Sulle tracce dello Sconosciuto

Sulle tracce dello Sconosciuto

Lo Sconosciuto è stato il primo personaggio creato, scritto e disegnato in autonomia da Roberto Raviola, in arte Magnus. In vista dell’imminente ritorno con storie inedite per la Sergio Bonelli Editore, analizziamo la storia editoriale originaria dell’uomo conosciuto solo come Unknow.

Era la Lucca Comics & Games del 2017 e la Sergio Bonelli Editore, durante il proprio keynote, presentava la nuova etichetta Audace, annunciando la futura pubblicazione delle nuove avventure dello Sconosciuto, uno dei personaggi più celebrati di Magnus.
Dopo due anni di lavorazione, a novembre 2019 arriverà Le luci dell’Ovest, primo tassello de Lo Sconosciuto – Le nuove avventure, firmato da Daniele Brolli e Davide Fabbri.

Nel 2018, la collana Oscar Ink della Mondadori ha raccolto in un cartonato di grandi dimensioni e di oltre 400 pagine l’intera produzione originaria che Roberto Raviola dedicò al suo personaggio. Questo volume diventa oggi lettura propedeutica essenziale per potere apprezzare il ritorno di Unknow. Grazie anche alla prefazione dello scrittore Diego De Silva e alla postfazione di Fabio Gadducci che contestualizzano molto bene l’opera.

Il volume ripropone tutte le storie de Lo Sconosciuto già apparse nei due volumi editi da Rizzoli Lizard Lo Sconosciuto e Lo Sconosciuto racconta e lo fa non in ordine di pubbblicazione originaria bensì rimontando le avventure in ordine di continuity interna alla serie.1

Un personaggio, tre vite, tre incarnazioni

Nel settembre 1975, con Alan Ford #75 – Cala la tela per Superciuck!, dopo undici anni ininterrotti di collaborazione, termina il sodalizio artistico tra Magnus e Luciano Secchi, alias Max Bunker. Dopo Kriminal, Satanik, Maxmagnus, Alan Ford e il Gruppo TNT, le strade professionali dei due autori si separano, creando uno shock improvviso e inaspettato nei lettori dell’Editoriale Corno.
Raviola, sempre alla ricerca di nuovi stimoli, si sentiva ormai soffocato dalla ripetitività del fumetto seriale e sentiva che ormai il tempo era maturo per cimentarsi quale autore completo.

L’occasione che aspettava gli arrivò da Renzo Barbieri, proprietario e fondatore della Edifumetto, che in quegli anni era specializzata nella produzione di fumetti horror-porno. Barbieri era anche proprietario delle Edizioni Il Vascello ed è proprio con questa casa editrice che nel luglio 1975 fa il suo esordio Lo Sconosciuto, in una collana tascabile che dura sei numeri, fino al gennaio 1976.
Protagonista delle storie è Unknow, un ex mercenario dal passato misterioso che si muove nel panorama internazionale di quegli anni, in storie ricche di intrighi politici, pericolosi criminali e belle donne, a cavallo tra il noir, l’hard boiled e l’erotismo.

Queste prime sei storie sono la “palestra” di Magnus come autore anche delle sceneggiature. Gli episodi sono in pratica autoconclusivi, seppur un accenno di continuity passa da l’uno all’altro e lo sviluppo è sì ricco di azione ma molto lineare, semplice. Forse non scolastico ma sicuramente classico.
Ciò che invece colpisce è la maturità della struttura narrativa da un punto di vista di “sintassi” del fumetto, cioè il modo in cui l’autore passa da una situazione all’altra, da una sequenza alla successiva, con un montaggio privo di qualsivoglia appiglio didascalico per il lettore. Un taglio di sceneggiatura che se oggi è assolutamente la norma, non lo era certo quasi 45 anni fa (Ken Parker, giusto per parlare di fumetto innovativo, aveva esordito appena un anno prima).

“Poche ore all’alba” (tavola rimontata per l’edizione in volume)

Da un punto di vista di struttura grafica Magnus resta invece in campi conosciuti, con l’impostazione di due vignette per pagina – massima esaltazione del formato tascabile – forse per la necessità di estrema concentrazione nella parte di scrittura e sviluppo delle storie.

Nella storia d’esordio, Poche ore all’alba, l’autore ripropone l’intero campionario di soluzioni grafiche affinato nella contingenza delle scadenze continue e ravvicinate che contraddistingue il fumetto seriale: uso di primi o primissimi piani, presenza di sfondi ridotta al minimo, cospicua presenza di  silhouette  in nero. Se è vero che le inquadrature strette hanno anche una valenza narrativa orientata a far concentrare il lettore su quello che i personaggi dicono e raccontano, le altre soluzioni sono senza dubbio retaggi della precedente decade professionale di Magnus. Anche il suo segno è nel solco della continuità: una linea morbida e chiusa che racchiude campiture nette e contrasti tra bianco e nero, ma che si allontana dal grottesco e caricaturale a la Alan Ford per avvicinarsi a un realismo più marcato, soprattutto nei tratti del protagonista.

Già a partire dal secondo episodio, Largo delle Tre Api, inizia però l’evoluzione della cifra stilista grafica e narrativa di Raviola. La prima sequenza della storia la si potrebbe definire al limite del neorealistico: Unknow si sveglia da un incubo e, sconvolto, si reca in bagno. Lo specchio riflette la faccia di un uomo stanco e provato, che poi si veste, si accende una sigaretta ed esce da una pensione di infimo grado nella notte romana.
È un passaggio tutto giocato sui particolari, sui dettagli, sui gesti del personaggio, sulle inquadrature: l’intera sequenza è mirata a mettere in evidenza quanto il protagonista sia un’anti eroe, uno sconfitto, un essere umano, cioè un ottimo personaggio per un fumetto noir.
Non può essere un semplice caso la “vicinanza” tra le due tavole create da Magnus e quelle comparse all’inizio del 1975, sulla rivista Alterlinus, con cui iniziava la pubblicazione di Alack Sinner, fumetto hard-boiled  di José Munoz  Carlos Sampayo. Il secondo episodio della serie, Il caso Fillmore, si apriva con il protagonista che si svegliava, si accendeva una sigaretta, si guardava allo specchio e andava a urinare: gli stessi dettagli quotidiani, la stessa intimità, lo stesso senso di squallore e solitudine che Raviola ripropone nelle sue pagine. Una vicinanza di genere evidente, un realismo inedito per il fumetto italiano, la conferma che Lo Sconosciuto è assolutamente immerso nel filone di genere hard-boiled.

Da un punto di vista grafico, se i primi piani e i tagli ravvicinati continuano a farla da padrone, assistiamo a una accresciuta attenzione per gli sfondi da parte dell’autore, con una serie di scorci di Roma disegnati nel minimo dettaglio, che ancorano ancora di più il racconto alla realtà. Di contro, la resa grottesca, al limite del caricaturale, di alcuni comprimari – specie antagonisti – crea un contrasto con il realismo di Unknow e del personaggio femminile della storia. È lei la conferma di quanto il pennino di Magnus sapesse restituire la grazia e la sensualità femminile ed è lei che l’autore rende protagonista di una serie di passaggi dallo spiccato gusto erotico – al limite del pornografico – che già prefigurano in nuce il contenuto di future opere come, per esempio, Le 110 pillole.

Tavola tratta da “Morte a Roma”

Morte a Roma, terzo episodio della serie, conclude l’avventura capitolina del protagonista, mentre i numeri successivi vedono Unknow prima in Francia (I cinque gioiellieri), poi ad Haiti (Il sequestrato della Sierra) e in ultimo in Libano (Vacanze a Zahlè). Le ultime tre sono storie autoconclusive e, se da un lato Magnus continua la sua evoluzione grafica aumentando l’attenzione e il dettaglio per sfondi e usando sempre di più retini e sfumature di grigio rispetto al netto bianco e nero iniziale, dall’altro conferma la predilezione per la linearità della trama.
Aumenta tuttavia progressivamente l’attenzione verso la cronaca politica e la situazione storica internazionale, che portano alla prima evoluzione della serie e del personaggio che, a inizio 1976, conclude la sua prima incarnazione.

Una nota. La versione dei sei episodi presentata nel volume Oscar Ink è quella rimontata dallo stesso Magnus per la pubblicazione in volume a partire dal 1985, prima per L’Isola Trovata e, in anni più recenti, per Rizzoli Lizard. Questo rimontaggio – che prevedeva la strutturazione di sei vignette originali (ovvero di tre pagine dell’edizione tascabile) in una sola pagina – fu voluto in primis da Luigi Bernardi (proprietario de L’Isola Trovata) con lo scopo di far assurgere Raviola a un ruolo “autoriale”, donando una più consona veste alla sua opera, in quella decade del XX secolo in cui – soprattutto in Italia, con la diffusione delle riviste – iniziò la discutibile e ancora oggi in voga divisione tra fumetto autoriale e fumetto popolare.

Dal noir al graphic journalism

A distanza di cinque anni dalla chiusura della serie tascabile,  lo Sconosciuto ritorna nel 1981 in due brevi storie serializzate sulla rivista Strisce e Musica. Il periodico ha il formato di un quotidiano e le due storie vengono pubblicate ogni volta al ritmo di tre strisce su mezza pagina.
Una partita impegnativa e Il volo del Lac Leman segnano un passaggio fondamentale per Magnus e il suo personaggio. Unknow si defila e appare solo come voce narrante in entrambe le storie che trattano due temi molti vicini all’attualità politica del tempo: il traffico internazionale di eroina e i dirottamenti aerei nell’area nord africana e medio orientale.
L’aspetto fondamentale è però il cambio di paradigma narrativo: da storie improntate all’azione e all’avventura, Raviola si sposta ad un approccio molto vicino a quello che oggi si definirebbe graphic journalism, con un taglio da vero e proprio reportage a fumetti che apre la strada all’arrivo del secondo ciclo di storie de Lo Sconosciuto.

Tavola tratta da “Il sequestrato della Sierra”

Da un punto di vista grafico, Magnus accentua sempre di più il realismo del suo segno, tanto nei personaggi quanto negli sfondi e nelle ambientazioni. Il tratto rimane quello improntato a una linea chiara, chiusa e definita, con una sintesi che da un lato si esalta nell’economia dei segni dei volti dei personaggi – giocati sempre nei contrasti di bianco e nero assoluti, ormai cifra stilistica dell’artista – e dall’altro invece si stempera nel dettaglio iper curato degli ambienti, dei veicoli e delle architetture, in cui la presenza di retinature e puntinature “sporca” la tavola con la creazione di mezzi toni.

La seconda vita de Lo Sconosciuto coincide con l’esordio della rivista Orient Express, nella quale è contenuta la prima parte (di quattro) di Full Moon in Dendera. L’anno è il 1982 e la rivista nasce per volontà di Luigi Bernardi con lo scopo di pubblicare soprattutto fumetti di genere noir, hard-boiled e mistery e di valorizzare quegli autori che, come Magnus, paiono non volere essere accolti dalle altre riviste del settore.

Sulla rivista pubblicata da L’Isola Trovata trovano spazio altre due storie di Unknow, entrambe fondamentali per motivi diversi: La fata dell’improvviso risveglio (Orient Express #10, maggio 1983) e L’uomo che uccise Che Guevara (Orient Express #12-18, 20-21, luglio 1983 – febbraio 1984, aprile-maggio 1984).
La prima, seppur pubblicata dopo Full Moon in Dendera, la precede da un punto di vista cronologico. Il racconto di sole dieci tavole si ricollega alla fine di Vacanza a Zahlè, in cui avevamo lasciato Unknow ferito mortalmente, e racconta che cosa è successo al personaggio e come si è salvato. La storia segna anche una evidente cesura grafica con la serie tascabile perché, oltre alla struttura grafica della tavola, che ora può sfruttare il formato più grande della rivista, assistiamo a un’ulteriore evoluzione del segno di Magnus.
Le pagine de La fata si caratterizzano per un forte uso dei retini tipografici, una dominanza dei neri in ogni vignetta, l’uso di una linea spessa e chiusa per i contorni e un segno che arriva a impressionanti livelli di iperrealismo nei dettagli del disegno.
La storia conferma l’addio del protagonista al suo ruolo di personaggio che vive avventure in solitaria, per essere inquadrato in narrazioni più corali nelle quali Unknow si defila sempre più rispetto al racconto principale, diventando di fatto un comprimario, situazione che trova la propria estremizzazione ne L’uomo che uccise Che Guevara.

È questo racconto il vertice del percorso intrapreso da Magnus con il suo personaggio. In esso si fondono le due anime de Lo Sconosciuto: quella originaria, fatta di storie ricche di azione e avventura, e quella emersa nelle due storie brevi pubblicate nel 1981, vicine al reportage giornalistico, nelle quali scopriamo l’attenzione di Magnus all’indagine della realtà che lo circonda, allo studio storico e politico del mondo contemporaneo.
In L’uomo che uccise Che Guevara Unknow è di fatto relegato – se si eccettua la fine della storia – a un ruolo defilato e secondario e l’intera narrazione è di fatto un adattamento realizzato da Raviola a partire dai diari di guerra del Che – in special modo, quelli legati ai mesi in Bolivia che precedettero la sua uccisione – e dal libro Chiedo la parola di Domitila Barrios De Chungara, moglie di un minatore boliviano che si battè strenuamente per la democratizzazione della sua nazione e per il miglioramento delle condizioni del suo popolo.

La narrazione, che si è fatta sempre più complessa fino da Full Moon in Dendera e ha abbandonato la linearità degli esordi, intreccia qui piani narrativi e temporali diversi, saltando con maestria dall’uno all’altra e di fatto legando cronaca giornalistica e fiction avventurosa in modo saldo ed efficace in un flusso coeso e scorrevole dalla prima all’ultima pagina.
In nuce si cominciano a leggere i prodromi del Raviola studioso appassionato, che sfociano successivamente ne I Briganti e ne Le 110 pillole, adattamenti  e reinterpretazioni di due racconti cinesi.

“L’uomo che uccise Ernesto Che Guevara”

Graficamente in questa storia Magnus inizia ad avvicinarsi alla piena maturità del suo stile. Padroneggia pienamente la struttura compositiva della pagina, la varia costantemente secondo le proprie necessità e – rispetto alle precedenti storie pubblicate su Orient Express – passa dalla classica struttura italiana a tre strisce a quella più tipica del fumetto francese a quattro.

Differenzia poi pregevolmente le parti di fiction da quelle dedicate all’adattamento dei diari del Che. Se nelle prime si lega alla svolta grafica iniziata ne La Fata dell’improvviso risveglio, con i neri pieni che la fanno da padrone e il segno spesso del pennino, i flashback dedicati alla vicenda storica di Guevara hanno un aspetto quasi onirico:  il tratto diventa sottile, i neri pieni assenti e il bianco domina ogni vignetta. Corpi, ambienti e oggetti non sono delimitati da linee chiuse ma da segni aperti, che mirano a una “non definizione”di ogni cosa, a un voluto sfumare volti e situazioni nell’indefinito, come avviene nei ricordi. Perché quelli che Magnus mette su carta sono i ricordi – ebbri di droga – di colui che uccise il Che.

La fine… imprevista

L’autore riprende Lo Sconosciuto all’inizio negli anni ’90, in quella che dovrebbe essere la terza incarnazione del personaggio che si interrompe bruscamente a causa della prematura morte dell’artista nel 1996. Raviola pianifica una serie di miniracconti di sei pagine da pubblicare sulla rivista Comix, di cui vede la luce soltanto Nel frattempo, nel marzo 1996, un mese dopo la sua scomparsa.
Magnus, nelle sei tavole del racconto, riannoda i fili delle vicende di Unknow, di fatto mettendolo in rampa di lancio per nuove storie che, nell’intenzioni dell’autore, sembrano a tutti gli effetti volere tornare all’avventura e al genere noir. Chissà, forse l’autore voleva anche iniziare a dipanare un po’ del mistero sul suo personaggio, del quale in venti anni di avventure ha rivelato molto poco – sicuramente era stato nella Legione straniera e nel suo passato c’è un evento luttuoso legato a una donna – facendolo rimanere sempre una sorta di avventuriero che vive nella zona grigia tra legalità e illegalità.
Il segno è quello impressionante per definizione, dettaglio e cura di ogni vignetta che gli appassionati scoprono in tutta la sua maestosità di lì a pochi mesi nel Texone La valle incantata.

È da qui che riparte oggi, dopo oltre vent’anni, il viaggio di Unknow e i ricorsi abbondano. È la stessa casa editrice che pubblico l’ultima opera di Magnus a rilanciare Lo Sconosciuto: la SBE, casa editrice italiana regina del fumetto popolare, fa ripartire il personaggio con cui Raviola iniziò il suo distacco dal fumetto seriale per iniziare il percorso che lo portò a opere come I Briganti, La Compagnia della Forca e le 110 pillole.
Una sorta di percorso circolare che di fatto pone i termini autoriale e popolare sullo stesso piano e li annulla, come è giusto che sia. Perché un fumetto è bello a prescindere, che sia pubblicato su piccoli libercoli brossurati o spillati in edicola, o in volumi cartonati e finemente rilegati in libreria.
È bello immaginare che Magnus questo lo sapesse e lo condividesse.

[Un ringraziamento speciale a Sara Dallavalle, spaziobianchista che sta contribuendo a far conoscere il fumetto italiano nel mondo accademico dall’altra parte dell’oceano.]

Abbiamo parlato di:
Lo Sconosciuto
Magnus
Mondadori Oscar Ink, 2018
420 pagine, cartonato, bianco e nero – 26,00 €
ISBN: 9788804689546


  1. L’ordine delle storie nel volume è il seguente: le sei storie della serie tascabile, La fata dell’improvviso risveglio, Full moon in Dendera, L’uomo che uccise Ernesto Che Guevara, Nel frattempo, Una partita impegnativa, Il Volo del Lac Leman 

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