Collezionando 2017: spunti per una ricerca d’identità

Collezionando 2017: spunti per una ricerca d’identità

Di ritorno da Collezionando 2017: conferme, spunti e aspettative di una manifestazione in crescendo, alla ricerca di una propria identità.

I numeri della seconda edizione di Collezionando, la costola di Lucca Comics & Games nata come mostra “tuttofumetto”, confermano una crescita di affluenza e di interesse. Rispetto al 2016 è evidente il tentativo di sfruttare in maniera migliore lo spazio del Polo Fiere, razionalizzando l’ingresso e la disposizione degli stand e valorizzando le mostre, posizionate non più ai lati esterni ma al centro del complesso.

Soprattutto Collezionando sta cercando una sua identità più chiara ed evidente, anche a dispetto del nome: si intravede l’apertura al collezionismo in altre sue forme (le locandine cinematografiche di Enzo Sciotti); si è rafforzata la presenza dei fan club e delle realtà web legate ai personaggi (forum SCLS, Forum ZTN, A.Mys., Papersera, Diabolik Club); rispetto alla prima edizione sembrano avere avuto più rilevanza i negozi e di conseguenza la compravendita di fumetto usato, rarità, tavole originali. Ultimo, ma particolarmente importante: rispetto alla ormai frenetica Lucca Comics & Games si è proposta una diversa esperienza di partecipazione agli appassionati con incontri lunghi e ricchi di ospiti e relatori. L’atmosfera tranquilla di questi incontri si è probabilmente giovata del carattere sobrio della manifestazione e li ha resi particolarmente godibili. Da notare che la disponibilità di una sola sala incontri fa sì che non si verifichi concorrenza fra eventi, rimuovendo così uno degli aspetti più frustranti della bulimia di Lucca Comics & Games, per quanto essendo ricavata all’interno dell’ambiente unico del Polo Fiere non sia ben isolata acusticamente dall’esterno.

Quelli sottolineati sono punti interessanti e potenzialmente di forza, capaci di consolidare un bacino di visitatori certo numericamente inferiore rispetto a quello attratto dalla manifestazione novembrina, ma con interessi ben mirati e la voglia di partecipare anche attivamente alla fiera.

Sfruttando questa impostazione, Collezionando potrebbe diventare luogo privilegiato per una discussione su tutti gli aspetti del mondo del fumetto capace di andare oltre la stretta attualità e l’annuncio dell’ultim’ora. Un’occasione che consenta ad addetti ai lavori, critici e appassionati di sollevare lo sguardo verso un orizzonte di medio e lungo termine. Soprattutto, un momento in cui la discussione sia scambio fertile e non cassa di risonanza di piani editoriali o di un sistema di stardom fumettistico.

L’incontro “L’editoria del fumetto in Italia. Quali i nuovi orizzonti?” è stato un esempio virtuoso di quanto detto: due ore durante le quali la discussione ha rischiato di disperdersi in un ventaglio di argomenti che si ampliava a ogni intervento ma che è stata caratterizzata dalla viva partecipazione del pubblico in sala, con gli interventi ricchi di spunti, tra gli altri, di Alfredo Castelli, Gianno Bono, Renato Genovese. L’impressione è che ci sia bisogno di questi spazi, di una bolla lontana dalla concitazione del web dove confrontarsi faccia a faccia intrecciando le esperienze di ognuno o semplicemente scambiandosi in maniera civile e moderata visioni e ragionamenti anche contrastanti ma sempre argomentati. Un’occasione per affrontare una discussione non come uno scontro nel quale cercare obbligatoriamente un vincitore, ma come uno scambio e un confronto fra posizioni e non fra persone. Con il senno di poi, alla luce di queste due ore viene da pensare che l’incontro si sarebbe potuto sviluppare in più sessioni di due ore dove affrontare o riprendere aspetti specifici dell’argomento (effettivamente vasto e dai confini decisamente labili).

A livello cronachistico, il messaggio arrivato da Vincenzo Sarno (Sergio Bonelli Editore), Andrea Rivi (ReNoir), Renato Franchi (Panini) e Francesco Meo (Cosmo) moderati da un Matteo Stefanelli a suo agio nel gestire gli interventi in sala e alleggerito dalla necessità di portare avanti una discussione in solitaria, è di un mercato economicamente vivo e vegeto, nel quale si può lavorare e avere riscontro economico: un concetto ribadito da tutti gli ospiti a rappresentanza di quattro realtà molto diverse tra loro.
Emerge però anche una realtà particolare, di come il lettore sia stato sostituito in molti casi dal collezionista (o dal ” conservatorezionista” per parafrasare le parole di Castelli): acquirenti interessati all’oggetto che comprano per esporre i volumi in libreria o per possedere fumetti storici come forma di accumulo. Non abbiamo i dati per confermare o smentire questa tesi ma, se esiste comunque un fondo di verità in questa affermazione, essa restituisce un quadro non molto rassicurante del sistema fumettistico. Franchi addirittura nel medio termine vede una forte polarizzazione fra prodotti di pregio ad alto costo e proposte molto economiche, con il sacrificio del segmento intermedio che offre minor marginalità di profitto.

Un mercato culturale in cui si compra ma non si fruisce del prodotto non rassicura sulla sua tenuta a lungo termine. Sulle prospettive future pesa inoltre la mancanza di iniziative per il segmento più giovane di potenziali di lettori. La responsabilità di introdurre i lettori in età prescolare e della scuola primaria nel mondo del fumetto sembra lasciata pressoché interamente sulle spalle di Topolino. Il rischio palese è quello di considerare come unica misura dello stato di salute del fumetto gli indicatori economici, contare i compratori ma non i lettori.
Su questo punto, Meo è stato particolarmente deciso nel delimitare l’azione e le responsabilità di una casa editrice in quanto soggetto la cui sopravvivenza è determinata da fattori economici.

Emerge piuttosto la speranza (o sarà il bisogno?) di un nuovo fenomeno fumettistico ed editoriale che funga da deus ex machina, riportando linfa vitale al settore non tanto quindi a livello economico e massmediale – si è sottolineato anche come il fumetto non sia stato mai tanto considerato nel mondo culturale, nelle riviste o in TV – ma come grimaldello per dare il via a nuovi movimenti e nuovi spazi.

Un altro spunto legato a quest’ultima considerazione da una parte sottolineava il peso crescente delle edizioni da libreria e la disaffezione dall’appuntamento rituale dell’acquisto dell’uscita periodica in edicola. D’altra parte i quattro ospiti condividevano e sottolineavano l’opinione sul ruolo fondamentale del “personaggio” in grado di sostenere una pubblicazione seriale, in progetti editoriali economicamente sostenibili. Le iniziative seriali, infatti, hanno andamenti che restano sotto controllo laddove, ovviamente, ogni graphic novel rischia di essere una scommessa a sé.
Come spunto, merita qui segnalare come ovvio che una casa editrice strutturi il proprio progetto editoriale in base al tipo di mercato che intende affrontare (un eventuale rappresentante di Bao avrebbe sicuramente offerto una prospettiva diversa da quella degli ospiti).

Per capire il ruolo presente dell’edicola, va tuttavia valutato anche il successo dei collaterali di quotidiani e periodici, che hanno sia riportato in circolazione titoli storici, sia rivitalizzato l’abitudine all’acquisto periodico in edicola. Che si tratti di “istinto di collezione” o di curiosità verso un patrimonio rimasto a lungo fuori portata nella sua completezza (per dispersione editoriale o alti costi), questi segnali indicano uno scenario non banale e un futuro che offre margini di manovra. Che l’appuntamento periodico con la lettura sia un’abitudine ancora forte lo dimostrano d’altra parte i successi di autori quali Zerocalcare, Sio, Labadessa che sono riusciti a creare un bacino di lettori fedeli proprio grazie alla periodicità delle loro proposte: cambia il canale di distribuzione, cambia il modello di business, ma la forza dell’appuntamento periodico si manifesta immutata oggi sul web come ieri in edicola.

Tornando a parlare di Collezionando in generale, è apparsa stranamente poco valorizzata la presenza degli ospiti, in particolare quella di Enrique Breccia. La dimensione raccolta della fiera e la risposta in termini di partecipazione attiva suggerirebbe la possibilità di creare dei momenti di incontro con gli autori.

Tra le mostre presenti spiccavano certamente quella dedicata a La storia del West, con esposizione dei layout di Gino D’Antonio affiancati dalle bozze dei disegnatori e delle tavole rifinite, in un percorso sicuramente interessante e affascinate, e quella dedicata ai manifesti cinematografici di Enzo Sciotti. Ricche di materiali anche le mostre, meno legate al tema “collezionismo-amarcord”, dedicate a Pino Rinaldi ed Elena Mirulla. La piccola mostra sullo Zagor extra-bonelli era curiosa ma limitata, mentre gli spazi dedicati a Rat-Man riportavano per lo più la galleria degli albi pubblicati offrendo poco di più interessante.

A livello logistico, la lontananza della sede della fiera rispetto alla città la rende oggettivamente meno godibile: sicuramente viene da pensare a cosa potrebbe essere l’esperienza trovando una sede dentro le mura cittadine. D’altra parte, dal punto dei servizi va segnalata la pulizia della sede, bagni compresi, e di contro l’insufficienza del solo bar interno a soddisfare le richieste dei presenti soprattutto all’ora di pranzo.

Quella di Collezionando è un’esperienza in via di formazione, che suggerisce già possibili migliorie e sviluppi per le edizioni future.

Riferimenti:
Il sito di Collezionando: www.luccacollezionando.com

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