Orfani: novità, inediti e quattro chiacchiere con Roberto Recchioni

Orfani: novità, inediti e quattro chiacchiere con Roberto Recchioni

Orfani è il titolo della prossima serie (a colori) della Sergio Bonelli Editore, ultima fatica di Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari: riflessioni sul progetto editoriale, novità, due tavole inedite e qualche domanda al RRobe.

Inedito Orfani 12 Disegni Emiliano Mammucari colori Annalisa Leoni (2)

A parte le novità artistiche, di cui pure parleremo, la vera novità della serie Orfani sta tutta nell’investimento della Sergio Bonelli Editore in un prodotto praticamente esterno alla casa editrice.
E se Roberto Recchioni, autore insieme a Emiliano Mammucari della serie, in parte te lo fa pesare per bullarsi, questa è una osservazione molto importante. A voi scegliere le percentuali, la cui somma deve dare cento. Il progetto era stato proposto diversi anni fa e accettato da Sergio Bonelli.

Il nostro Dario Custagliola ha chiesto a Recchioni se, per l’innovazione che rappresenta, Orfani possa in qualche modo essere considerato una sorta di testamento editoriale dello stesso Bonelli. L’autore ha risposto:

No. Non direi. Sergio ci ha dato fiducia e Orfani è la testimonianza del suo aspetto meno celebrato: quello dell’editore sperimentale che amava osare (oltre a Dylan Dog non scordiamoci collane come Un Uomo Un’Avventura e riviste come Orient Express).  Ma se vogliamo parlare della sua “eredità” spirituale, la ritrovo molto più ne Le Storie. 

Negli ultimi decenni, ogni iniziativa editoriale dell’azienda meneghina aveva avuto come base (sovente anche fisica) la redazione; autori interni che collaboravano da decenni proponevano (o venivano sollecitati a farlo) nuove serie, miniserie o albi one shot.

Una tavola di Werther Dell'Edera
Una tavola di Werther Dell’Edera

Gli autori della serie Orfani sono Roberto Recchioni e Emiliano Mammucari; il secondo vanta una collaborazione pluriennale con la SBE: Napoleone, Jan Dix e Caravan, di cui è stato anche copertinista. Il primo si è visto pubblicare al momento sette storie di Dylan Dog ed è attualmente passato a scrivere Tex e Le Storie.
Sicuramente stimati, entrambi nella redazione, ma ben lontani dall’essere considerabili interni o quantomeno collaboratori di lunga data.

Inoltre la serie presenta una serie di caratteristiche che a Via Buonarroti non sono viste di buon occhio: la mancanza di un personaggio principale (tanto importante da dare, come accade quasi sempre in Bonelli, il nome al fumetto), quanto la presenza di un numero di ragazzini (bambini addirittura), che sono sempre o quasi anch’essi tenuti ai margini della narrazione bonelliana.
Altra nuova caratteristica è il fatto che la serie è mensile e a colori, quando i numeri a colori in casa Bonelli son sempre stati annuali o al massimo semestrali e comunque corollario di serie in bianco e nero.
L’ultimissima caratteristica è il tipo di colorazione: superate le tinte piatte utilizzate per le ristampe in allegato a Repubblica/L’Espresso e per i Color Tex1, viaggiando nella direzione timidamente intrapresa dal Dylan Dog Color Fest (albo nel quale si sta intravedendo una maggiore intraprendenza nello sperimentare colorazioni più moderne e articolate) i colori impreziosiranno la gabbia e il formato prettamente bonelliano nella misura in cui avviene in un cartonato francese o in un fumetto supereroistico statunitense.

Tornando al discorso iniziale, dicevamo come Roberto Recchioni non manchi di sottolineare che l’investimento della Sergio Bonelli sulla sua proposta (e di Mammucari) sia un qualcosa di importante e non si fa fatica a fare due conti che lo dimostrano.

Immagine inedita da Orfani 8: Disegni Davide Gianfelice; colori Stefano Simeone
Immagine inedita da Orfani 8: Disegni Davide Gianfelice; colori Stefano Simeone

Idee, gabbie, ispirazioni

Orfani è un prodotto che trova la sua forza proprio nell’essere allo stesso tempo tradizione e innovazione. Un mensile a colori, con bambini come protagonisti, con una produzione atipica, che però non sconvolge i canoni più tipici della narrazione targata Bonelli (a partire dalla gabbia).
orfaniIn merito alla distanza/vicinanza della serie dalla produzione classica made in Bonelli, abbiamo chiesto a Recchioni quali siano, dal suo punto di vista, le caratteristiche della produzione Bonelli che andrebbero riviste e quali vanno assolutamente conservate: in altre parole su cosa ci sia necessità di spingersi oltre e cosa invece vada difeso e tutelato. La risposta è stata:

Le uniche cose realmente bonelliane che ci sono negli Orfani sono la gabbia (che non mi è stata imposta ma è una precisa scelta mia e di Emiliano) e la volontà di avere una narrazione limpida e chiara per tutti. Per il resto, tematiche, situazioni, realizzazione, siamo molto lontani dal “canone Bonelli”.
Per quello che riguarda la seconda parte della domanda, io credo che quello che andrebbe aggiornato in Bonelli è il linguaggio. E non sto parlando della maniera in cui parlano i personaggi (ma comprendo anche quello). Parlo proprio del linguaggio della narrazione adottato, che è molto fermo e un poco desueto. Lontanissimo da quello che il pubblico ha imparato a conoscere e apprezzare nelle serie televisive che vede ogni giorno, da quasi vent’anni a questa parte. Ma questo non è un problema che riguarda solo il fumetto Bonelli, sia chiaro. I prodotti televisivi, specie quelli USA e UK, in termini di linguaggio, stanno dando la paga al cinema mondiale.

Il progetto parte, al netto dei racconti faceti degli autori che narrano di una serie di prime idee scartate fra le quali spicca una serie dedicata ai nipoti dei supereroi, vecchi e all’ospizio, e dalla volontà di proporre un qualcosa di nuovo al migliore e maggiore editore di fumetti in Italia, l’unico ovviamente in grado di produrre storie popolari nella migliore accezione del termine, raggiungendo quanti più lettori possibile attraverso le edicole.

E se i videogiochi, oggi come oggi, sono il mercato di entertainment di gran lunga più sviluppato e con numeri impressionanti (da far crepare di invidia musica, etc. con numeri che centuplicano quelli del fumetto) l’ambientazione della storia e lo sviluppo strizzano l’occhio, a voi la scelta anche qui delle percentuali, a una narrativa di genere di combattimento (in ambito fantascientifico e futuristico), partendo da Fanteria dello Spazio a Il grande uno rosso (a detta di Recchioni film e romanzo usati come termine di paragone con Sergio Bonelli per spiegare quali atmosfere sarebbero state protagoniste della serie) e a un filone di successo dei videogiochi quali Doom, Quake, Killzone.

Immagine inedita da Orfani 12: Disegni Emiliano Mammucari; colori Annalisa Leoni
Immagine inedita da Orfani 12: Disegni Emiliano Mammucari; colori Annalisa Leoni

Il futuro e la fantascienza declinati nelle storie, però, sono solo lo scenario delle vicende. La fantascienza, in questo caso, è solo un occhiale colorato attraverso il quale si vedono le vicende narrate e non rappresenta un elemento portante della serie. Dice Roberto Recchioni:

Il nostro mondo del futuro è stilizzato. Non impreciso. È un approccio teatrale che non è interessato a entrare nel dettaglio di come si chiama l’arma o il veicolo ma che sfrutta l’ambientazione futuristica come fosse un palcoscenico per storie molto umane.

Ci si è concentrati, quindi, su personaggi e storie e non si è sentita la necessità di entrare in dettagli iperrealisti; sempre Recchioni dice:

Non volevamo mettere in atto un approccio “nerdico” al futuro. Non volevamo che i lettori si mettessero a analizzare i dettagli delle armi e cose così, invece di badare a quello che è il centro della serie. I personaggi.

Gli autori

La serie, dicevamo, è quasi interamente gestita esternamente alla Bonelli.
Franco Busatta entra nel progetto in qualità di supervisore/coordinatore, quando le cose son già partite da tempo. È la persona interna alla Bonelli più coinvolta nel progetto oggi come oggi. Ma la storia è di Recchioni/Mammucari, le copertine di Massimo Carnevale (copertinista scelto dai due), i coloristi ed i disegnatori anche essi scelti dagli autori.da FB 5
Dalla seconda stagione il mecha design sarà creato e gestito da Lorenzo Ceccotti (conosciuto anche come LRNZ), fumettista e grafico decisamente in gamba; un altro disegnatore/grafico, Paolo Campana (conosciuto anche come Ottokin, qui il link al suo seguitissimo blog), si occuperà invece della grafica degli albi e delle copertine.
Il logo, in parte svelato sulla pagina Facebook della serie, è prodotto dallo stesso team di autori.

A scrivere la seconda stagione Roberto Recchioni ha chiamato Mauro Uzzeo (regista, scrittore, sceneggiatore di fumetti), compagno di avventure anche nella gestione delle ultime storie di John Doe nonché notoriamente avverso alle storie di fantascienza e battaglie, convocato per far sì che la serie riesca, proprio dalla seconda stagione, a diversificarsi anche nelle tematiche.
Un team, laddove non si sia capito, di personalità eterogenee dalle diverse professionalità che però hanno in comune un passato di conoscenza ed amicizia e sulle quali gli autori della serie hanno in prima persona garantito presso l’editore.

Se le storie sono sceneggiate da Recchioni (anche se l’apporto alle vicende da parte di Mammucari non è per nulla secondario, stando a quello che raccontano i due autori romani) il charachter design e i disegni del primo numero sono di Emiliano Mammucari. Disegnatore dal tratto pulito e morbido, ha realizzato il vademecum di riferimento a tutti i disegnatori e ha coordinato graficamente il progetto, fungendo da editor a tutti gli effetti.

orf2Il copertinista, Massimo Carnevale, è un fumettista e illustratore di enorme talento. Le sue capacità, tuttavia, possono sembrare estranee ad un mondo di tecnologia futuristica; le prime copertine del precedente prodotto bonelliano di fantascienza (Nathan Never) erano di Claudio Castellini ed erano una sintesi di anatomie e inquadrature da supereroi in un classico futuro da fantascienza. Quando le cover passarono a Roberto De Angelis, (un talento in quanto a drammaticità e qualità del tratto) si smise di strizzare l’occhio agli States e un mood europeo iniziò a pervadere le ambientazioni e soprattutto le espressioni dei protagonisti. Eppure Carnevale, da questo punto di vista, sarà probabilmente qualcosa di diametralmente opposto, salvaguardando l’impatto emotivo della copertina ma forse sacrificando un po’ di dettaglio design o pulizia. Son queste illazioni pure, visto che, da quanto è dato sapere, le prime cover definitive ancora non sono state consegnate.
Va da sé che, per dire, nel riferimento a De Angelis, parliamo di talenti non comparabili, quali potrebbero essere stati, per dire, Maradona e Platini. Entrambi enormi ma molto diversi, giocavano le loro carte nello stesso campo (di calcio piuttosto che su una copertina) mettendo però, sempre ad altissimi livelli, qualità e caratteristiche diverse. A voi, ancora, la scelta di chi è chi, nel paragone.

Con la copertina disegnata da Carnevale, i testi di Recchioni e i disegni di Mammucari si ricompone, per il numero uno di Orfani, il team creativo che realizzò il primo numero di John Doe, mensile della Eura Editoriale.

La storia

La prima stagione di 12 numeri racconta una vicenda unica che parte dall’evento che rende orfani molti bambini (Recchioni lascia trapelare che l’evento colpisce in maniera molto violenta la Spagna e molti di questi orfani saranno quindi spagnoli), continua con la selezione di un numero di bambini che saranno chiamati a diventare la squadra d’assalto che interviene poi a raddrizzare violentemente le situazioni disperate.

Fra le centinaia di bambini iniziali solo cinque saranno i prescelti finali.
La storia però non è narrata in maniera lineare.
Il tutto è diviso in 24 storie di 47 pagine ognuna: ogni albo sarà quindi diviso in due storie complete ambientate in un diverso periodo. Nella prima parte di ogni numero verrà raccontato l’evento scatenante e la scelta della formazione degli orfani. Tutte le “seconde” storie racconteranno gli eventi del gruppo di orfani quando sono chiamati a intervenire per risolvere le situazioni più complicate, iniziando idealmente dopo la dodicesima storia delle loro origini.

da FB 3

Per rendere il tutto ancora più articolato, le singole storie nello stesso albo (in ordine cronologico su ventiquattro, per dire, la prima e la tredicesima, la seconda e la quattordicesima) non avranno come punto in comune solo quello di essere raccolte nello stesso albo, ma avranno anche rimandi e collegamenti interni laddove gli eventi “vecchi” (da orfani non ancora soldati) saranno prodromici a quelli successivi (da orfani ma soldati).

Una scrittura (portata avanti ovviamente spesso in contemporanea su più albi per far lavorare quanti più disegnatori possibile) che, a detta dello stesso Recchioni, vista la complessità della struttura, ha creato non pochi grattacapi e rallentamenti rispetto ai ritmi normali di lavoro.
In merito a scelte, motivazioni e ostacoli incontrati nella scrittura della sceneggiatura della prima stagione, Roberto Recchioni ha risposto quanto sotto riportato:

È la struttura più “matematica” che ho mai messo in piedi. In sostanza, ogni albo racconta due storie tematicamente parallele, ma divise da molti anni di distanza. Una storia è ambientata nel “passato” (che comunque è un nostro futuro) dei protagonisti, una nel loro presente (un futuro ancora più futuro, per noi). Li vediamo quindi bambini, mentre vengono addestrati per diventare soldati. E li vediamo adulti e soldati. L’eco di quello che è successo nel passato, influenza quello che succede nel presente. Ovviamente, essendo una storia divisa in dodici albi, ogni albo diventa una specie di tessera che, alla fine, compone un anello perfetto. La storia ambientata nel passato, nell’ultimo numero della serie, si salda con la storia ambientata nel futuro, nel primo albo della serie. Volendo, con a disposizione tutti e dodici gli albi, il lettore potrà rileggere tutta la storia in maniera cronologica e senza soluzioni di continuità. Questa struttura mi ha permesso di giocare molto con la distribuzione dei colpi di scena, per creare situazioni inedite.
Vedere un evento del passato che influisce sul presente, molti anni dopo. Trovare personaggi nel presente che non hanno riscontro nelle vicende del passato e  chiedersi quando entreranno in scena. Oppure, il contrario, vedere un personaggio del passato che non appare nelle storie del presente e cercare di scoprire quando è uscito di scena.
Insomma, è una struttura potente in termini narrativi. Ma molto difficile. Specie perché, essendo complessa, deve essere narrata in maniera cristallina.

L’idea di sviluppare il tutto nel futuro, ovviamente, ha contribuito a rallentare la produzione.
da FB 11Si è trattato, oltre che di creare ex novo un mondo futuribile con tanto di mezzi di locomozione piuttosto che armi e scenari, di creare un futuro mettendo per iscritto in quella che è la Bibbia degli autori quali sono gli eventi che han creato “quel futuro”.
Per questi motivi, il fumetto è in ritardo, rispetto alle prime stime, di almeno un anno e al momento ha come data di uscita nelle edicole il 16 ottobre 2013.

Ma se la prima run di dodici albi è stata in lavorazione per circa quattro anni, presumibilmente la seconda avrà tempi più stretti: una scrittura a quattro mani (Recchioni/Uzzeo, si diceva) e comunque non articolata come nella prima dozzina di albi e una maggiore base iconografica di riferimento dovrebbe favorire il tutto.

La seconda stagione, in lavorazione, potrebbe essere seguita da una terza (e così via) se i risultati della prima dovessero essere incoraggianti. Altra anticipazione, il nome della seconda serie non sarà uguale alla prima (come per la serie dei film Matrix, per intenderci, sarà seguito da un altro nome)

Nuove forme di promozione

Manca solo, per chiudere il quadro di quanto si sa fino ad ora, un piccolo ulteriore appunto a quanto sarà fatto per promuovere il prodotto; come si diceva, vista la presenza del colore, un costo chiaramente “economico” e la distribuzione in edicola, la serie necessiterà di avere numeri importanti di venduto.
Una prima strategia è l’apertura di una pagina Facebook ufficiale nella quale sono inserite immagini e ovviamente anticipazioni esclusive, oltre ad informazioni su cosa ci si dovrà attendere da Orfani.
Secondo passaggio, assolutamente nuovo per l’editore, è una specie di joint venture con la multiplayer.it, principale riferimento in merito a guide e libri sui videogiochi e giochi di ruolo che raccoglie le attenzioni di moltissimi appassionati di videogiochi italiani.
In Italia si tratta di un primo episodio di commistione fra videogiochi e fumetto organizzato in maniera organica e non casuale2 e segue quanto sta avvenendo per Dragonero, prossimo mensile sempre targato Bonelli, che debutterà a giugno con la serie a fumetti e ha già un suo gioco di ruolo con una App della mappa in digitale. Sempre per Dragonero, è inoltre stato distribuito gratuitamente un numero zero a fumetti nei negozi Gamestop proprio dalle edizioni multiplayer.it.

slide orfani

Se nel passato la casa editrice milanese sembrava non aver voluto cercare nuovi lettori fuori dalle edicole, ignorando potenziali gruppi di lettori come videogamer o appassionati di serie tv, con Orfani, invece, pare essersi mossa in una direzione nuova e opposta usando i social network, trovando nuove collaborazioni e impostando la narrazione per stagioni alla maniera delle serie tv.
L’ultima domanda posta a Roberto Recchioni, a tal proposito, è stata: questo cambio di rotta viene dalla casa editrice che ha optato per un’apertura o è stato voluto da voi autori? Sarà la norma anche per le prossime iniziative editoriali?

La risposta, che chiude il nostro resoconto di quanto divulgabile, a oggi, della serie Orfani, è stata la seguente:

Per Dragonero e Orfani sarà sicuramente così. Ma essendo una cosa che, per il momento, non è strutturata dalla casa editrice ed è portata avanti dai creatori delle serie, non posso dire che nel futuro si ripeterà lo stesso. Certo che se Dragonero e Orfani dovessero vendere bene, bisognerà tenere conto di quanto è stato fatto. 

Nomi e riferimenti

Lo staff dei disegnatori è composto da: Emiliano Mammucari, Alessandro Bignamini, Luigi Cavenago, Massimo Dall’Oglio, Luca Maresca, Werther Dell’Edera, Giorgio Santucci, Davide Gianfelice, Matteo Cremona.
Il colore è affidato a Annalisa Leoni, Lorenzo De Felici, Arianna Florean, Stefano Simeone, Giovanna Niro, Alessia Pastorello.
Le copertine sono di Massimo Carnevale.

Il blog di Roberto Recchioni
Il blog di Emiliano Mammucari
La pagina Facebook della serie
La pagina Wikipedia della serie
Il sito dell’editore Sergio Bonelli Editore


  1. Abbiamo parlato varie volte della colorazione applicata in Bonelli: in occasione della “Collezione storica a colori”, e per l’uscita del primo Color Tex 

  2. Tra i precedenti, possiamo citare l’incontro tra Lazarus Ledd e il protagonista di Splinter Cell del 2005 

3 Commenti

1 Commento

  1. Domenico

    3 Maggio 2013 a 16:02

    Articolo, intervista o quello che è veramente grandioso. Grazie mille LoSpazioBianco, siete veramente meravigliosi. Buon lavoro. Condivido subito sulla pagina!

  2. Alister

    4 Maggio 2013 a 09:53

    Ottimo! ci voleva proprio un approfondimento così corposo per chiarire meglio dei punti ancora un po’ oscuri!
    Grazie per questo contributo! Sono sempre più fiducioso in questa serie.

  3. La redazione

    5 Maggio 2013 a 06:16

    Grazie a tutti dei complimenti per il pezzo!

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