Gabriele Naldi, un fumettista fuori dal comune

Gabriele Naldi, un fumettista fuori dal comune

Gabriele Naldi, disegnatore tecnico e illustratore, alla sua passione per i fumetti non ha rinunciato mai. Ha iniziato autoproducendosi attraverso alcune fanzine e con il tempo e' arrivato a vantare una produzione piccola ma interessante, edita attraverso il comune di Imola, per cui ha creato i personaggi di Sergio e...

Sergio e SofiaGabriele è un fiume in piena; dopo averlo contattato sono stato subissato dalle sue email, peraltro pienamente giustificate dal mio pesante ritardo nel preparare la tanto promessa intervista; alla mia richiesta di una breve biografia mi ha risposto con quattro pagine di testo fitte e divertentissime (che non pubblichiamo solo per questioni di spazio); ricevute le domande, si è preso del tempo facendomi sentire in colpa per le valutazioni sulla sua carriera nate da esse, salvo poi replicare con paginate di risposte, tutte argute e divertite/divertenti, tanto da generare un articolo a sé stante, un Decalogo sulle amministrazioni pubbliche per fumettisti, contenente consigli pratici e ironici per chi volesse cercare una collaborazione “fumettosa” con una amministrazione pubblica.

Ciao Gabriele, e benvenuto sulle nostre pagine virtuali. Vuoi presentarti ai nostri lettori?
YEP! Ciao lettori. Mi chiamo Gabriele Naldi, sono un fumettaro e faccio storie di avventura per ragazzi. è roba che in Italia non ha molto mercato e quindi fino ad oggi in pratica mi sono autoprodotto un tot di storie più o meno lunghe su MATITE MATTE, una fanza strettamente locale che ho fondato nel ’97 con alcuni amici di Imola, la mia città. Da un annetto a questa parte la PEGASUS distribuisce nel circuito delle librerie specializzate gli albi di SERGIO E SOFIA che caldamente vi consiglio di leggere. Oltre a questo ho fatto anche un sacco di vignette per i libri di COMIX, per siti web… e altre cosine. Se volete farvi un’idea più precisa del mio lavoro visitate il mio sito: www.gabrielenaldi.net.

Penso che potremmo prenderci un momento per commentare l’operato di certi intervistatori, che prima chiedono una intervista e poi lasciano passare mesi e mesi senza farsi sentire…
Mha? Valli a capire. Si vede che c’ hanno di meglio da fare.
No, comunque fanno poi così perché abitano in un’altra regione; oltre i poderosi monti dell’Appennino. Se abitassero più vicini, diciamo entro la portata della mia bicicletta o entro la portata della mia mazza da baseball non si comporterebbero così. Avrebbero un atteggiamento più… responsabile. ;-)

Secondo te è peggio intervistare o essere (o non essere!) intervistati?
Dai Ettore cosa mi dici mai? “La vita è un sogno o mia nonna è un carroarmato atomico?” Marzullesco! Comunque le mie risposte sono:
A) Essere intervistati è bellissimo perché ti permette di mostrare il tuo lavoro a un sacco di persone nuove;
B) Essere intervistati è orribile perché ti obbliga a guardarti allo specchio e a scoprire che non sei niente, non sai niente e ti devi fare la barba;
C) Un carrarmato atomico;
D) None of the above.

Ora, nel mio caso intervistatore è una parola forse grossa, almeno per quanto riguarda l’aspetto pecuniario (io dico che quello di programmatore è il “secondo lavoro pagato”, mentre LoSpazioBianco è il primo NON pagato…). Nemmeno per te pero’ il fumetto è il principale lavoro, giusto? Cos’altro fai nella vita?
Toso criceti.
Sì; io toso criceti.
Se vedi in giro per la strada un criceto con due lunghe basette o con una moicana ossigenata allora sai che io non posso essere lontano.
Il fumetto è la mia grande passione ma sono i criceti che mi danno di che vivere. Il mio reddito oscilla tra le 15.000 e le 18.000 noccioline all’anno che, al netto dei gusci e delle tasse, sono pur sempre un bel gruzzolo.Poi sono anche Architetto (o più precisamente “Dottore in Architettura”) e grazie a questo faccio dei piccoli lavoretti per arrotondare. Fino a poco tempo fa collaboravo con l’Ufficio Tecnico del Comune di Imola: progettazione di insegne, tavoli per biblioteche, ristrutturazioni di chiostri medioevali, roba così. Prima ancora insegnavo alle scuole medie: un lavoro di grande soddisfazione (non scherzo) ma è come depilare un criceto di 2 quintali TUTTI I GIORNI (tu capisci quello che voglio dire).

Quanto tempo riesci a dedicare allo scrivere e al disegnare? Come gestisci questo tempo? Disegnare diventa una valvola di sfogo per assorbire i problemi della giornata, o viceversa per metterti con la matita in mano devi essere già rilassato e aver dimenticato il resto?
Guarda: io a quelli che fanno fumetti per rilassarsi non ci credo. Fare fumetti è fatica; e più sono fatti bene, che sembra che si siano disegnati da soli, più fatica c’é dietro.
Detto questo io dedico al fumetto almeno uno o due mesi all’anno (le mie ferie estive) per fare le storie di SERGIO E SOFIA, che sono sberle di 32 pagine che faccio tutto da me: storia, matite, inchiostri, lettering, copertina, articoli, la presentazione dell’assessore, le lettere ai giornali… Tutto. In quei due mesi dedico al lavoro 12-14 ore TUTTI i giorni. Il resto dell’anno gli dedico “solo” il sabato e la domenica…
Vi prego sopprimetemi.

Vorresti fare dei fumetti il tuo unico impiego, o preferisci viverlo a cavallo tra lavoro e hobby?
Preferirei senz’altro passare al professionismo. Non riesco ad immaginare nulla di meglio.

Pensi che sarebbero più le cose che migliorerebbero se potessi vivere di fumetti, o quello che perderesti come libertà creativa?
La libertà creativa?
Molti aspiranti fumettari, pensano sia la libertà di “fare di meno”: scrivere e disegnare tutto quello che ti passa per la testa, così come ti viene senza doverci poi riflettere e lavorare sopra. Ne escono dei viaggioni assurdi che li capiscono solo loro e che fanno scappare tutti i lettori.
A me interessa la libertà di affrontare gli argomenti, magari anche delicati, che mi stanno a cuore, e poter dire la mia. In questo senso la mia (limitata) esperienza è che gli editori sono aperti alle proposte innovative. Solo che affrontare problemi nuovi costa agli autori una fatica extra e in cambio essi NON ottengono una paga extra… Quindi credo che la libertà creativa sia una cosa che uno può ottenere… faticando assai.

Torniamo un passo indietro: come ti sei avvicinato al fumetto?
Mi sono avvicinato al fumetto nel salotto di zia Salva. La domenica spesso andavamo a pranzo da lei ed io, appena finito il dolce, mi fiondavo in salotto. Non c’erano altri bimbi con cui giocare ma in compenso c’erano i cioccolatini e un sacco di fumetti dei miei cugini grandi. Mi ingozzavo di gianduiotti, torroncini, StRUmtruppen, Cattivik e Lupo Alberto.
E ridevo! Ridevo! Ridevo…! Ogni tanto i miei genitori venivano a controllare. “Che facciamo? Lo interniamo subito o aspettiamo che sia grande?”
Più tardi, sempre da zia – sempre vicino ai gianduiotti, ho trovato Ken Parker e Martin Mystere… Pero’ non riesco a scrollarmi di dosso l’impressione che i fumetti facciano ingrassare.

Cosa ti ha fatto scattare la molla di scriverli?
Mah, sai: avevo un nonno pittore, un nonno adottivo. Era un simpatico parassita che fumava, beveva, dipingeva e con i proventi della vendita dei quadri si pagava il bere e le sigarette. Per il resto viveva a scrocco da mia nonna che faceva l’operaia. “Cattivo, cattivo!”
é stato l’unico nonno che ho avuto ed è stato un buon nonno: mi ha avviato al disegno e non al vino e alle sigarette. Io gli ho voluto molto bene ma mia mamma non lo sopportava e non voleva certo che seguissi le sue orme. Quindi fin da bambino ho maturato l’idea di fare fumetti, che mi pareva po’ un compromesso tra un lavoro “vero” e il disegnare. Mamma non ha mai approvato questa mia scelta.

Sei autodidatta o hai fatto scuole d’arte o di fumetto?
Sono, come quasi tutti i fumettisti che conosco, autodidatta. Ho seguito un solo breve corso di fumetti nel ’92, presso un centro giovanile di Forlì. Dieci o dodici lezioni, credo. è stato un corso breve ma molto importante perché lì ho conosciuto due grandi amici Christian (Dalla Vecchia) e Domenico (Neziti) e il nostro indiscusso maestro Davide (Davidone) Fabbri.

Cosa pensi delle scuole specializzate, possono aiutare un aspirante autore?
In generale credo che un corso possa dire al giovane fumettista, in poche pochissime lezioni, cosa deve e cosa non deve fare. Ma poi sta a lui farsi le ossa disegnando e pubblicando. Quindi un corso di fumetti può essere una buona cosa per entrare un po’ nel giro (e magari capire che non è il tuo giro e lasciare rapidamente perdere). Poi pero’ è molto meglio andare a bottega da un professionista e fargli da aiutante per uno, due (o ventisei) anni. Poi, come per tutte le cose, uno si mette in proprio, e fa i suoi errori… Piuttosto consiglierei a questi aspiranti fumettisti di seguire degli stages di fumetto: ultimamente ne organizzano parecchi, un po’ ovunque, in occasione delle mostre di fumetto e sono sempre e regolarmente recensiti su www.afnews.info. L’anno scorso ne ho seguiti diversi e mi sono sempre trovato molto bene (Montimages, RiminiComix…). Sono brevi, intensi, spesso GRATIS, divertentissimi, molto MOLTO utili e ci conosci un sacco di gente fantastica. Un applauso per la parola GRATIS!
Per esempio, a fine luglio a Pescara, c’é un Workshop di Fumetto GRATIS all’interno di I…ludiamoci, “Manifestazione (GRATIS) di Giochi, Telematica, Fumetti e Letteratura” (www.illudiamoci.net). Il docente è un giovane e brillante fumettista dislessico, tale Gabriele Naldi… Partecipate numerosi!

Il tuo registro principale è chiaramente quello umoristico, calato nei più svariati ambienti grazie alla possibilità di calare i personaggi in ogni possibile epoca e contesto. Un genere, quello comico per adulti, che pero’ non sembra avere un grande successo in Italia – tolto Lupo Alberto e poco altro. Come mai secondo te?
La mia impressione è che in Italia si produce molto e anche bene, solo che le produzioni sono concentrate su due poli: Disney (fumetto per bambini) e Bonelli (fumetto per adulti) – ed Eura, che largamente adotta la formula bonelliana. Questi due colossi non si estendono in quella zona intermedia che è il fumetto per Ragazzi e dove io idealmente mi colloco con le mie storie.
Intendiamoci: trovo che ci siano ottime storie “adulte” anche in casa Disney (penso al Topolino di Faraci) e ottime storie umoristiche in casa Bonelli (il BVZM a colori su tutti…) pero’ sono e rimangono eccezioni. Ultimamente poi ho visto delle proposte molto interessanti che vanno in quella direzione (penso a Monster Allergy, Titeuf e Wonder City) e che promettono bene. Diamogli tempo.
E poi perché “umoristico per adulti”? Io leggevo Lupo Alberto già a 7-8 anni.

Qual è il tuo lavoro più recente?
Guarda: giusto ieri c’é stata la presentazione ufficiale del volume AVVENTURA A FALCONARA – Il tesoro romano. è stata un’esperienza FAN-TA-STI-CA. Allora: torniamo un attimo indietro…
Ehm ehm. I Credits:
Storia: Fabio Manini/ Franco Spiritelli
Disegni: Giancarlo Alessandrini, Mario Rossi, Stefano Babini & io.
Colori: Fabrizio Pasini
Come vedi eravamo una squadra bella grande con dei disegnatori di indiscutibile prestigio (& io) e il prodotto è stato un bell’albo alla francese (grande formato, a colori, copertina rigida) che racconta, sul filo di un’avventura di fanta-archeologia, la storia di Falconara.
é un bel lavoro che, anche in questo caso nasce su di un lungo e proficuo rapporto tra città e fumetto: e il merito di questo va a Fabio (Falconarese d.o.c.) e a Franco (FumodiChinaro d.o.c.) che da oltre 20 anni, in condizioni più o meno pionieristiche hanno promosso con il Comune la “Mostra mercato del Fumetto di Falconara”.

Come hai fatto ad entrare in questo “dream-team”?
Passione, sacrifici, un lungo apprendistato… CULO, puro culo!
Il caso ha voluto che Pino Rinaldi, il terzo dei grandi artisti che dovevano disegnare la storia, abbia avuto un imprevisto dell’ultimo momento e abbia dovuto dare forfait. Così gli organizzatori si sono rivolti, un po’ in extremis, all’ottimo Stefano Babini che, già gravato da mille impegni, mi ha chiamato per dargli man forte con le sue (16) pagine. Quindi il mio unico merito è stato essere disponibile, preparato e di essermi buttato in questa impresa con slancio (anche se ripensandoci forse era più incoscienza). Inizialmente il mio ruolo doveva essere piuttosto marginale ma poi, incalzato dalle scadenze, mi sono trovato a fare pagine intere e Stefano, che è una persona di ineccepibile correttezza, ha insistito che venissi riconosciuto tra gli autori. Grazie grazie grazie.

Com’é stato lavorare con questi grossi nomi del fumetto italiano?
é stata un’esperienza fantastica e difficilissima. Difficilissima perché dovevo amalgamarmi con lo stile realistico degli altri (mentre io sono in sostanza un disegnatore umoristico), fantastica perché finalmente ho lavorato fianco a fianco con altri autori. Sai: in genere io realizzo sia la trama che i disegni delle mie storie per cui il mio è un lavoro molto solitario. Ho un riscontro effettivo con i lettori solo quando il fumetto è pubblicato. Ogni volta è un po’ una scommessa, un volo cieco: “Staro’ facendo la cosa giusta? Piacerà?” E poi sia con Spiritelli, Manini (l’altro sceneggiatore) e Stefano c’é sempre stato un ottimo dialogo. C’era in tutti noi la costante preoccupazione di lasciare spazio al lavoro degli altri: di non snaturare la storia nel disegnarla, di non coprire il disegno a matita durante il ripasso a china… Anche in questo sono stato MOLTO fortunato.

Sergio e Sofia nasce sotto la tutela del comune di Imola, mentre ora stai producendo materiale per il comune di Falconara. Non succede molto spesso che la politica si accorga del fumetto!
é vero: i politici raramente si accorgono del fumetto. Talvolta si rivolgono a singoli autori molto affermati, e li chiamano, una tantum, per far vedere che “siamo vicini ai giovani”. SIGH!
Le due esperienze a cui ti riferisci invece PER FORTUNA sono una cosa diversa e più sana, perché nascono “dal basso” e sono il frutto di collaborazioni decennali tra i Comuni e le associazioni di appassionati che quotidianamente, da anni, gli rompono le scatole con le loro proposte. Esperienze radicate nel territorio, iniziate in sordina e cresciute gradualmente, su una reciproca fiducia.
A Imola, dove nacqui e vivo, sono stato in prima linea fin dal 1995, quando ho iniziato a promuovere delle attività legate al fumetto con l’ARCI e il Comune: mostre, proiezioni e corsi per ragazzi… Così si è formato un gruppo di disegnatori (primi tra tutti Domenico e Christian) che ha dato vita a una fanzine di soli fumetti: MATITE MATTE (un’eccellente fanza ciclostilata a costo quasi zero dalla gloriosa e defunta Stamperia Comunale – 13 numeri) Dopo, ma solo dopo, ho proposto SERGIO E SOFIA (4 numeri).

Com’é il rapporto con il comune e i responsabili?
Ora qualcuno puo’ pensare che sono fortunato perché vivo in una città che ama e promuove il fumetto (“un’isola felice”) e si immagina la seguente scena. La mattina mi telefona il Comune e mi dice: “Allora Gabriele anche quest’anno vorremmo pubblicare un fumetto per il Baccanale. Ce lo fai tu? Pagato naturalmente!”
La vera verità:
Con molti mesi di anticipo stendo una bozza di progetto e la mando in Comune. Silenzio…
Allora stendo la sceneggiatura, una bozza della copertina e la porto in comune. Silenzio…
Allora disegno uno story-board dettagliato con tanto di dialoghi letterati. Ecco qualcosa che possono realmente leggere e valutare: “Bello, ma è ancora presto. Non sappiamo se RIMARRANNO i soldi per coprire le spese di pubblicazione.”
Allora inizio a disegnare le tavole definitive perché altrimenti, anche qualora si trovassero i soldi per le spese di stampa, non riuscirei a finire tutto in tempo.
I soldi RIMANGONO e pubblichiamo il nuovo SERGIO E SOFIA (2000 copie). Mille rimangono a me come da contratto e mi ripagano (?) dei due mesi di lavoro affrontati.
Fatta questa bella filippica pero’ devo dire che SONO STATO FORTUNATO perché non è che qualsiasi terreno, una volta dissodato, arato, seminato, sarchiato, concimato ed innaffiato dia frutto. Il mio Comune è (per fortuna) “sano”. Sia chiaro che se invece di rompergli continuamente l’anima IO ci andava, putacaso, un appassionato di farfalle… invece di SERGIO E SOFIA il Comune pubblicava un bel catalogo di farfalle. Ed è giusto così.

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