A Lucca Comics & Games abbiamo intervistato Daniel Warren Johnson, uno tra i più quotati sceneggiatori e disegnatori statunitensi, che già lavorato per le maggiori case editrici, grazie al suo tratto immediatamente riconoscibile e alle sue storie dal ritmo frenetico.
In Murder Falcon la musica è un tema fondamentale. Quali pensi siano i punti di contatto tra musica e fumetto?
Una delle prime cose che mi viene in mente è la dinamicità. Avere una piccola vignetta con quasi nulla all'interno, in relazione a una grande vignetta dove succedono molte cose, è come suonare la chitarra in modo semplice su una sola corda, mentre dall'altra parte hai un accordo complesso da eseguire. Poi c'è l'aspetto dello storytelling: gli esperti sanno come fare qualsiasi cosa con uno strumento, qualsiasi trucco, ma la qualità più importante è che sanno di cosa ha bisogno una canzone. Ogni canzone è come un viaggio e se ogni nota non è suonata in modo dinamico non vale la pena essere ascoltata. Allo stesso modo, se in una storia succede troppo non è divertente da leggere. Per entrambi i medium penso che sia importante quello che si ha, quello che si toglie e quello che si mostra.
In Extremity l'odio è il motore che muove il mondo, quasi in una metafora iperbolica del nostro, anche se l'arte sembra dare una speranza. Ti sei sentito ispirato dalla situazione socio-politica che si respira negli Stati Uniti?
Quando stavo scrivendo Extremity, nel 2015, Trump stava iniziando la sua campagna elettorale, ma ad essere onesti non posso dire che stavo scrivendo una storia per parlare del mondo di oggi, stavo solo cercando un buon modo per rendere naturale il percorso di Thea, la protagonista del fumetto. Sembra che il mondo che avevo creato era adatto a quello che lei sarebbe andata in contro. Non stavo cercando di dire qualcosa sul mondo, specialmente prima del 2016. Guardando tutto quanto in retrospettiva sembro raccontare il presente, ma non l'ho fatto di proposito.
I tuoi disegni presentano influenze di Paul Pope e Geof Darrow, soprattutto nel tratto, nella costruzione della tavola e nella scelta delle inquadrature nelle scene di violenza. Questi autori sono tra i tuoi punti di riferimento?
Sì, hanno avuto un'enorme influenza. Leggo fumetti di Geof Darrow fin da quando ero ragazzo, penso di aver letto Hard Boiled quando avevo sedici anni, e ho letto Batman Anno 100, conosco il tratto di Paul Pope e penso che sia davvero figo. Sono molto differenti nel modo in cui affrontano l'arte e il tratto, ma rimangono entrambi molto dinamici. Ho incontrato qualche anno fa Paul Pope e mi ha detto quanto gli piacciano i miei lavori. È stato fantastico! Paul e Geof sono per me dei buoni promemoria su come l'arte non debba essere dura e pura: può essere caotica e risultare comunque grandiosa. Ho imparato da Paul anche a essere veloce nel disegnare, che è sempre utile.
Tra le caratteristiche del tuo stile c'è una certa dose di fumetto e animazione giapponese: forte dinamismo, uso enfatico delle onomatopee e cura per character e mecha design. Come sei riuscito a rielaborare in chiave personale questi stilemi?
Non posso fare a meno di copiare le cose che amo e ho letto un sacco di manga, che hanno proprio le cose che hai menzionato. Soprattutto i manga degli anni Ottanta e Novanta, come Akira, Appleseed e Ghost in the Shell, hanno avuto una grande influenza su di me. In un manga, quando qualcuno viene colpito, è come se anche il lettore potesse sentire il pugno diretto in faccia o in pancia, e da quando ho iniziato a fare fumetti l'obbiettivo è sempre stato ricreare quella sensazione. Quindi non faccio altro che copiare manga, in pratica (ride).
Con Donny Cates hai realizzato Ghost Fleet. Donny ti ha lasciato libertà nell'impostazione delle tavole o hai dovuto attenerti a una rigida sceneggiatura?
La sceneggiatura era solida, ma non troppo rigida. Ha impostato la divisione delle vignette ma non mi ha detto dove mettere “la macchina da presa”. Mi ha lasciato completa libertà in ogni scena e questo l'ho molto apprezzato. Qualche volta ho anche cambiato il layout delle vignette, pensando che avessero funzionato meglio nel modo che avevo immaginato, e lui ha sempre detto: “È splendido, continua così”.
Sei al lavoro sulla miniserie Wonder Woman: Dead Earth per DC Comics, nella collana Black Label. Come è nato questo progetto?
La DC mi aveva chiamato per farmi disegnare gli Wildcats, ma all'epoca non avevo tempo perché stavo lavorando su Murder Falcon. Siamo rimasti in contatto dopo la prima chiamata e in seguito mi hanno chiesto se volevo disegnare qualcosa per la collana Black Label. Mi pareva molto interessante e allora gli ho chiesto cosa avevano in mente. Loro mi hanno lasciato carta bianca, perché volevano qualcosa che avesse la mia impronta, e io ci ho riflettuto sopra. All Star Superman è uno dei miei fumetti preferiti e dopo aver letto Il ritorno del cavaliere oscuro sono rimasto sconvolto, ma non avevo letto mai nulla su Wonder Woman, perché le caratteristiche del personaggio non mi ispiravano. Così l'obbiettivo è diventato fare un fumetto di Wonder Woman che io avrei voluto comprare. Loro ne sono stati entusiasti e adesso sto lavorando su Wonder Woman, è pazzesco!
Intervista rilasciata dal vivo a Lucca Comics & Games 2019
Daniel Warren Johnson
Daniel Warren Johnson è uno sceneggiatore, disegnatore e copertinista dal tratto estremamente personale, che ha lavorato, e lavora tutt'ora, per le più importanti case editrici di fumetto statunitensi, tra cui Marvel (Manthing, Cable), DC (Sinestro), Dark Horse (Alabaster, Space Mullet). Per Image Comics ha disegnato Ghost Fleet – Il convoglio fantasma, scritto Donny Cates, pubblicato in Italia da saldaPress. Per Skybound, l'etichetta di Robert Kirkman all'interno di Image Comics, ha invece realizzato come autore unico Murder Falcon ed Extremity, entrambi pubblicati in Italia da saldaPress. Uscito nel 2018 Extremity, storia in 2 parti, è un originale mix tra ambientazioni degne dei migliori film dello Studio Ghibli e suggestioni mozzafiato in stile Mad Max. Un'avventura indimenticabile che parla della necessità di sopravvivere in un mondo spietato e dell'importanza di spezzare il circolo vizioso della vendetta.