Uno dei problemi principali del sud Italia, elemento che accomuna con gradazioni e sfumature differenti tutte le regioni meridionali, è ben identificato dal romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, in particolare dalla frase più nota del libro:
Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.
Questa osservazione viene in certo qual modo confermata da quanto notato da Cesare Lombroso nel suo viaggio in Calabria1 (storicamente la situazione politica tra le due regioni divise dallo Stretto non è mai stata troppo differente): l'unità d'Italia ha permesso a una serie di proprietari terrieri più interessati alla politica che non allo sviluppo del territorio, di aumentare il proprio controllo sulle regioni del Sud, di fatto rendendo la corruzione un requisito necessario per mantenerlo.
A complicare ulteriormente la situazione si aggiunge lo spirito meridionale, ben identificato da Tomasi di Lampedusa, quella sorta di remissione, dovuta alle molte invasioni subite, che a un certo punto ha lentamente spento qualunque idea di rivolta, salvo rari casi, come ad esempio il brigantaggio2.
Portare tutto ciò, presente a vari livelli ne Il Gattopardo, all'interno di una storia disneyana è indubbiamente complicato a causa della critica profonda a un sistema, sia quello siciliano sia, in parte, quello sabaudo, che nel 1860 stava muovendo i suoi primi passi. E in questo senso Il Paperopardo di Marco Bosco e Giada Perissinotto, pubblicato su Topolino #3158, è da considerarsi un tradimento allo spirito dell'opera originaria.
Parodia classicamente disneyana
Indipendentemente dalle variazioni rispetto alla trama originaria, sono soprattutto le dinamiche disneyane introdotte nella storia, diretta conseguenza della coerenza con cui sono stati utilizzati i personaggi, e l'ottimistica conclusione da “tutti vissero felici e contenti” a tradire nel profondo il romanzo di Tomasi di Lampedusa.
Scendendo nel dettaglio, Paperone viene chiamato a interpretare il ruolo del paperopardo, che nel romanzo era assegnato al principe Fabrizio dei Salina detto gattopardo, mentre Paperino prende il posto di Tancredi Falconieri.
Se nello sviluppo della storia Paperone si presenta con un piglio che mal si accosta a quello del principe Fabrizio, Paperino mantiene l'intraprendenza di Tancredi, mitigata dalla sfortuna, perdendo al tempo stesso l'arrivismo del personaggio. In questo senso è forse il più siciliano di tutti i personaggi disneyani e solo un fortunato e casuale evento permette di far emergere il suo merito: Il Paperopardo è, allora, il racconto di quella società ideale che avrebbe dovuto introdurre l'Unità d'Italia secondo i Savoia, ma che nei fatti rese più complesso il processo di sviluppo delle regioni meridionali.
Sebbene questi elementi di difficoltà siano parzialmente presenti nella storia, essi non vengono realmente sviluppati: ad esempio la lamentela contro la burocrazia che diventa ostacolo per gli affari o la constatazione della corruzione diffusa, di cui Rockerduck, che prende il posto di don Calogero Sedara, è un rappresentante esemplare, restano al livello di citazioni singole, nonostante la presenza importante del rivale di Paperone nello svolgimento della vicenda.
D'altra parte Rockerduck è il secondo personaggio efficace e coerente con il libro presente nella parodia proprio per il suo interesse verso il potere, con quell'idea di ottenerlo a ogni costo.
Considerandola allora una parodia “annacquata” de Il Gattopardo, la scelta di Giada Perissinotto si rivela perfetta: il tratto rotondo della disegnatrice enfatizza i toni tranquilli e rassicuranti della storia, cui si unisce la sua capacità nel descrivere l'ambientazione in costume, che ha indubbiamente come punto di riferimento la versione cinematografica del 1963 di Luchino Visconti con Claudia Cardinale e Burt Lancaster.
Una storia leggera venata del classico ottimismo disneyano che fa rimpiangere l'assenza di un vero erede di Guido Martina, che ha spesso utilizzato i personaggi disneyani in maniera molto più gattopardesca di quanto fatto da Bosco in questa storia dall'impronta fin troppo consueta (una classica storia in costume più che una parodia propriamente detta) a cui manca proprio quel “pugno nello stomaco” che invece lascia la lettura del romanzo di Tomasi di Lampedusa.
Abbiamo parlato di:
Il Paperopardo in: Topolino #3155
Marco Bosco, Giada Perissinotto
Panini Comics, 7 giugno 2016
164 pagine, brossurato, colori – 2,50€
Nel diario di viaggio In Calabria del 1861 edito da Rubettino ↩
Ne Il Gattopardo in effetti il brigantaggio è confuso con la mafia: l'autore cade in un errore abbastanza diffuso che confonde i briganti, diventati tali per una disobbedienza contro le leggi sabaude, con i mafiosi, che si appropriarono di quelle proteste per ingraziarsi il popolo da un lato, mentre dall'altro corrompevano i politici locali. Vedi ad esempio Banditi e briganti. Rivolta continua dal Cinquecento all'Ottocento di Enzo Ciconte, Rubettino ↩