Tra i tanti italiani che hanno recentemente fatto breccia nel mercato statunitense, Marika Cresta si è distinta per la sua dinamicità e la crescita rapida che l’hanno portata, nel giro di pochi anni, dalla Lion Forge alla Marvel, dove, dopo aver esordito su Power Pack (2018, testi di Devin Grayson), si è affermata sull’apprezzata testata Dr. Aphra, scritta da Alyssa Wong e creazione originale dell’universo Star Wars, forse uno dei più grandi successi della nuova era Marvel del franchise. In seguito ha lavorato su un altro personaggio di grande successo, quella Captain Carter nata nell’MCU (prima in What If e poi apparsa in carne ed ossa in Doctor Strange e il multiverso della Follia) e poi passata ai fumetti in una miniserie del 2022 scritta da Jamie McKelvie (disegnatore di culto qui al suo esordio alla scrittura).
Attualmente divisa tra Marvel e creator-owned, abbiamo intervistato l’autrice per parlare dei suoi esordi, delle sue influenze, delle sue opere e anche del suo futuro.
Ciao Marika e grazie per il tuo tempo. Per prima cosa vorrei chiederti dei tuoi inizi, i tuoi primi passi nel mondo del fumetto e le tue principali ispirazioni.
Sono sempre stata una persona molto timida, e per me il disegno è stato una specie di “rifugio” che mi sono creata sin da quando ero bambina. Inizialmente ero più una appassionata di manga e dell’universo culturale giapponese in generale. Durante l’adolescenza ho frequentato una accademia estiva di disegno manga, a Lucca, e ho iniziato ad intravedere la possibilità di fare di questa passione un lavoro.
Poi la svolta, quando alcuni amici, anche essi appassionati di fumetti, mi hanno indirizzata alla scuola Internazionale del Comics a Roma. All’epoca frequentavo già la facoltà di architettura, sempre a Roma, quindi ho deciso di intraprendere questo percorso parallelamente all’università. Ho fatto 3 anni di corso base del fumetto e poi 2 anni di master di fumetto.
Ho avuto degli insegnanti meravigliosi, il corso base di fumetto mi ha fatto capire in via definitiva che quella era la strada che volevo percorrere a livello professionale, mentre il master mi ha dato gli strumenti per rendere concreta questa possibilità.
A livello di disegno sicuramente le mie principali influenze sono Stuart Immonen, Sara Pichelli, Pepe Larraz, Phil Jimenez, ma questi sono solo i principali in quanto ho una lista molto lunga di artisti che adoro studiare e da cui traggo ispirazione!
Lavori ormai da molti anni per Marvel Comics. Come hai iniziato questa collaborazione? E cosa consiglieresti a chi voglia seguire il tuo percorso?
Ho iniziato facendo una portfolio review a Lucca comics, nel 2016 con Rickey Purdin, e l’anno dopo è arrivato il primo lavoro per Marvel, Power Pack!
Sicuramente il consiglio che mi sento di dare più di tutti è quello di trovare dei disegnatori che piacciono e studiarli il più possibile, osservarne le scelte delle inquadrature, il modo in cui usano i neri nella pagina e così via, per potersi poi costruire un bagaglio proprio di soluzioni e metodologie di lavoro più ampio possibile.
E poi sicuramente ascoltare i consigli dei professionisti e cercare di capire quali sono i punti deboli su cui c’è bisogno di lavorare, per poterci poi “riprovare” con maggiore consapevolezza.
Da molti anni i disegnatori italiani sono molto presenti sia in Marvel che in DC Comics. Quale credi che siano le doti più apprezzati degli artisti italiani all’estero?
E’ una domanda che mi sono fatta parecchie volte anche io, e credo sia perché siamo degli stakanovisti!
A parte gli scherzi credo che il ragionamento vada fatto “all’inverso” e cioè che sono gli Italiani che forse vanno a ricercare maggiormente posizioni lavorative nel mercato americano: ovviamente non posso parlare per gli altri, ma almeno per me è stato questo, ci sono moltissime testate e una marea di possibilità nel lavorare per l’America.
Hai legato il tuo nome principalmente all’universo di Star Wars. Prima di tutto vorrei chiederti quale fosse il tuo legame con questo universo prima di iniziare a lavorare sulle serie a fumetti.
So che la risposta potrebbe essere imbarazzante, ma io non avevo alcun legame con l’universo di Star Wars, prima di lavorarci. Avevo visto i film, certo, ma solo quello, in quanto non era un genere che posso dire mi appassionasse più di tanto.
In realtà poi entrandoci dentro ho scoperto molte storie e personaggi che non conoscevo o a cui non avevo prestato molta attenzione prima e che invece mi hanno appassionato molto.
Hai realizzato vari numeri con protagonista Dr. Aphra, un personaggio originale introdotto proprio nei fumetti Marvel che ha avuto un buon successo di critica e pubblico. Quali sono gli elementi più affascinanti del personaggio? E cosa vuol dire lavorare su un personaggio nuovo in un universo come quello di Star Wars?
Aphra mi ha colpito subito per il suo essere totalmente anticonvenzionale: si muove unicamente per interesse personale, non sai se metterla nella cerchia dei “buoni” o dei “cattivi”, è totalmente ambigua ed imprevedibile, secondo me uno dei personaggi più interessanti in assoluto. L’universo di Star Wars ha delle radici molto solide, per certi versi “sacre e intoccabili”. Per cui lavorare su un personaggio nuovo in questo universo è sempre una bella sfida in quanto ti muovi su un terreno già consolidato, puoi inserire degli elementi nuovi, ma è sempre importante non discostarsi mai troppo dalla solidità dell’universo esistente.
Per Marvel Comics hai invece lavorato sulla miniserie di Captain Carter, personaggio nato in sinergia con le serie televisive e i film Marvel. Come è stato lavorare su questo personaggio?
Captain Carter è una serie che mi ha appassionato veramente tanto. Ero già una fan della serie What if, e quando mi è arrivata questa opportunità non potevo crederci. Poi lavorare con Jamie McKelvie (di cui sono assolutamente fan) è stata la ciliegina sulla torta!
Se potessi scegliere il prossimo personaggio su cui lavorare, sia Marvel ma anche altrove, quale sceglieresti? O vorresti provare la via del creator-owned?
Dopo essere stata molto tempo su navicelle spaziali e pianeti alieni mi piacerebbe molto tornare al supereroistico. La via del creator-owned mi intriga anche molto e chissà…forse qualcosa si sta già muovendo in quella direzione.
Chiudiamo con una domanda di rito: su cosa stai lavorando in questo momento?
Ho concluso poche settimane fa l’ultima run della serie High Republic di Star Wars a cui ho lavorato assieme al grande Cavan Scott.
In questo momento sono al lavoro insieme a Cullen Bunn su Deluge, una serie horror per Ignition Press (che mi sta piacendo tantissimo tra l’altro), che è stata annunciata un paio di settimane fa e che è stata recentemente presentata al SDCC. Direi a tutti di non perdersela!
Intervista realizzata via mail tra giugno e luglio 2025
Marika Cresta
Nata a Terni, dopo la laurea in architettura presso l’università Sapienza, ha conseguito il diploma e Master di fumetto presso la Scuola Internazionale del Comics a Roma.
Il suo primo lavoro è stato una storia nel volume Yamazaki 18 Years Apocrypha.
In seguito ha lavorato per Lion Forge nella saga Summit e poi il suo esordio in Marvel con Power Pack.
Le sue successive pubblicazioni sono su X-Men, Dr. Aphra, Edge of the Spider-Verse, Captain Carter e Star Wars, The High Republic.