Help-Me di Pangolino Press: you know I need someone

Help-Me di Pangolino Press: you know I need someone

Il collettivo padovano Pangolino Press pubblica "Help-Me", opera prima in due parti di Enrico Marigonda e Riccardo Pagani in cui superpoteri, decadenza e mistero si fondono con ostentazione e cinismo.

Pangolino Press è un gruppo di autori orbitanti prevalentemente intorno alla Scuola Internazionale di Comics di Padova ed è in continua espansione. L’esordio è coinciso con il Treviso Comic Book Festival 2017 e alla prima autoproduzione hanno fatto seguito altre uscite.

A un anno esatto di distanza, per la quindicesima edizione dell’evento ospitato dalla città veneta, vede la luce la seconda e ultima parte di Help-Me che fu opera prima non solo per il collettivo, ma anche per Enrico Marigonda e Riccardo Pagani, rispettivamente sceneggiatore e disegnatore di una detective-story dalle tinte cupe.

La copertina del primo spillato salta subito all’occhio, perché mette in mostra una figura che ricorda uno dei villain più famosi e affascinanti dei fumetti americani: il Joker. Sebbene nei contenuti non si incontrino altri richiami all’epopea batmaniana, si avverte fin dalla primissima sequenza, muta e di pura azione, l’influenza dei comics delle major e non solo.

Anzitutto l’app eponima, indispensabile per chiamare in proprio soccorso i supereroi, offre un parallelismo con un software inventato da Nick Spencer nella serie Lo stupefacente Ant-Man, che consente di ingaggiare un supercattivo. Proseguendo, ci si imbatte in una legge ispirata all’atto di registrazione dei superumani, perno di Civil War di Mark Millar, e si percepisce che gli autori hanno tenuto uno sguardo attento alla produzione d’oltreoceano più recente, in particolare al Mister Miracle di Tom King, al quale si rifanno la griglia da nove vignette che scandisce due tavole del secondo albo e il lettering di Marigonda, lo stesso adottato da Mitch Gerads per le didascalie contenenti il minaccioso sintagma “Darkseid is“.
Infine, il motore della trama – un eroe è stato assassinato e bisogna rintracciare il colpevole – strizza l’occhio al primo arco narrativo della serie Powers, Chi ha ucciso Retro Girl?, di Brian M. Bendis e le secche didascalie in prima persona, associate a un contesto urbano e noir, portano alla mente Sin City di Frank Miller.

Lacey Williams, un detective privato cinico e disilluso che non ha ancora superato la rottura con la ex moglie, viene ingaggiato da una donna dotata di abilità straordinarie per scoprire chi ha ucciso il suo fidanzato, a sua volta paladino della giustizia. Mentre attraversa la città, il cui peso nella vicenda si riduce pagina dopo pagina, e si reca in un bar, conosciamo i pensieri del protagonista e immagazziniamo le informazioni che lui stesso ci svela. Il primo capitolo, infatti, è principalmente introduttivo: attraverso i testi scorrevoli lo sceneggiatore presenta la vicenda e crea il mistero da risolvere.

La seconda parte, più corposa, sviluppa la trama principale e la arricchisce, senza sacrificare la fluidità della narrazione. Nel giro di poche vignette un giovane eroe passa dalle stelle alle stalle, l’indagine dell’investigatore procede e il suo rapporto con la committente vive di sbalzi e nevrosi causati dalle terribili circostanze più che dal carattere degli individui. L’interazione tra i due comporta un maggiore ricorso ai dialoghi, modulati tenendo ancora una volta presente l’intrattenimento statunitense, cinematografico e fumettistico. Scambi di battute rapidi e taglienti si differenziano dalle didascalie dall’intento più introspettivo e in tal senso è interessante notare quanta fatica faccia il protagonista per esprimere ciò che pensa. Questo stacco consente di approfondire la conoscenza di Lacey, senza ricorrere al flashback o alla spiegazione prolissa e antimimetica.

Purtroppo da quest’ultima non è esente la sequenza che precede il finale dell’opera dal momento che l’antagonista, rimasto nell’ombra per tutto il tempo, cade nel cliché del cattivo che rivela la propria storia e il proprio piano.
Dal punto di vista narrativo è questa la criticità che si ritiene utile evidenziare, mentre anche in virtù della conclusione aperta è lecito aspettarsi, in futuro, un approfondimento del contesto e di alcuni presupposti della trama solamente “collocati” e non del tutto sfruttati. Soffermarsi sulla necessità di un’app per convocare gli eroi in caso di pericolo e di una legge che regolamenti l’agire degli stessi (due cose strettamente collegate) potrebbe ampliare una riflessione abbozzata nel secondo dei due capitoli pubblicati: a cosa servono i superpoteri, quando una persona cara è in fin di vita in un letto d’ospedale e, dopo aver aiutato centinaia di persone volando e combattendo, non si riesce a fare nulla?

Considerando l’aspetto visivo, è palese lo iato tra prima e seconda parte e sembra opportuno parlarne in termini di “maturazione artistica”. Riccardo Pagani riduce lo spessore delle linee e ne aumenta l’incisività, rendendole allo stesso tempo più chiare e più vivaci. I volti, prima puliti, accolgono un tratteggio sottile ma facilmente rintracciabile, i corpi si muovono più liberamente e le chine si fanno più discrete. Per quanto riguarda la composizione delle tavole, con l’eccezione delle due pagine con la scansione 3×3 già citate, l’impostazione si mantiene coerente, con l’alternanza di riquadri di diverse dimensioni e il ricorso misurato alle splash-page.

Senza dubbio, nel passaggio da uno spillato all’altro colpisce positivamente il macroscopico cambiamento avvenuto nella colorazione. Marta Peressini, all’opera nella prima uscita, asseconda il segno marcato con toni carichi e densi, mentre nella seconda le tinte scelte da Dorilys Giacchetto e dallo stesso Pagani sono più tenui e talvolta opache, con la conseguenza che persino il fumo che fuoriesce dalla canna di una pistola appena utilizzata emerge, quasi tangibile, dallo sfondo nero. Neri, e non più bianchi, sono anche gli spazi tra una vignetta e l’altra, una sorta di metafora per indicare che, una volta scoperto un crimine, è necessario scendere in profondità e sporcarsi le mani per rintracciare colpevole e movente.

Abbiamo parlato di:
Help-Me #1-2
Enrico Marigonda, Riccardo Pagani
Pangolino Press, settembre 2017 e settembre 2018
28 e 52 pagine, spillati, colori – 4 € e 6 €

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