Koma #1 – La voce dei camini

Koma #1 – La voce dei camini

Pierre Wazem, Frederik Peeters Renoir Comics, 2007 - 96 pagg. col. bros. - 12,00euro

La copertina dell'albo.Addidas ha grandi occhi tondi e scuri. Scuri e profondi come i cunicoli e camini in cui striscia, per liberarli dalle incrostazioni di fuliggine e dai residui di combustione. è suo padre, Julius, anziano, logorato, vedovo, che la porta con sé: “in questo mestiere ci vogliono i piccoli… I piccoli per i passaggi più stretti. Altrimenti perdi i clienti”. Il lavoro è duro, la concorrenza spietata: McMullan è sempre in agguato per fregare i clienti a Julius. Naturalmente, anche McMullan ha il suo apprendista bambino.
Addidas ha dei problemi: ogni tanto cade in catalessi, e possono passare secondi o minuti, prima che si risvegli: la macchina del suo corpo ha qualcosa che non va, ma nemmeno uno specialista, finalmente consultato, sa dire od intuire che cosa sia. Julius è terrorizzato. E non è solo la paura di perdere Addidas: a turbarlo è un ombra del passato, qualcosa legato alla scomparsa della moglie, che vuol tenere nascosto ad Addidas (ma, ci domandiamo: per difendere lei o se stesso?).
Poi Addidas scompare.
Il mondo fuori dai cunicoli è retto da una burocrazia ottusa e pervasiva, il cui rigore senza pietà si abbatte su Julius, quando denuncia la scomparsa della figlia. Ed allora, quel mondo, già miserabile, si rivela qualcosa di molto più inquietante. Ad esempio: folle di carcerati scavano cunicoli verso le viscere della terra.
Nessuno sa perché.
Che la risposta sia in quello che trova Addidas, persa nel reticolo di sotterranei sotto la città, dove strani esseri accudiscono strane macchine?

Bello e coinvolgente, questo primo albo della serie di Wazem e Peeters dispiega mistero, personaggi e ritmo fin dalla prima scena. Tutto è estremamente sobrio: dai dialoghi all’impostazione delle tavole; dal segno alle inquadrature. E tutto è estremamente efficace, e ci trascina implacabilmente nella storia. Siamo subito nel buio del mondo sotterraneo, nei cunicoli; e poi nello squallido ufficio di polizia ed infine nella cava con i condannati ai lavori forzati.
Koma affonda le radici nella tradizione: il bambino che si perde è certo un tema narrativo classico, che si collega direttamente alla storia delle favole e rimane centrale nella nostra cultura. Il mondo offre così tanto ai bambini, che il loro cammino attraverso l’adolescenza si è quasi trasformato in una marcia forzata. Essere bambini nel mondo significa di per sé esplorare realtà ignote e rischiose nella misura in cui il bambino non ha strumenti per affrontarle. Nella nostra società (occidente, classe sociale benestante) l’individualità dei bambini è assediata ed erosa sistematicamente da una massiccia quantità di stimoli, appositamente studiati per catturarli e modellarli nella forma di consumatori passivi, incapaci di analisi (ed allergici alla lettura: un caso?).

Il mondo di Koma è un mondo estrapolato e ricreato da suggestioni quasi dickensiane (ma Addidas ha almeno un padre che la ama); Addidas è forse inconsapevole dell’oppressione che domina il suo mondo, e non vuole fuggirne, quanto piuttosto restare vicino al padre in quel mondo ostile (non si sente sfruttata, oppressa, derubata dell’infanzia: l’infanzia in quel mondo non esiste – come non esisteva nel XIX secolo inglese). Addidas non cerca una via di fuga; il caso la conduce alla porta di un altro mondo, alieno, ma probabilmente legato indissolubilmente al suo; il caso le offre la possibilità di investigare il meccanismo alla base del funzionamento del suo mondo. Attraverso questo percorso Addidas riuscirà anche ad afferrarne il senso?

Wazem e Peeters ci propongono tanti misteri e nodi da sciogliere: sia riguardo ai personaggi sia riguardo al loro mondo; contiamo che le nostre aspettative non verranno deluse e, sin da ora attendiamo con impazienza i prossimi numeri di questa saga.

(La voce dei camini raccoglie i primi due albi, dei quattro usciti in Francia per Les Humano

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