Chi è Antonia Kühn?
Nata a Potsdam nel 1979, Antonia Kühn vive e lavora ad Amburgo. Ha studiato Design della Comunicazione a Kiel e successivamente Belle Arti presso l’Università di Scienze Applicate HAW di Amburgo, iniziando a lavorare come illustratrice e animatrice.
Le sue opere sono state esposte nei più importanti festival del fumetto di lingua tedesca, come il Fumetto Comic Festival di Lucerna, il Comic Festival di Amburgo e al Comic Salon di Erlangen. Lichtung (La Radura), il suo esordio come autrice di graphic novel, è stato pubblicato in Germania da Repodukt nel 2018.
L’autrice può essere seguita su Instagram: https://www.instagram.com/paulantibody/
La Radura: come coprire lo spazio lasciato dalla perdita
Una radura, per sua definizione, è un luogo vuoto, quasi un non-luogo: è un tratto erboso e pianeggiante che si apre come una macchia in una distesa boscosa. Un posto in cui si può vedere più lontano, ma in cui si è anche meno protetti, in cui ci si sente più soli, in cui si vorrebbe costruire una casa, una serra, per difendersi dall’esterno e dai suoi pericoli. È questo che sogna il piccolo Paul, di notte, per non pensare a quello che ha perso.
La madre è morta, molto probabilmente si è tolta la vita, e così facendo una famiglia si è persa. Il padre, Karl, lavora per portare avanti la famiglia, e per questo non è quasi mai in casa; Laura, la sorella, è in aperta contestazione adolescenziale che la porta a frequentare cattive compagnie. E a Paul rimane solo il ricordo delle foto, dei momenti felici, nonché un uccellino, un regalo della madre che originariamente era collegato a una costruzione più complessa, ma che è stato reciso e ed è rimasto, come lui, orfano.
Ognuno dei protagonisti di questa vicenda si rifugia in mondo diverso (il lavoro, la ribellione, il ricordo) e distante dagli altri, creando così un’atmosfera caratterizzata dall’assenza, dalla rincorsa continua che si sublima nella mancanza di comunicazione e di contatto. Ogni tentativo di stabilire una connessione si rivela inizialmente sterile, impacciato e bloccato, se non addirittura controproducente. Solamente gli eventi che si sviluppano sul finale della storia portano a un primo, timido ma concreto passo di ricongiunzione.
Antonia Kühn costruisce un racconto delicato e intimo, caratterizzato da immagini silenziose, da vignette che alternano inquadrature strette su piccoli dettagli quotidiani (una fetta di Kalter Hund, tipico dolce tedesco, una fotografia strappata, il particolare di un caratteristico quartiere dell’est) ad altre più larghe e quasi vuote. In questi spazi si muovono poche figure realizzate con linee tremolanti e definite, con bianchi e neri che vengono immerse in toni di grigio e sfumature di pastello e carboncino: questa scelta toglie peso e volume a personaggi e oggetti, creando così una intensa sensazione di solitudine, di dolore costante e silenzioso, che ricorda per certi versi le figure sospese e prive di sostanza di Marc Chagall.
L’autrice sceglie di narrare il racconto attraverso il punto di vista del bambino, puntando su una efficace e toccante miscela di scene del presente e del passato ad altre immagini simboliche e oniriche. La negazione di Paul passa attraverso il ricordo di momenti felici, sprazzi di una estate passata a ballare e a godersi il sole, nei quali però piano piano si insinua, attraverso il confronto con Laura, la consapevolezza che sia stata proprio quell’estate a portar via la madre dalla sua vita. Il bambino, durante queste incursioni, viene trasfigurato proprio in quell’uccello che è sia regalo pieno d’amore di tempi felici, ma anche simbolo di solitudine e abbandono.
Il lettore tende ad identificare questa figura con il bambino, così come il resto della costruzione da cui proviene, con la famiglia ormai distrutta. In questo senso, è particolarmente efficace la transizione che l’autrice effettua da questo uccellino di legno ad una figura più eterea ma anche mortifera, un uccello scheletrico che popola sogni e ricordi di Paul. Altra immagine potente è proprio quella della serra, in cui il bambino sogna di crescere ma in cui alla fine rimane intrappolato perché troppo grande: una metafora che riassume la necessità di affrontare i traumi della vita per poter andare avanti e non perdersi, aiutato dalla mano gentile di un padre e dall’abbraccio di una famiglia (che tanto ricorda il celebre abbraccio di Gustav Klimt) pronta a ritrovarsi dopo tanto silenzio. La radura di è un fumetto toccante e delicato, che racconta con sensibilità una storia non facile usando una narrazione evocativa e suggestiva che rende Antonia Kühn un’autrice da tenere d’occhio nel panorama del fumetto tedesco contemporaneo.
Abbiamo parlato di:
La Radura
Antonia Kühn
Traduzione di Giulia Bertoldo
Diabolo edizioni, 2020
256 pagine, brossurato, bianco e nero – 21,00 €
ISBN: 8831296035