Con Hatarakiman (“uomo che lavora”, titolo originale del manga), Panini Comics compie un’operazione editoriale decisamente coraggiosa, una vera e propria scommessa, che, se da parte di chi si interessa unicamente al fumetto come storia e disegni può non interessare assolutamente, se non apparire antipatica, rappresenta dal punto di vista commerciale una possibile piccola rivoluzione. Il fumetto di Moyoco Anno non è certo il primo che si rivolge a un target di lettrici più adulto rispetto agli shojo (pensiamo al sottovalutato “Sei il mio cucciolo” – Kimi Wa Pet – di Ogawa Yayoi), ma è il primo proposto a livello di veste editoriale e distribuzione così evidentemente indirizzato al proprio target di riferimento.
I romanzi rivolti alle giovani donne che si sono fatte strada nel maschilista mondo del lavoro, con rapporti sentimentali lontani dal modello del “principe azzurro” ma molto più realistici (e disillusi), sono ormai un vero e proprio sotto-genere affermato e facilmente identificabile nelle librerie. In America la chiamano “Chick lit“ (letteratura per pollastrelle, dove “lit” sta per “literature“), è la naturale evoluzione dei romanzi rosa stile “Harmony”; emersa sul finire degli anni ’90, questa categoria di romanzi (che come ogni catalogazione può apparire effimera, ma che è significativo di un movimento) si indirizza a donne, in particolare single e in carriera, e racconta di sogni, amori e realizzazione di sé in maniera ironica e realistica. È lo stile che ha fatto la fortuna dei serial TV come “Sex and the city” o “Desperate Housewife“. Dal “Diario di Britget Jones” di Helen Fielding a oggi molta carta è passata, e autrici come Sophie Kinsella (“I love shopping“), Melissa Bank (“Manuale di caccia e pesca per ragazze“), Lauren Weisberger (“Il diavolo veste Prada“) si rivolgono a una fetta sempre più ampia di lettrici.
Logica, se si vuole percorrere l’irta strada del pubblico generalista (pubblico che, in realtà, già il fumetto ha dimostrato di poter raggiungere), la scelta di un formato più vicino a quello di un libro che di un tankoban; come pure una scelta grafica da rivista di moda, una distribuzione libraria importante e anche, in quanto probabilmente non è stato possibile ribaltare l’edizione italiana, porre dei numeretti per guidare la lettura “alla giapponese” delle nuvolette nelle prime pagine. I puristi del manga gridano all’oltraggio, ma decisamente senza motivo.
Protagonista di Tokyo Style è Hiroko Matsukata, 28 enne redattrice di un importante settimanale della capitale giapponese. Le sue giornate sono frenetiche, la carriera rappresenta la sua principale ragione di vita, a costo di sacrificare il tempo libero e l’amore. Ma la sua non è una figura negativa, Hiroko non è un’insensibile o una spietata arrivista; solo, la vita intorno a lei scorre con un ritmo velocissimo, e da parte sua non c’é nessuna intenzione di rimanere indietro come certi suoi colleghi. L’autrice è abile nel descrivere la protagonista della storia, riuscendo a non tratteggiarla in maniera negativa pur senza farle sconti o elevandola a esempio di modus vivendi: d’altra parte, i problemi di Hiroko potrebbero essere quelli di tante lettrici e il fumetto non intende dare un giudizio netto sulla donna. Sicuramente ne esaspera certi atteggiamenti, ma al contempo li guarda con occhio benevolo, perché nei suoi difetti rivede se stessa e tante altre ragazze.
Questo primo numero si divide in brevi episodi, ognuno caratterizzato da un diverso servizio per la rivista da realizzare e dal rapporto tra la protagonista e un diverso collega di redazione; ognuno di essi viene presentato attraverso una massima di vita che ne identifica il carattere, quasi a introdurre gli attori di una soap a fumetti. Ampio spazio, oltre che alla protagonista, viene riservato comunque anche ai personaggi maschili, e in particolare a Shinji, il suo ragazzo, con cui si vede a singhiozzo in mezzo ai rispettivi impegni di lavoro e con il quale non fa più sesso da mesi, tra appuntamenti mancati e giornate sfiancanti.
Entrando nella vita della protagonista, il lettore non può non porsi una semplicissima domanda: Hiroko è soddisfatta dalla sua vita? Nei rari momenti di pausa, prima di crollare per la stanchezza, sembra che il dubbio l’assalga, ma per la maggior parte del tempo la frenesia e il suo essere “working-man“, come viene appellata, le impediscono di fermarsi ad affrontare e soppesare la sua vita. Che può dirsi piena di soddisfazione per il lavoro, anche se costa fatica e stress, ma per il resto? Non è forse una condizione in cui tutti ci ritroviamo in certi periodi della nostra vita, nei quali sembra impossibile trovare una sosta, un momento per pensare a noi stessi, per valutare se quello che facciamo ci rende veramente felici? Ecco uno degli elementi di maggiore immedesimazione che l’autrice sa sfruttare per far presa nei lettori e lettrici.
Moyoco Anno, nei suoi lavori precedenti come Happy Mania o Questo non è il mio corpo, non sembrava aver creato personaggi credibili fino in fondo, puntando sull’esasperazione dei difetti per caratterizzarli e rendendoli per questo macchiette, anche in situazioni drammatiche. In Tokyo Style invece riesce, pur sfruttando lo stesso stratagemma narrativo, a non apparire, almeno in questo primo volume, fuori luogo o sopra le righe. Ne guadagna l’immedesimazione da parte del lettore e lo scorrere della sceneggiatura che risulta dinamica e ben delineata. Il suo stile lascia ampio spazio ai primi piani, alle persone, spesso tralasciando gli sfondi e portando i protagonisti a recitare in vignette vuote o ad essere comunque sempre predominanti sul contorno. Grande attenzione viene posta agli sguardi, sia quelli trasmessi dagli enormi occhi femminili che da quelli stretti degli uomini. Il suo essere scrittrice e appassionata di moda si percepisce dalla cura per i vestiti, per l’aspetto “fashion” trasmesso dal fumetto.
Tokyo Style è una lettura piacevole, per uomini e donne, anche se chiaramente rivolto in primis a quest’ultime, e conferma l’ampiezza di tematiche e di stili del fumetto giapponese, caratteristica che dovremmo veramente imparare e riproporre anche nel fumetto nostrano.
Purtroppo, a marzo 2008, l’autrice stessa ha diffuso la notizia dei suoi problemi di salute, che la costringono a ridurre i propri impegni lavorativi, e quindi a interrompere Hataraki Man – Tokyo Style per un lungo periodo di tempo, per proseguire invece il lavoro sulla serie “Ochibisan“, pubblicata sul quotidiano Asahi Shimbun. Non ci resta che augurarle una pronta guarigione e un suo ritorno alle disavventure lavorative e sentimentali di Hiroko Matsukata.
Riferimenti:
Panini Comics: www.paninicomics.it
Moyoco Anno, il blog (in giapponese): moyotan.exblog.jp