Il fumetto come improvvisazione dal vivo

Il fumetto come improvvisazione dal vivo

Può il fumetto essere un valido mezzo di comunicazione dal vivo? Prendendo spunto da un'esibizione di Gianluca Costantini, mettiamo in luce alcune potenzialità.
dall'esibizione di Costantini

Il fumetto nasce tra le porte chiuse di uno studio , con matite e chine su un tavolo da disegno. Botteghe artigianali o laboratori artistici, quel che arriva ai lettori è il risultato filtrato attraverso la pagina stampata. La riproduzione, d’altra parte, è secondo alcuni critici uno degli elementi essenziale per definire il fumetto.
Sono rare le occasioni per conoscere di persona gli autori, soprattutto alcuni autori che raramente frequentano le manifestazioni fieristiche, ancora più rari i momenti nei quali è possibile vederli al lavoro.
Ricordo di aver visto qualche anno fa un filmato nel quale Andrea Pazienza dava forma a una delle sue tavole, e mi colpì enormemente quella fluidità e quella naturalezza nella costruzione di linee e volumi.
Qualcosa di simile mi successe anni addietro, recuperando un filmato nel quale un poco più che ventenne Wayne Shorter suonava nei Jazz Messengers di Art Blakey, con un’energia che oggi si faticherebbe a riconoscergli.
Ma la musica ha nella rappresentazione davanti a un pubblico uno dei suoi elementi cardine. Nel fumetto, al contrario, la riproduzione viene dopo la performance, il processo è ribaltato.

Il 12 luglio, Gianluca Costantini ha messo in scena il proprio talento in un contesto particolare: chiuso nella (ex)cella di un (ex)carcere fiorentino, oggi restituito alla cittadinanza come luogo di aggregazione. Dell’autore erano visibili attraverso riproduzioni video soltanto le mani al tavolo da disegno. Il tema, nucleo dell’improvvisazione artistica, era la libertà individuale, o meglio, la negazione del diritto primario dell’uomo di essere libero, e di mantenere la propria dignità malgrado la prigionia. Viene alla mente Guantanamo, naturalmente, ai diritti negati in nome di torture inconcepibili (ed è dato recente la conferma che l’intelligence della civilissima Inghilterra ha partecipato attivamente a queste attività disumane insieme a quella statunitense). Ma la memoria torna anche alle prigionie delle dittature dell’America Latina (il film Garage Olimpo ne diede una rappresentazione cruda e necessaria), alle torture naziste o ai dati della cronaca italiana, che segnano un’escalation continua di suicidi nelle nostre carceri a causa delle tremende condizioni di prigionia.

l'esibizione privata di Costantini veniva proiettata al pubblico

La performance di Costantini si inserisce organicamente nel progetto G.I.U.D.A., che attraverso il fumetto (e altre arti nobili) cerca di dare voce all’impermeabilità concettuale del territorio in cui viviamo, un territorio che è per lo più sfruttato, utilizzato acriticamente, senza un’elaborazione che possa far emergere il senso simbolico, sociale e culturale che esso possiede.
G.I.U.D.A. sembra voler restituire senso ai luoghi: la performance dal vivo, nell’ex carcere (ed ex convento) fiorentino, appare come un’occasione perfetta.

Ma il fumetto come esibizione dal vivo ha valore? Quali obiettivi può prefiggersi?
È noto, il fumetto in Italia vive di un’invisibilità culturale profonda, che non scalfisce minimamente i luoghi della quotidianità dell’opinione pubblica. Un’invisibilità che è impermeabilità concettuale e che va ben oltre i dati di vendita (che, a ben guardare, potrebbero dire di una presenza ben più importante). Il vuoto riguarda le dinamiche culturali del fumetto come forma di comunicazione, che si incuneano in una crisi culturale ben più ampia e strutturale. Proprio come il territorio di cui sopra, esso è per lo più consumato, sfruttato come forma di piacevole evasione senza che di esso il lettore (il consumatore) ne metabolizzi forme, idee e dimensioni simboliche. Si tratta di un’eredità che arriva da lontano, che nel tempo ha mostrato alcuni segnali di importanti aperture.  Si pensi all’epoca delle riviste, dove il fumetto diventava elemento strutturale di dinamiche contro-culturali; si pensi all’eclatante fenomeno di costume che fu Dylan Dog. Ma che sostanzialmente ritorna regolarmente nel silenzio. E non basta, per ora, un sommovimento trasversale e interessante che attraversa le librerie di varia, alcuni quotidiani e alcuni intellettuali (se ancora esistono) per parlare di un cambiamento reale di questo status quo.

Uno degli elementi che danno vita a questa eredità è la distanza profonda che esiste tra il fumetto e la nostra quotidianità. L’impostazione avventurosa o umoristica dei fumetti più consumati rende spesso difficile agli autori rappresentare il nostro quotidiano, permettere quella che è una delle potenzialità delle forme artistiche, ovvero un processo di rielaborazione della vita, attraverso la sensibilità e il punto di vista degli autori stessi. E impone al lettore (che in questo caso è vittima e artefice) un modo di concepire il fumetto mono-dimensionale e per lo più inconsapevole.
Costantini coglie quindi un punto essenziale: chiudere un anello, tra quotidiano e rappresentazione fumettistica. Il pubblico presente alla manifestazione, può accorgersi che il fumetto ha la capacità (direi la necessità) di nutrirsi della vita vera e, al contempo, può essere un valido modo per riflettere su di essa.

dalla storia di Toffolo per 24HIC

Ma la performance a fumetti ha altri valori potenziali. È anche l’invisibilità dell’autore a essere messa da parte. Il fumettista si mette in scena, e mostra agli occhi del pubblico come nasce un fumetto. Costantini ha scelto l’improvvisazione, proprio come hanno fatto negli ultimi anni centinaia di autori che hanno partecipato alla maratona del fumetto, la 24 Hour Italy Comics, di cui LoSpazioBianco.it è stato ideatore e promotore. Il pubblico osserva fiorire un fumetto, lo vede manifestarsi in punta di china, lo vede prendere vita. E, tenuto conto della forte componente personale che caratterizza l’espressione a fumetti, il pubblico partecipa di un dialogo diretto con l’autore, in tempo reale. La performance quindi rompe l’incantesimo del consumo solitario e in differita del fumetto e veicola emozioni anche profonde, collegate alla sorpresa di vedere come si fa, cosa succede, come nasce. Possono emergere passioni, innamoramenti inaspettati.

L’improvvisazione è una scuola espressiva e di vita nobile e rara che attraversa un po’ tutti gli approcci artistici, ma che sembra meno percorsa nel fumetto. Richiede un atteggiamento di apertura all’inatteso che si fonda su una preparazione tecnica solida e metabolizzata. Più la preparazione tecnica è costruita e, come dire, dimenticata, più è possibile aprirsi alle possibilità che il momento della performance suggerisce, in rapporto a quel che accade internamente, nel proprio mondo intrapsichico, e a quel che avviene all’esterno, nel contesto in cui si è inseriti. Costantini ha utilizzato ispirazioni diverse, suggerite o esplicitate anche al pubblico, come foto tristemente famose di soprusi e umiliazioni, o documenti audio di dichiarazioni, confessioni e racconti altrettanto forti.
Il fumetto può essere una forma espressiva rapida e povera, che attraverso pochi tratti e pochi strumenti permette di dar forma a un mondo simbolico complesso. Questa economicità favorisce l’approccio improvvisativo, in luoghi e situazioni diverse. Sempre che si abbia qualcosa da raccontare.

dalla storia di Toffolo per 24HIC

Importante chiedersi, infine, cosa resta oltre la performance. L’atto creativo dell’improvvisazione a fumetti, pensato e realizzato in un determinato contesto e momento, ha dignità e valore nel tempo, a esibizione conclusa? La velocità e la sintesi utilizzate possono comunque dare forma a un fumetto a tutto tondo, che possa vivere nella sua forma più consueta, sulla pagina stampata? O al contrario, si tratta per lo più di opere destinate a esaurirsi nella performance? Le possibilità, ovviamente, sono molteplici e molto dipende dal tipo di approccio utilizzato dall’autore. Costantini ha scelto singole tavole discontinue, collegate dal tema di fondo e dall’approccio visivo. Rimarranno vive nel tempo attraverso altri utilizzi? Hanno la forza di esistere al di là del ricordo o della testimonianza dell’evento?

dalla storia di Toffolo per 24HIC

Un esempio di trattamento diverso e interessante ci arriva dalla prima 24 Hour Italy Comics del 2005. Davide Toffolo realizzò per l’occasione una storia di mimesi teatrale in piena ispirazione improvvisativa. Quell’originale, decisamente criptico ma evocativo, è stato stampato sul volume che riaccoglie tutte le storie di quella prima, celebre edizione. Successivamente, l’autore decise di rimaneggiare quelle tavole e di utilizzarle come canovaccio per un nuovo lavoro, Tres, nel quale la storia venne ricontestualizzata per assumere nuove forme e significati. È un buon esempio di rielaborazione di materiale realizzato attraverso l’improvvisazione, che evidenzia anche uno dei punti di maggior forza del fumetto, la sua continua metamorfosi, la sua origine geneticamente multiforme, meticcia e non definitiva. Un’arte viva, insomma, che manifestandosi concretamente alle persone, dal vivo, può mettere in moto nuove intuizioni culturali e nuove curiosità.

In fondo, sono stato uno dei fortunati osservatori, in qualità di organizzatore, della 24 Hour Italy Comics milanese, e posso testimoniare della prima genesi di Tres, dei dubbi e delle convinzioni di un Toffolo davvero ispirato.

La dimensione dal vivo della creazione a fumetti è un’area tutta da esplorare, soprattutto in Italia, ma che può rappresentare una risorsa importante per diffondere le potenzialità del fumetto e avvicinare nuovi lettori. D’altra parte, può essere anche un modo per confermare agli autori, agli editori e a tutti gli appassionati quanto il fumetto abbia bisogno di nutrirsi di attualità e del quotidiano.

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