Freccia verde: Cacciatori dall’arco lungo

Freccia verde: Cacciatori dall’arco lungo

Mike Grell Planeta DeAgostini, 2007 - 144 pagg. col. bros. - 11,95euro

CoverIn occasione del ventennale della pubblicazione, la Planeta DeAgostini ristampa e raccoglie in volume questa stupenda miniserie scritta e illustrata da Mike Grell nel lontano 1987. Nei tre numeri di Green Arrow: The Longbow Hunters Grell, di fatto, re-inventa il personaggio di Freccia Verde decostruendone il lascito supereroistico – avversari con superpoteri, frecce di tutti i tipi stile (e peggio) bat-congegni, cooperazione con Lanterna Verde e altri supereroi DC – ed immergendo il personaggio in un processo di ritorno al reale totale e totalizzante. E lo fa in maniera esemplare, simile a quella che Garth Ennis applicherà due decadi più tardi al suo Punitore nella linea per adulti della Marvel: dimenticando e, soprattutto, facendo dimenticare al lettore il pesante fardello ricevuto in eredità dalle precedenti gestioni ma conferendo al tempo stesso al personaggio e alle sue vicissitudini una sensazione di continuità con quanto sino a quel momento narrato.

Il trasloco di Oliver e della moglie Dinah a Seattle (così come il ritorno di Frank Castle a New York) si configura dunque come un ritorno al tempo presente, contemporaneo ed attuale, con le avventure precedenti relegate ad un passato remoto vagamente sfumato nel tempo e nella memoria, background di numerose esperienze i cui accadimenti salienti possono venir ripescati dall’autore al momento opportuno mentre tutto ciò che non serve giace dimenticato, ad un passo dall’oblio, e proprio per questo non necessitante di rettifiche, giustificazioni, mistificazioni.

Assistiamo quindi ad un Oliver Queen ormai maturo confrontarsi con la vita, con l’età che avanza, con i propri desideri e le proprie aspirazioni di uomo, prima ancora che di eroe. Magistrali, in questo senso, le prime pagine della miniserie in cui il protagonista ripercorre le proprie origini: nell’ironia di Oliver (i famigerati trafficanti di droga erano, in realtà, due improvvisati coltivatori di marijuana) c’é la strizzata d’occhi dell’autore stesso che guarda con affetto, ma anche con il naturale distacco, ad un certo tipo di fumetto, quello della Golden Age, ma anche il disincanto che colpisce come un maglio l’animo del protagonista, facendone tabula rasa e dando vita al ripensamento di se stesso e del personaggio da parte dell’autore.
Vera e propria dichiarazione di intenti, dato che la vita reale coi suoi problemi e le sue questioni, si abbatte con tutto il suo impeto nel giro di poche vignette: Oliver sente la vecchiaia incombere e vorrebbe un figlio, in apparenza per paura che non diventi troppo tardi, in realtà per cercare di prolungare la propria esistenza in un erede, per proiettare nel nascituro se stesso e le proprie aspirazioni ormai insoddisfatte. Non ci viene detto ma diamo per scontato che maschio sarebbe meglio – Freud insegna. Dinah, invece, è contraria, con grande stupore del marito. La loro condizione di vigilanti, in perenne e spesso agognato pericolo di vita, non è compatibile con la presenza e le responsabilità che l’essere genitori comporta: “Io ti amo Oliver. E vorrei fare dei figli con te. Ma non degli orfani”. Mirabile, nella sua lucidità e concisione, la sua risposta, perfetta sintesi dell’istinto materno, al marito-maschio istintivamente precluso. E sarà necessario un percorso, forse non lungo ma certamente arduo, affinché la condizione di Oliver di “uomo maturo”, fino ad ora solo nominale, lo diventi anche di fatto.

Percorso che si snoda magistralmente lungo la miniserie, vero e proprio “romanzo di formazione” che costringerà il protagonista a confrontarsi con se stesso, i propri limiti (fisici e non), i propri sentimenti e persino le proprie certezze ed i propri ideali, portandolo sino alla perdita della sua condizione di “eroe”: per la prima volta, infatti, Oliver sceglierà deliberatamente l’assassinio di un criminale, atto sacrilego che lo farà precipitare dall’Olimpo dei paladini senza macchia a quella di vigilante. Non è importante che l’omicidio resti celato all’opinione pubblica: esso è vivo e presente nella coscienza di Oliver, vero punto di rottura con la precedente concezione di se stesso e del personaggio in generale. Lo smarrimento era una fase di passaggio per l’eroe cavalleresco: per superare i propri limiti era necessario decostruire e ricostruire se stessi; identico è il cammino di Oliver, la cui ricerca è tutta inconsapevolmente mirata alla ridefinizione di sé in un mondo che non è più quello mitico dei supereroi, bensì quello duro e violento della vita reale, dove la morte non è solo una realtà ma anche una scelta e nel quale il bene e il male si mischiano spesso in zone di grigio nelle quali la giustizia e la verità assai di rado riescono a penetrare.

Sono gli anni dello scandalo Iran Contra (il caso esploderà proprio nel 1987, anno di pubblicazione della miniserie) ed anche se è già trascorsa una decina d’anni dalla conclusione, la guerra del Vietnam è viva nelle coscienze americane, concreto punto di frattura tra un’idea, gli U.S.A. come baluardo della democrazia e della libertà, e la realtà, la guerra con i propri orrori. Non è un caso, come ormai appare evidente, la coraggiosa decisione di inserire in un fumetto di supereroi queste pagine della storia americana; non è un caso la scelta di inserire, come elemento di paragone e confronto, il personaggio di Shado, segno (e figlio) di un tempo che non è più quello mitico dei supereroi ma quello di una realtà dove violenza e ingiustizia calpestano quotidianamente valori e ideali; non è un caso che il protagonista del fumetto, da questa serie e per tutta la successiva gestione dell’autore, venga indicato col suo semplice nome e mai con l’appellativo di Freccia Verde.

Plauso, dunque, a Mike Grell che con Cacciatori dall’arco lungo dà vita ad un riuscitissimo tentativo di innovazione del genere, ulteriore dimostrazione (se mai ce ne fosse ancora bisogno) che già vent’anni fa il medium fumetto, allora come ora enormemente sottovalutato, contribuiva ad una lucidissima disamina della società, mostrando un grado di (auto)consapevolezza ben più elevato di quanto gli venga generalmente attribuito. Un volume, pertanto, decisamente consigliato e che avrebbe meritato senz’altro anche una edizione di lusso.

Riferimenti:
Planeta DeAgostini: www. planetadeagostinicomics.it
DC Comics: www. dccomics.com

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