La cura del dubbio – L’essere perfetto della società futura

La cura del dubbio – L’essere perfetto della società futura

Elisabetta Romagnoli ci racconta un futuro distopico nel suo secondo graphic novel che indaga il rapporto tra società e individuo.

La-cura-del-dubbioIn un dipinto della fine del Cinquecento Annibale Carracci ritrae un giovane Ercole chiamato a scegliere tra due alternative di vita: la virtù e il vizio. Entrambe raffigurate da giovani donne che lo invitano a prendere strade diametralmente opposte, incompatibili tra loro. Ercole al bivio riesce così a codificare, nella sua magistrale realizzazione pittorica, il concetto del libero arbitrio. Imprescindibile facoltà personale di compiere scelte sul proprio agire e pensare grazie all’utilizzo della volontà. Una manifestazione di piena libertà dell’individuo esercitata anche attraverso l’espressione del dubbio che conduce a una personalissima ricerca della verità.

Di tutto questo sembra saperne tanto e bene Elisabetta Romagnoli che nel suo ultimo graphic novel codifica con un pizzico di leggerezza, concetti filosofici e riflessioni sulla società moderna. La storia, ambientata in un futuro possibile, veste da protagonista il giovane Fulvio Davelio. Un giovane scienziato incaricato dal governo di eliminare dalla mente delle persone la facoltà di dubitare, decretando la definitiva messa al bando di tentennamenti e del diritto di scegliere liberamente (seppur sbagliando) per se stessi. Ai trasgressori, oltre al biasimo e alla stigmatizzazione collettiva, viene imposto di portare una maschera dalle sembianze animalesche, a mo’ di moderna gogna.

Un particolare uso della maschera che segue sentieri divergenti dal comune senso del pudore supereroico, ove questa garantisce l’anonimato, conferisce una nuova identità riconoscibile e socialmente rilevante, simbolo di trasformazione e rinascita, assolvendo anche il compito di incutere timore nell’avversario. Qui, invece, la maschera diviene sinonimo di spersonalizzazione che opera come un distinguo dalla valenza profondamente negativa, realizzando la completa perdita dell’identità sociale dell’individuo e la sua immediata espulsione da qualsivoglia gruppo, cerchia o famiglia di appartenenza. In sostanza ci troviamo davanti a un vero e proprio etichettamento che sottolinea l’insanabile devianza della persona.

È proprio in questa pratica violenta e grottesca che si rispecchia il volto feroce di una società Curadubbio2che non ammette pensieri difformi dalle certezze di Stato, riuscendo a far credere alla collettività che la morte del dubbio sia necessaria per elevare l’uomo a individuo perfetto. Un modello di perfezione utile e manipolatorio, adatto a far nascere il bisogno indotto di raggiungere una sbandierata completezza personale, che conduce alla creazione di individui indottrinati e obbedienti verso il pensiero unico utile allo Stato.

Questioni etiche, scientifiche e religiose fanno capolino da dietro l’angolo, allargando a dismisura il possibile spettro d’analisi di un argomento che tocca l’essenza stessa delle nostre personalità. La sceneggiatura, utile a sussurrare all’orecchio del lettore parole sulle incertezze e sulle insicurezze della vita moderna, resta lontana da seriose digressioni filosofiche trovando una personale soluzione al dilemma libertario fornendo ulteriore materiale di riflessione.

Grazie alla riuscita caratterizzazione del protagonista, l’autrice conduce la sua indagine affidando al giovane ricercatore Fulvio il compito di interfacciarsi con il lettore per mostrare le sue fragilità e incertezze di uomo moderno. Il giovane scienziato riesce così a mettere in scena le proprie debolezze, arrivando a dubitare delle proprie scelte di vita che hanno condotto all’allontanamento della compagna Camilla. Malgrado una funzionale costruzione narrativa, durante la lettura si avverte la mancanza di un maggior approfondimento dei motivi culturali e politici della società descritta.
Un ambiente distopico, tanto vicino quanto distante dal nostro quotidiano
, sul quale si aprono solo brevi spiragli che non consentono al lettore di cogliere appieno il particolare mood del contesto sociale rappresentato. La narrazione tende così ad apparire a tratti claustrofobica, troppo vincolata al personaggio principale e priva di un più ampio respiro.

curadubbio3Discorso a parte va fatto per la pura narrazione per immagini, realizzata con un tratto semplice, stilizzato, che definisce i personaggi con linee quasi evanescenti che vengono a essere vestite, fino a scomparire, all’interno di una colorazione materica dalle tinte calde. In tal modo la vera caratterizzazione degli attori si realizza con le diverse scelte cromatiche operate dall’autrice, che fanno emergere il suo importante sostrato di illustratrice. Background che fa capolino anche nella costruzione delle tavole improntate a un forte dinamismo, grazie alla rottura della gabbia fumettistica che conduce disegni e colori a espandersi e spaziare per l’intera pagina.

Il secondo graphic novel di Elisabetta Romagnoli, che segue l’opera d’esordio Finisco di contare le mattonelle, testimonia una nuova tappa nel cammino di crescita della disegnatrice romana. Grazie a un buon lavoro di sceneggiatura ben integrato nell’impianto narrativo per immagini, vero punto di forza dell’autrice, La cura del dubbio apre a riflessioni sulla libertà personale e sul plurale concetto di accoglienza delle opinioni e delle idee altrui. Pur in assenza di qualche approfondimento narrativo, utile ad ampliare il respiro del racconto per meglio definire la società descritta, la storia realizza una riuscita critica sociale. Ponendo l’accento sul condizionamento mentale a cui può essere sottoposto l’individuo, riesce a trasmettere un chiaro messaggio al lettore invitandolo a emanciparsi e aprire le proprie prospettive verso l’ascolto e verso la condivisione delle idee e dei pensieri altrui.

Abbiamo parlato di:
La cura del dubbio
Elisabetta Romagnoli
Bao Publishing, 2021
144 pagine, cartonato, colori – 19,00 €
ISBN: 9788832734607

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