Personalmente ho conosciuto Stefano Misesti sulle pagine di Sviluppo Verticale, folle geniale e divertentissimo racconto breve, pubblicato nella collana iminimi da Lo Sciacallo Elettronico. Iconoclasta, in uscita per il Centro Fumetto “Andrea Pazienza”, si presenta come una raccolta di “brevi folgoranti racconti surreali basati su paradossi linguistici e visivi, ispirate ai dodici mesi dell’anno”. Cosa potrebbe partorire una mente come quella di Misesti con un tema così? Siamo andati a chiederlo direttamente all’autore…
Iniziamo dal fin troppo classico, ma doveroso visto che forse non tutti ti conosceranno, “Chi è Stefano Misesti?”. Raccontaci un po’ di te, e di cosa hai fatto prima del prossimo Iconoclasta.
Sono nato a Como nel 1966 e mi sono diplomato in illustrazione all’Istituto Europeo di Design di Milano. Da alcuni anni divido uno studio con altri illustratori e tra un lavoro e l’altro coltivo la passione di disegnare fumetti. Le mie storie sono uscite su pubblicazioni indipendenti come Kerosene, Centrifuga, Liberaria, Fagorgo e su Schizzo.
Il tuo stile di disegno si potrebbe definire “gommoso”, la colorazione ricorda, tra l’altro, le illustrazioni per i libri per bambini, l’umorismo passa dal non-sense al quasi cinico, passando per tutto il campionario dell’assurdo… insomma, a chi ed a cosa ti sei ispirato per il tuo stile di disegno e per il tuo modo di raccontare?
Mi piace disegnare in modo sintetico ed immediato in modo da “attirare” il lettore all’interno della mia storia per poi (spero) sorprenderlo e spiazzarlo. Come illustratore collaboro con case editrici per ragazzi e probabilmente il mio tratto è un po’ legato a quel genere di disegno; pero’ i miei fumetti non sono pensati per quel tipo di lettore, ma per un pubblico più adulto.
Cerco di raccontare delle storie su diversi piani di lettura: ce n’é uno superficiale legato al segno simpatico e alla battuta, ma ce ne sono altri più nascosti: contengono elementi più “cattivi” sul comportamento dei miei personaggi o sulle situazioni da me create. In ogni modo cerco di mantenere una certa dose d’ironia.
Per quanto riguarda il disegno mi piace il tratto bianco e nero netto. Cerco di mantenere una sintesi nel segno, non mi piace arricchire il disegno di particolari che possono distrarre. Altan e Pratt mi piacciono molto per l’uso del bianco e nero. Le mie letture di fumetti si indirizzano soprattutto sul filone umoristico: Quino, Mordillo sono tra i miei preferiti.
Quanto è difficile farsi strada nel panorama italiano del fumetto (soprattutto per chi non ha uno stile “bonelliano”)?
È molto complesso essere un fumettista “puro”, anche perché gli “spazi” per pubblicare sono pochi. Purtroppo il tempo che dedico a realizzare le mie storie è pochissimo perché i lavori come illustratore occupano la maggior parte del tempo.
Non trovandomi a mio agio con storie realistiche o con lo stile disneyano è difficile propormi. Ho trovato collaborazioni con pubblicazioni indipendenti che mi hanno permesso di “evolvere” lasciandomi piena libertà d’espressione. Sono contento di queste esperienze perché mi hanno permesso di incontrare e scambiare idee con altri fumettisti e gente del settore; soprattutto tutto questo mi ha portato ad essere coinvolto in iniziative come mostre o incontri col pubblico. Ultimamente ho partecipato con altri disegnatori alla mostra collettiva FUTURO ANTERIORE che si è svolta a Seoul in Corea; un’ esperienza molto interessante e formativa che mi fa vedere con ottimismo gli impegni futuri.
Iconoclasta, leggo dall’annuncio ufficiale, contiene “brevi storielle di due pagine ispirati ai dodici mesi dell’anno”. Si può dire che tu abbia fatto il tuo calendario al pari di quelli di GQ o Capital! Un esperimento particolare, come lo hai affrontato?
Mi affascina il trascorrere del tempo. Il mio primo fumetto “lungo” narrava la storia di due campanili dello stesso paese che rivaleggiavano tra loro attraverso i secoli. Una situazione molto competitiva che non lasciava tregua ai poveri abitanti. Un calendario mostra molto bene (a parte le forme prosperose dell’attrice di turno) questo scorrere del tempo e delle stagioni. Ogni mese ha le proprie caratteristiche che lo rende diverso da un altro; pero’ tutti hanno in comune il tempo che passa.
In Iconoclasta tutte le brevi storie hanno uno stile differente, ma c’é anche un comune denominatore che il lettore può scoprire. La difficoltà è stata disegnare in 12 modi diversi, ma alla fine sono soddisfatto del risultato.
Cosa si riesce a dire delle storie di Iconoclasta? Cosa deve aspettarsi chi le leggerà?
Le storie hanno tutte uno sviluppo assurdo che all’inizio può spiazzare il lettore. Inoltre, come dicevo prima, possiedono tutte diversi livelli di lettura che le rendono interessanti da leggere più volte. Almeno così spero. Una possibile delusione per il lettore potrebbe esserci dal fatto che alla fine non viene rivelata l’estensione della superficie di Andorra.
Su quali progetti sarai al lavoro dopo questo?
Vorrei riprendere in mano una mia vecchia storia di fantascienza che ha ancora come protagonista Blug, presente nel mio fumetto del 1999 “Astronavi sparse”. Sto collaborando con altre persone per realizzare in animazione Flash alcuni miei fumetti brevi e inoltre ho appena finito una storia che comparirà sul prossimo numero di Krakatoa.
Grazie Stefano, non ci rimane che consigliare a tutti di presentarsi presso lo Stand del Centro Fumetto APAZ a Lucca Comics 2003, dove sarà presente lo stesso autore.