Durante un incontro sull’economia equosolidale, Paolo Castaldi ha raccontato le fasi di lavorazione di Chilometri Zero, suo ultimo lavoro per Becco Giallo, per cui l’autore ha realizzato una sorta di carnet de voyage che descrive sette realtà italiane d’eccellenza.
Chilometro Zero è un diario di viaggio, una sorta di reportage a fumetti, quindi come prima cosa non aspettatevi un fumetto con una trama che si porta avanti su tutte le pagine. Sono sette capitoli dove si descrive il mio incontro con alcune realtà, una per ogni capitolo. Esse comprendono tutto lo spettro della nostra vita quotidiana, quindi l’energia, l’alimentazione e così via. L’idea di questo diario di viaggio è nata insieme agli editori che da dieci anni raccontano di cronache e personaggi che si sono mossi nel sociale con il linguaggio fumetto. Parlando con loro si è discusso della volontà di fare un libro sull’economia solidale perchè a entrambi interessava. […] All’inizio non riuscivo a trovare una chiave di lettura; non volevo rendere troppo pesante il volume, quindi insieme ai ragazzi Bio Rekk, gasdotto di Padova, abbiamo deciso di fare un diario di viaggio, contattando delle realtà che sono identificative di un determinato argomento, andandole a incontrare e buttando giù le mie sensazioni. Quindi ho disegnato anche sul treno e ho realizzato tutto in maniera molto estemporanea per evitare l’effetto libro di testo. La nostra idea è quella di portare a più lettori possibili il significato di economia equosolidale, perché secondo noi è un alternativa valida, probabilmente l’unica possibile per evitare situazioni di non sostenibilità. Abbiamo perciò contattato queste realtà che si sono rivelate molto disponibili a incontrarmi.
A proposito delle realtà incontrate dall’autore, egli ha affermato:
In realtà ho trovato ambienti molto simili e persone che non avevano quel modo di fare presuntuoso che crea fraintendimenti quando si parla di economia solidale. Di solito chi si occupa di economia solidale spesso è visto così. Invece mi sono trovato di fianco a delle persone semplici che avevano solo voglia di raccontare la propria esperienza e che quindi erano tutte piene di ottimismo, sensazione che non sempre si respira nella società comune. Non erano ne comunità isolate ne avevano una visione così pessimista della situazione; erano convinti che nel loro piccolo la loro realtà si poteva replicare come hanno fatto loro stessi. Nessuno di queste persone ha inventato nulla; il cohousing di Fidenza non è il primo cohousing d’Italia, loro l’hanno osservato a Bolzano e l’hanno replicato a Fidenza. Quindi ho trovato un’Italia molto più unita rispetto a quello che ci immaginiamo.
Poi, a proposito dei diversi stili utilizzati durante tutto l’arco del fumetto:
Come prima cosa avevo la voglia di differenziare i capitoli del libro anche visivamente in maniera molto netta in modo che, anche sfogliandolo velocemente, non avesse un’anima sola. Poi avevo bisogno di divertirmi e di sperimentare, realizzando cose sempre nuove. Perciò la ragione è più prettamente personale ed è collegata alla possibilità di sperimentare nuove tecniche e di sfruttare i pochi materiali che avevo. Unica eccezione è il capitolo su GenuinaGente, in cui parlo di una realtà che promuove l’agricoltura sostenibile nel Parco Agricolo Sud di Milano, il capitolo più casalingo del volume, che invece ha una grafica tutta ispirata al logo di EXPO, caratterizzato da dei disegni composti da quadrati. Lì la scelta è stata più ragionata, mentre in altri casi mi trovavo con quel tipo di fogliacci, con quel tipo di pennarello ed è stato fatto tutto così. Per ogni capitolo mi sono inventato un tipo di segno ma senza avere il peso di fare il disegno bello, che piaccia a tutti.
L’autore spiega poi così la sua scelta di trattare argomenti in prima persona o in maniera più distaccata.
A volte il fatto di inserirmi diventa un espediente narrativo per dare quella sensazione di reportage. Altri fumetti che sono reportage hanno l’autore presente nelle vignette, basti pensare a Joe Sacco che si rappresenta in tutti i suoi libri, dando proprio l’idea del documentario. Nei punti in cui non appaio invece la mia scelta è stata quella di mantenere una narrazione un po’ più didascalica perché i concetti erano più difficili, come quando spiego la realtà GenuinaGente, per esempio.
Il lavoro che ha impegnato Paolo Castaldi in un viaggio in lungo e in largo per l’Italia, fermandosi circa un paio di giorni per realtà e portandolo a compiere anche 3000 Km in regionale nel giro di otto giorni, si discosta molto dai suoi graphic novel precedenti.
Del libro su Volonté sono solo disegnatore, per quanto la sua figura mi affascini moltissimo, riguardo Maradona, ho utilizzato la sua figura per parlare di alcune problematiche particolari. Ovviamente si tratta di lavori più classici; non è stato facile ideare Chilometri zero proprio perché volevamo evitare di creare un libro didascalico.