Un lavoro vero. Con degli orari e uno stipendio. Che permetta di fare colazione al bar, andare al cinema, a qualche concerto. Piccoli lussi che migliorano la qualità della vita, almeno all’ esterno.
Javi, il protagonista della storia che Alberto Madrigal ci narra in queste pagine, è un giovane aspirante disegnatore; ha lasciato la Spagna, il lavoro, la famiglia e gli amici e si è trasferito in Germania, da solo e senza conoscere la lingua. Con la volontà di esplorare una città nuova, dove trovare spunti per la realizzazione di un fumetto, a cui ha iniziato a lavorare insieme a un ragazzo spagnolo conosciuto su internet.
Ma quando questo progetto fallisce e i soldi per mantenersi finiscono, Javi trova un “lavoro vero” come grafico in un’azienda.
Sperimenta una nuova routine. Passano i mesi, cresce l’insoddisfazione, la sensazione di aver rinunciato. L’immagine di come “sarebbero dovute andare le cose”, la stessa che l’ha spinto a “migrare”, assume contorni sempre più indefiniti; il disegno perde di ispirazione, i sogni sono appannati dalla quotidianità. Ma c’è ancora la possibilità di un riscatto, e Javi la trova, anche spronato dalle nuove amicizie berlinesi, in un progetto interamente suo, ovvero il racconto della sua vicenda. Nella scrittura di un nuovo fumetto riesce a sfogarsi e ad esprimere la propria frustrazione, libero dalla necessità di attirare l’attenzione di un editore o convincere un pubblico.
Sullo sfondo di questa storia scorrono le strade di Berlino, una città dal clima freddo eppure accogliente e aperta, con i suoi caffè e i “mini muffin in omaggio”, poco costosa e ricca di posti da scoprire e da riprodurre sul taccuino. Berlino è la città dove Alberto Madrigal ha deciso di trasferirsi, ed è qui che Javi si muove: le due figure appaiono allora indissolubilmente legate dal momento che il protagonista incarna le scelte e il percorso compiuto dall’ autore .
Il fumetto (pubblicato da Bao publishing nella collana “Le città viste dall’ alto”, insieme a Fermo di Sualzo e Ogni piccolo pezzo di Stefano Simeone) è la prima opera completa dell’autore spagnolo, che ha costruito le tavole attraverso un disegno lieve e abbozzato, caratterizzato da colori tenui. La scrittura è asciutta, oscilla tra i monologhi interiori del protagonista e dialoghi brevi e diretti, intervallati da lunghi silenzi. Nel raccontarsi attraverso la figura di Javi, il disegno questa volta non può fare a meno della scrittura e risalta come l’autore, immune da pressioni esterne, non ricerchi la perfezione, quanto la sincerità.
L’autore, invece di utilizzare la sua lingua madre, ha scelto di scrivere i testi in italiano (forse in omaggio alla fidanzata o agli amici italiani con cui ha concepito il lavoro), e questo potrebbe spiegare l’essenzialità, a tratti eccessiva, dei dialoghi. L’intensità delle prime tavole, di cui si percepisce immediatamente l’urgenza, si smorza leggermente nel progredire della narrazione, che a volte non chiarisce totalmente la psicologia del protagonista e i suoi legami con gli altri personaggi.
Nonostante questo, ci troviamo di fronte a un’interessante opera prima, non certo esuberante, ma invece delicata, che riesce a non scadere mai nella facile “retorica della crisi”, dei luoghi comuni sulla precarietà e delle insoddisfazioni lavorative dei trentenni, pur muovendosi attraverso argomenti di grande attualità. Qui non c’è posto per le lamentele. Piuttosto il tutto è rivolto alla continua ricerca di uno spazio personale e di una dimensione propria, di realizzazione sia artistica sia professionale. Ci mostra un’alternativa all’ immobilismo causato dalla frustrazione, ossia la possibilità di trasformare l’insoddisfazione nell’ impulso necessario a perseguire un sogno, che per Alberto Madrigal si è materializzato in questo libro.
Abbiamo parlato di:
Un lavoro vero
Alberto Madrigal
Bao Publishing, 2013
128 pagine, brossurato, colore – € 15,00
ISBN: 978-88-6543-185-6
Giuseppe Saffioti
6 Febbraio 2014 a 16:20
Che belle parole, che splendida recensione… i miei complimenti Claudia.
Appena posso lo recupero, mi è venuta la curiosità di leggerlo, magari scopro anche come prendere i “mini muffin in omaggio” ^ ^
KASSIM (@KASSIM_07)
19 Febbraio 2014 a 01:16
Finito di leggere da pochi secondi… che dire ? è un piccolo gioiellino, uno di quelli che ti parla attraverso i silenzi. Pur raccontando di una vita che non ti appartiene, è impossibile non ritrovare una parte di se stessi almeno in un paio di pagine.
Davvero felice di averlo preso ^ ^