Le “Bestie in fuga” di Daniele Kong: intervista a Romics 2024

Le “Bestie in fuga” di Daniele Kong: intervista a Romics 2024

Nell’ambito della 33° edizione di Romics (ottobre 2024), abbiamo incontrato  Daniel Kong, autore della graphic novel  “Bestie in Fuga”, sorprendente opera prima, edita da Coconino Press.

Nell’ambito della 33° edizione di Romics (ottobre 2024), abbiamo intervistato Daniel Kong, autore della graphic novel  “Bestie in Fuga”, sorprendente opera prima di circa 600 pagine, edita da Coconino Press.

Daniele ha condiviso con noi  dettagli e riflessioni sulla genesi dell’opera, soffermandosi sulla scelta dell’ambientazione, la costruzione dei personaggi e l’importanza di alcune particolari scelte espressive, come l’uso di dialetti diversi nei dialoghi tra i personaggi ed il bianco e nero come stile grafico. Kong ha innanzitutto chiarito il contesto in cui si sviluppa la trama: l’isola di Dieci, tra gli anni Quaranta e Cinquanta,  un luogo di fantasia pur se calato in un contesto verosimile.

 “L’isola si chiama Dieci e non è ovviamente un’isola del Tirreno come dico nel fumetto. L’idea era quella di inventarsi un luogo in un contesto geografico storico, politico e sociale credibile.”

La scelta dell’ambientazione serve a dare forma a una storia corale, dove un gruppo di personaggi di diverse età si incontra per la prima volta a seguito dell’arrivo di una troupe cinematografica, giunta sull’isola per girare un film. L’evento rompe l’isolamento secolare dell’isola e diventa un’occasione per gli abitanti e i nuovi arrivati di interagire, generando una serie di eventi che coinvolgono tutti.

“Ho scritto tutta la storia incentrandomi sui personaggi e poi ho cominciato a sviluppare la trama come una serie di eventi che sapevo avrebbero stuzzicato determinati aspetti dei caratteri di tutti, innescando una sorta di effetto domino.”

Daniele Kong

L’aderenza alla realtà dei personaggi e dei loro contesti, ha guidato anche la scelta di Daniele di adottare registri linguistici dialettali nei dialoghi, conferendo alla storia un ulteriore livello di autenticità.

“Il dialetto è il modo migliore per manifestare il personaggio. Viviamo in un Paese in cui il dialetto identifica tantissimo le persone… Far parlare tutti allo stesso modo sarebbe stato impensabile.”

Partendo proprio dalla sua esperienza personale, Kong  – romano di nascita, cresciuto in una famiglia con influenze regionali diverse, e cittadino del mondo per vissuto ed esperienze  – sottolinea il valore sociale del parlato, in termini quasi neorealistici:

 “I dialetti esprimono le cose in modo così sintetico ed efficace che funzionano quasi meglio della lingua italiana certe volte.”

La necessità di realismo ha influenzato anche altre scelte grafico espressive dell’autore, come quella di raccontare in bianco e nero e di utilizzare il digitale.   

 “Inizialmente, le prime pagine le avevo provate a pastello e acquerello, ma vedendo man mano che stendevo la sceneggiatura la dimensione che stava assumendo la storia (600 pagine), ho cominciato a capire che il colore sarebbe tanto un impegno gravoso, quanto una distrazione per il  lettore, rispetto a una storia già estremamente densa. Ho scelto quindi un bianco e nero, quasi tagliato, con l’accetta  con un tratteggio molto rapido, per concentrare l’attenzione sul racconto.”

Bestie In Fuga

Il digitale ha anche facilitato il controllo del processo creativo per un’opera così estesa.

“Il digitale mi ha permesso di ricalibrare le vignette e gestire i dialoghi direttamente mentre realizzavo le pagine. Non è un fumetto che nasce con storyboard, blueprint o layout. È un’opera in cui si è passati  direttamente dalla sceneggiatura alla tavola disegnata.”

Malgrado sia alla sua prima opera, con l’attivo solo qualche storia breve, si coglie in Daniele – oltre che la grande passione – anche una comprensione profonda dei  ritmi del fumetto.

“Penso che la mia formazione ed esperienza d’architetto sia stata fondamentale in questo. Dal punto di vista tecnico, perché comunque non avendo scuole specifiche di grafica e fumetto alle spalle, sono stati proprio gli esami universitari di disegno a darmi delle basi. Ma, soprattutto, nello sviluppo del racconto. Non che alla facoltà d’architettura si insegni sceneggiatura, ma certo l’abitudine a pensare costruzioni complesse, mi ha aiutato nel gestire una impalcatura narrativa così ampia.”

L’intensa intervista a Daniele si è svolta nel corso della 33° edizione di Romics, Festival Internazionale del Fumetto, Animazione, Cosplay, Cinema e Games della Fiera di Roma di cui siamo stati media partner. 

 

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