Lazarus Ledd, il più longevo “bonellide” di sempre ha interrotto la pubblicazione mensile un anno fa, per proseguire solo attraverso albi speciali. Dalla sua chiusura in molti si chiedevano cosa avrebbe partorito Ade Capone, il suo creatore, che per la Star è stato riferimento del fumetto italiano e soprattutto con il suo personaggio ha creato un piccolo fenomeno di culto. Per questo l’attesa per il primo numero di Trigger era alta, anche per il tipo di progetto che sta alla base di questa miniserie.
Lazarus nacque per emulare un certo tipo di serial TV anni ’80, dove l’eroe solitario, anche contro la sua volontà, si trova catapultato in ogni genere di avventura a base di azione, inseguimenti e spari, trascinato da un passato pesante e dal proprio senso per la giustizia. Ritmo, ambientazioni, personaggi e comprimari si ispiravano al genere, allargandosi mano a mano che il quadro generale si faceva più ampio, attraverso grandi cambiamenti nello status del protagonista che dividevano idealmente la serie in “stagioni”.
“A quei tempi tutti erano impostati sull’eroe solitario, con una dinamica narrativa via via velocizzatasi fino ad arrivare a un capolavoro come 24 (e non a caso anche LL si è fatto, mese dopo mese, più “frenetico”).” [Ade Capone]
Dopo un ottimo avvio, in cui le potenzialità del personaggio apparivano decisamente alte e testo e disegni si facevano notare per il loro buon livello, col tempo il debito verso certi stilemi narrativi ha pesato troppo, soprattutto nei dialoghi. Pur nel suo sviluppo camaleontico, nel suo cambiare registro, ambientazione e tipologie di avventure, Lazarus è stato vittima del mutare dei gusti e delle aspettative dei lettori, fino ad arrivare alla chiusura.
Con Trigger l’operazione è diversa, e nel fumetto popolare si è vista poche volte: puntare su quattro protagonisti che non interagiscono tra loro, ma che vivono la loro avventura addirittura in parti diverse del mondo, senza conoscersi e senza venire in contatto gli uni con gli altri.
“È lo schema che ha trovato il suo perfetto compimento in Lost e in Heroes. Ed è quello che ho deciso di adottare. […] ci sono quattro diversi protagonisti e quattro diverse ambientazioni, lontane una dall’altra. Le loro vicende si dipaneranno parallelamente, fino a confluire nel finale.” [Ade Capone]
La storia, secondo uno schema classico del genere d’avventura, catapulta subito i protagonisti nel cuore dell’azione, concedendo poco spazio al pregresso e fornendo al lettore molte domande e ben poche risposte. Il prologo di Trigger è ambientato in un tempo lontano, in un’epoca di guerrieri e cavalieri, in cui una giovane ha la responsabilità di salvare dall’annientamento la storia “segreta” della razza umana. Nel presente, quattro persone ai quattro angoli del globo dovranno raccogliere questa eredità.
A Hong Kong il giovane studente cinese Sun Linch, piccolo genio della matematica, scopre improvvisamente di aver attirato l’attenzione di molte persone, di qualcuno pronto a farlo fuori e di altri a difendere la sua vita. A Milano il commissario Patrick Sanna ha a che fare con degli inquietanti delitti – dietro cui pare esserci molto più di quello che sembra – e con uno strano dolore che non riesce a spiegarsi.
A Las Vegas l’ex poliziotta Grace Ross, incaricata della sicurezza al casino’ Luxor, deve risolvere il mistero di un pellerossa ucciso durante il suo turno. In Sierra Leone, Milton Margai è l’unico sopravvissuto del suo villaggio, dove i ribelli hanno fatto una strage apparentemente immotivata, ma che scopriamo essere legata forse a un luogo sacro custodito dai suoi abitanti.Come queste vicende confluiranno nel medesimo destino è difficile immaginarlo, ed è proprio uno dei punti di forza di questo primo episodio.
separatorearticoloI personaggi appaiono ben caratterizzati nelle poche pagine a disposizione, anche se non certo immuni da qualche stereotipo, comunque funzionale alla narrazione per non perdersi in eccessive spiegazioni e per offrire un terreno abituale al lettore. L’amalgama tra loro appare comunque buona, e soprattutto la scelta di usare come protagonista un ragazzino del Sierra Leone appare tutt’altro che banale, rispetto alle figure del poliziotto (o ex tale) e del piccolo genio cinese. I dialoghi sono asciutti e realistici, anche se non brillano per personalità, risultando piuttosto simili nei vari episodi; in ogni caso, a esclusione del primo dove appaiono più forzati e meno convincenti, svolgono con mestiere il loro compito, rispettando i giusti tempi e senza apparire ridondanti.
Appare decisamente interessante la scelta di assegnare le diverse parti dell’episodio a differenti disegnatori, uno per ogni singola porzione di storia, ovvero per ogni personaggio e relativa location. Sarà così anche per i successivi numeri della miniserie, ognuno dedicato a uno dei quattro protagonisti, e ognuno disegnato da un autore diverso, che nelle intenzioni di Capone sarà anche il copertinista dell’albo (altra stranezza per gli standard bonellidi).
In questo primo episodio Elia Bonetti, con un bianco e nero tranciante, illustra il prologo, mentre le singole parti del primo albo sono affidate a Matteo Mosca, Sergio Gerasi, Stefano Santoro e Ivan Vitolo. Tra questi sono Gerasi e Santoro a distinguersi maggiormente, grazie alla china più leggera e la linea più sporca il primo, e per i contrasti tra bianco e nero e le linee spesse il secondo. Mosca e Vitolo invece hanno uno stile simile, portato verso un realismo più marcato e ombre più avvolgenti e coprenti. La media è di buon livello, anche se Mosca risulta un po’ legnoso nelle scene d’azione.
Il risultato, pur lasciando spazio alle caratteristiche peculiari di ogni disegnatore, mantiene una omogeneità nel tratto e nello stile apprezzabile, senza creare eccessiva discrepanza a livello grafico tra un episodio e l’altro.
Trigger, che in fase di preparazione era il titolo provvisorio della serie salvo poi convincere autore ed editore, in inglese si può tradurre con “innesco“, e gli eventi che prendono il via da questo primo numero possono essere tranquillamente rientrare nella definizione, pronti a dare il via a qualcosa di più grande. Ma è interessante riportare il significato di “trigger” in campo informatico, anche conoscendo l’attenzione di Capone per la tecnologia; in una base di dati, i trigger sono procedure che vengono impostate per garantire i vincoli di integrità dei dati, una serie di istruzioni che, quando questi variano, vengono inseriti o eliminati, intervengono con una serie di operazioni per controllarli e convalidarli. Se e come questo avrà riscontro nel proseguo della storia non possiamo saperlo, ma certamente si inserisce in uno scenario interessante e che desta curiosità.
Come già per le precedenti serie o miniserie proposte recentemente (Nemrod, Khor, Cornelio), Star Comics si conferma decisamente abile a suscitare interesse e attenzione su ogni sua novità editoriale. Pero’, a differenza degli altri titoli qui citati, in Trigger fin da questo primo numero si scorge una struttura più convincente, uno stile di scrittura più maturo, un progetto che esprime con convinzione le proprie potenzialità.
Riferimenti:
Star Comics: www.starcomics.com
Trigger, sito ufficiale: www.starcomics.com/trigger