Come ogni anno, si è svolto nell’ultimo weekend di settembre il Treviso Comic Book Festival, che in questa edizione celebrava i suoi vent’anni di vita. Nel tempo l’evento trevigiano si è affermato come uno dei festival di fumetto più vitali e interessanti in Italia, con un numero di iniziative, di ospiti e di mostre sempre crescente. A questi si aggiunge il premio Boscarato, ormai una ricorrenza molto seguita nel mondo del fumetto, che premia diverse categorie di opere, autrici, autori e case editrici che hanno pubblicato nell’ultimo anno.
Ma soprattutto il TCBF è un’occasione per incontrare persone del settore (e non) in un ambiente disteso e appassionato, ritrovarsi tra chi si incrocia solo in queste ricorrenze o fare nuove conoscenze, anche, naturalmente, in termini di fumetti. Quest’anno particolarmente ricca è stata l’area InKitchen, rivolta alle autoproduzioni, con un chiostro dedicato e la presenza di numerosi banchetti e realtà, sotto la doppia gestione di Sara Pavan e Dario Bellinato, il quale prenderà le redini della self area dall’anno prossimo. Un bel modo per rinnovare la partecipazione al festival, soprattutto alla luce dei provvedimenti dovuti al Covid19 che negli anni precedenti avevano visto annullata o ridotta la parte della mostra mercato.
Presso quest’ultima, di nuovo nella bella sede del Museo Nazionale Collezione Salce, erano presenti naturalmente anche molti editori, un’opportunità per trovare uscite in anteprima e farsi dedicare i fumetti dagli oltre 200 artisti e artiste presenti. Tra questi segnaliamo Paolo Bacilieri, al festival con il suo ultimo lavoro, Piero Manzoni – BACGLSP uscito per Coconino Press, un altro capitolo del “grande romanzo di Milano” che l’autore sta costruendo; in dedica c’era anche Miguel Vila con Comfortless, edito da Canicola, che chiude la trilogia della provincia insieme a Padovaland e Fiordilatte. Eris Edizioni era presente con moltissime tra fumettiste e fumettisti, tra cui Francesca Ghermandi, un’autrice fondamentale nel panorama del fumetto nostrano che si è aggiudicata con la sua ultima fatica, I misteri dell’oceano intergalattico, il premio Boscarato per il miglior fumetto italiano; ancora allo stand Eris si poteva trovare il nuovo fumetto di Davide Bart Salvemini, Kronet. Erano presenti, inoltre, autori e autrici dall’estero: Saldapress presentava SPA di Erik Svetoft, ADD Editore ha ospitato al festival Bim Eriksson, autrice di Baby Blue, mentre Strane Dizioni ha collaborato per portare in Italia Patrick Kyle, fumettista e illustratore di Toronto, una delle voci più interessanti del panorama canadese contemporaneo, che al festival aveva anche una mostra retrospettiva delle sue opere, “Ten in Goblin Years“.
In effetti, vero valore aggiunto del festival sono le mostre, sempre numerose e quindi rappresentative di diverse realtà del fumetto, contemporaneo e non. Molto ricca la personale di Paolo Bacilieri, con tavole originali che andavano da Sweet Salgari alla sua ultima uscita su Piero Manzoni. Particolarmente interessante quella dedicata a Eliana Albertini, Miguel Vila e Iris Biasio, dove era possibile vedere, oltre alle tavole originali, anche gli studi preparatori, gli appunti, le bozze, e alcuni quadri di tre voci innovative del fumetto italiano contemporaneo. Era inoltre stata allestita una ricca mostra per il ventennale del festival, con opere di artiste e artisti in varia misura legati alla città di Treviso e, negli stessi spazi della Fondazione Benetton, un’esposizione di lavori di Loputyn, fumettista e illustratrice dall’immaginario e dall’estetica fantasy. Dal segno più sperimentale era invece la mostra “degli svedesi”: tavole dei già citati Erik Svetoft e Bim Eriksson erano esposte vicino ad altre di Moa Romanova, autrice di Goblin Girl, pubblicato ancora da ADD Editore. Si poteva visitare “Marginalia”, una personale di Marco Quadri, autore di origini bolognesi che ha da poco pubblicato in Francia il suo fumetto Bottleneck per i tipi di Les requins marteaux. A queste si aggiungono: una personale di Ken Sausage, artista visivo dall’immaginario surreale e distopico; una raccolta di opere di Fatgomez (alias Carlo Schievano) artista trevigiano poliedrico che ha realizzato il manifesto del festival di quest’anno, nella bella cornice dello Spazio X all’interno del centro sociale Django; e infine una mostra di Arianna Cicciò, illustratrice trevigiana e autrice di libri per l’infanzia.
Oltre ai firmacopie e alle mostre era possibile assistere a numerosi eventi e workshop, un appuntamento fisso al festival di Treviso. Una novità, presente tra gli eventi off del festival, è stata il convegno Ti leggerei ovunque organizzato dal gruppo di ricerca accademico SnIF (Studying ‘n’ Investigating Fumetti), che mirava a indagare il rapporto tra fumetto, biblioteche, istituzioni e autrici e autori, arricchito dall’intervento di numerosi ospiti. Llo streaming dell’intera giornata è recuperabile online:
Come anticipato, diversi erano gli incontri animati dalla partecipazione di numerose fumettiste, fumettisti ed editori. Alcuni hanno risentito della durata di trenta minuti, troppo breve perché degli incontri che contavano in molti casi almeno tre ospiti prendessero piede e si sviluppasse una discussione.
Per concludere, il Treviso Comic Book Festival si conferma una delle ricorrenze più interessanti per chi segue il mondo del fumetto. Rispetto a questo, è bene ricordarlo, stiamo parlando di un certo tipo di fumetto, come è emerso dagli ospiti presenti e dalle mostre: tra le case editrici, per fare un esempio significativo, non c’erano né la Bonelli né la Panini a confermare un taglio che, senza nessun giudizio di valore, da una parte privilegia il fumetto che potremmo avvicinare alla categoria del graphic novel (per quanto problematica sia questa espressione) come quelli pubblicati da case editrici quali Bao Publishing, dall’altra, un fumetto sperimentale e di nicchia, come può essere quello promosso da un editore come Hollow Press. A questa impostazione si coniuga una certa attenzione alle autoproduzioni, che nei giorni del festival di Treviso trovano ampio spazio e approfondimento.
Anche per questo il TCBF è piacevole: pur nella sua rilevanza crescente, mantiene numeri relativamente piccoli, che lo tengono lontano dalle ore di code chilometriche e dai prezzi di grandi eventi come possono essere i festival di Lucca e il Comicon di Napoli. Questo permette un atteggiamento aperto all’incontro e alla scoperta, al dialogo e alla chiacchiera, di cui c’è sempre tanto bisogno.