Dopo aver realizzato la copertina del Dylan Dog Color Fest #19, intitolato Favole nere, Jessica Cioffi, in arte Loputyn, scrive, disegna e colora la propria favola dai risvolti oscuri. La giovane illustratrice e fumettista collabora per la terza volta con la casa editrice Shockdom, pubblicando Francis, un volume che evidenzia alcuni legami con le due opere che l’hanno preceduto: il “manga italiano” Cotton Tales e l’artbook Loputyn.
A testimonianza di uno stile personale in costante affermazione, si rincorrono echi che risuonano sia dalla raccolta di illustrazioni che dalla storia d’esordio, qui portati alla fusione in una voce unitaria. Infatti, oltre alla ripresa visiva della Lolita fashion e alla presenza di suggestioni dal sapore horror, è palpabile già dall’incipit l’atmosfera fiabesca che avvolge una narrazione delicata, ma talvolta graffiante, fatta di veloci inseguimenti e soste rinfrancanti, come se la sfuggente natura di Francis, lo spirito oscuro che dà nome al fumetto, riuscisse a impossessarsi dell’andamento della trama.
Eppure, a essere insondabile non è tanto la personalità dell’incorporea creatura evocata, quanto l’interiorità della vera protagonista, Metillia. Giovane, dotata di quella bellezza un po’ imbronciata e maliziosa che attrae e allontana allo stesso tempo, capace di accendersi, sorridendo teneramente, e di spegnersi all’improvviso con lo sguardo perso nel vuoto, questa strega è chiamata a gareggiare con l’amica Camelia, il prototipo dell’allieva modello.
Altrettanto non si può dire di Metillia: poiché ha trascorso l’ultimo mese tra ozio e feste, la nostra adolescente dai capelli viola giunge impreparata e sbronza alla notte prima degli esami necessari per la selezione della nuova capoclan, con l’idea di trasgredire le regole e richiamare un alleato attraverso un incantesimo.
Francis inizialmente prende le sembianze di una volpe, per poi mutare continuamente. Il cambiamento fisico è per Loputyn lo strumento utile per analizzare i personaggi e i loro rapporti, per creare una storia che dia consistenza al passato di entrambi, umana ed essere soprannaturale. Il velo che riveste le origini del secondo non viene mai interamente squarciato, tuttavia a scricchiolare è soprattutto la caratterizzazione della protagonista, nel momento in cui viene accennato ma non risolto il problema che impedisce a Metillia di costruire relazioni, se non quella con Camelia, comunque sottomessa al vaglio del dubbio.
Lo spirito cerca di sondare l’intimità della ragazza, ricordando il Dioniso delle Baccanti che, davanti alla platea, rimprovera Penteo: “Tu non sai come vivi, non sai cosa vedi, non sai neanche chi sei“. Il punto è che non lo sa nemmeno il lettore, perché il “nero” racchiuso nel petto della strega rimane tanto metaforico e ineffabile quanto privo di contestualizzazione e fondamento. Le interpretazioni sono molteplici, dal dilemma adolescenziale all’ineluttabilità di un’eredità arcana, passando per i ricordi di un isolamento sia forzato che autoimposto. L’impressione, però, è quella che la questione, sebbene stimolante, sia solamente accennata e non sviluppata, forse per motivi di spazio.
Detto dell’atmosfera fiabesca, non passa inosservato il fatto che questa sia trasmessa soprattutto grazie all’arte di Jessica Cioffi, il cui talento si materializza in ogni pagina. Gli ingredienti per la pozione sono stati selezionati con cura: un tratto dolce, ma versatile nel momento in cui, senza rinunciare all’eleganza, s’ispessisce per rendere manifeste le emozioni provate dai personaggi; una mimica facciale affidata a occhi e labbra, mai immobili, come insegnano i mangaka, sebbene l’autrice preferisca la moderazione all’esagerazione espressiva; un gioco tra ciò che si mostra sfumato e i dettagli ricchi di fisicità, come le foglie vorticanti o le pieghe del pesante vestito, che ricorda un cielo stellato, indossato da Metillia; un filo non rosso, ma nero, significativo perché unisce i protagonisti, mentre danzano aggressivi da una vignetta muta all’altra; una serie di architetture oblique contrapposte ai paesaggi profondi, ma comunque opprimenti per la negligente apprendista, simboli di uno spazio che deve esistere al di fuori del tempo; un’alternanza di inquadrature dal basso e dall’alto, con frequenti primi piani dall’intento introspettivo; infine una spruzzata di sensualità apprezzabile nelle posture delle streghe, nella nudità mai volgare o ingombrante, nel segno arrotondato e conturbante di Loputyn.
La sceneggiatura, di per sé molto semplice e corredata da scambi di battute elementari, valorizza l’innegabile potenza visiva del fumetto, soprattutto in quei casi in cui – senza dialoghi né gabbia – le immagini a piena pagina lo rendono più simile a un artbook. Il supporto cartaceo scelto per la pubblicazione, in virtù della porosità del foglio, si rivela particolarmente adeguato alle tinte pastello con le quali l’aura onirica e fantastica del racconto assume un’ossimorica fisicità. Nonostante ciò, così come sembra impossibile frenare con la rilegatura l’esuberanza di Francis, rimane la sensazione che la narrazione non abbia espresso tutto il proprio potenziale.
Sarebbe piacevole e interessante leggere un secondo volume, nel quale raccogliere quanto seminato finora, approfondendo la personalità di Metillia e accompagnandola nel suo viaggio di scoperta interiore.
Abbiamo parlato di:
Francis
Loputyn (Jessica Cioffi)
Shockdom, marzo 2017
96 pagine, brossurato, colori – 16,00€
ISBN: 9788893360494