Lo Spazio Bianco è lieto di presentare Restiamo sdraiati qui per sempre, un webcomic di Federico Chemello e Alberto Massaggia, autori appartenenti al Dayjob Studio. Il webcomic sarà pubblicato in cinque parti, di circa dieci tavole ognuna, con cadenza settimanale. In calce potrete leggere una parte della lunga intervista fatta agli autori, che fa da commento alle tavole che di volta in volta leggerete.
Buona lettura!
Restiamo sdraiati qui per sempre (2 di 5)
Intervista a Federico Chemello e Alberto Massaggia
Prima si parlava di ammirazione per certi autori: ci sono ispirazioni particolari sia nella sceneggiatura che nel disegno?
Alberto Massaggia (AM) – Intanto c’è da dire che i gusti di Fede e miei sono abbastanza simili e spesso ci troviamo d’accordo su molte cose che leggiamo, però per quanto mi riguarda c’è da distinguere due cose: la prima è il disegno in sé e l’altra è lo storytelling e la regia. Per quanto riguarda il disegno, per moltissimo tempo sono stato folgorato da Mike Mignola, Eduardo Risso e Frank Miller. Tutta la mia passione per i neri, il loro equilibrio e il loro uso a scopo narrativo arriva da lì. Poi pian piano, nel tempo, ho trovato una mia strada e l‘attenzione si è spostata molto di più sullo storytelling e sulle scelte registiche. In questo caso le influenze maggiori sono sicuramente Guy Davis, che amo alla follia per la sua regia, e una passione poi tutto sommato recente come quella per David Lapham, che ha uno storytelling da paura. Inoltre, mi piacciono molto, per la loro capacità di raccontare con poco, i gemelli Moon e Ba, e per lo stesso motivo Darwin Cooke. Anche Jeff Lemire è importante. Ma mi fermo qui, perchè poi ce ne sono molti altri. Avendo un’identità parallela da sceneggiatore (anche se meno intensa, per ora, di quella da disegnatore) non bado molto ai virtuosismi tecnici, alle cose super tirate di anatomie, fondali, prospettive ecc. ma mi interessa e vengo attirato di più da quei disegnatori che sanno raccontare bene con poco, usando i disegni come parole, che forse è la mia più grande ambizione. Non per svalutare i disegni e dire che le parole sono più importanti, sia chiaro, ma per dire che il mio interesse va a quei disegnatori che si confondono perfettamente con la storia e te la fanno godere senza farti sentire il loro egocentrismo, diciamo!
Federico Chemello (FC) – Diciamo che preferisci i disegnatori che si mettono al servizio della narrazione piuttosto che quelli che si concentrano sul far vedere quanto siano bravi, ci sta. Un’altra citazione che secondo me è piuttosto importante è Bastien Vivès con Last Man, che difficilmente è visibile come riferimento, però è uno dei libri che tenevamo sulla scrivania durante la realizzazione e di sicuro è un grande esempio di come si possa rendere molto con un disegno minimale.
AM – Sì, verissimo. Io ho parlato più in generale, ma nello specifico per questa storia sicuramente Last Man è un riferimento. Non tanto per il genere, ma per come è fatto.
FC – Sì un po’ anche per la lavorazione di squadra, in studio. Mi risulta che Last Man lo facciano chiusi in tre in uno studio, un po’ come abbiamo fatto noi.
AM – Esatto, anche io ricordo così. E anche Federico ed io ci siamo ritrovati a lavorare insieme gomito a gomito.
FC – Comunque, passando alla mia parte di risposta, spesso devo fare un distinguo tra i miei scrittori di fumetti preferiti (come lettore) e quelli che considero più di ispirazione come autore. A volte coincidono, a volte quelli che mi ispirano di più non sono i miei preferiti. Per quanto riguarda Restiamo sdraiati non avevo in mente niente di specifico, ma in generale quando si parla di storie serie/drammatiche, il mio sogno è di poter fare qualcosa al livello di Inio Asano. Oppure David Lapham e Darwyn Cooke, citati anche da Alberto, o Brian Wood quando gli gira bene, Joe Casey sempre e comunque (questo forse è il mio primo punto di riferimento) e anche Ted McKeever, che amo. Poi tra i miei preferiti ci sono gente tipo Kazuo Koike, Grant Morrison, David Rubin e tanti altri, solo che per vari motivi non riesco a considerarli molto come influenze. Anche se prima o poi qualcosa con una maestosità stile Lone Wolf & Cub mi piacerebbe provare a farla, probabilmente fallendo, e male. Ora passo, sennò comincio a parlare di Lone wolf & cub e non la finiamo più!
Negli autori contemporanei, a mio parere, due tematiche ricoprono un’importanza fondamentale: la violenza e il sesso. Avete scelto di dedicare diverse pagine all’inizio al rapporto sessuale tra i due ragazzi, qual è il ruolo di quella scena nell’ambito dell’intera storia?
AM – A questo proposito vorrei dire qualcosa su come ho voluto caratterizzarli e su cosa penso della violenza e il sesso nei racconti. Ciò a cui io tengo particolarmente è che quando si racconta una storia le cose siano funzionali, ovvero non siano messe lì per strizzare l’occhio al lettore o attirare l’attenzione di qualcuno. In questo senso, io penso che se un autore vuole inserire una scena di violenza o di sesso, come nel caso di questa storia, debba pesare la sua funzionalità nel complesso e secondo me in Restiamo Sdraiati questa cosa c’è. E se dal punto di vista della scrittura poi approfondirà Federico, io posso dire che per forgiare il rapporto tra i due ragazzi fin dalle prime pagine era necessario che si vedesse la loro intesa, e ho voluto puntare su scelte non esplicite con inquadrature pornografiche: non mi interessava mostrare l’atto in sé, ma volevo che si percepisse la passione e l’intesa tra i due nella libertà di fare l’amore all’aperto e distendersi a chiacchierare nudi come se nulla fosse. Quindi secondo me la funzione di quella scena è questa: mostrare al lettore quanto il rapporto dei due ragazzi è forte, intimo e passionale. Da parte mia, con i disegni e le inquadrature ho cercato di dire questo.
FC – In realtà hai già detto molto, Alberto. Si trattava soprattutto di stabilire velocemente il rapporto giocoso e complice tra loro e l’intesa notevole che hanno (in modo da far capire che non è una relazione appena nata) e poi vista la location e la situazione, mi sembrava quasi la cosa più naturale: questo al di là del rapporto amore/morte o sesso/violenza che viene spessissimo fuori, come giustamente dicevi tu, Dario. Anche se oltre agli autori contemporanei, mi verrebbe da dire che è dai tempi degli antichi greci che le storie vivono molto su questi temi. Poi mi piaceva l’idea che trovassero il cadavere mentre erano rilassati al massimo e sereni: la cosa ha più effetto. Inoltre – e forse è di nuovo una di quelle risposte anti-poetiche – visivamente mi piaceva molto l’accostamento: in sostanza è per massimizzare l’impatto (soprattutto psicologico loro, oltre che di conseguenza sul lettore, si spera) del ritrovamento del cadavere e cambiare l’atmosfera e l’umore in maniera “PEM”! E poi come un po’ per il tema in generale, volevo vedere come Alberto avrebbe reso una scena del genere e un po’ mettere alla prova anche me, cercando di creare bene l’intimità e il calore.
AM – Sì, perché alla fine, anche in questo caso, sia Federico che io siamo usciti dalla famosa comfort zone, non avendo mai raccontato una scena così. Credo che lo abbiamo fatto con efficacia!
FC – Speriamo di sì. Io credo che nessuno possa vederla come una scena fuori luogo o messa lì solo per attirare l’attenzione, quindi penso che abbiamo raggiunto l’obiettivo.
Si ringraziano gli autori per la disponibilità
Intervista realizzata via chat il 13/01/2016
Non perdete la terza parte di Restiamo sdraiati qui per sempre, online dal 3 febbraio!
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