La ricerca di sé attraverso un Giardino d’inverno

La ricerca di sé attraverso un Giardino d’inverno

Dillies e La Padula raccontano con delicata poesia un percorso di fuoriuscita dalla solitudine, e di ritrovata fiducia in se stessi e negli altri.

Sam vive il grigiore sclerotizzato della propria esistenza, monotona e ripetitiva, all’interno di un appartamento fatiscente in una metropoli cupa e battuta da una pioggia incessante. Si è volontariamente allontanato dall’affetto della famiglia, e vive una relazione con Lili fatta di non detti. L’incontro con un anziano vicino di casa e un inaspettato atto di gentilezza riaccendono nel ragazzo il gusto per la vita e la consapevolezza dell’importanza del contatto umano.

Il decadentismo della vita di Sam, così ben descritto da Renaud Dillies in una sceneggiatura disturbante e nevrotica – anche quando indugia in passaggi onirici carichi di poesia che scandagliano il subconscio tormentato di Sam –, racconta la capacità che le grandi città hanno di fagocitare le vite degli individui, appiattendole e rendendole anonime.

Grazia La Padula (che con quest’opera ha esordito in Francia nel 2009) con i suoi disegni ricchi di dettagli e lo stile grottesco con cui ritrae gli individui, rende bene il contrasto fra l’ambiente cittadino ostile a Sam e le passioni che il giovane barista ha nascosto sotto uno strato di freddezza e indolenza.
Il ricorso al rosso – colore dei capelli della sua ragazza, del drappo del teatro che lo riporta al suo amore represso per la musica, della cabina telefonica con cui potrebbe mettersi in contatto con i genitori, e dello zaino che gli ricorda l’infanzia – è emblematico di un utilizzo strategico della palette cromatica.

Questo si manifesta principalmente nel contrasto tra l’atmosfera plumbea della città e i colori caldi con cui i personaggi sono dipinti, come se un cuore pulsante di emotività traboccasse dai loro corpi e ne illuminasse il cammino.

Anche la scelta del cambio di visuale con cui la disegnatrice rappresenta la vita domestica dei protagonisti e il rapporto di Sam con la città è indicativa di questa antitesi. Da una parte abbiamo inquadrature ravvicinate ai personaggi e ad angolazione orizzontale, quasi a indagarne l’intimità, le frustrazioni o le piccole gioie. Dall’altra vi sono tavole – come la prima, che catapulta subito il lettore nell’atmosfera della prima parte del racconto – dal forte impatto prospettico in cui la soverchiante incombenza dell’ambiente urbano quasi schiaccia la piccola figura del ragazzo che passeggia, curvo sotto il peso dei suoi pensieri, tra gli squallidi ed enormi palazzoni.

Le jardin d’hiver, questo il titolo originale dell’opera pubblicata oltralpe da Paquet, e ora edita in Italia da Tunué nella collana Prospero’s Book Extra come Giardino d’inverno, guida il lettore attraverso un percorso di riacquisizione della fiducia in se stessi e di speranza, partendo da una situazione di umano sconforto sino al lieto fine dal sapore favolistico e carico di tenerezza.

E l’acqua, elemento onnipresente nel racconto – dalla pioggia, alle lacrime di Sam, alla perdita alle tubature del vecchio – torna a essere riferimento alla vita per eccellenza, una vita di cui il protagonista si riappropria con gioia solo alla fine del racconto.

Abbiamo parlato di:
Giardino d’inverno
Renaud Dillies, Grazia La Padula
Tunué, aprile 2017
ISBN: 9788867901524

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