Sandro è il nuovo fumetto di Alice Socal, pubblicato nell’aprile del 2015 da Eris Edizioni. Quello della Socal non è un nome nuovo nel panorama editoriale italiano. Si tratta di una delle più promettenti fumettiste di “nuova generazione”, con all’attivo una prima graphic novel, Luke, pubblicata da G.I.U.D.A. Edizioni nel 2011, e diverse presenze in raccolte antologiche, quale ad esempio l’ultimo successo Delebile, Work.
Con questo suo ultimo lavoro, la giovane fumettista riesce a raggiungere un obiettivo che, come raccontato in una recente intervista, perseguiva da un po’: vedere pubblicata una storia in cantiere da talmente tanto tempo da essersi affezionata ai personaggi.
Ma non è difficile affezionarsi a Sandro, un Mickey Mouse cicciotto, affettuoso, naïf, silenzioso e allo stesso tempo ingombrante. Questo personaggio, che vediamo in copertina, emblematicamente fuso in un abbraccio fluttuante con il protagonista del racconto, Pallas, accompagna il ragazzo dall’infanzia fino alle soglie della maturità.
Sandro è un amico immaginario ma anche un simbolo, l’emblema di una paura e di una resa. La trama si riduce a pochi avvenimenti, in un arco temporale che abbraccia quasi tutta vita di Pallas. Lo vediamo da bambino, rifugiarsi senza freni e inibizioni nell’abbraccio di Sandro. In un flashback lo scopriamo quando, adolescente sfigato e amante inetto, si immerge nel soffocante affetto di Sandro. Infine, lo ritroviamo “quasi” adulto, al suo ventiseiesimo compleanno, costretto ad affrontare alcune vicende personali lasciate in sospeso. La prima, fra tutte, è proprio Sandro.
Al rapporto simbiotico tra Pallas e il suo amico immaginario, l’autrice lega infatti i dubbi e le domande esistenziali, quelle che tutti probabilmente si sono posti nella fase di passaggio che porta all’età matura: il personaggio di Sandro aiuta a raccontare gli imbarazzi, le solitudini, le inadeguatezze dell’adolescenza. I piccoli chiarimenti, le risposte, forse parziali ma realistiche, suggeriscono una crescita che non porta a eccezionali scoperte o a una soluzione definitiva, ma che riserva qualche sorpresa. Come, per esempio, il cogliere la problematicità e le fragilità di un amico d’infanzia, quello “fico” e sempre all’altezza.
Tra i vari (pochi) personaggi colpiscono, inoltre, quelli secondari, che sembrano provenire da luoghi altri e che, sebbene dissonanti e in apparenza ornamentali, diventano talvolta funzionali allo sviluppo dell’intreccio: la vicina di casa (una presenza sorridente à la Miyazaki) con il suo cane un po’ invadente, ma soprattutto l’onnipresente life-coach (un’oca tricefala). Più che il loro agire, è l’esistenza stessa di queste figure a suggerirci di non dare mai niente per scontato e di non prendere poi nemmeno tutto troppo sul serio.
Esaurito il percorso puramente narrativo, risulta importante soffermarsi sullo stile dell’autrice, estremamente personale e caratterizzato, che arricchisce la scarna trama di particolari, minuti ma strutturali. Sono infatti questi dettagli (tazze, portachiavi, ma anche t-shirt e felpe molto particolari) che permettono al lettore di sentirsi risucchiato nel mondo di Pallas, attraverso un’esperienza di estrema immedesimazione.
Il fumetto è in tricromia (con qualche eccezione, alle tavole in bianco e nero si alternano quelle in bianco e in rosso-sanguigna) e l’uso preponderante delle matite contribuisce a creare un effetto talvolta grezzo, talvolta delicatissimo, comunque sempre appropriato all’atmosfera. Questa è caratterizzata da un senso di sospensione, che nasce dai frequenti silenzi in cui la narrazione si ferma, dalle pause descrittive degli spazi aperti e degli interni immobili, dalla precisa e mimetica descrizione del vestiario e degli oggetti, dai giochi di luce; una sospensione che caratterizza anche le scene surreali, in cui pezzi di realtà si animano di potente fantasia.
L’accurata mimesi dei luoghi e degli oggetti contrasta decisamente con la sintesi dei volti, quasi abbozzati e caricaturali. Dell’incertezza nei gesti dei personaggi rimane traccia sul foglio bianco, e le linee si intersecano, talvolta profonde, quasi scavate, talvolta leggerissime. Una realtà alternativa irrompe continuamente in quella che sembra essere la vita quotidiana di Pallas, confondendo il lettore e stemperando i confini tra oggettività e soggettività. In questo universo multiforme, di cui Sandro è l’emblema, il fumetto ti trascina, avvolgendoti con le lunghe braccia di Sandro, mostrandoti la possibilità di adottare una diversa prospettiva sulla cose, totalmente soggettiva e intima.
La storia che Alice Socal ci racconta potrebbe sembrare per alcuni versi un post-moderno romanzo di formazione, il racconto personale e allo stesso tempo universale di una tensione tra infanzia e maturità, tra il desiderio di abbandonarsi (al ricordo, al romanticismo, ai sogni) e quello di resistere e affrontare la realtà, qualunque essa sia e sotto qualsiasi forma essa si presenti. Eppure, non si tratta di romanzo di formazione: gli avvenimenti ridotti all’osso, il ritmo rallentato e la conclusione enigmatica, suggeriscono diverse intenzioni.
Alice Socal sembra voler comunicare la necessità di un percorso interiore che sia allo stesso tempo un rallentamento nel sé e un allontanamento da sé, un’appropriazione e una fuga, e che questo mondo misto, dal quale il lettore è incuriosito, non finisca tra le pagine di Sandro. Un mondo simile possiamo trovarlo nella nostra vita e quella qui raccontata è, in fondo, la storia di tutti, del “Sandro in ognuno di noi”.
Abbiamo parlato di:
Sandro
Alice Socal
Eris Edizioni, maggio 2015
116 pagine, brossurato, tricromia – 15,00 €
ISBN: 9788898644117