Autori e web: intervista a Jacopo Cirillo

Autori e web: intervista a Jacopo Cirillo

Autori e web: una serie di interviste volte a riflettere sui diversi utilizzi del web da parte degli addetti ai lavori del mondo del fumetto. In questo appuntamento l'opinione di Jacopo Cirillo

Internet e fumetti: gli autori nell’era social era un articolo che cercava di analizzare il rapporto che scrittori e disegnatori di fumetti hanno instaurato con la Rete, sotto il profilo della comunicazione e del rapporto con i propri lettori.
followerAbbiamo deciso di proseguire quel discorso interpellando i diretti interessati, in una serie di interviste volte a riflettere sui diversi utilizzi del web da parte degli addetti ai lavori del mondo del fumetto. 

Jacopo Cirillo si è laureato in semiotica a Bologna ed è corso subito a Milano per lavorare con i libri. Intanto che aspettava ha co-fondato “Finzioni”, un progetto di lettura creativa. Adesso collabora con Rizzoli, sceneggia storie per “Topolino, fa il ghost writer di Paperinik, scrive cose per Linkiesta e prova a fare il canottiere sui Navigli, preferendo di solito l’aperitivo sugli argini.

Perché “esistere sul web” è una cosa utile e/o importante per un autore di fumetti del 2014? E come va sfruttata la potenzialità della Rete perché sia fruttuosa?
Esistere sul web è una cosa utile e importante per tutti, non solo per un autore di fumetti. Il flusso di informazioni e di contenuti di ogni tipo passa da lì. La distinzione reale/virtuale mi sembra superata, è tutto molto più fluido e non ci sono più divisioni ontologiche tra il partecipare a una fiera e il seguire il live-tweeting di un evento di PK. Si fanno entrambe le cose, senza una scala di valori (non è “meglio” essere presenti di persona, è semplicemente diverso).
Un autore, in più, è un personaggio pubblico, anche se solo per una piccola nicchia, e il web e i social media sono una vetrina importante per i suoi lavori. L’importante è evitare lo spam con un’eccessiva reiterazione dei post e l’autocelebrazione (“ho scritto una storia bellissima, leggetela!”). Semplicemente raccontare se stessi e il proprio lavoro alle persone che hanno scelto di seguirti.

Finzioni

Attraverso il progetto “Finzioni” (www.finzionimagazine.it), hai trovato il modo di creare una realtà viva e dinamica, capace di calamitare attenzione anche e soprattutto sul web, riguardante la lettura in generale.
Credi che sia possibile attuare un’iniziativa del genere appositamente per il mondo del fumetto?
“Finzioni” parla di letteratura perché la letteratura è una cosa che ci piace tantissimo e su cui siamo molto preparati. Ma, in realtà, l’approccio di “Finzioni” è olistico e applicabile a mille altri campi. L’idea di base è che sia importante mettere l’accento sul lettore e togliere l’accento dall’autore. La letteratura (o il fumetto, o il cinema, o il teatro o quello che vuoi) è il rapporto tra il fruitore e l’opera e i discorsi che i fruitori fanno tra loro sull’opera in questione. L’autore, dal momento in cui produce qualcosa, non conta più nulla. È per questo che, personalmente, non frequento e non intervengo sui forum specialistici di fumetto, quelli che commentano (credo) anche le mie storie: perché io, in quanto autore, non ho nulla da aggiungere a quello che ho fatto. Adesso la mia storia è di proprietà di chi la legge, che è e deve essere libero di farci ciò che vuole, senza mie interferenze.
Non ci sono interpretazioni giuste o sbagliate su un fumetto o su un libro, non ci sono giudizi che valgono più di altri, in sé.
In più, è importante fare tutto questo in modo semplice, divertente e ironico. Per questo penso che sia assolutamente possibile attuare un’iniziativa del genere appositamente per il mondo del fumetto, e già ce ne sono.

TwitterSei un autore molto “social”, e lo si vede dalla frequenza di aggiornamento dei tuoi profili Facebook e Twitter: cosa ti offre il primo in più del secondo, e viceversa? Prediligi la condivisione di argomenti “personali” o di spunti relativi al tuo lavoro?
Passo molto più tempo su Twitter che su Facebook (su Facebook vanno soprattutto i miei repost in automatico da Twitter). Il tutto dipende ovviamente da cosa si cerca in un social network. Per me Twitter è molto più utile per le notizie, gli aggiornamenti e i repost da siti e blog vari. Facebook è un luogo più adatto alla discussione articolata ma ha l’inghippo della prolissità: si può mettere a fuoco un problema o una questione e corroborarla con centinaia di commenti, ma mi sembra sempre di più che sia diventato un giochino retorico per dire la propria e per divertirsi con un po’ di polemica. Mi sembra poco costruttivo, ecco.
Come argomenti sono vario: sia quelli personali che quelli lavorativi. La fortuna, in un lavoro come il mio, è che spesso i due aspetti coincidono.

paperinik
Sei la “mano” dietro al blog di Paperinik, il sito relativo al mensile Paperinik Appgrade, che ti permette di interagire molto con il giovane pubblico che vi si interfaccia: come vedi l’utilizzo di questo blog (e in generale del web) da parte dei giovanissimi?
Gestire il blog di Paperinik è un’esperienza bellissima. Come dice sempre il mio maestro Tito Faraci, i giovanissimi sono molto più svegli di quello che pensiamo e scrivere per bambini significa scrivere anche per bambini. E gli utenti del blog me lo confermano ogni giorno. Per esempio, qualche mese fa ho chiesto ai lettori di inventarsi l’incipit di una storia e, insieme, siamo andati avanti a costruirla puntata dopo puntata. L’esito è stato a mio parere molto buono e i contributi dei ragazzi sono sempre stati brillanti e puntuali.
Per loro non c’è differenza tra online e offline, l’esperienza è totale e non ci sono limitazioni. Nei commenti parlano molto spesso tra loro, confrontandosi sulla scuola, sullo sport e sulle cose di tutti i giorni, con una consapevolezza del mezzo, a mio parere, molto sofisticata.

Intervista rilasciata via mail il 3 settembre 2014.

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