Don Camillo: il ritorno del monsignore oscuro

Don Camillo: il ritorno del monsignore oscuro

Barzi, Locatelli e Villa realizzano “Don Camillo. Un notturno che non fa dormire”, dove si sviluppa l’incontro tra il sacerdote di Guareschi e Diabolik, due icone del Novecento italiano.

L’adattamento integrale del Don Camillo di Giovannino Guareschi a fumetti per ReNoir, ad opera dello sceneggiatore Davide Barzi e di un nutrito pool di disegnatori, è un’impresa imponente di cui abbiamo avuto modo di dar da conto.

Questo capitoletto collegato alla saga, pubblicato da Cartoon Club in collaborazione con ReNoir, è però qualcosa di decisamente particolare: infatti in questo racconto Guareschi ci narra di un potenziale incontro tra il suo prete anticomunista e “una specie di Diabolik”.
La novella in questione è del 1966, quando il ladro in calzamaglia dei fumetti operava già da cinque anni, con grande successo: ovviamente il sacerdote non incontra il vero criminale di Clerville, ma un giovane satanasso comunista che, per una delle sue bravate, si è vestito come lui. Siamo quindi nel Guareschi più tardo, quello di Don Camillo e i giovani d’oggi, dove allo scontro coi comunisti si sostituisce quello con i primi prodromi del ’68, incarnati dalla incontenibile nipote Cat.

L’occasione è quindi particolarmente ghiotta per una trasposizione fumettistica che, decisamente più di altre volte, gioca su sottili ironie metanarrative, particolarmente care a Barzi come sceneggiatore. Non è ad esempio certo un caso il nome di Pasolini gridato dalla folla nella prima vignetta, dato che Guareschi fu impegnato in un “match pugilistico” a livello filmico con lo scrittore antagonista (che diede in seguito forfait, impedendo la pubblicazione della pellicola). La stessa Cat – che ricorda Eva Kant per lo chignon – porta un vestito a decoupage di vignette di Diabolik, una reale moda del periodo derivata dalla Pop Art e dal suo sdoganamento dei comics.

Le canzoni inserite nel testo, l’aspetto dei nuovi protagonisti, le copertine e singole inquadrature sono tutte citazioni precise – da Diabolik per il fumetto, dalla cultura anni ’60 per gli altri aspetti – puntualmente spiegate nelle ricche schede conclusive tipiche di questo filologico adattamento. Addirittura, il paesello immaginario di Don Camillo assume in questo numero l’aspetto di Brembio, paese natale di Gino Marchesi, creatore grafico di Eva Kant.

Il formato di pubblicazione e, di conseguenza, il montaggio della tavola, rimandano poi a quello dei pocket italiani, inaugurato appunto da Diabolik, da cui riprende anche l’uso dei retini e un certo più accentuato dinamismo: ben reso dal notevole lavoro di Alberto Locatelli, Marco Villa e Tommaso Arzeno, che illustrano questo numero. Gli autori riescono a trovare un buon equilibrio tra un segno coerente col resto della serie – in modo anche da rendere ragione delle minuziose citazioni disseminate nel racconto, che si sviluppano prevalentemente in chiave visuale – e lo stile “diaboliko” che riescono a imprimere a questa avventura.

Il disegno inoltre svolge un ruolo fondamentale nel rendere, tramite lo studio di espressioni e la recitazione dei personaggi, il particolare “tono emotivo” vagamente malinconico di questa storia, peraltro comune nei racconti di quell’ultima raccolta da cui è tratta.

Don Camillo infatti vi appare sempre più indifeso nei confronti del nichilismo dei giovani beat, sprezzanti sia dei valori della chiesa che del comunismo, di quelli borghesi e di quelli contadini. È ancora in grado di produrre una risposta muscolare: ma – cosa di cui lui non è consapevole, ma Guareschi sì – essa non è più sufficiente. Non si tratta di difendere la cristianità dal nemico esterno dello Stalinismo, ma dal nemico interno del consumismo cinico ed edonista di cui, a livelli dell’arte, Diabolik è del resto un perfetto esempio, eroe amorale così diverso dai rocciosi ranger senza macchia e senza paura del fumetto italiano anni ’50 (probabilmente Guareschi, grande appassionato e difensore del fumetto, non ha inserito questa citazione di Diabolik non a caso).

Particolarmente riuscita è la vignetta di pagina 43, dove Don Camillo si mostra in difficoltà in un dibattito con Veleno, il giovane teppista che si era, appunto, mascherato “alla Diabolik. La bonaria ironia da pretaccio si sgretola contro il cinismo corrosivo e sarcastico del ragazzo. Non a caso, nel duello verbale egli non fissa l’avversario, ma guarda cupamente fuori dalla finestra, che gli restituisce il suo volto privo di lineamenti, vagamente inquietante: Don Camillo sta sparendo, come l’epoca che rappresenta.

Insomma, l’albo conferma la buona qualità di questo adattamento di successo, caratterizzato da una minuziosa adesione all’originale impreziosita da gustosi e significativi dettagli e da una resa particolarmente attenta e curata.
Sarebbe interessante vedere l’adattamento anche degli altri racconti della raccolta, che presenta come abbiamo detto un Don Camillo insolito e poco conosciuto: una degna conclusione di un grande ciclo narrativo, che ci auguriamo non manchi anche al suo adattamento a fumetti.

Abbiamo parlato di:
Don Camillo. Un notturno che non fa dormire
Davide Barzi, Alberto Locatelli, Marco Villa, Tommaso Arzeno
Cartoon Club in collaborazione con ReNoir Comics, 2018
100 pagine, brossurato, bianco e nero – 5,90 €

L’albo è richiedibile a fdc@fumodichina.com o direttamente dal negozio virtuale di Fumo di China.

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