L’invasione manga ci ha abituato a conoscere i diversi generi e tipologie di un approccio industriale che nel corso degli anni ha spinto sempre di più gli editori giapponesi a una notevole ingerenza sul lavoro creativo dei suoi autori.
Questo non significa però che manchino prodotti più autoriali o indipendenti, fortemente slegati dalle logiche “industrializzate” dei titoli di grande diffusione. È stato il caso soprattutto dei cosiddetti gekiga, la cui traduzione letterale suona come “immagini drammatiche” e che identifica fumetti più adulti e sperimentali. Il termine nasce nel 1957, quando la maggior parte dei manga erano caratterizzati da uno stile grafico umoristico e destinati ad un pubblico di bambini. Per distaccarsi fortemente da questa comune linea editoriale, anche l’approccio grafico dei gekiga cerca di seguire i temi più cupi e violenti, che racconta scegliendo un disegno più realistico e facendo un uso maggiore dei neri rispetto a quello dei retini.
I due corposi volumi cartonati che raccolgono il manga Ryuko di Eldo Yoshimizu si collocano all’interno di questa categoria. Lo stesso autore ha un background atipico: arriva al manga, campo nel quale Ryuoko segna il suo esordio, da un percorso artistico indipendente e piuttosto variegato che comprende anche la scultura.
Per il suo racconto, Yoshimizu decide di coniugare temi e generi diversi: se è vero che fondamentalmente Ryuko è un noir legato ai canoni delle storie di Yakuza, la mafia giapponese, e di vendetta, il contesto mescola un’ambientazione futuribile (ma volutamente non troppo definita) e temi che toccano l’intrigo spionistico e politico.
Ryuko è la figlia di un importante Yakuza ed è dotata di grandi abilità, sia fisiche che strategiche, che la rendono una leader carismatica. A seguirla un gruppo scelto ed estremamente leale di uomini e donne. Una di queste, Barrell, è la figlia del re del regno di Forossoyah, appena spodestato da un colpo di stato. Ryuko, su ordine del proprio clan, aveva salvato Barrell ancora in fasce, prendendola poi sotto la sua ala. Una missione che aveva finito per metterla in conflitto con il suo stesso padre e le cui conseguenze, a 18 anni di distanza, portano la donna a perpetrare la propria vendetta e a scoprire verità sorprendenti sulla propria famiglia.
Violento e estremamente saturo, Ryuko (s)corre con poche vignette per tavola, con una composizione estremamente variabile, dinamica, dove spesso un approccio più vicino all’illustrazione che non al fumetto si sostituisce alle vignette.
Sono due volumi che si traducono in una lettura piuttosto veloce, ma non per questo meno densa.
L’uso di bianchi e neri e dei grigi si carica di simbolismi, soprattutto in una serie di sequenze pressoché mute dove il segno fa esplodere le emozioni dei personaggi.
Tutto è subordinato alle figure umane e a quello che provano: sfondi, oggetti e dettagli possono infatti scomparire o essere fagogitati dal bianco o dal nero per permettere di fare emergere in maniera dirompente l’essere umano e le sue pulsioni.
Oltre ad essere protagoniste della storia, le donne sono protagoniste delle tavole, con la loro pelle diafana che spicca tra neri e tratteggi, con le loro forme sinuose e longilinee, con capelli, braccia, ma soprattutto gambe lunghissime. Inoltre, rispetto alle figure maschili dove tratteggi e dettagli spesso abbondano, appaiono con visi e corpi praticamente privi di linee e dettagli che non siano quelli di occhi, naso e bocca.
Queste figure femminili si caricano soprattutto di un sapore estremamente classico, rimandando direttamente ad esempi come quello di un Osamu Tezuka nei suoi lavori più dark.
Narrativamente il racconto di Ryuko è la struttura portante della storia, ma ognuno dei personaggi a cui lei è legata possiede una propria storia capace di conferirgli spessore e intensità in quei brevi ritagli che il fumetto riesce ad offrirgli. I temi apparentemente classici del racconto di malavita giapponese si aprono su diversi fronti, con lo scopo principale di portare alla ribalta e quasi con violenza valori morali ed etici, come onore, lealtà, amicizia.
Ci sono diverse stratificazioni nel modo di raccontare messo sulla carta da Yoshimizu, che intreccia storie tanto quanto intreccia generi e stili differenti: l’amalgama finale se non perfetto, risulta funzionare in maniera coerente.
Una parte del racconto, soprattutto nella parte iniziale, si svolge su piani temporali differenti, creando un leggero spiazzamento, che via via va però disperdendosi.
Avvincente e intrigante, questo esordio mostra forse qualche limite, per esempio là dove l’urgenza dell’autore finisce per rendere qualche passaggio visivamente confuso con prospettive ardite e linee cinetiche fin troppo cariche, ma ci presenta una lettura che combina in un modo nuovo e diverso alcuni canoni e cliché, regalandoci inoltre alcune sequenze e tavole di grandissimo impatto.
Abbiamo parlato di:
Ryuko voll. 1 – 2
Eldo Yoshimizu
Traduzione di Valentina Vignola
BAO Publishing, luglio 2017 / aprile 2018
256 / 240 pagine, cartonati, bianco e nero – 17,00 € cad.
ISBN: 9788865438824 / 9788865439975