Ai lettori disneyani di recente leva, che conoscono solo PK, Mickey X e Witch, può non essere evidente, per cui debbono credermi sulla parola, che la pubblicazione del primo capitolo di questa saga su Topolino, nell’ormai lontano Natale 1982, suscito’ un’impressione profonda. In una ricostruzione dell’evoluzione della nostrana scuola disney, che Lo Spazio Bianco si impegna a promuovere, sarà certo possibile rintracciare i vari passi che precedettero La spada di ghiaccio; ma, almeno nella mia memoria di lettore, la storia di De Vita e Michelini marca un punto di svolta. In particolare, rappresenta in modo esemplare la ricerca, da parte degli autori, di nuove strade per l’utilizzo dei personaggi storici e del bisogno di narrare racconti che si distanziassero dalla tradizione. Ne La spada di ghiaccio, la novità, l’urgenza e l’ambizione di questa ricerca era palese. Fin dalla prima tavola, gli autori proponevano un altro mondo; più oltre, la mappa dell’Argaar prometteva avventure dal sapore epico e fantastico. Il riferimento a Tolkien era certamente evidente, ed allora ci si domando’ come quel tipo di epica potesse calarsi nel mondo disneyano. Con lo scorrere delle pagine la risposta fu chiara e, a posteriori, forse inevitabile: ridefinendo alla radice i personaggi e l’ambientazione delle storie. Ma visto che questa è una “brevisione”, interrompiamo proprio sul più bello i nostri pensieri. Il volume è d’obbligo per ogni appassionato perché raccoglie tutte le quattro storie del ciclo dell’Argaar, non solo la classica trilogia. L’introduzione puntuale di Luca Boschi gli aggiunge valore, evidenziando tutte le caratteristiche ed i riferimenti che consentono di assaporare al meglio la saga. Insomma: non lasciatevelo scappare (Simone Rastelli).