Parliamo di: “Confini Proibiti”. Là dove le merci viaggiano liberamente, ma gli uomini no
Con: Marta Gerardi
Leggendo: Destinazione FreeTown (BeccoGiallo 2012). Testi di Raul Pantaleo e disegni di Marta Gerardi
Guardando: Sexy Shopping di Antonio Benedetto e Adam Selo; Two at the border di Tuna Kaptan e Felicitsa Sonvilla; Legge 52 di Souheil Bayoudh
Dopo la chiacchierata con Zerocalcare della scorsa settimana, il secondo incontro della rubrica “Fumettisti dall’Oblò” è con Marta Gerardi, autrice insieme a Raul Pantaleo di Destinazione FreeTown, edito da BeccoGiallo nel 2012. In occasione della rassegna di docu-film e graphic novel Oblò. Sguardi sulla realtà tra cinema e fumetti, i disegni live della fumettista sono stati accompagnati in sala dalle voci di Luca Bertolino (Razzismo Stop), di Gianpaolo Musumeci e Andrea di Nicola, autori del libro Confessioni di un trafficante di uomini, e dalla testimonianza di Mario Pizzali, medico internazionale di Emergency.
Proprio Pizzali, portando la sua testimonianza dalla Sierra Leone, sottolinea la capacità di Destinazione FreeTown di cogliere con assoluta lucidità la situazione africana, dalle migrazioni alle emergenze sanitarie.
Povertà la chiamano; è vero, ma sono stato più povero nella solitudine delle città del ricco nord, ricevendo la compassione disattenta di qualche passante. Quella è povertà.
Queste le motivazioni che hanno spinto Khalid, il protagonista di Destinazione FreeTown, a compiere un viaggio insolito non tanto per la tratta, che è quella tragicamente nota che collega l’Africa all’Italia, quanto per la direzione, quella del ritorno verso Sud, verso la Sierra Leone. Oggi più che mai questo racconto di Gerardi e Pantaleo sembra tristemente attuale, con i disastri e i naufragi che non cessano di inanellarsi nelle pagine di cronaca, mentre le leggi europee sembrano non essere in grado di seguire lo stesso pressante passo delle catastrofi, restando inesorabilmente indietro, incapaci di offrire l’aiuto necessario.
Ancora una volta un fumetto edito da BeccoGiallo coglie degli argomenti caldi, anzi roventi della nostra attualità. Nel fumetto di Gerardi e Pantaleo si parla non solo dei flussi migratori, andando a vedere al di là del mare, quali sono le ragioni che spingono migliaia di persone a pensare alla fuga come unica via di salvezza, disposti a mettere a repentaglio la propria vita per una speranza; ma si tocca anche la questione dell’urgenza sanitaria, attraversando le assurdità della guerra. Gli ospedali e le strutture di Emergency di Port Sudan, Khantoum, Nyala, Bangui, lungo il tragitto dalla Libia alla Sierra Leone, passando per il Sudan e la Repubblica Centrafricana, segnano il cammino del protagonista sino a condurlo nella sua città natale, Freetown. Sono, fuor di metafora, vere e proprie oasi “di fratellanza tra utopia e realtà” che portano indispensabile aiuto medico-sanitario gratuito in un deserto di povertà e abbandono. Khalid con la sua esperienza ci guida in questo viaggio tra le contraddizioni del mondo contemporaneo, in cui i beni non conoscono confini, mentre le persone sono costrette a rivolgersi al mercato nero per comprare un biglietto “verso nord”; ci insegna che merci e speranze viaggiano sì sulla stessa rotta, ma a velocità e condizioni estremamente diverse.
Come in Architetture resistenti (BeccoGiallo) quello che colpisce del linguaggio di Marta Gerardi è l’attenzione alle costruzioni degli scenari, dei luoghi, la cura nei dettagli che costituiscono gli spazi e gli edifici: sotto l’evidente influenza del linguaggio dell’architettura mutuato dallo studio Tamassociati di Pantaleo, Marta riesce infatti a creare un ibrido molto interessante con quello del fumetto, sfiorando in alcuni punti anche lo stile tipico dell’infografica. Anche i testi di Pantaleo, traendo spunto dal diario del viaggio che ha realmente compiuto lavorando negli ospedali di Emergency in Africa, riescono a restituire con vivida sensibilità le vibrazioni dei luoghi attraversati da Khalid, disegnando con le parole immagini a tratti poetiche.
Dopo la deriva che, a bordo di un gommone, l’ha portato in Italia, terra promessa inesorabilmente deludente, Khalid torna protagonista della propria esistenza, e proprio nella struttura di Emergency di FreeTown ritrova una sua direzione nel mondo lavorando come infermiere.
“Come si conclude una storia come questa?” ci si chiede nelle ultime tavole, ma la risposta è semplice “non la si conclude, perché, per Khalid questa fine è solo un inizio“, si spera.
Una domanda a Marta Gerardi
Se il fumetto è l’oblò da cui guardi il mondo, cosa appare diverso al di là del vetro?
Marta Gerardi: Innanzitutto il fumetto mi permette di immaginare mondi diversi e, pur non avendo la possibilità di viaggiare con Raul, di visitarli. Attraverso i miei personaggi e le loro storie riesco a creare altri luoghi e a sperimentare quelle realtà con la mia immaginazione. Così come un attore può interpretare personaggi sempre nuovi, in un certo senso anch’io creando i miei li faccio recitare in un teatro, di cui però posso cambiare l’ambiente passando da un luogo a un altro. Me lo dice anche Raul che gli ricordo Salgari… anche lui nei luoghi dei suoi racconti non ci era mai stato, eppure riusciva a viverli e farli vivere, raccontandoli era come se li avesse vissuti davvero. Così è anche per me, attraverso i miei fumetti.
Al prossimo martedì per il terzo appuntamento di “Fumettisti dall’Oblò”.