Minaccia dallo spazio: intervista a Francesco Vacca

Minaccia dallo spazio: intervista a Francesco Vacca

Su “Topolino” si è conclusa una lunga storia che ha visto Paperi e Topi uniti per salvare la Terra. Abbiamo intervistato lo sceneggiatore Francesco Vacca.

Intervista_Francesco_Vacca_18Su Topolino dal numero 3482 al numero 3486 è stata pubblicata Minaccia dallo spazio, lunga avventura – preceduta da due prologhi e affiancata da alcuni tie-in – che ha unito gli universi di Topolinia e Paperopoli in vista di un pericolo cosmico che avrebbe messo a rischio la Terra e i suoi abitanti: un pianeta ramingo è infatti in fase di avvicinamento, promettendo di sbalzare il nostro mondo fuori dalla sua orbita, rendendo la vita quantomeno improbabile.
Topolino e Paperino coinvolgono le migliori menti dei rispettivi universi narrativi, il professor Enigm e Archimede Pitagorico, per salvare la situazione; ma la soluzione non è così a portata di mano, e quindi nel corso della vicenda interviene una moltitudine di personaggi e comprimari che a vario titolo fanno la loro parte.

Ai testi di questo “disaster movie a fumetti” troviamo Francesco Vacca, sceneggiatore in forza a Topolino da poco più di un anno, mentre ai disegni figura Casty (con le chine di Michela Frare e i colori di Manuel Giarolli), che per l’occasione ha rappresentato per la prima volta una buona metà dei personaggi che compaiono nell’avventura.

Visto il profilo peculiare e ambizioso di questo progetto, abbiamo voluto contattare Vacca per fargli qualche domanda su Minaccia dallo spazio.

Intervista_Francesco_Vacca_16Ciao Francesco, benvenuto su Lo Spazio Bianco e grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Cominciamo dal principio: qual è stata la genesi di Minaccia dallo spazio?
Ciao. Grazie a voi, è un piacere per me!
La genesi di Minaccia dallo spazio? Tutto è partito dal titolo del primo prologo, direi. Stavo leggendo un articolo di astronomia sui pianeti orfani, corpi celesti espulsi dalla loro orbita e che vagano nel buio e nel freddo dello spazio interstellare. Un oggetto del genere, oltre che “orfano”, è detto anche “pianeta ramingo”.
Quanto suona bene! Quanto sarebbe adatto, questo nome a una storia Disney… per esempio Topolino e il Pianeta Ramingo! Topolino. Perché, immediatamente “pianeta ramingo” ha evocato in me le atmosfere di certe storie di Floyd Gottfredson, di Romano Scarpa o di Casty. Da lì, ideare il cuore della vicenda è stato praticamente automatico: un pianeta senza sole avrebbe dovuto avere un diverso tipo di sostentamento energetico (il sole interno di Adilos), per far sì che potesse supportare la vita e una civiltà evoluta. E la “questione energetica” ha prontamente tirato in ballo Atomino e di conseguenza Enigm.
La struttura di base è quindi venuta fuori in modo abbastanza logico: il “bombatrone”, che doveva essere utilizzato per polverizzare Adilos, non poteva più servire a quello scopo, essendo il pianeta abitato; il lungo viaggio, con il carburante da “flussare”, avrebbe spossato Atomino; la ricarica fortuita in cella avrebbe permesso la scoperta del “sole interno”, che si sarebbe poi rivelata la chiave per risolvere la faccenda, modificando in corsa il piano e finendo per donare un nuovo sole ad Adilos… sì, una nana rossa come ipotizza il vostro Gianluigi Filippelli nella sua analisi video. Questo il fulcro, il cuore della storia. Che è sempre rimasto tale man mano che il progetto si sviluppava e, dall’iniziale idea per una storia in due puntate, è diventata, su suggerimento del direttore Alex Bertani, la lunga saga apparsa dal numero 3480 al numero 3486 di Topolino.

Topolino #3486: Minaccia dallo spazio

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Parliamo della struttura della storia: da dove nasce l’idea di agganciarci due prologhi e ben tre tie-in? È stato tecnicamente difficile gestire un’avventura organizzata in maniera così peculiare?
Mi divertiva l’idea di non scoprire le carte tutte in una volta. Partire quindi con il primo prologo che avrebbe fatto pensare a una storia esclusivamente topolinese e impostare il secondo prologo come una storia apparentemente a sé stante: una vicenda leggera, slegata dagli eventi di Topolino e il pianeta ramingo. Per poi ribaltare tutto nel finale di Paperino e l’amico scomparso, rivelando che gli eventi topolinesi erano legati a quelli della ancora ignara Paperopoli. E quindi avere poi Paperi e Topi insieme negli episodi regolari.
I tie-in sono stati concertati con la redazione, così da mantenere la coesione interna dell’universo Disney, che ormai caratterizza il settimanale. Avrebbe stonato avere, all’interno dello stesso numero, una storia con una minaccia catastrofica e poi altre dove gli stessi personaggi sarebbero stati ignari di quanto stavano affrontando poche pagine prima!
In questo modo, pur avendo nei tie-in un tono decisamente più leggero, rimane il legame con la saga principale e, quindi, con la continuity generale dell’universo Disney.

Minaccia dallo spazio è un’avventura corale nel vero senso della parola: non solo si uniscono i mondi di Paperopoli e Topolinia, ma il cast è veramente ricco e comprende numerosissimi personaggi. Come hai scelto chi includere e chi no? Quali difficoltà hai incontrato nel muovere coerentemente tra loro tutte queste figure, che spesso non si erano nemmeno mai incontrate?
La scelta è stata basata fondamentalmente sull’utilità dei personaggi. Enigm ha la soluzione, il bombatrone, ma necessita di aiuto per l’astronave e Topolino chiama il più grande inventore del Calisota, Archimede. Il quale, però, è irreperibile, per cui chiede a Paperino di rintracciarlo.
E ancora: una volta che i due geni sono al lavoro e c’è bisogno di… una magia, si pensa ad Amelia e, quindi, viene chiesto a Zio Paperone di intervenire per contattarla. E Amelia, necessitando rinforzi, chiama in causa le streghe vulcaniche.
Discorso simile per i villain: se i “buoni” si adoperano per sventare la minaccia, i “cattivi” cercano semplicemente di salvarsi la pelle, in base alle loro caratteristiche: Cuordipietra sfrutta il suo patrimonio, Macchia Nera la conoscenza tecnologica… e Gambadilegno è semplicemente bieco e truffaldino… così tanto da riconoscere, alla fine, di aver addirittura esagerato!

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Il Topolino che fai recitare è particolarmente riuscito, con caratteristiche da eroe ma senza risultare un vincente, bensì con tanti dubbi, qualche timore e la capacità di fare la cosa giusta grazie alla collaborazione di chi gli sta intorno. A quali versioni del personaggio ti sei ispirato per scriverlo?
Fondamentalmente al Topolino di Floyd Gottfredson, che è quello poi ripreso da Romano Scarpa e da Casty. Intrepido e pronto all’azione, sì, ma talvolta un poco avventato. Mosso dai migliori ideali ma messo di fronte a pericoli che lo fanno tentennare. E, come sempre, attorniato da amici veri.
Quegli amici che sono una delle grandi differenze tra Paperopoli e Topolinia: la città dei Paperi è soprattutto quella di una famiglia con rapporti di affetto ma anche di forti (e divertenti) contrasti; la città dei Topi, invece, non è tanto piena di zii, cugini e parentame assortito, quanto di amici. A partire da Pippo che, nel momento del bisogno, è sempre a fianco di Topolino.
Mi è piaciuto particolarmente scrivere la sequenza in cui, quando la verità sul Pianeta Ramingo viene fuori e Minni si sente “tradita”, è Pippo a supportare l’amico: anche nei momenti più difficili, Topolino non è mai solo. E in fondo è questa, forse, la sua più grande forza.

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Spalmare la sceneggiatura su così tante puntate ti ha permesso di avere lo spazio per concentrarti sugli effetti che la situazione ha sulla gente, e soprattutto sulle sensazioni provate direttamente dai personaggi principali: abbiamo visto Topolino alle prese con le conseguenze del segreto che ha mantenuto e Paperino in versione molto umana, quando si confida con Paperina o abbraccia i nipotini. Cosa ci puoi dire di questo aspetto della storia?
L’approfondimento emotivo è stato ciò che più ha giovato dall’avere a disposizione molte tavole. Per quanto i nostri, in decenni di avventura, si siano trovati di fronte ai pericoli più disparati, poche volte la minaccia era così totale. La situazione estrema li ha ovviamente spinti a reazioni forti. Paperino sviene ma poi trova la forza di reagire anche per l’affetto e la responsabilità verso Qui, Quo e Qua. Paperina, che tante volte è stata dipinta come “superficiale”, in questo caso ha una reazione più simpatetica di Minni, che mostra generalmente più complicità con Topolino e, forse proprio per questo motivo, si sente “tradita” dal suo silenzio. Non a caso il momento di scoramento più grande, per il Topo, è proprio quello che fa seguito a questo screzio. Ma, come si diceva, la forza di Topolino sono i suoi amici e Pippo accorre a sostenerlo.
Intervista_Francesco_Vacca_9E poi c’è Paperone che, come già ha dimostrato più volte, sotto la scorza di avaraccio ha un “cuore d’oro”, cosa che lo porta a comportarsi in maniera diametralmente opposta al suo “gemello cattivo” Cuordipietra.
In generale per i principali personaggi coinvolti ho cercato di mostrare come da un iniziale shock si passi a una presa di coscienza: dopo aver appreso la notizia, Topolino vaga stordito, dimentico della cena con Minni e Pippo, Paperino sviene, Paperone osserva catatonico il suo denaro (o, meglio, i ricordi di una vita…)
E poi, per tutti, viene il momento di agire per scongiurare il pericolo.

Il citazionismo, e per meglio dire una sorta di “memoria storica” di alcuni punti fissi della carriera fumettistica dei personaggi e delle principali storie degli ultimi tre anni, è ormai ampiamente sdoganato su Topolino. Qui non sono mancati riferimenti a saghe recenti e a storie tue, così come strizzatine d’occhio a Carl Barks, Don Rosa, PK, la Nocciola di Carlo Chendi e Luciano Bottaro e ovviamente a Romano Scarpa con la presenza importante di Atomino Bip-Bip e della Dimensione Delta. Come inquadri questa tendenza che ha fatto irruzione nel fumetto Disney degli ultimi anni?
Intervista_Francesco_Vacca_21È una tendenza che ormai permea da anni tutto il mercato dell’intrattenimento, non solo fumettistico. Per cui mi sembra abbastanza naturale che sia arrivato a far parte anche del mondo Disney. Ed è qualcosa che adoro tanto da lettore/spettatore che da sceneggiatore. Mostrare un universo coeso e, come dici tu, una “memoria storica” permette di dare profondità al mondo narrativo e ai personaggi. A rendere il tutto più vero.
C’è da dire, però, che questo non è un fenomeno completamente nuovo nell’universo narrativo disneyano, anzi! Non dimentichiamoci che tutto il ciclo di avventure del Topolino a strisce di Floyd Gottfredson è praticamente un’unica lunghissima storia senza soluzione di continuità. E Romano Scarpa ha impostato, ad esempio, le storie con Atomino Bip-Bip come in continuity l’una con l’altra.
E come non citare l’operazione compiuta da Don Rosa, che ha raccolto il corpus barksiano all’interno di una continuity legando, tramite le sue storie, i numerosissimi spunti disseminati dal Maestro dell’Oregon. E non mi riferisco solo alla $aga di Paperon de’ Paperoni, ma anche a storie quali La corona dei Re Crociati e Una lettera da casa che uniscono elementi da più storie barksiane (Il segreto del Vecchio Castello, La dollarallergia, La Pietra Filosofale e La Corona perduta di Gengis Khan), andando a creare, retroattivamente, una sorta di vera e propria continuity.
E, in questo momento di forte coesione tra tutte le storia del settimanale, si possono non solo legare tra loro le storie del presente, ma sfruttare tutto questo enorme – e meraviglioso – passato, nell’ottica di contribuire a un affresco narrativo il più possibile coerente.

Precedentemente ti eri già divertito in qualcosa di simile con Topolino e l’anomalia concentrica, nella quale Topolino e Pippo ritrovavano Uma – viaggiatrice del tempo inventata da Casty – e affrontavano la Spia Poeta, classico villain delle strisce americane anni Quaranta creato da Bill Walsh e Floyd Gottfredson, il tutto coniugato con la saga della macchina del tempo di Zapotec e Marlin. Cosa ci puoi raccontare di quella storia? Ci sarà modo di tornarci sopra in futuro?
Intervista_Francesco_Vacca_23Topolino e l’anomalia concentrica è stata una delle storie che più mi sono divertito a scrivere. Il tutto nasce dall’idea di creare un fil rouge tra i due filoni dei viaggi nel tempo visti a Topolinia: quello classico della Macchina del tempo di Zapotec e Marlin e quello castyano di Uma.
La scelta del villain, invece, è ricaduta sulla Spia Poeta perché, considerata la sua “attività”, mi è parso adattissimo a voler carpire informazioni sulle tecnologie del futuro per poterle rivendere al miglior offerente nel presente. Ma anche, non lo nego, per via della mia fascinazione per quei personaggi gottfredsoniani poco usati.
E, tornando sull’argomento continuity, anche in questo caso i richiami a storie del passato sono molteplici: oltre, ovviamente, alle due avventure con Uma e a Eta Beta e l’atombrello e Topolino e il mondo che verrà, ci sono chiari riferimenti alle uniche storie che hanno trattato il tema del viaggio nel futuro e dei pericoli a esso legati: Topolino e il mistero del Mundial e Topolino e la memoria futura.
E, a proposito di futuro… sì, mi piacerebbe dare un seguito a questa storia e le idee, al riguardo, non mancano!

Paperinik vs Macchia Nera in versione Darkenblot! Uno dei passaggi più straordinari, nel senso di impensabile fino a poche settimane fa, è anche quello che per vari motivi è risultato maggiormente sacrificato dall’incedere degli eventi. Come hai lavorato su questa parentesi all’interno della sceneggiatura? Ci sarà la possibilità di avere il bis, al di fuori di un progetto così grande?
Purtroppo, nonostante le tante tavole, non c’è stato modo di dedicare più spazio a questo incontro-scontro. C’erano tanti personaggi e tante sottotrame da portare a compimento. Però, lo ammetto, uno scontro del genere era qualcosa su cui fantasticavo da un sacco e, come si è presentata l’occasione… non me la sono fatta scappare.
Un bis? Non tentarmi! :D

Uno dei pregi di Minaccia dallo spazio è stato quello di saper creare una sensazione di vero pericolo imminente nel lettore, rispetto ad altre storie in cui si doveva affrontare una minaccia ma la si “avvertiva” forse meno. Era uno dei tuoi obiettivi, nel momento in cui hai organizzato le prime parti dell’avventura?
Intervista_Francesco_Vacca_4Nel momento in cui, da proposta per un’avventura più contenuta, il progetto ha iniziato a prendere la forma definitiva, quello è stato uno dei punti cardine della storia e che anche il direttore ha chiesto espressamente di sviluppare. Dati la portata della minaccia e il coinvolgimento di gran parte del cast, era necessario mostrare che la posta in gioco era alta.
E, tornando alle citazioni, in questo caso mi sono permesso di farne una extra Disney: il Doomsday Clock che ha scandito la settimana di avvicinamento di Adilos alla Terra.

Per finire, uno sguardo al futuro: cosa puoi anticiparci tra i tuoi nuovi progetti in dirittura d’arrivo?
Come sempre in questi casi non si può dire molto… ma qualcosa sì. È in arrivo una parodia storica con i Topi protagonisti. Non posso sbottonarmi ma ho visto un’anteprima delle tavole e il disegnatore sta facendo un lavoro meraviglioso! E, sempre in “zona Topolinia”, sta per entrare in scena un nuovo comprimario che movimenterà la routine dei nostri.
Sul fronte paperopolese, invece, assisteremo a una “doppia sfida a tre” (sì, lo so, è molto criptico detto così…) e a due “recuperi”: uno scarpiano e uno barksiano.

Intervista condotta via e-mail nel mese di settembre 2022.

FRANCESCO VACCA

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dal sito topolino.it

Lavora per Topolino (Disney / Panini Comics). Per Tatai Lab ha scritto i due volumi a fumetti e il romanzo spin-off di Shuricat ed è nel team creativo delle serie Wondercity e InnTale-Luxastra. Sceneggia per Samuel Stern (Bugs Comics). Per Edizioni Segni d’Autore sta realizzando la miniserie ucronico-fantascientifica Space Anabasis e ha lavorato al graphic novel storico Pietro Manodori. Insegna sceneggiatura presso la sede di Roma della Pencil Art.

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