Oudeis – intervista a Di Giandomenico & Intervista a Ciccarelli

Oudeis – intervista a Di Giandomenico & Intervista a Ciccarelli

In occasione dell'annunciata e tanto attesa uscita di Oudeis #2, conclusione della prima opera come autore completo di Carmine Di Giandomenico, riproponiamo questa intervista datata maggio 2005. Andrea Ciccarelli di Saldapress e Carmine Di Giandomenico rispondono alle nostre domande sul fumetto.

Carmine Di Giandomenico ci ha abituati ormai da tempo a produzioni fumettistiche di livello certamente elevato, penso a cose come Le strabilianti Avventure di Giulio Maraviglia Inventore, ma anche al più recente La Dottrina tutt’ora in corso di pubblicazione. Nel suo curriculum troviamo inoltre anche la partecipazione, come story-boarder, ad importanti opere cinematografiche e la realizzazione del sito internet di Claudio Baglioni.
Con Oudeis Di Giandomenico si spinge ancora oltre, creando un’opera estremamente impegnativa. Come vi riveleranno le seguenti due interviste, quest’opera tende ad essere una summa dei molti ed interculturali interessi dell’autore, ma allo stesso tempo rappresenta la volontà di un giovane disegnatore di farsi autore completo per raccontare una sua storia, senza preoccuparsi dei dettami che il mercato italiano dei fumetti tende ad imporre.Il risultato è un’opera che ha la forza di far discutere, che non mette tutti d’accordo ma non passa neanche inosservata. Forse non sarà un’opera impeccabile, ma ha la forza di andare controcorrente nel proporre al pubblico ciò che non si aspettava. è per tale motivo che ne siamo rimasti incuriositi ed abbiamo deciso di approfondire la conoscenza di tutto ciò che si trova dietro le quinte di Oudeis, raccogliendo la sfida dell’autore al non fermarsi ad una lettura superficiale.
Le due interviste seguenti (rispettivamente all’autore dell’opera – Carmine Di Giandomenico ed all’editore – Andrea Ciccarelli) ci svelano come è nata una simile opera, oltre a spiegarci le scelte editoriali che si celano dietro, e perché no, ad aiutarci a capire se tutto questo porta a dei risultati in termini di mero mercato.

Intervista a Carmine Di Giandomenico

Credo che non siano molti coloro che, pur interessandosi di fumetti, non conoscano Oudeis. Ma reperita iuvant: cos’é Oudeis?
Oudeis rappresenta per me una sfida e nello stesso tempo uno sfogo emotivo, nato in un periodo particolare, durante il quale vagavo senza meta né terra, proprio come Ulisse e la sua odissea. Sono state sensazioni ed emozioni in comune con questo, cui sono legato dall’infanzia, mito che mi hanno spinto a raccontarne le gesta. Il tutto interpretandolo e citando approcci che appartengono ad altre arti di comunicazione come letteratura, teatro, cinema, musica e pittura. Puntando l’attenzione soprattutto su quelle opere che adottano il meccanismo della “decostruzione” dell’opera di cui trattano. Ho sempre citato il linguaggio ermetico dell’Ulisse di Joyce, del suo flusso di coscienza, il “Riccardo III” di Al Pacino e, nella pittura, il ritratto di “Ambrosie Vollard” di Picasso. Nel mondo teatrale questa analisi decostruttiva è stata rappresentata da Carmelo Bene, si pensi al suo “Pinocchio” e ad “Un Amleto di meno”, in cui questa tecnica è stata sviluppata alle massime potenzialità. Mentre per la musica, mi sono soffermato sulla ricerca stilistica molto simile a questo concetto narrativo e rappresentativo, che ho riscontrato nella ricerca della musicalità e nei testi di Baglioni, Marlene Kunz, Maroccolo, Subsonica, Blue Vertigo e nel gruppo degli A.F.A. il cui cantante e autore dei brani Fabrizio Tavernelli ha realizzato l’introduzione del libro primo di Oudeis.
A parte questi riferimenti, che possono spaventare, Oudeis, rimane sempre un’opera di sequenzialità di immagini, lineare, e questa sua linearità è dettata dalla scansione degli eventi propri dell’Odissea di Omero.
Oudeis è una sensazione e non un personaggio, una emozione da cui lasciarsi trascinare. Ognuno può dare la sua interpretazione, interagendo con il libro.

Oudeis è il nome originario di Ulisse (o Odisseo secondo un’altra tradizione), da dove nasce il tuo amore per Omero?
Il mio amore per l’Odissea e per il personaggio di Ulisse nasce dal periodo scolastico, e dalla suggestione che mi ha dato. Mi ha sempre catturato, sin dalle prime rappresentazioni cinematografiche e televisive.
Omero ha creato un’opera immortale che ancora oggi influenza il mondo, perché in essa per la prima volta, non si raccontano solo le gesta degli Dei e dei loro capricci, ma si raccontavano le gesta e le emozioni di un Uomo che insegue il suo voler essere uomo, con tutte le sue sfaccettature. Basti vedere come la sua influenza interagisce oggi con i media, in cui le strutture narrative spesso hanno come scheletro proprio questo schema: un personaggio che deve raggiungere la propria Itaca, che poi è rappresentata e plasmata in varie forme.

Sul tuo sito (guarda caso www.oudeis.it) è presente un racconto; io non l’ho letto per timore di anticipazioni, ce ne vuoi parlare? In che rapporto è con la versione disegnata?
Il racconto che si trova sul sito rappresenta soltanto le prime 17 pagine della storia, un modo per raccontare in maniera diversa le tavole disegnate. Non ci sono anticipazioni rilevanti perché appartiene a un frammento del primo volume ma è maggiormente ricco di descrizioni emotive che aiutano a capire la confusione mentale che pervade il personaggio.
È una formula che ho voluto sperimentare e che, per esigenze lavorative, al momento non ho portato avanti.
A sentire chi ha letto questo frammento, sembrerebbe funzionare…

Hai creato un’opera la cui struttura non mette certo a proprio agio i lettori, anzi li sfida a capire, cercare, addirittura seguire il racconto facendosi travolgere dalla sensazione di spaesamento. Come è stato accolto tutto ciò dai lettori, hai avuto dei feedback?
L’obbiettivo di Oudeis è di far interagire libro e lettore, come se si giocasse ad un videogioco (anche se l’esempio è molto forte) in cui si devono scoprire degli indizi per proseguire l’avventura.
Personalmente penso che il fumetto oggi abbia bisogno di questa interattività con il lettore, stimolandolo nel rileggere una qualsiasi opera in modo da poterla capire in maniera viscerale e facendola propria.
Ammetto che in molti si sono trovati spiazzati in questo tipo di approccio, perché non abituati a questo tipo di narrazione, ma le loro considerazioni sono state positive per ora, anche alcune che, al contrario, ne hanno dato la definizione di storia semplice e non complessa.Dipende molto da come ci si pone ad essa.

Cosa ci dici invece delle reazioni della critica fumettistica italiota?
Al momento le uniche recensioni avute sono state da parte di siti come il vostro, Comicus, Comicscode e da Fumetti di Carta che hanno mostrato interesse verso Oudeis. Per quanto riguarda le riviste “cartacee” del settore una bella segnalazione è stata fatta da parte di Scuola del Fumetto, ne approfitto per ringraziare Morgante per le belle parole, ed Alessio Danesi della Magic in un suo intervento su WS (Wildstorm rivista edita da Magic Press n.d.i.).
Al momento le impressioni rilasciate sono positive, ma penso che in molti aspettino la fine dell’opera per dare un loro giudizio.

Leggendo la prima parte di quest’odissea (qui la nostra recensione), leggendola più di una volta, mi sono convinto che quest’opera ci avrebbe guadagnato se fosse stata pubblicata in un unico volume. Esiste un perché nella scelta per la quale si è optato?
La scelta è stata dettata dal fatto che produrre un libro di tale portata sarebbe stato inarrivabile sia per le spese di produzione che per i lettori: un volume unico curato nel dettaglio come Oudeis avrebbe un costo elevatissimo.

Nella stesura di quest’opera, almeno del primo capitolo, hai optato per registri stilistici molto diversi e variegati, in modo da sottolineare ogni singolo aspetto della narrazione. Quanto di ciò è studiato a priori e quanto è frutto del semplice bisogno di raccontare in un determinato modo?
La scelta degli stili diversi è nata nell’inseguire gli stati emotivi del personaggio che sono diversi e per dare più forza alla dimensione “virtuale” dei ricordi, cercando di trovare delle formule che ritenevo giuste per la singola situazione narrante.
Un esempio è dato dalle tavole con la giovane Penelope in cui Oudeis è interamente colorato di nero. Volevo rendere la sensazione di un sogno o ricordo, in cui la figura del sognatore non è mai distinta, ma vaga come un’ombra, pur conservando la consapevolezza del sé stesso sognante.
Mentre per la struttura della gabbia ho miscelato il linguaggio dello storyboards del cinema inserendo nelle vignette delle indicazioni che indicano alcuni movimenti macchina.
Una sperimentazione che mi ha divertito mentre la realizzavo. Soprattutto mi sono voluto sentire libero da ogni stilema indicato o imposto, libero di raccontare.

La Dottrina, Oudeis ormai ci hai abituati a fumetti non convenzionali, almeno per il panorama fumettistico italiano, da cosa nasce questa ricerca?
Questa ricerca nasce dal fatto che il fumetto è Arte in qualsiasi sua sfaccettatura (e considero l’Arte un elemento in continuo mutamento) dove all’interno di ogni singola pagina è possibile realizzare qualsiasi cosa, tranne che il sonoro.
Nel fumetto bisognerebbe apprendere dagli stilemi classici, ma nello stesso tempo renderli attuali e fonderli con le altre forme di comunicazione che si aggiornano in continuazione e non continuare a restare fermi su certi registri, perché come effetto danno l’immagine di un serpente che si morde la coda, e parlo sempre dal lato creativo e non editoriale.

Entrambi i fumetti sopracitati (La Dottrina ed Oudeis) presentano un’estrema cura nella ricerca letteraria, anzi sembrano proprio giocare sui rimandi “colti”. È un tentativo di analisi delle capacità del medim fumetto (effettivamente già provato da altri, ma questo non è certamente un difetto) o cosa?
Le potenzialità del fumetto sono infinite e questo è dato dal fatto che esso raccoglie in sé parti delle altre Arti, tranne la sonorità della musica.
Partendo da questo presupposto, a seconda della storia da realizzare, penso sia giusto farsi influenzare dai concetti e dalle sensazioni artistiche provenienti da altri ambiti, che aiutano a dare più forza e identità autonoma a ciò che si vuole realizzare. Nel caso de La Dottrina, con Alessandro (Billotta, lo sceneggiatore de La Dottrina ndi), stiamo lavorando per poter essere immersi dall’arte futurista sia letteraria che pittorica, cercando di mantenere la leggibilità dell’opera finale, ma soprattutto realizzare un’opera che ha stilemi e riferimenti Italiani e non esterofili. In fondo siamo nati in Italia e ci viviamo e mi sembra giusto realizzare opere che abbiano questo tipo di rappresentazione, che ci appartiene perché la viviamo. La mia non deve essere presa come una negazione del fumetto classico italiano, anzi è solo una riflessione su come sia possibile uscire dagli schemi, mantenendo il valore della narrazione.
Mentre con Oudeis, essendo la rappresentazione di un mito, le influenze sono state diverse e opposte a La Dottrina, comunque adottando lo stesso spirito interpretativo per poter raffigurare e interpretare nel migliore dei modi ciò che avevo in mente di realizzare: un progetto che raccogliesse parte delle influenze date dal mondo della comunicazione. Al suo interno possiamo trovare tutte quelle formule citate prima riguardanti l’analisi della decostruzione del soggetto e della sua frammentazione emotiva.

La prima parte di Oudeis si apre con una poesia di Fabrizio Tavernelli, un vero proemio. Come è nata questa collaborazione? Dobbiamo aspettarci qualcosa di simile anche per la congedo dell’opera?
La collaborazione con Fabrizio è stata una conferma sia creativa che personale e la sua presenza è dovuta a Ciccarelli (Saldapress ndi) che aveva contatti con lui.
Il mio intento era che ci fosse un elemento o una presenza musicale all’interno dell’opera, oltre che delle ispirazioni letterarie ecc…. Che ci fosse questa forza aggiuntiva, la figura della musica, visto che il fumetto non genera suoni. Ma una composizione musicata la si può rendere per iscritto, e chi meglio di un cantante?
Fabrizio ha realizzato a mio giudizio un canto lirico perfetto, mantenendo nitida la struttura della storia che andava a presentare, un lavoro che solo la figura nomade del cantante poteva portare a buon termine.
Per il secondo volume sto vagliando alcune cose insieme a SaldaPress, ma ancora niente di sicuro.

A parte la conclusione de La Dottrina, ormai giunta al penultimo capitolo (il terzo, di prossima pubblicazione), su cosa stai lavorando?
Oltre a Oudeis e a La Dottrina, sto lavorando alla realizzazione di storie che mi appassionano e di cui per ora non posso dire.

Oudeis è il tuo primo lavoro “da solista”. Ne è valsa la pena, continuerai a produrre opere di cui sei anche lo scrittore?
Ammetto che il propormi come solista nei confronti di lettori esigenti, mi spaventa ancora, nonostante il libro primo sia uscito, ma la cosa mi è piaciuta, mi fa sentire frizzante, (immagino le battute tipo: Ferrarelle EhEHEHEHEH) e, non appena mi libero dagli impegni che devo svolgere attualmente, provero’ certamente a fare altro di mio, sempre se ne avro’ la possibilità.

Un’ultima domanda perché non si può prescindere dal parlare della Saldapress. La Saldapress ha fatto un lavoro egregio per la confezione di Oudeis, come è stata gestita la questione: hai chiesto tu determinate cose (tipi di carta, formato, copertine) oppure è stata una decisione Saldapress una volta visto il potenziale dell’opera?
SaldaPress ha deciso formato, carta e costi una volta visto il potenziale della storia, mentre per le copertina e la loro struttura lavoriamo insieme, collaborando in sinergia seguendo entrambi le nostre esigenze.

Intervista a Andrea G. Ciccarelli

Come è nato e si è sviluppato il rapporto con Di Giandomenico?
Bé Carmine è prima di tutto un amico. Ci siamo conosciuti qualche anno fa, quando lui e Alessandro Bilotta decisero di proporre al mio studio, Gruppo Saldatori, di partecipare al progetto de La Dottrina (Magic Press/Gruppo saldatori) per curarne la grafica, l’editing e credo, soprattutto, per procurare loro nuovi “amici” attraverso la nostra idea di un progetto promozionale un po’… provocatorio. Sai, sembra proprio che in questo ambiente di “amici” non se ne abbiano mai abbastanza…
Più o meno in quel periodo Carmine ci ha mostrato alcune delle tavole che sarebbero poi andate a comporre il primo volume di Oudeis, un progetto su cui stava lavorando da diversi anni. Mi è sembrato un progetto fantastico, ambizioso e, forse proprio per questo, ancora più interessante. Ne abbiamo parlato un po’ e a me personalmente sembrava impossibile che nessuno gli avesse ancora offerto di pubblicarlo. Poi ho fatto mente locale su cosa significa pubblicare libri a fumetti in Italia e la cosa non mi è sembrata più così impossibile. Pubblicare Oudeis, infatti, significava non solo accettare una scommessa rischiosa ma, soprattutto, imbarcarsi in un lavoro di costruzione editoriale del progetto che, in Italia, credo siano in pochi in grado di mettere in piedi. Editing, lettering, grafica, cura editoriale sono voci che gravano molto sul bilancio di un progetto e che, se affidate a strutture esterne (strutture in grado di dare una risposta professionale, ovvio), finirebbero per affossare il progetto.
Ci siamo detti che era arrivato il momento che il pubblico italiano si rendesse conto del grande valore del lavoro di Carmine, soprattutto nel caso specifico di Oudeis, e che, perché questo succedesse, c’era bisogno che il suo lavoro venisse presentato al pubblico nella miglior cornice possibile. Secondo noi, ogni dettaglio del progetto doveva essere esattamente al suo posto perché il lettore non fosse distratto da quello che le immagini e la parole di Carmine gli stavano raccontando. E così, senza false modestie, visto che in giro non ci sembrava ci fossero altre strutture in grado di fare questo, abbiamo proposto a Carmine di farlo noi.
E alla fine i numerosi riconoscimenti giunti in questi mesi, tra cui il premio dei lettori del sito Comicus a Carmine come miglior disegnatore e a Oudeis come miglior volume italiano, insieme alla candidatura di Carmine al Premio Attilio Micheluzzi come miglior disegnatore, sembrano averci dato ragione in questa scelta.

Hai sicuramente letto Oudeis, cosa ne pensi da lettore, prima che da editore?
Bé, visto che di Oudeis non sono solo l’editore con saldaPress ma anche il responsabile del lettering, dell’adattamento grafico, della supervisione nonché collaboratore ai testi, sì, posso dire con abbastanza sicurezza di averlo letto e, quindi, di avere anche un’opinione da lettore.
A parte gli scherzi, penso che stiamo parlando di una straordinaria prova di orgoglio da parte di un autore italiano che, in tutto quello che ha fatto, non si è mai arreso alla tendenza diffusa di tirare i remi in barca e di rinunciare a mettersi in discussione. Carmine è una persona estremamente generosa e, proprio per questo, Oudeis offre al lettore italiano molto di più di ciò che è stato abituato ad avere. è come un kolossal fortemente voluto da un artista che, in assenza di un’industria alle proprie spalle, se l’é creato testardamente pezzo dopo pezzo, lavorando di notte nel garage di casa propria. E io credo che il significato più profondo di quel “ritorna a .it” che viene più volte ribadito nella storia, sia proprio questo invito a non arrendersi alla situazione editoriale italiana ma, piuttosto, a tornare ad essa, a non abbandonarla in questo (lungo) momento di difficoltà e a continuare, invece, a portare il proprio contributo di artista.
La storia è chiaramente una rilettura dei temi presenti nell’Odissea di Omero e questo credo offra al lettore un forte appiglio per non smarrirsi (e quindi annoiarsi) durante la prima lettura. Ma è nella seconda, o nella terza lettura – e credo sia questo il suo bello – che l’opera si apre e, a seconda che la si guardi dal punto di vista offerto dal proemio, oppure da quello proposto dalla grafica di copertina, oppure ancora da quello della biografia dell’autore (anche lui, mentre creava la sua opera, smarrito e alla ricerca della propria identità come il protagonista della storia), ci offre ogni volta una nuova esperienza di lettura.

Oudeis rappresenta sia un lavoro importante per un autore come Carmine, sia una bella prova per un editore: formato e stampa di Oudeis si sono rivelate parti fondamentali del prodotto stesso. Come è nata la veste grafica di Oudeis?
Come tutti i nostri progetti, sia quelli di gruppo saldatori sia quelli per saldaPress, anche questo è nato parlandone intorno a un tavolo e, come già era stato per La Dottrina, condividendo con l’autore l’idea di un progetto che mirasse ad offrire al lettore un’esperienza fatta di più livelli di interpretazione.
Questa prima fase, solitamente abbastanza lunga, per noi è sempre molto importante, perché ci permette di capire bene quali sono le esigenze degli autori con cui lavoriamo e, nello stesso tempo, di assimilare tutta una serie di aspetti dell’opera che ci serve conoscere per poter progettare al meglio i molti elementi di cui anche un libro come Oudeis è composto. Pensa solo al logo di Oudeis: come rendere in un modo leggibile per gli italiani una parola greca che, per essere corretta, deve avere un’accentuazione precisa la quale, per un italiano, non solo non ha significato ma, proprio per questo, rischia di diventare fonte di fraintendimento? In che modo far sì che questo logo sia classico come il personaggio omerico a cui si riferisce e, nello stesso tempo, abbia un taglio moderno come quello proposto dall’opera?
Queste – come molte altre – sono caratteristiche di un progetto che, per essere affrontate e risolte al meglio, hanno bisogno di una forte condivisione dell’idea di progetto che ha in mente l’autore.
Nel caso di Oudeis, come era già stato per La Dottrina, ci interessava l’idea di un libro che fosse narrativo fin dalla copertina, un libro che raccontasse al lettore aspetti della storia inserendoli in spazi editoriali (le copertine, il frontespizio, l’introduzione) che solitamente vengono sempre intesi come spazi estranei alla narrazione vera e propria (e, quindi, spesso nemmeno progettati).
Per noi, infatti, un progetto editoriale è sempre un progetto culturale nella misura in cui propone al lettore un’idea di libro in cui l’esperienza culturale non si limiti alla storia disegnata – che rimane comunque centrale – ma comprenda anche i molteplici aspetti grafico-editoriali che la circondano e la sostengono.
In questi casi, si parla spesso di romanzo grafico: questo può essere solo un modo per chiamare il fumetto attraverso l’italianizzazione dell’espressione anglosassone graphic novel. Oppure può essere il nome esatto per descrivere un oggetto editoriale come può essere Oudeis.
A un livello più tecnico, va considerato poi che le tavole originali di Oudeis sono prive di baloon. Questo, alla fine, si è tradotto in una scelta quasi obbligata di affrontare il lettering realizzandolo completamente in digitale con tecniche di lavoro (e risultati) che nessuno di noi aveva mai sperimentato prima: si va, infatti, dalle diverse “voci” che hanno i personaggi di Ego, di Netneuroma, di Polifemo, dei soldati morti e di Poseidone che si traducono in un lettering ad hoc, fino ad arrivare alla costruzione dei baloon che, in molti casi, proprio per rispettare (e valorizzare) le peculiarità dei singoli personaggi, ha richiesto la vettorializzazione di alcune forme disegnate su carta direttamente da Carmine.
Il risultato finale di questo lavoro è un qualcosa che, chiaramente, si rifà in larga parte alla tradizione statunitense del lettering digitale ma che, nello stesso tempo, si traduce in una proposta estremamente insolita per il panorama italiano.

Di Giandomenico ci dice che la presenza di una “poesia” di Tavernelli come incipit (ovvero come “ode alla musa”) è merito soprattutto di Saldapress. Ci spieghi come è nata e come si è sviluppata la decisione?
Il nome esatto per il testo di Fabrizio “Taver” Tavernelli che apre il libro primo di Oudeis (e che lo chiude) è proemio. L’idea che abbiamo avuto, infatti, è stata proprio quella di attualizzare un qualcosa che nei poemi epici come l’Odissea è già presente, ovvero una sorta di apertura in cui si invoca la protezione delle divinità e si enuncia quali saranno gli argomenti trattati nell’opera. Praticamente ciò che, dal punto di vista musicale, è l’overture rispetto all’Opera lirica.
E questo ci porta alla musica.
Fin dall’inizio del progetto, Carmine ci ha sottolineato che, per lui, Oudeis era una vera e propria opera multimediale in cui far convergere tutti i suoi interessi culturali e le sue esperienze di lavoro. Al di sopra di tutto c’era, ovviamente, il fumetto; ma, parallelamente, c’era anche il cinema con le soluzioni provenienti dal lavoro come story-board artist, il videogioco con l’idea di una quest costruita attraverso il recupero e l’utilizzo di oggetti e, infine, la letteratura con alcune tecniche narrative prese a prestito dal flusso di coscienza.
A tutto questo Carmine sentiva che era necessario affiancare anche la musica. Prima di tutto perché, nella costruzione del ritmo delle tavole disegnate, la musica aveva avuto per lui un’importanza fondamentale. E, in più, perché, durante la creazione di Oudeis, aveva già avuto modo di parlare di questo aspetto con Claudio Baglioni, per cui aveva lavorato al progetto del suo sito/città virtuale, e con Cristiano Godano, che aveva conosciuto attraverso la musica dei Marlene Kuntz.
Proprio da questo riferimento a Cristiano Godano ci è venuto in mente di coinvolgere nel progetto Fabrizio Tavernelli che con il suo gruppo, gli A.F.A. , era stato come i Marlene Kuntz tra i partecipantti al famoso Consorzio Produttori Indipendenti, progetto di etichetta musicale indipendente al cui interno rientravano, tra gli altri, anche gruppi come C.S.I. e Ustmamo’.
Siamo amici di Taver da tempo e, con gruppo saldatori, abbiamo collaborato insieme a molti suoi progetti. Per questo sapevamo che era lui la persona giusta a cui affidare la creazione di un testo che, recuperando la struttura del proemio omerico, non solo ne mantenesse la struttura musicale ma, soprattutto, la attualizzasse in un modo parallelo a quello che Carmine aveva fatto con la sua storia a fumetti. Con Taver abbiamo immaginato questo proemio che, come una sorta di voice over cinematografico, permettesse al lettore di immergersi lentamente dentro la storia, un testo che sovrapponendosi ad alcune carrellate in dissolvenza sulla spiaggia disegnate da Carmine e impaginate da noi con una sorta di divisione in vignette, facesse quasi da colonna sonora, introducendo tutti i temi che poi la storia vera e propria avrebbe sviluppato.

Il riscontro di vendite e di critica della prima parte di Oudeis è stato positivo?
Molto positivo il riscontro di critica. Meglio: positivo il riscontro dei lettori e di molti appassionati che, testardamente, hanno ancora voglia di scrivere di quello che hanno letto e di renderlo pubblico. A te risulta che in Italia esista (o sia mai esistita) una critica fumettistica al di fuori di questo gruppo di persone volenterose?
Tra tutte queste persone, mi piace ricordare Dario Morgante che sulle pagine della rivista “Scuola di Fumetto” ha speso belle parole su Oudeis. Di Dario ho apprezzato soprattutto quando, all’uscita del libro, con una grande voglia di ascoltare e comprendere, si è preso il tempo di parlare con noi e con Carmine del libro, per capire bene a fondo quali fossero le sue caratteristiche, come era stato costruito, quale senso avesse per una piccola casa editrice come la nostra pubblicarlo. Personalmente, infatti, credo che occuparsi di critica significhi prendersi il tempo necessario per ascoltare.
Detto questo, personalmente sono molto contento che anche autori esteri con cui siamo in contatto, primo fra tutti Michael Avon Oeming, abbiano scoperto e apprezzato il talento di Carmine e che, in virtù di questo, abbiano deciso di farsene promotori verso i propri editori (senza dire altro, incrociamo le dita).
Diverso invece il discorso per ciò che riguarda le vendite. Purtroppo Oudeis, come tanti altri titoli che si discostano da quella manciata di tipologie a fumetti su cui i negozianti vogliono oggi puntare e che i lettori già conoscono, risente della poca visibilità che gli viene offerta sugli scaffali dei negozi. Come era già capitato con Bastard samurai, un altro titolo targato saldaPress, ci siamo resi conto che c’é bisogno di far sì che il libro venga visto dagli acquirenti, aperto, sfogliato e che la qualità del libro possa essere toccata con mano.
Ed è proprio su questo aspetto che nei prossimi mesi lavoreremo, soprattutto in vista dell’uscita del secondo volume di Oudeis che servirà anche a tornare a parlare del primo.

Oudeis è un’opera certamente “diversa” e non convenzionale se paragonata ai fumetti che “normalmente” affollano il mercato italico e questo vale sia per la struttura narrativa che per la struttura grafica. Credi che questa tendenza ad osare di più sia la strada giusta per svegliare un mercato che, pare, è agonizzante?
Nel mercato ci sono già forze meglio organizzate e meglio distribuite di saldaPress che si occupano di confermare l’idea che la maggior parte dei lettori ha del fumetto. Il nostro scopo, in un ambito molto ma molto piccolo, è invece quello di offrire al lettore un’esperienza che, come si diceva prima, faccia convergere sul fumetto aspetti culturali di cui solitamente l’industria del fumetto si cura poco. Cultura, secondo il punto di vista di saldaPress, significa anche provare e insegnare ad apprezzare la cura editoriale, la rilegatura, la grafica, il lettering, l’impaginazione e tutti gli altri aspetti di un libro che accompagnano un opera a fumetti. Curare poco questi aspetti, per me, sarebbe chiaro sintomo di mancanza di cultura in questo campo e anche di poco rispetto per la stessa opera a fumetti.
Tu parli di opera diversa e che osa di più ma, in realtà tutto questo, se portiamo Oudeis in un contesto culturale più ampio, si ridimensiona fortemente. Questi aspetti che indichi tu emergono soprattutto per la pochezza di ciò che, nel mondo del fumetto italiano, circonda oggi un’opera come Oudeis.
Oudeis, in fondo, è soprattutto un’opera onesta. Leggerla significa rendersi conto di persona del piacere che Carmine ha provato nel crearla e di come, facendo questo, abbia sempre tenuto conto anche del piacere di coinvolgere il lettore in quello che stava facendo, offrendogli solo il meglio della propria arte. Ecco, quello che io credo che non sia normale è che questo avvenga sempre più raramente tra quelli che vengono comunemente definiti giovani autori e che, in realtà, molto spesso sembrano solo persone in attesa che qualche sedia in qualche redazione si liberi per dare modo al loro talento di esprimersi (spesso solo modo politically correct per dire “al loro culo di sedersi”).
Sarà questo modo di vedere le cose a svegliare il mercato? Io credo di sì, credo che ci sia una possibilità ancora da giocare su questo versante dell’onesta intellettuale. D’altra parte, pero’, cinque anni passati come editore in questo ambiente, sono stati sufficienti per farmi rendere conto che molto difficilmente il mercato potrà subire un qualche cambiamento positivo finché due delle tre più importanti strutture distributive a cui le case editrici si affidano rimarranno in mano a strutture editoriali che, un po’ per scarsa cultura imprenditoriale e un po’ per mero protezionismo monopolista, più o meno palesemente operano per far sì che nessun altra casa editrice oltre alla loro aumenti il proprio fatturato. Una rivoluzione è possibile, ma è in ugual misura in mano agli editori ed ai lettori.

Saldapress ha fatto un lavoro egregio nell’edizione di quest’opera. Per il futuro avete in progetto di proporre altre opere di autori italiani? In altre parole si è trattato di un esperimento, spero ben riuscito, oppure semplicemente di un “una tantum”?
Prima di tutto, ti ringrazio per il tuo apprezzamento che – credimi – in questo lavoro non arriva poi così di frequente.
Per quello che invece riguarda la tua domanda vera e propria, assolutamente sì, si è trattato di un una tantum in cui ci siamo divertiti tutti un sacco, di cui siamo molto orgogliosi ma che, proprio per le sue caratteristiche, diventa per una struttura piccola come la nostra difficilmente replicabile. Almeno nel breve periodo.
E poi, per dirla tutta, non è che in giro se ne vedano poi così tanti di progetti italiani sfaccettati e contro corrente come Oudeis. Non trovi?

Saldapress sta per lanciare sul mercato una serie di opere, soprattutto americane, molto interessanti. Come avviene la scelta dei titoli da pubblicare, ovvero come decidete se un fumetto è alla Saldapress oppure no?
Prima di tutto lo leggiamo. Se ci piace, questo è già un buon inizio.
Se poi, nel caso di titoli esteri, nessun altro editore ha già opzionato quel titolo (e con la brutta abitudine che c’é oggi da parte di alcuni editori di opzionare tutto l’opzionabile per sottrarlo a una potenziale concorrenza, questo è sempre più difficile), questo costituisce un buon secondo passo.
Da qui, una volta che abbiamo i diritti del titolo in mano, pensiamo un modo per renderlo unico per il mercato italiano. E qui i modi sono differenti e, praticamente, ce li inventiamo di volta in volta. Quelli trovati per Liberty Meadows, Bastard samurai o L’Uomo Tigre (oppure proprio per Oudeis) sono ognuno un buon esempio per capire ciò di cui sto parlando.
Insomma, questo per dire che, a priori, non esiste un fumetto, come dici tu, “alla saldaPress” , ma solamente buoni titoli che, proprio per le loro caratteristiche di qualità, ci permettono di lavorarci sopra per renderli più adatti alla nostra idea di mercato.

Come prevedete la Saldapress del 2005?
Non so se con la parola “prevedere” intendiamo la stessa cosa. In ogni caso, per il 2005 ci siamo posti l’obiettivo di riportare a regime le uscite de “L’Uomo Tigre” che, nel corso del 2004, hanno subito qualche slittamento e, quindi, a fine anno, di concludere la serie con la pubblicazione del quindicesimo volume. Sempre a fine anno, come ormai avviene dal 2003, puntualmente ci sarà l’uscita di un volume, il terzo, dedicato alla strisce di “Liberty Meadows” firmate da Frank Cho.
Nel corso dell’anno, poi, vedrà finalmente “Hammer of the gods” di Mark Weathley e Mike Oeming (già annunciato nel 2004) e il primo volume di “The walking Dead” di Robert Kirkman e Tony Moore, una delle serie indipendenti più apprezzate oltreoceano (e, l’anno scorso, anche candidata al premio Eisner).
Non abbiamo invece ancora stabilito il mese d’uscita per “Re in incognito” di James Vance e Dan Burr che diventerà uno dei libri più importanti pubblicati dalla nostra casa editrice. Si tratta, infatti, di una ristampa di uno dei più bei romanzi grafici americani proposti con estrema lungimiranza negli anni ’90 dalla gloriosa Granata Press e che, forse proprio perché troppo avanti rispetto al pubblico italiano d’allora, fu letto allora solo da poche persone (le quali, pero’, difficilmente se lo sono dimenticato). Per noi, avere costruito con pazienza le condizioni per poterlo riproporre oggi al pubblico italiano, è un motivo di particolare orgoglio.
E infine, visto che stiamo parlando di Oudeis, dopo l’estate, potrete leggere la conclusione della storia con l’uscita del secondo volume su cui stiamo attualmente lavorando (e che, credetemi, per spettacolarità delle tavole disegnate da Carmine, farà impallidire ciò che avete già visto nel primo volume).
Parallelamente a tutto questo, come ti dicevo prima, sarà per noi di vitale importanza creare le condizioni per fare arrivare concretamente la qualità delle nostre proposte al pubblico (e uno di questi primi passi sarà inaugurare finalmente il nuovo spazio web della nostra casa editrice).
Speriamo solo che bastino 12 mesi per fare tutto questo.

Cosa significa essere editori oggi in Italia?
Sapere che, bene che vada, rientri dei costi. Benissimo che vada, guadagni il 4% del tuo investimento. Tradotto: visto il rapporto tiratura/venduto, nulla su cui chiedere a una banca il mutuo per la casa. E nemmeno per poterlo chiamare lavoro. Ovviamente per ciò che riguarda il fumetto e senza avere un distributore più o meno palesemente in casa.
Significa rendersi conto che, nonostante tutto ciò, in Italia il numero di editori (e quindi di proposte) è ogni giorno in aumento e, quindi, farsi quotidianamente delle domande sul senso di questa schizofrenia di fondo.
Vuol dire non dimenticare mai che la nostra responsabilità, se scegliamo di essere editori, è, da una parte, quella verso gli autori nel proporre nel modo migliore quello che loro hanno creato e, dall’altra, verso il pubblico che, scegliendo di acquistare il volume, ha diritto ad avere sempre la miglior qualità possibile per ciò che ha pagato. E credere fermamente che compito di un editore, di qualsiasi entità esso sia, non debba mai prescindere dal rispetto di questi due parametri.

Per finire vuoi dirci perché dovremmo leggere e comprare Oudeis?
Soprattutto per rendervi conto di persona dell’ottimo lavoro fatto da Carmine, per scoprirlo come autore e per vedere di persona l’ enorme crescita che ha fatto in questi anni come disegnatore.

Ultima domanda puramente personale: come è nato il nome Saldapress? Il sottoscritto è un ingegnere di saldatura e questa domanda mi ha sempre ronzato in testa.
Io te lo dico, ma non credo che interessi molto ai lettori. SaldaPress è stata una derivazione – lo ammetto, poco fantasiosa – quando gruppo saldatori nel 2001 ha deciso di inaugurare una sua linea editoriale. Il che, ovviamente, sposta la domanda su gruppo saldatori. Saldatori perché, al tempo, ci pareva che il concetto di saldatura esprimesse bene l’idea di diverse esperienze (tipografiche, fotografiche, illustrative, etc.) che, come era nel nostro caso, si fondevano insieme per creare un progetto di comunicazione. E questa è la spiegazione colta. Quella più prosaica, invece, è che, mentre cercavamo un nome da dare allo studio, durante una serata dal grado etilico particolarmente elevato, visto che per i nomi non stavamo tirando fuori niente di buono, ci siamo messi a guardare un film con Steven Seagal che stavano dando in tv, “Trappola in alto mare” . Nel film c’é un gruppo di assaltatori che, per quasi tutta la durata del film, non fa altro che saldare le paratie della nave su cui si svolge il film. Da lì la storpiatura di “gruppo assaltatori” in “gruppo saldatori”, nome che ovviamente, data la poca lucidità, a tutti è sembrato subito quello perfetto per il nostro studio.
Così la lezione è: non scegliere mai il nome del tuo studio (ma nemmeno di tuo figlio, del tuo cane o il titolo del tuo romanzo) quando hai bevuto troppo.

Abbiamo parlato di:

Oudeis – libro primo
Carmine Di Giandomenico
Proemio di Fabrizio Tavernelli
SaldaPress, 2004
64 pagine, brossurato, colori – 16,00€

Oudeis – libro secondo
Carmine Di Giandomenico
Proemio di Fabrizio Tavernelli
SaldaPress, 2004
64 pagine, brossurato, colori – 16,00€

Riferimenti:
Saldapress, il sito: www.saldapress.com

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