga, coadiuvati dai colori di Daniele Rioni e quella del romanzo scritto da Speranzoni con la supervisione di Fabio Guaglione.
C’è inoltre la possibilità che In futuro questo racconto possa uscire dai confini imposti dalla carta, sfruttando le competenze cinematografiche di Guaglione.
L’idea su cui il progetto si sviluppa parte da un’osservazione dell’evoluzione del genere umano in una chiave non strettamente genetica, come avviene con l’analisi e la scomposizione del super eroe come metafora dell’emarginazione – propria degli X-men -, ma attraverso l’osservazione dei soggetti dotati del potere più grande che ci sia: la visione o, semplicemente, la fantasia.
In un mondo non troppo diverso dal nostro, l’improvvisa comparsa di persone dalle grandi capacità mentali, visionari, genera le più umane delle reazioni: curiosità e paura. Il visionario è la scimmia di Kubrick (e di Arthur C. Clarke) che trasforma un osso in un’arma, è il cavernicolo che scopre come innescare il fuoco, lo scienziato che imbriglia il fulmine, quello che immagina un computer in ogni casa, lo studente che realizza una rete di rapporti sociali che rivoluzioni la comunicazione. Persone la cui costruzione del mondo condiziona quella di tutti.
Pur con un inevitabile rimando al mondo super eroistico classico, il nodo attorno a cui ruota quello che scherzosamente viene chiamato il Guaglioneverse (l’universo immaginato da Fabio Guaglione) non prevede persone che sappiano volare, spostare oggetti o capaci di imprese straordinarie, ma solamente individui grazie ai cui il concetto di visionario viene esasperato. Si tratta di soggetti, questo il punto di partenza di Guaglione, che dopo avere immaginato il futuro, potrebbero realizzarlo.
Cosa accadrebbe, questa la domanda da cui nasce Quarantine Prophets, se soggetti simili improvvisamente diventassero decine, centinaia, milioni? Se apparissero persone simili, qualcuno vorrebbe normalizzarle, o curarle, qualcuno vorrebbe sfruttarle, anche dal punto di vista bellico. Tutti vorrebbero catturarli. Per questo c’è “il pozzo”, Clearwell, il posto in cui vengono isolati, ovvero lo strumento che il sistema ha costruito per controllarli.
Il racconto che muove Epifania, il primo volume dell’opera, è un prison drama in cui gli autori presentano alcuni dei protagonisti del loro mondo e il potenziale rappresentato dai loro poteri. La reclusione è usata come detonatore di una crisi che, lontano da Clearwell, è ancora una minaccia percepita come remota.
Sul piano della struttura l’impostazione data da Timpano è quella di tavole in cui dominano le gabbie, ma dalle quali il disegnatore fugge ogni volta che può, ottenendo un buon dinamismo che valorizza le scene di azione. Il volume ha un buon taglio cinematografico per ritmo e inquadrature, un dinamismo che viene valorizzato da disegni e colori che il formato scelto da Panini consente di esprimere al meglio.
Non mancano intuizioni interessanti, per esempio ogni volta che un profeta attiva il suo potere la tavola cambia sfondo degradando al nero. Se il gioco cromatico consente al lettore di cogliere l’impatto drammatico che il potere dei profeti impone, la gestione grafica del potere di Tim the Trim racconta di una grande attenzione ai particolari.
Tim ha il potere di essere dimenticato dopo pochi minuti dal momento in cui si allontana dal campo visivo dei suoi interlocutori. Questo potere, che lo rende praticamente invisibile, permette ai suoi creatori di giocarci (“Hai visto Tim? Tim chi? Tim chi, chi?”) trasformandolo in una risorsa fondamentale in ottica di fuga. Trattandosi di un personaggio spesso percepito più che visto, anche la sua presenza in scena deve esserlo. Per questo motivo le sue azioni e il suo potere vengono raccontate a margine, letteralmente. Un gioco tra narratore e lettore che, appena svelato, diventa divertente come cercare il cappello di Wally su una spiaggia affollata.
Interessante anche la costruzione dei personaggi, a partire da Rob che è il punto di vista verso cui viene guidato il lettore ma non è il solo protagonista. Tutti i profeti, ma anche i carcerieri – un tema questo sviluppato nel libro di Speranzoni – che si incontrano, anche se per poche vignette, mostrano una struttura solida, come fossero i protagonisti di un gioco di ruolo, fedeli all’idea di coralità e di versatilità che l’opera rincorre.
Il ritmo del racconto si mantiene coerente, senza troppi eccessi o sbavature e l’epilogo con la svolta che rimanda al prossimo episodio arriva al momento giusto, svelando una competente gestione del climax. A lettura finita si ha la sensazione che certi passaggi potessero essere maggiormente approfonditi, su tutti la condizione dei detenuti nel blocco D, ma l’impressione è quella di aver gettato semi che fioriranno nei prossimi volumi.
Se l’intento era quello di offrire un progetto che ammiccasse ai classici per poi deviare su qualcosa di nuovo, l’operazione si può dire sulla strada giusta.
Resta interessante la scelta di intraprendere una strada, analoga a quella che Bonelli sta percorrendo con Il Confine, che consenta di coinvolgere lettori di diversa sensibilità, con l’ambizione di farli incontrare di fronte a un canale streaming, uno spazio ludico o addirittura in sala.
Abbiamo parlato di:
Quarantine prophets – Epifania
Fabio Guaglione, Luca Speranzoni, Giovanni Timpano, Daniele Rudoni
Panini comics, ottobre 2021
112 pagine, cartonato, colori – 16 €
ISBN: 9788828704454