“Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto, tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l’essenza della mia vita…” (Open, Andrè Agassi)
Da Andrè Agassi…
Tra chi è stato adolescente e appassionato di tennis nel decennio che ha portato dagli anni ’80 ai ’90 del secolo scorso, non è difficile imbattersi in ragazzi che, in quel periodo, avevano assunto a modello di riferimento Andrè Agassi.
Il tennista di Las Vegas, vero e proprio terremoto all’interno dell’austero panorama tennistico mondiale, tanto per il suo modo di giocare – tutto di anticipo, giocato sull’aggressività e la potenza da fondo campo – quanto per il suo look con i capelli ossigenati, l’orecchino e una tenuta più da musicista punk che da tennista, ha ottenuto una serie di successi in carriera che lo hanno reso uno dei campioni più forti di tutti i tempi in questo sport.
Proprio Agassi e le sue tristi infanzia e adolescenza troviamo tra le fonti di ispirazioni riportate all’inizio di Max Winson, opera francese proposta al mercato italiano da Bao Publishing.
… a Max Winson
Max Winson, protagonista di fantasia dell’ultima corposa graphic novel di Jérémie Moreau qui alla sua prima prova come autore completo, è un giovane ragazzo poco più che ventenne con la singolare caratteristica di essere il più grande campione di tennis di tutti i tempi: da quando ha iniziato a gareggiare non ha mai perso un match ed è letteralmente adorato da tutti al pari di una divinità.
Dietro al successo di Max c’è un padre tirannico e ossessionato dalle vittorie del figlio, che lo ha allenato per anni in modo disumano privandolo della sua infanzia e di qualsiasi contatto con la realtà. Ma a un certo punto nella vita di Max qualcosa cambia inaspettatamente e il giovane campione impara a vedere il tennis e la sua intera esistenza sotto una luce del tutto diversa.
Dalla Tirannia allo Scambio
Il volume è diviso in due parti che ci raccontano l’ascesa e il declino del protagonista, per arrivare infine a una nuova situazione di equilibrio, una vera e propria rinascita.
Nella prima parte, La tirannia, conosciamo Max e il suo microcosmo familiare, la sua atroce modalità di allenamento, il suo atteggiamento totalmente passivo e sterile nei confronti della vita.
La seconda parte, intitolata Lo scambio, segna una nuova fase nell’esistenza del campione: in seguito a un momento di profonda crisi, si libera finalmente di tutte le sovrastrutture che gli erano state imposte dagli altri nel corso degli anni. Inizia a prendere decisioni sue, ad acquistare coscienza di sé e dei suoi sentimenti, riscattandosi infine attraverso la figura del piccolo Pedro, pure lui tennista in erba, grazie al quale riesce per la prima volta a comprendere il vero significato del tennis e a dare vita a una partita che non è solo sfoggio di bravura volta a sconfiggere l’avversario ma una vera e propria conversazione, uno scambio appunto, riscoprendo anche il piacere del gioco.
È in questa seconda parte, più intima e poetica, che il lettore inizia a sentirsi maggiormente coinvolto, a entrare nei panni pur sempre umani di quel campione algido e impassibile che ci viene presentato nella prima parte della vicenda.
Spunti, parallelismi, affinità
Nel raccontare la storia del successo precoce e strumentalizzato dalla famiglia e dai media di Max Winson c’è un chiaro riferimento alla vita di Andre Agassi, tanto nella carriera eccellente quanto nel tormentato rapporto padre-allenatore/figlio. Nella sua autobiografia Open (2011), il tennista statunitense raccontò per la prima volta le sofferenze patite sin da bambino, Questo dà una connotazione ancora più reale e umana alla vicenda di Max e ci porta infine a provare una sincera empatia nei suoi confronti.
I parallelismi e le affinità creati dall’immaginario di Moreau molto devono alla realtà raccontata da Agassi nel suo libro, pur rimanendo l’autore piuttosto originale in particolare nella restituzione su carta di tutta la parte in cui vediamo gli allenamenti estenuanti a cui è sottoposto Max: prima quelli del padre, che lo costringe ogni sera a confrontarsi con una macchina lancia-palle nera e futuristica, quasi uno strumento di tortura che scopriamo essere poi il letto del ragazzo, nel quale può riposarsi solo dopo aver finito la sessione di palleggi.
In seguito, quelli del suo secondo allenatore Andy Madison, che costruisce per lui un enorme parco per i suoi esercizi giornalieri, costituito dai più disparati e assurdi campi da gioco, seguendo un programma folle che lo porterà a controllare gli imprevisti in cui potrebbe incorrere durante un match.
Gli spunti che l’autore francese riprende dalla vicenda reale di Agassi si ritrovano anche nei nomi e nella fisionomia di vari personaggi, a cominciare dal padre di Max, con lo sguardo sempre celato da enormi occhiali da sole, a immagine di Nick Bollettieri, allenatore-sfruttatore del tennista di Las Vegas, fino al piccolo Pedro che ricorda molto da vicino le fattezze di Pete Sampras, tennista amico e nemesi sportiva di Agassi, per chiudere con Pancho El Gantes. Il vecchio campione di tennis che inizialmente allena Pedro richiama alla mente nel nome Pancho Gonzales, campione statunitense che sposò la sorella maggiore di Agassi.
Le pagine di Moreau riescono con efficacia a trasmettere al lettore il senso di inadeguatezza e repressione che contraddistinguono l’esistenza di Max Winson nella prima parte dell’opera, così come l’autore descrive perfettamente il percorso di caduta e redenzione intrapreso dal protagonista durante tutta la seconda metà del racconto. Per fare questo, Moreau ricorre spesso alle immagini piuttosto che al dialogo, lasciando che sequenze mute parlino al lettore attraverso gli sguardi e le pose dei personaggi.
Un disegno a effetto
Il disegno è semplice e leggero, a tratti stilizzato ma d’effetto, soprattutto nelle tavole che occupano una o due pagine intere e che di solito rappresentano metafore dello stato d’animo più intimo e vero di Max, pervaso da un pressante senso di inadeguatezza: il ragazzo si sente tanto, troppo grande rispetto al mondo che lo circonda, assumendo le sembianze di un gigante dai movimenti impacciati.
Uno stile che sta a metà strada tra la tradizione del fumetto franco-belga e certi manga spokon (cioè ambientati nel mondo dello sport), specialmente nell’uso del bianco, del nero e dei grigi e nella resa accelerata ed energica dei movimenti corporei, in questo caso di grande effetto nella rappresentazione dei match di tennis, con linee cinetiche e onomatopee che rendono esplicita la velocità della pallina e calano il lettore nell’atmosfera della partita.
Proprio nella restituzione nelle tavole dei movimenti tennistici risiede uno dei maggiori punti di forza dello stile di Moreau e di questa opera. I servizi, i colpi di dritto e rovescio, le smorzate e le voleé sono rese in modo stilisticamente perfetto, tanto nella posizione dei corpi e delle braccia quanto nelle rotazioni assunte dai polsi e dalle racchette nell’esecuzione degli stessi.
Una nota particolare la merita il modo in cui è disegnato Max, che si distingue da tutti gli altri personaggi del libro: altissimo e pallido, quasi una statua d’avorio dagli arti lunghi e sproporzionati, i capelli a stella e un’espressione perennemente smarrita. Candido tanto nel carattere quanto nell’aspetto, sembra una sorta di essere sovrannaturale, un robot alieno caduto sulla Terra e incapace di comprendere fino in fondo la sua esistenza.
Max Winson è un’opera dalla mole fisica ed emotiva importante, più intimista e delicata di quanto non possa sembrare all’inizio, assolutamente godibile anche per chi non è appassionato di tennis, e una conferma della bravura di Jérémie Moreau non solo come disegnatore ma anche come autore completo.
Anche lui, guarda caso, enfant prodige non della racchetta ma del fumetto.
“Non dimenticarlo Max, il tennis è un dialogo” (Max Winson, Jerémié Moreau)
Abbiamo parlato di:
Max Winson
Jérémie Moreau
Traduzione di Francesco Savino
Bao Publishing, 2016
328 pagine, brossurato, bianco e nero – 23,00€
ISBN: 9788865435823