
Le Tartarughe adolescenti mutanti ninja create da Kevin Eastman e Peter Laird e che nel corso degli anni sono state reinterpretate in tantissime diverse forme e modalità tra animazione, cinema, videogiochi e nuove serie a fumetti, si guadagnano la loro antologia in bicromia con Turtles Black, White and Green.
Come ormai consuetudine per questa nuova vera e propria moda editoriale del mondo dei comic book, si tratta di un antologia dove team di autori diversi si confrontano con i personaggi in un’operazione assolutamente celebrativa. Una raccolta di storie brevi autoconclusive dove ai creativi è lasciato un ampio margine di libertà narrativa e visiva.

La caotica storia editoriale, animata e cinematografica di questi personaggi ha dato vita a versioni a volte anche molto distanti tra loro – ad esempio la prima e longeva serie animata che ha rappresentato sicuramente il più grosso tassello del loro successo internazionale è lontanissima per toni e per trame dalle prime apparizioni fumettistiche dal taglio più crudo e l’estetica più underground.
Le storie che costituiscono questa antologia presentano una sorta di versione zero di questi personaggi: se in alcuni dei racconti è più facile ravvisare la vicinanza a una versione piuttosto che un’altra (quella che viene più spesso evocata pare essere proprio quella della prima serie animata), le tartarughe qui ritratte appaiono come una versione topica di questi character, collocandoci in una zona che le rende così totalmente fruibili a chiunque, dal profano all’appassionato di una delle diverse versioni, senza che nessuno se ne senta tradito in qualche modo.
I punti chiave che emergono sono quelli che in fondo restano comuni a tutte le interpretazioni: i differenti caratteri dei quattro, la relazione familiare – quattro fratelli e un padre adottivo, Splinter -, l’animo “teen” che fa parte del loro nome, con quel mix di entusiasmo, ingenuità, tenacia, leggerezza e testardaggine che comporta, e l’amore per la pizza.

Qualche divertissement, qualche esperimento, digressioni metanarrative (in particolare nella storia Shredder viene bloccato da qualcosa di Chris Condon e Carson Thorn) e un’approccio da fumetto indipendente, che è il bacino in cui le tartarughe sono state create, sono gli ingredienti che si mescolano o si susseguono in questo albo di grandi dimensioni pubblicato in originale come miniserie di 4 numeri e ovviamente ricca di variant cover che si possono ammirare a corredo del volume stesso.
L’anima indipendente è chiara anche guardando i nomi degli autori coinvolti. Venendo dal mondo underground, nonostante tra loro ci siano diversi vincitori di premi Eisner, alcuni di loro sono meno noti o del tutto inediti in Italia. Tra gli autori più conosciuti anche dal pubblico italiano troviamo Jock, Declan Shalvey e Patrick Gleason.

Si alternano stili graffiati e sporchi ad altri più cartoon o “kawai” (come in Furto di Identità di Paulina Ganucheau o Leggende di Lee Garbett) o persino un episodio che evoca un’estetica che si rifà al Sin City di Frank Miller (autore che in fondo delle Tartarguhe è stato l’ispiratore soprattutto con il suo Devil), non a caso intitolato Sin Sewers (dell’autore Dave Wielgosz).
Turtles Black, White and Green è un’operazione di grandissima onestà in cui trovare esattamente ciò che promette: una coccola per la nostalgia e una carrellata piacevole di piccole storie in cui ammirare tartarughe, comprimari e antagonisti in diverse interpretazioni grafiche e con diversi omaggi alla loro storia e agli autori che ne hanno segnato le diverse evoluzioni, scritte con mestiere e capaci di strappare al lettore un sorriso o regalargli qualche piccola sorpresa.
Abbiamo parlato di:
Turtles Black, White & Green
AA. VV.
Traduzione di Michele Innocenti
Panini Comics, 2025
160 pagine, brossurato, bicromia – 28,00 €
ISBN: 9791221922103
