Un’intervista a Luca Tieri: fumetto, illustrazione, musica e Giappone

Un’intervista a Luca Tieri: fumetto, illustrazione, musica e Giappone

Vecta, fumetto d’esordio di Luca Tieri (1978) pubblicato da Coconino Press, è un’opera riuscita sotto tutti i punti di vista, che rielabora influenze variegate per creare qualcosa di personale. La visione autoriale che ne risulta dimostra quanta passione e voglia di divertirsi ci sia all’interno del libro. Ho avuto l’occasione di parlare di questo proprio con Luca, spaziando anche sulla sua carriera, sul Giappone e molto altro.

Come è iniziata la tua carriera da illustratore e fumettista? Qual è stato il tuo percorso?

Dopo l’Istituto d’Arte ho frequentato il corso di fumetto alla Scuola di Comix di Napoli. Ho iniziato disegnando illustrazioni per fanzine e gruppi garage punk. Principalmente lavoro nel campo dell’illustrazione ma ripensandoci ho sempre avuto un approccio di sintesi e taglio quasi da vignetta di fumetto, forse per la mia formazione.

Quando è nato l’interesse per il Giappone e cosa ti ha spinto trasferirti lì?

Nel 2004 durante il mio primo viaggio in Giappone strinsi amicizia con dei ragazzi che avevano un magazine di musica e iniziai a disegnare per la loro rivista delle cose. Dopo sei anni, ritornai per una mia piccola mostra personale e decisi che era giunto il momento di imparare la lingua sul posto…Ok i santuari, la natura e i panorami metropolitani da anime, ma a me divertiva da matti chiudermi nelle livehouse e sudare ai concerti di band giapponesi! Quindi si, posso dire di essere finito in Giappone per la musica. Poi ho scoperto di amare i sobborghi di Tōkyō, lì gli edifici lasciano spazio al cielo e si percepisce ancora un senso comunitario di città a misura d’uomo.

Secondo me Vecta (2021) è un esordio già maturo, in cui mostri fin da subito la tua consapevolezza riguardo al funzionamento dei fumetti, dai meccanismi narrativi all’impostazione della tavola. Una delle cose che mi ha colpito di più, e che emerge chiaramente dalla lettura, è che tu ti sei divertito nel farlo. Pensi che sia importante comunicarlo al lettore o che il lettore capisca quanto la componente di piacere/intrattenimento sia fondamentale?

All’inizio impostare un nuovo flusso di lavoro è stato stimolante. Alcuni punti cardini come dare importanza a una vignetta chiave o bilanciare bene i layout danno stabilità nel processo, ma mi ero accorto che ero ancora un pelino rigido. La mole di pagine mi ha sciolto e mi ha fatto capire che dovevo mettere al centro la storia. Da lì è stato tutto più divertente! Fare fumetto è una roba tosta, ti mette continuamente con le spalle al muro in cerca di compromessi e soluzioni ma quando riesci a farlo in uno stato di grazia in cui ti lasci andare e ci dai dentro diventa una roba dopaminica. Che sia una storia intera o una singola vignetta, penso che questo fare ludico arrivi tutto a chi ne fruisce. Quando riesce è il doppio della gioia, quindi grazie per averlo notato!

Qual è stato il processo di realizzazione di Vecta? Avevi un soggetto da cui hai sviluppato la sceneggiatura, lavorando poi in digitale sui disegni o hai pensato e messo in pratica il progetto in maniera diversa?

Qualche anno fa realizzai una serie di illustrazioni con ragazze e motociclette. Cercavo di rompere lo stereotipo della bambolina, così avevo un bel po’ di personaggi pieni di carattere. Avevo anche steso giù delle note per ognuno di loro. In quel periodo Ratigher mi chiese se avessi una storia da proporgli per Coconino, così misi assieme uno script e fortunatamente mi rispose interessato. Ho immaginato la storia come il circuito di un ottovolante. Completata la sceneggiatura ho impostato prima i balloon con i dialoghi e poi dei layout veloci. Le gabbie e molte soluzioni di taglio particolari le ho conservate prima della china, avevo bisogno di sentire il flusso della storia e così parecchie trovate di regia mi sono venute molto naturali. Ho realizzato Vecta in Procreate, china e colori inclusi. Per i retini e lettering invece Photoshop. Cerco di avere un approccio analogico anche quando lavoro in digitale e Procreate per me è la cosa più vicina alla carta.

Credo si possa affermare che Vecta sia un gaijin manga, per quanto sia una definizione in qualche modo problematica – ancora non accademicamente omogenea e storicamente definita – e volta a inserire il libro per forza in una categoria. Hai seguito in questi anni il movimento gaijin manga? Ti senti parte di esso?

Personalmente non saprei etichettare Vecta. Non che odi le etichette, anzi, mi divertono e capisco anche che servano a catalogare un’opera, però davvero è stata una cosa a cui non ho pensato neanche una volta durante la stesura. Se per gaijin manga intendi opere che per approccio o estetica guardano al Sol Levante ma che brillano di luce propria allora mi vengono in mente Vincenzo Filosa e Berliac.

Oltre agli autori più facilmente intuibili (Tamburini, Liberatore, Ōtomo, Shirow, Eguchi, Toth, Bernet), in Vecta sono presenti influenze più sotterranee? Ci sono opere, anche al di fuori dei fumetti, che ti hanno accompagnato nella realizzazione di questo lavoro?

Oltre a tutti gli inarrivabili Maestri da te sopracitati ci metto anche Baru e il suo Autoroute du Soleil… Quello è davvero un libro animato! Quando l’ho letto ho sentito che un giorno o l’altro avrei dovuto muovere dei miei personaggi e raccontare una storia. Mentre disegnavo Vecta mi sono imbattuto in Niwa, superfumetto di Yokoyama Yuichi. Yokoyama fa delle metacose fichissime ed è sicuramente tra quelli che mi hanno dato la spinta sul versante sperimentale. Poi senz’altro un mondo di cose che sono fuori dal fumetto. Per esempio, il film Subway di Luc Besson mi piace un botto, una vera lezione di fotografia e montaggio!

La tua mostra più recente – Lucatopia, tenutasi al VOID di Tōkyō – oltre a essere bellissima (pur avendola potuta osservare soltanto attraverso delle foto), ha visto la presenza di molti importanti artisti, illustratori e fumettisti giapponesi. Inoltre, negli ultimi anni hai realizzato tante illustrazioni per progetti musicali, magliette (una t-shirt con una tua illustrazione è stata anche indossata dalla famosa idol delle AKB48 Oda Erina) e molto altro. Che emozioni provi al riguardo? Senti il peso delle aspettative dei tuoi estimatori e dei fan giapponesi?

Al Void ho portato delle stampe giclée1 e dei disegni a china e copic2 che sono frutto di uno studio legato alla linea. Qualche anno fa, durante un mio periodo di crisi legata al segno e al colore, a una mostra di Hokusai ho visto che con una linea puoi disegnare e raccontare di tutto e così ho ritrovato la strada. Strada ancora lunghissima eh! Vedere Sensei come Mafuyu Hiroki, Terada Katsuya, Eldo Yoshimizu e Eguchi Hisashi venire alla mia mostra e parlare con loro di questo approccio alla linea mi ha riempito di gioia. Sono davvero dei grandi, ti mettono a tuo agio e gli sono davvero grato. Essere in qualche modo riconosciuti da loro mi ha ricordato che perseverare è importante. L’anno scorso ho realizzato la copertina dell’ultimo album IINE! dei Sunny Day Service. La ragazza che ho disegnato per quel lavoro è piaciuta così tanto che molti fan della band mi hanno scritto dicendomi che era perfetta per quell’album. La cosa curiosa è che quando l’ho disegnata ancora non conoscevo le canzoni: è stato un lavoro realizzato ascoltando i precedenti album della band. Sokabe Keiichi, il leader della band, scrive dei pezzi pop che riescono a essere per tutti e toccarti spesso nelle piccole cose. Mi sono quindi immaginato questa ragazza un po’ acqua e sapone da t-shirt che arriva a una prova della band a fare foto. Dicono che la t-shirt abbia venduto bene, quando ne scorgo qualcuna camminando per Tōkyō mi fa molto felice…Così sì, è finita indossata anche da Oda Erina delle AKB48 e da Saitō Asuka delle Nogizaka46…Chi l’avrebbe mai detto, delle idol che indossano una mia t-shirt! Tutto merito dei Sunny Day eh! hehe.

Domanda di rito classica: hai altri progetti in cantiere? Su cosa stai lavorando attualmente?

In questi giorni sto realizzando delle illustrazioni per una ditta di skateboard di Akihabara e preparando un po’ di cose segretissime per l’anno prossimo. Seguite il mio Instagram per rimanere aggiornati: instagram.com/luca.tieri
Grazie e turboabbracci a tutti!

Grazie a te Luca, a presto!


  1. Processo di stampa che utilizza strumenti e materiali di alta qualità (stampante, inchiostro, file, ecc.) per stampare opere d’arte su tela o carta. 

  2. Tipo di pennarello morbido e sfumabile.