In principio fu uno. Poi furono sei. E oggi sono (almeno) dodici. Con i film Marvel è impossibile non parlare di numeri e, entrando nella terza fase, i giochi si fanno sempre più complicati e le trame diventano parecchio corali. Captain America: Civil War infatti racconta le dirette conseguenze di Avengers: Age of Ultron e porta in scena tutti i protagonisti, più una serie di succose aggiunte: Pantera Nera e Spider-Man.
Il film si ispira all’acclamato e omonimo crossover del 2006 sceneggiato da Mark Millar e disegnato da Steve McNiven, un grande evento fumettistico che coinvolgeva più testate e che ribaltava parecchie sitazioni consolidate di casa Marvel. Lo spunto di partenza era l’obbligo dei supereroi a registrarsi alle autorità, spaventate dai loro poteri e dagli effetti collaterali che i loro interventi regolarmente scatenavano: un concetto che era servito ad Alan Moore per definire l’alienante condizione superoistica in Watchmen tramite il famigerato decreto Keene.
Allo stesso modo il film, seppur semplificato, illustra lo scontro tra l’istituzionale e fragile Iron-Man, spaventato dai rischi che le sue armature comportano, e il patriottico e liberale Capitan America, convinto che la libertà di ognuno sia inviolabile e che esseri eccezionali non possano sottostare a imprevedibili nazioni.
DC v Marvel
L’analisi etica dei supereroi, in anni in cui i film fumettistici dominano il botteghino, è una tematica spesso considerata, ed è inevitabile confrontare lo scontro frontale marvelliano di Captain America: Civil War con quello che è appena uscito sugli schermi tra i due principi della Distinta Concorrenza, Batman v Superman.
Molte sono le somiglianze tra le due opere: l’insostenibile numero di vittime civili destabilizza Batman e Tony Stark, una serie di eventi porta gli eroi ad uno scontro finale, un piano nascosto porta tutte le tessere verso la conclusione.
Ma se nel film di Snyder parecchi erano i buchi di sceneggiatura e spesso le decisioni dei personaggi erano di difficile interpretazione, nell’opera dei fratelli Russo la trama si svolge in maniera fluida, con scelte logiche e con la credibile scelta di dover porre ordine al caos portato sulla terra da superumani. Come ricorda Visione, grandi poteri possono “portare alla catastrofe“.
Interessante notare quanto il ruolo del villain, molto presente nella figura di Lex Luthor in Batman vs Superman, sia praticamente assente in Civil War. Il Barone Zemo, per quanto carico di mistero e di insospettate giravolte, impersona una sorta di imperscrutabile osservatore che muove le pedine per far sì che siano gli eroi a portare avanti i suoi fini, costruendo una sorta di inevitabile e tragico destino che i vigilanti devono caricarsi come un fardello.
Rogers v Stark
La statura morale di Tony Stark e di Steve Rogers appare in fondo indiscutibile.
Il primo porta con sè i demoni di un ego spropositato e della consapevolezza di un totale fallimento nella vita affettiva, sentimentale e famigliare, debolezze che si concretizzano nel rimorso di aver coinvolto innocenti nel tentativo di affermare sè stesso con un armatura lucente: Robert Downey Jr esemplifica al meglio forza e sofferenza.
Chris Evans rappresenta invece un Capitan America sicuro di sè e guidato solo dal bene che l’amicizia e l’onestà d’animo incarnano: il rapporto con il Soldato d’Inverno e la fiducia in sè stesso lo portano a fare scelte complesse e di rottura, senza mai un secondo fine.
Gli altri personaggi seguono a ruota, fornendo l’adeguato sfondo agli scontri e offrendo spazio per battute e giochi di sponda: Ant-Man torna con gustoso piacere, così come gli altri personaggi, ma è evidente che servono più a fare numero che a portare avanti la trama.
Fanno eccezione l’Uomo Ragno, presentato con furbizia e freschezza, un lungo spot per il suo futuro film stand-alone, e Pantera Nera, la cui presenza accenna alle intriganti potenzialità della mitologica Wakanda.
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Spettacolo v Morale
In sintesi, Captain America: Civil War, primo capitolo della nuova Fase Tre è il solito fuoco d’artificio Marvel, fatto di combattimenti, scherzi, spruzzate sentimentali, drammi famigliari e sano gioco di squadra. La regia dei Russo si conferma chiara e fluida, presentando combattimenti elaborati e mai confusionari. Va notato un certo uso di “ralenti velocizzato”, rendendo certe scene davvero simili ad un videogioco: i combattimenti uno contro uno sono decisamente i più riusciti.
Una prima parte troppo lunga (e il film accusa una certa stanchezza di tanto in tanto, lungo i suoi 147 minuti), lascia poi spazio ad una grandiosa e divertente scena all’aereoporto e ad un toccante scontro finale. Più riuscito di Avengers: Age of Ultron, Captain America: Civil War rimescola le carte e scatena tutto il potenziale di questi eroi fragili e turbati dalle loro enormi capacità. Un dissidio che continua ad essere sviscerato e che continua ad affascinare lo spettatore.
Abbiamo parlato di:
Captain America: Civil War
Regia di Anthony e Joe Russo
Con Chris Evans, Robert Downey Jr., Scarlett Johansson, Sebastian Stan
Marvel Studios, 04 maggio 2016
Durata: 147 minuti
V
7 Maggio 2016 a 12:53
Ma qualcuno mi spiega una buona volta quali sono i buchi di sceneggiatura in Batman v Superman? Lo sento dire dovunque, ma ci fosse stato qualcuno che ne abbia citato concretamente solo uno. Ormai sembra più che altro una frase fatta, un dogma in cui credere…
Gianluigi Filippelli
8 Maggio 2016 a 20:25
Probabilmente questo non è l’articolo migliore per chiedere dei buchi di sceneggiatura di Batman v Superman (né l’articolo dove esaminarli, più o meno superficialmente che siano), però direi che qualche spunto in tal senso lo trovi nella nostra recensione del film, da cui ti estraggo questo passaggio:
“Riguardo a Lex Luthor, per quanto Jesse Eisenberg faccia un ottimo lavoro, il suo personaggio risulta troppo caricaturale e poco genuino, e le sue azioni non seguono un filo davvero logico.”
E comunque nessuno di noi tre che abbiamo firmato quella recensione ha ritenuto irrimediabilmente brutto Batman v Superman.