Secondo capitolo di questo viaggio allucinato ad opera di Sam Kieth e Ashley Wood, in cui gli eventi, se possibile, si confondono ancora di più, cedendo il passo in più di una pagina al virtuosismo senza freno dei due autori. La storia del gatto-popstar Kitty si incrocia, o meglio, si sfiora solamente con altre sottotrame che sembrano fine a se stesse, eppure non prive di un loro fascino e di un loro recondito messaggio visionario, in quello che alla fine rimane un personalissimo e bizzarro omaggio alla cultura pop, musicale e non. Cosa pensare d’altra parte di un fumetto dove intere pagine sono occupate da pin-up di bambole killer, poster di cantanti pop inesistenti ma credibilissimi, robot dalla “carrozzeria” in stile romanzo pulp di fantascienza anni ’30, talk show condotti dal clone di Andy Wharol con ospiti i più nuovi e chiacchierati artisti della musica? La perizia grafica di Wood gode di tutta la libertà concessagli, alternando ad uno stile schematizzato fatto di schizzi, tavole dense di grigi, ora morbidi come plastilina, ora abbozzati come carboncino.