Apparentemente potrebbe sembrare strano trovare Sam Kieth, maestro del fumetto americano fantastico, cimentarsi con una storia tanto realistica (e reale).
Kieth raggiunse la notorietà in Marvel grazie a uno stile difficilmente avvicinabile non solo agli stilemi classici del fumetto supereroistico ma a qualunque altro autore, stile che lo rese al tempo stesso odiato e amato dal pubblico.
In seguito fu tra i profughi nell’Image, per la quale creo’ un personaggio e una serie sospesi tra fiaba, orrore e supereroi come The Maxx. Per la Wildstorm, l’etichetta di Jim Lee passata dalla stessa Image alla DC Comics, ha creato più recentemente Zero Girl (come The Maxx, pubblicato da Magic Press).
Ma tra i colorati e apparentemente solari disegni delle serie fantastiche di Kieth, tra le vignette completamente libere e anarchiche nella costruzione, si nasconde una grande sensibilità e la volontà di trattare, con delicatezza e una punta di malinconia, tematiche forti e importanti.
Quattro donne accantona ogni aspetto di fantasia, pur se lo stile nervoso, caricaturale e pittorico e la costruzione liberissima delle tavole di Kieth sembra sospendere ogni cosa in uno strano ambiente da favola. Quattro amiche, Bev, Donna, Marion e la piccola Cindy, sono in viaggio in auto per raggiungere un ricevimento di nozze. Il viaggio è l’occasione per raccontarsi, confrontarsi e scontrarsi, e tutto sembra procedere come un canonico racconto di viaggio. Ma fin dall’inizio della storia, narrata da Donna in flashback dal lettino della sua analista, appare chiaro che sono in arrivo eventi decisamente drammatici. Infatti, con la macchina in panne, le donne vengono raggiunte da due malintenzionati, decisi ad approfittare di loro. Come reagirà ognuna di esse?
Lo stile narrativo è secco, agghiacciante, senza spazio per alleggerire la tensione. Ed è soprattutto nel racconto in prima persona, e nel tremendo interrogativo conseguente ai fatti, che si concretizza un senso di angoscia palpabile: in una situazione tragica e orribile, prevale la volontà di proteggere i propri cari o l’istinto di sopravvivenza personale? Ancora più tremendo perché viviamo in prima persona la storia dagli occhi di Donna e stracciamo lentamente il velo di una memoria che cela la più scomoda delle realtà.
Kieth riesce a creare un contrasto, in maniera ancor più marcata rispetto alle sue opere precedenti, tra una trama asciutta e tesa, dove non esiste un vero e proprio “lieto finale” e le sue matite, sospese tra il realistico e il cartoonesco, tra il grottesco e il favolistico, apparentemente più propense a raccontare storie ironiche e paradossali.
Se ce ne fosse stato bisogno, Quattro donne è una nuova, ennesima prova della grande maturità artistica di questo autore, capace di raccontare non solo il fantastico, ma le personalità dei suoi protagonisti, l’amarezza quanto la speranza della vita.
La sua introduzione alla storia dice tutto sulla sfida che questa miniserie, originariamente pubblicata in cinque albi spillati e qui ristampata in una versione riveduta e corretta, ha rappresentato per lui in questo senso. Sfida vinta su tutti i fronti.
Riferimenti:
Magic Press: www.magicpress.it
Sam Kieth, sito personale: www.samkieth.com