Stagione di caccia: ammazzare cinghiali a due zampe

Stagione di caccia: ammazzare cinghiali a due zampe

Ritorna la coppia Emiliano Pagani/Bruno Cannucciari con un noir cupo, malinconico e molto ancorato al presente, tramite il quale gli autori del pluripremiato “Kraken” cercano di ricreare il fascino e la potenza del loro precedente lavoro.

Un uomo inesperto entra in un bosco senza sapere dove sta andando e portandosi dietro un coltello. Si perde e, col passare delle ore, si spaventa e si innervosisce. Vede un cinghiale, che non è nato in quel bosco e non faceva neppure parte dell’ecosistema, ma ci è stato portato perché riproducendosi crei una scorta di carne da vendere ai turisti che vanno al ristorante. Rimane fermo a guardarlo, sperando che magari si diriga verso un fiume. Il cinghiale però si innervosisce a sua volta per la presenza dell’intruso sul suo territorio e lo attacca. L’uomo si difende ma sia lui che l’animale muoiono.

Di chi è la colpa?

Del tizio incosciente che è entrato in un bosco senza conoscerne la fauna, senza sapersi orientare e armato? Del cinghiale rabbioso che per istinto attacca qualsiasi cosa vede? Del tizio che ha liberato l’animale in quel territorio, vicino alle case, per suo tornaconto personale lasciandolo libero di far danni? Dei turisti che vogliono la carne a poco prezzo e non sono interessati a come essa arrivi sulle loro tavole?

Ovviamente, quella appena raccontata NON è la trama di Stagione di caccia (se si esclude la presenza dei cinghiali), ma all’interno di questo fumetto vivono concetti molto simili, tentativi di far comprendere al lettore come sia spesso difficile distinguere il male dal bene, come malgrado le nostre migliori intenzioni gli eventi finiscano a volte per precipitare, come il vero nemico si possa nascondere nei luoghi più impensati, come sia difficile giudicare e quanto sia complessa la natura umana, dietro la quale si nascondono spesso pregiudizi che non sono altro che giustificazioni alle nostre pulsioni o paure più profonde.

A raccontarci queste scomode verità la coppia di autori Emiliano Pagani e Bruno Cannucciari, grazie a un volume unico ambientato in un piccolo paese di campagna circondato da un bosco oscuro. Una comunità retrograda e spaventata da tutto ciò che non conosce (la minaccia dei ladri che entrano indisturbati nelle case, o dei migranti sempre più numerosi), nella quale sembra spadroneggiare un folto gruppo di cacciatori, e che ha come unica fonte di disturbo – una sorta di coscienza sociale non voluta – tre donne che vivono ai margini gestendo una piccola azienda agricola di prodotti biologici, e che hanno l’ulteriore colpa di farsi aiutare proprio da quei migranti che tutti temono. Una convivenza difficile, fatta di piccoli sgarbi, litigi e ripicche, ma che improvvisamente prende una piega amara quando il paese viene scosso da efferati atti di violenza.

È una bella lettura, Stagione di caccia. Una storia cupa e apparentemente senza speranza, che usa la narrativa cosiddetta “di genere” nel modo migliore, cioè come specchio dei mali, della meschinità e dell’ipocrisia che affliggono la nostra società. Solido sia dal punto di vista della narrativa che dei disegni, affidati a un segno sporco fatto di matite e toni di grigio, e reso solido da una gabbia classica a tre strisce e sei vignette, che si concede maggiori libertà solo in determinate e motivate occasioni. Dialoghi cupi, serrati e un’azione che non lascia spazio a ironia e momenti leggeri, contribuiscono a creare un lavoro solido, dal messaggio chiaro e inequivocabile, ricco di personaggi ben delineati  e che sfrutta in modo piacevole la sua valida e inquietante ambientazione. Non mancano eventi inaspettati e qualche colpo di scena (sfruttato però in maniera quasi dimessa, non spettacolarizzato) ed è interessante vedere come testo e disegno si sorreggano a vicenda nel creare un’opera che rispecchia in tutto e per tutto la tecnica e il talento dei suoi autori, i quali possono vantare una ricca e variegata carriera alle loro spalle ma sembrano essere riusciti a reinventarsi con successo grazie ai loro ultimi lavori per Tunué, approdando a una dimensione che calza loro a pennello.

La loro creazione precedente, infatti, è quel Kraken che ha ricevuto il primo posto ex aequo nella sezione Miglior libro di scuola italiana a Romics 2018, e il Premio Carlo Boscarato 2018 al Treviso Comic Book Festival come Miglior fumetto italiano. Tradotto ed esportato all’estero, opzionato anche per un adattamento cinematografico, Kraken era un validissimo prodotto che con Stagione di caccia sembra condividere più di un elemento. Ad esempio il piccolo paese chiuso e retrogrado, la presenza di un gruppo di cittadini influenti (lì pescatori e qui cacciatori, in entrambi i casi comandati da un grosso uomo scontroso), la presenza di reietti mal visti e minacciati, di un mistero da risolvere, di certe inversioni di ruoli che portano a riflessioni amare e finali agrodolci. Fin troppe cose in comune, a ben pensarci; al punto che questo nuovo albo sembra una sorta di prolungamento del precedente. Forse con l’idea di ripeterne e migliorare la formula vincente, o forse col legittimo desiderio di portare avanti un discorso già aperto e potenzialmente infinito.

In realtà, a prescindere dagli intenti, e pur nella validità dell’albo, in questo caso il tentativo non è perfettamente riuscito. La causa va trovata in alcuni dialoghi eccessivamente insistiti e didascalici, in riflessioni espresse in modo molto retorico (del tipo “la natura va rispettata”, “i veri ladri sono banche e governi”, “l’animale più pericoloso è l’uomo”)  e in alcune semplificazioni di trama; o forse soltanto per il fatto che – una volta riconosciuto il tipo di canovaccio già utilizzato – risulta più facile capire dove vuole andare la storia e dunque più difficile sorprendersi quando vi arriva veramente.

In ogni caso, se Kraken risultava vincente grazie al senso del fantastico che aleggiava nelle sue pagine, nella trama ricca, immaginifica, e nel sorprendente e inatteso finale, Stagione di caccia convince e si dimostra forse migliore per quanto riguarda i temi trattati e i messaggi che offre al lettore, più realistici e concreti. Un fumetto interessante proprio per gli interrogativi che pone, creato da due autori solidi e maturi che ci auguriamo possano continuare a percorrere a lungo questa strada fatta di storie che non sono altro che lo specchio del nostro eterno dibattersi, del nostro lottare contro i mostri veri o presunti che vivono ai margini delle nostre esistenze, dei nostri sogni destinati troppo spesso a infrangersi contro la spietata realtà.

Abbiamo parlato di:
Stagione di caccia
Emiliano Pagani, Bruno Cannucciari
Tunué, 2019
96 pagine, cartonato, bianco e nero – 17,00 €
ISBN: 9788867903467

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