Shockdom pubblica il secondo volume di Benvenuti a Lalaland, le avventure grottesche e strampalate degli abitanti di Solpensiero scritte e illustrate da Luciop. Come nel primo volume, colori fluo e ambientazioni ardite e psichedeliche rendono il viaggio intrigante: pagina dopo pagina il lettore si trova immerso in tavole da osservare fin nei più minuti dettagli, con vignette affollate che ricordano la narrazione per gag di Jacovitti o Mordillo. Benvenuti a Lalaland è un’esplosione variopinta ad alto tasso entomologico e pop, un graffito pieno come un uovo, un vaso di Pandora da cui fuoriescono i disegni disarmonici e fantasiosi di Luciop, burattinaio che riesce a trovare un posto nel mondo per ciascuno dei suoi personaggi, comparse comprese.
Crossmedialità: fa la cosa giusta, Alice
In questo secondo volume ci sono almeno due citazioni eccellenti di riferimento: la prima è Radio Solpensiero, che riprende Radio Raheem del film cult Fa la cosa giusta di Spike Lee cercando di portare vibrazioni positive e canzonatorie in una città immersa nel caos, nella sporcizia e nel fastidio dell’invasione delle anomale api che, invece di rendere più rigogliosa la natura come capita di solito, insozzano, uccidono e predano i grotteschi cittadini di Solpensiero. Il focus del volume è però l’avventura sessuale e psichedelica dei due fidanzatini Pinky e Pinwydd (quest’ultimo sembra la copia schifosa e moccolosa di Pimpi, il puccioso maialino di terra amico di Winnie Pooh). E proprio da loro prende vita la seconda citazione, fil rouge della narrazione: il Paese delle Meraviglie ideato da Lewis Carroll, pur nella sua interpretazione animata disneyana.
Certo, invece che nella tana del coniglio i due arrivano al bosco di Balduc (magico quanto pericoloso) attraverso un buco nelle fogne a cielo aperto nella spiaggia cittadina. E a far le veci dello Stregatto, sempre in bilico fra iettatore e guida, ci sono un gufo e un piccolo verme bianco e rosa che somiglia molto a un clitoride oblungo.
Le filastrocche inserite per tutto il libro sanno di desolazione e morte, decomposizione e bad trip (Graffia come un vecchio blues il potmup nella pancia, come un’apatica danza…), le più impertinenti sono quelle di due viscosi gemelli dispettosi (sì, ricordano Pincopanco e Pancopinco). Proprio come Carroll, Luciop crea situazioni stravaganti con cui si diverte a far impazzire i suoi personaggi, che non riescono a fuggire dal bosco né hanno un bestiario per catalogare le creature della foresta, che si presentano con nomi bizzarri e caratteristiche inquietanti (i bulbi beccuti mangiano le parole dei loro simili, i porcospunghi non lasciano impronte perché non hanno carisma). Il viaggio dei due fidanzatini attraverso il bosco è metafora della vita stessa, un percorso irto di ostacoli ed esperienze sconosciute da affrontare in caduta libera, come accade agli adolescenti.
Ispirazioni d’arte e incursioni cubiste
Benvenuti a Lalaland è in fondo una fiaba bizzarra, un viaggio quasi metafisico per le molteplici citazioni all’occhio di Dio e all’escatologia. Solpensiero è città immaginaria, distopica nel suo essere satura di persone, cose, immondizia, creature dalla morfologia “Slimer”, che per sopravvivere adottano una strategia individualista, perché è l’unica che conoscono: in tutto questo non è un caso che ad assalirli siano proprio orde di api, fra gli insetti più sociali e organizzati in natura. I colori vividi delle tavole riprendono quelli della miglior tradizione underground: alcune sono un tributo (pur alterato e buffo) a Moebius, con piani spaziali che vengono rivoltati e mostrati contemporaneamente. Uno stile illustrativo che dà vertigini come le migliori opere del maestro e porta alla mente le prospettive impossibili di M.C. Escher.
La ministoria L’interpretazione della vita, che chiude il volume con una Pantera Rosa psicanalista e cubista che cerca di analizzare le ansie di uno scarabeo stercorario stanco di dover far rotolare il sole in linea retta (nella mitologia egizia lo scarabeo stercorario è associato al dio del sole nascente, proprio per questo considerato animale sacro.), è opera di Martoz, che propone ai lettori una storia assurda cercando uno stile di disegno infantile. Profuma di colori a cera ma annoia facilmente per il suo procedere enigmatico e sincopato nei dialoghi.
Il secondo volume di Benvenuti a Lalaland è un caleidoscopio di strambe creature, che sembrano soffocare il lettore con i loro colori e la loro morfologia disforme, colante e ghignante. La lettura sarà apprezzata da chi ama la narrazione per immagini che si muove in direzione dell’assurdo e dell’irrazionale, dai fans del “Jabberwocky”, da chi non si stanca di girare come una trottola fra il piano reale e dell’incubo.
Come in ogni sogno, il finale o la morale (se prendiamo per buona la definizione di favola postmoderna) si intuisce con il supporto del subconscio, ascoltando le sensazioni più che il piano logico della lettura, che talvolta vacilla e viene inghiottito dalla volontà di stupire con finalità ludiche. Così che il maggior pregio del libro, ovvero il suo “senso del non-sense”, è anche il suo peggior difetto, a seconda di chi lo prende in mano.
Abbiamo parlato di:
Benvenuti a Lalaland Vol.2
Luciop
Shockdom, 2017
80 pagine, brossurato, colori — € 9,00
ISBN: 9788893360371