Il quarto volume di Eternity segna il ritorno del team creativo formato da Alessandro Bilotta ai testi, Sergio Gerasi ai disegni e Adele Matera ai colori per una storia che affronta il tema dell’ossessione di parlare con i propri defunti e dei tanti modi per elaborare un lutto, per affrontare la morte o per ricercare l’eternità.
IN DIALOGO CON L’ALDILÀ
Centrale per questo episodio risulta la figura del sensitivo Cassiodoro, “il medium dei vip”, con il quale il giornalista di gossip Alceste Santacroce viene a contatto, e, ancor di più, di Giuturna, una donna dall’inquietante e rivelatoria somiglianza con la Lucrezia scomparsa tragicamente nel primo numero di Eternity, che incontra Sant’Alceste e stringe con lui una relazione.
Dietro la ricerca di contatto con chi non c’è più, e attraverso la figura di un medium, Bilotta e Gerasi hanno modo di affrontare un tema stratificato come quello dell’elaborazione (o ancor meglio della non elaborazione) del lutto. Non è forse la mancanza di accettazione della perdita a condurre chiunque, che sia un vip o una persona comune, a cercare di contattare i propri cari defunti, a cercare consolazione al tormento attraverso un dialogo apparentemente impossibile? Le risposte a queste domande coinvolgono giocoforza anche Alceste, il quale, pur non volendo avere troppo a che fare con il medium, si ritrova suo malgrado invischiato nella vicenda. L’incontro con Giuturna, per una relazione programmaticamente breve, della durata di una sola settimana, è fulmineo e mette a nudo tutte le fragilità del protagonista, molto più a suo agio nel demolire che nel costruire.
Durante un incontro con il suo giovane capo/hikikomori (sottotrama che Bilotta porta avanti con cura), viene infatti menzionata la sindrome da “alessitimia” di cui Alceste potrebbe soffrire. Questa condizione rappresenta una ridotta consapevolezza emotiva, dunque un’incapacità di riconoscere, esprimere verbalmente e distinguere i propri stati emotivi e quelli altrui, ritenuti spesso inutili o considerati come una debolezza. Pertanto durante la storia si è portati a chiedersi se davvero questa condizione, rivelatoria anche a livello narrativo nella trama, comporti una difficoltà non solo degli altri personaggi ma anche degli stessi lettori nel decifrare Alceste e il suo modus operandi. Il personaggio risulta sfuggente e ancora in parte enigmatico e provare empatia verso le sue vicende è complicato, ma non impossibile, così come far affezionare chi legge alle storie di cui è protagonista.
In questo equilibrio sottilissimo e florido si collocano Bilotta e Gerasi con la loro costante ricerca di qualcosa di inedito, che non suoni come già ampiamente letto altrove, peraltro senza cercare una facile immedesimazione o un istantaneo appeal nella figura di Sant’Alceste (definito anche a livello visivo da una caratterizzazione peculiare e non da primo impatto).
I CENNI ALL’INCOMUNICABILITÀ, LE MASCHERE E I GOSSIP
Accanto ai già citati temi portanti del racconto, suggeriti già dal titolo, Bilotta continua a inserire tematiche collaterali che fanno da sfondo e che in qualche modo colorano di ulteriori sfumature il mondo in cui vivono Sant’Alceste e i suoi comprimari. Interessante ad esempio l’utilizzo del linguaggio nelle prime e nelle ultime pagine della storia, per aprire e chiudere il racconto in modo circolare: alcuni dialoghi sullo sfondo sono resi in maniera volutamente incomprensibile, con l’effetto di trasmettere l’incomunicabilità, la distanza tra mondi diversi, ovvero tra Alceste (in primo piano) e tutti gli altri.
In maniera parallela, torna il tema della maschera, già caro a Bilotta in tutto il percorso di Mercurio Loi, stavolta introdotto con un pizzico d’ironia (“Non toccatemi la faccia“, dice il protagonista, prima di essere preso a pugni ed essere costretto appunto a indossare una maschera): a livello figurativo, oltre a contribuire a una messa in scena volutamente teatrale, ciò rende ancora più eccentrica la figura del gossipparo e lo distingue da chiunque gli stia attorno.
Proprio sul lavoro di Sant’Alceste, il gossip, Bilotta propone infine delle riflessioni, attuali come non mai: i protagonisti dei gossip, coloro di cui si parla su giornali e riviste, assumono il ruolo di “vittime”, quasi come se chi ne scrive fosse un serial killer in cerca di persone da sacrificare alla propria effimera causa di guadagnare alle spese di chi legge. Nel dialogo con il suo capo/hikikomori, vengono usate frasi come “È difficile tenere alta l’attenzione sulla spazzatura“, emblematiche di una consapevolezza del ruolo potenzialmente deleterio delle riviste scandalistiche.
I MECCANISMI DELLA SERIALITÀ
Una delle grandi qualità di questa serie risiede nel riuscire a sfruttare al meglio i meccanismi intrinseci della serialità. Nel primo numero alcune stravaganze del protagonista, insieme a vari accenni di trama e allo stesso sviluppo dei temi affrontati, potevano risultare poco comprensibili o financo fini a se stessi. Proseguendo nella lettura dei volumi successivi, si ha invece la dimostrazione della grande capacità di Bilotta di far sedimentare idee, nozioni, gesti, che diventano a volte ricorrenti (come la scena in cui il protagonista balla canticchiando una canzone, ormai divenuta una sorta di ritornello intorno al quale l’autore romano costruisce passaggi simili ma differenti) o persino dialogano tra loro (tutti i rimandi tra Giuturna e Lucrezia sono affascinanti, ad esempio) con temi e personaggi che ritornano (l’arte, l’idea di eternità, la morte), in modo da dare una continuità a storie solo apparentemente slegate tra loro ed episodiche, ma in grado di comporre un mosaico sfaccettato.
CITAZIONI
In questa storia tornano le citazioni musicali, stavolta a Giorgio Gaber (“Non lasciamoci trarre in inganno dalla realtà” da Salviamo ‘sto paese), a Heather Parisi (“Disco disco manda via / Tutta la malinconia / È la favola / La superfavola / Dove sto come vorrei / Dove vivo i sogni miei” da Disco bambina) e a Lucio Battisti (“Scusi, lei mi ama o no? / Non lo so, però ci sto” da Perché no), mescolando ancora una volta il colto con il pop senza soluzione di continuità.
Allo stesso modo tornano le citazioni al mondo del fumetto e alle sue dinamiche (“I fumetti non sono solo per bambini“), implicite dichiarazioni d’intenti espresse attraverso le parole del protagonista che, praticamente in ogni numero, dimostra il suo legame verso il mondo del fumetto e il desiderio degli autori di farne un portavoce di idee e ragionamenti sul mondo della nona arte.
IL RITORNO DI GERASI, LA CONFERMA DI MATERA
Decisivo per la riuscita di questo nuovo volume è il ritorno di Sergio Gerasi alle matite. L’artista si conferma come uno dei più felici interpreti delle sceneggiature di Bilotta e questa nuova prova su Eternity, che fa seguito all’esordio sul numero uno, conferma la sintonia tra i due artisti e la capacità di rendere al meglio personaggi e setting, di valorizzare l’espressività dei volti e la mimica del corpo tanto da farne, ancora una volta, un’esperienza teatrale su carta.
Gerasi, co-creatore e copertinista della serie, nel 2023 è stato il disegnatore più presente su albi bonelliani con le sue 528 tavole inedite pubblicate tra Dylan Dog, Cani Sciolti ed Eternity (vedi le statistiche riportate su Dime Web) e ha dimostrato di riuscire bene a coniugare la produttività con un livello qualitativo elevato e una continua ricerca stilistica.
I colori di Adele Matera, infine, sono una costante per questa serie e restano di fondamentale importanza per determinare l’effetto straniante dell’ambientazione, tra luci squadrate e scelte cromatiche peculiari e riconoscibili.
IN CONCLUSIONE
Eternity si conferma una lettura stratificata e raffinata che acquista valore andando avanti storia dopo storia. Un traguardo raggiunto anche grazie all’apporto artistico di Gerasi e Matera, in una nuova prova di alto livello.
Abbiamo parlato di:
Eternity # 4 – L’impazienza dei suicidi anticipa l’inevitabile
Alessandro Bilotta, Sergio Gerasi, Adele Matera
Sergio Bonelli Editore, novembre 2023
72 pagine, cartonato, colori – 18,00 €
ISBN: 9788869618550