PAOLA BRISTOT (Accademia Belle Arti di Bologna, Vivacomix)

1) Qualche mese all’Amelie di Jean C-Denis (Coconino)
I due racconti di Jean-Claude Denis, “Qualche mese a L’Amélie”, che dà il titolo al libro, e “La bellezza a domicilio”, sono assolutamente magistrali. È veramente raro trovare una scrittura così complessa, opera di un autore che scrive e disegna seguendo un’architettura precisissima in ogni dettaglio come nei classici del romanzo. L’espediente bizzarro del libro trovato e il seguire le tracce del suo autore, nel primo racconto, si addentrano nella storia di un sentimento nascente, messo in crisi dalle tormentate personalità dello scrittore e di Marianne. Ma è in “La bellezza a domicilio” che si raggiunge, secondo me, un livello descrittivo altissimo per la difficoltà estrema e la delicatezza ad un tempo della malattia, la schizofrenia che è il soggetto narrante del racconto. Quando l’io diviso ci si svela proprio nell’essere il protagonista stesso del racconto, un brivido corre sottopelle e ci appare in tutta chiarezza la dimensione dell’ambivalenza della personalità totalmente sdoppiata!

2) Lo scontro quotidiano 2 di Manu Larcenet (Coconino)
In questa seconda parte de ” Lo scontro quotidiano” si completa la storia familiare del protagonista, Marco. Una storia raccontata attraverso una cronaca che acquista spessore proprio per l’immersione nella quotidianità dei gesti, dei pensieri, dei non detti che attanagliano rapporti familiari per la maggior parte irrisolti. Dal particolare apparentemente banale alla foto che ti sposta dentro una Storia con la S maiuscola, sembra che il passo sia breve; in realtà è tutto costruito a piccoli tasselli, con un disegno preciso. In tutto questo ci sentiamo estremamente vicini alle emozioni, ai sentimenti, ai turbamenti e difficoltà vissute ed espresse dal protagonista, talmente tangibili e reali da poter essere confuse con le stesse nostre.

3) Morti di sonno di Davide Reviati (Coconino)
“Per raccontare la verità di una storia è necessario mentire”. Questa frase folgorante di Davide Reviati ci illumina sulla forza narrativa di “Morti di sonno” che trascende la realtà, pur partendo da essa, trovando così una dimensione “universale”. Davide Reviati ci racconta un capitolo della Storia italiana che non è mai entrato nei libri di Storia, che forse trova dei precedenti nel romanzo di Pier Vittorio Tondelli, “Altri libertini”, o in “Pompeo” di Andrea Pazienza, anche se questi sono libri raccontati in “presa diretta”, mentre “Morti di sonno” è filtrato dal tempo trascorso e dalla memoria… Certo è che la scrittura di Davide Reviati è assolutamente poetica e originale, molto neorealista, in un certo senso. Un romanzo corale, il suo, in cui il protagonista potrebbe essere uno qualunque dei ragazzini che giocano a calcio nel villaggio Anic di Ravenna, una periferia come tante altre nell’Italia del boom economico, e che poi si scontrano con il passaggio brutale alla realtà degli anni di piombo, quelli dell’eroina e dell’Aids, che hanno mietuto vittime il cui numero ufficiale non si è mai saputo.

4) La signorina Else di Manuele Fior (Coconino)
Manuele Fior ha coraggiosamente affrontato un confronto difficile, quello con il romanzo di Arthur Schnitzler, “La signorina Else”, pubblicato nel 1924. L’autore ci presenta un ritratto senza tempo, una storia moderna, un turbamento e uno sconvolgimento delle regole borghesi che risulta fortissimo anche in un momento come questo in cui gli scandali sembrano essere la norma. Ma in questo caso lo scandalo si manifesta precisamente come comportamento anticonvenzionale nel senso vero del termine, non come mossa spettacolare e volgare; è piuttosto uno sconvolgimento interiore. L’atmosfera secessionista e la ricerca di introspezione psicologica legata alle contemporanee ricerche freudiane che sono presenti nel romanzo di Schnizler si ritrovano anche nel libro di Manuele Fior che anche graficamente si è ispirato allo stile della Secessione Viennese, ambiente e periodo artistico in cui è nato anche il romanzo.

5) Stalag XB di Marco Ficarra (Becco Giallo)
Il passato, anche se non vogliamo, ritorna vivo a ricordarci chi siamo stati e Marco Ficarra lo ritrova in un passaggio, una consegna di una memoria familiare che diventa storica. Il taccuino scritto dallo zio Gioacchino intrappolato nelle vicende controverse della seconda Guerra Mondiale apre uno spaccato su una delle tante realtà brutali della guerra, il campo di prigionia dei soldati italiani che finiscono internati e vittime di quelli che erano stati fino a poco prima i loro alleati. Dalla Sicilia alla Germania, una storia come tante, meno drammatica di quella subita dagli ebrei, ma drammaticamente vera perché subita da qualcuno della “nostra famiglia”. La corrispondenza che Gioacchino continua a tenere, le ricette dei “piatti prelibati” che compila mentre sta soffrendo la fame e il freddo sono i fili trattenuti con la propria identità e la propria volontà, l’ultima a morire.

6) L’amore guarda da un’altra parte di Line Hoven (Coconino)
Questo libro dimostra come la coscienza storica del proprio passato continui ad essere viva tra il popolo tedesco e continui ad alimentare a sua volta riflessioni e altre storie. La continuità e il passaggio dal passato al presente e viceversa significa anche ricostruire un’idea di vita e di società che cerca di non commettere gli stessi errori. Da qui comunque deriva il senso di appartenenza, non di negazione, ma di precisazione della propria identità che è in una volta storica, sociale, familiare, individuale. Così colpisce come Line Hoven con una logica precisa tracci questa linearità conseguente, anche con uno stile un po’ ingenuo a volte, un po’ puntiglioso nel bianco e nero secco del disegno “in negativo”, ma diretto. Una lezione anche per noi italiano che spesso disconosciamo ambiguamente anche il nostro passato prossimo.

7) Sabato tregua di Andrea Bruno (Canicola)
Di questo libro colpisce subito l’impaginato, il grande formato che pare adattissimo ad “entrare” nelle tavole della storia di Andrea Bruno. Ci anneghiamo dentro e, infatti, è una storia di immersioni e specchi d’acqua. I personaggi della storia sono così grandi nelle vignette che ci guardano faccia a faccia e questa è una strana sensazione, paradossalmente un po’straniante più che coinvolgente. I dialoghi ridotti al minimo portano a concentrare tutta l’attenzione sul disegno a china, quasi pittorico, di un bianco e nero dato a pennello, sporcato e incrinato come la realtà che rappresenta.

8) Jimmy Corrigan, il ragazzo più in gamba sulla Terra di Chris Ware (Mondadori)
Questo libro è un capolavoro, è chiaro. Chris Ware è un genio, è chiaro. Detto questo trovo la sua pubblicazione italiana, certamente dovuta, ma “fuori tempo massimo” per qualsiasi valutazione sulla portata già acquisita da questo libro fondamentale nel panorama del fumetto mondiale. (A proposito della classifica per la quale si scrivono queste note, l’avrei inserito più opportunamente in testa nella “menzione storica”).

9) Esperanto di Otto Gabos (Black Velvet)
“Esperanto” mi sembra un romanzo costruito come un gioco di ruolo in cui viene rappresentata una realtà simulata con tutti gli ingredienti tipici dell’intreccio di quel genere per la tipologia dei personaggi e degli sfondi in cui si muovono e dove si mescolano a piacimento passato e presente, l’esotico e l’occidentale… Insomma un bel guazzabuglio in cui ci si mette anche la lingua più finta del mondo: l’esperanto appunto! Otto Gabos si è divertito a inventare questi mondi affollati di personaggi dalle relazioni turbolente. A volte predomina il senso dell’avventura, altre volte la fantascienza, la fantapolitica, un turbinio di avvicendamenti di cui spesso perdiamo le tracce. Sembra veramente che qualcuno sollevi una carta che porti ad un passaggio successivo imprevisto e voluto dal caso. Se così fosse tecnicamente è perfetto!

10) Sophie e Abou di Judith Vanistendael (Rizzoli-Lizard)
L’autrice di questo libro è fiamminga, la lingua originale infatti è il neerlandese, una lingua complicata sia grammaticalmente che foneticamente.
“Sofie e Abou” racconta in questo senso una storia che ci permette di avvicinare la cultura di una minoranza, perché questa si trasmette in tutte le pagine del romanzo. L’autrice con estrema scioltezza grafica descrive la nascita, la crescita di un amore, di un avvicinamento tra due mondi, a loro volta distanti, quello fiammingo e quello africano. Di qua e di là del mondo, punti di vista diversi, modi pensare, abitudini, costumi, gusti alimentari si cercano, si toccano, a volte si mescolano… questi profumi e le diverse sensibilità traspaiono da questo libro, una prova ben riuscito per essere la prima graphic novel di Judith Vanistendael.

Menzione storica

1) Erotico e fantastico. Opere 1980-1995 di Magnus (Rizzoli-Lizard)
2) Il giorno di Coccobil di Benito Jacovitti (Stampa Alternativa)
3) Stefi, ci si rivede, eh? Di Grazia Nidasio (Rizzoli)

LORIS CANTARELLI (Fumo di china)

1) Jimmy Corrigan, il ragazzo più in gamba sulla Terra di Chris Ware (Mondadori)
“Solo” 8 anni per tradurlo, quasi altrettanti per leggerselo, una certa pesantezza per l’argomento e lo svolgimento, ma il piacere di contemplarlo è senza prezzo. Impagabile.

2) Berlin vol. 2 di Jason Lutes (Coconino)
Altri anni di attesa, ma ripagati dal respiro refrigerante di un romanzo storico a fumetti capace di emozionare e avvincere come pochi (Vittorio Giardino, per dirne uno). Corroborante.

3) Un gentiluomo di fortuna 1 di Paolo Cossi (Hazard)
Sembrava una “mission: impossible”, raccontare la vita, le avventure & le panzane di Hugo Pratt a partire dalla sua infanzia africana, eppure l’esperto e talentuoso Cossi ce l’ha fatta, e bene. Coraggioso.

4) Atomic Robo 1 di Brian Clevinger (Renoir Comics)
Per gli amanti dei pulp anni Venti-Trenta, delle riletture steampunk o alla Ex Machina, un gioiellino che sarebbe stato un delitto lasciare inedito (adesso vogliamo tutto Rocketeer!). Intrigante.

5) La storia di Sayo di Yoshiko Watanabe e Giovanni Masi (Kappa Edizioni)
Un intenso spaccato di vita quotidiana (di una giapponese nella Cina del 1940) spaventosamente documentato ed efficace, senza eccedere in barocchismi grafici né pietismi di sceneggiatura. Eccellente.

6) Blog & nuvole di AA.VV. (Comma 22)
Nel pressoché (scandaloso) silenzio generale, una clamorosa iniziativa collettiva (con La Triennale di Milano, Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte e Confartigianato!) che sperimenta scrittura breve e arte del fumetto verso nuovi orizzonti. Epifanico.

7) Viaggio verso Occidente vol. 2 di Gianluca Maconi (Lavieri)
A oltre 400 anni dalla pubblicazione cinese (ispiratrice dell’anime Monkey, lo Scimmiotto di Manara e Dragon Ball tra gli altri), la conferma di un talento nel grottesco dopo le ottime prove nel realistico e di come le interazioni tra Italia e Orientale siano ormai irreversibili. Esuberante.

8) G&G di Davide Barzi e Sergio Gerasi (Renoir Comics)
Il miglior prodotto del Barzi sceneggiatore e del Gerasi più “d’autore”, la scommessa (vinta) di raccontare in poche pagine l’uomo e l’artista italiano più incatalogabile del Novecento, un altro successo per il medium fumetto. Vitale.

9) Fratelli di Roberto Battestini (Bottero Edizioni)
In un’epoca di talebani e integralisti, un autore passato dalla caustica Susi su Blue ai gustosi Catecomics, racconta una vita familiare a cuore aperto senza soliloqui personalistici. Entusiasmante.

10) Piazza fontana di Francesco Barilli e Matteo Fenoglio (Becco Giallo)
Forse fuori moda in un Paese senza memoria, affine a Peppino Impastato – Un giullare contro la mafia per passione civile e indignazione sussurrata: per questo, ancor più vibrante. Appassionato.

Menzione storica

1) Valentina mela verde 1 di Grazia Nidasio (Coniglio Editore)
La più grande fumettista italiana, un monumento nazionale instancabile che non smette di emozionare e insegnare (per chi vuole imparare!) a lettori e autori di tutte le età. Imprescindibile.

2) Doonesbury L’integrale 1970 – 1972 di Garry Trudeau (Black Velvet)
La serie a fumetti più influente d’America, finalmente riproposta con rigore filologico e articoli di contorno, esempio da imitare per editori di tutto il mondo. Epocale.

3) L’immaginazione e il potere di AA.VV a cura di Sergio Rossi (Rizzoli)
Alcune delle storie più importanti d’Italia, opportunamente riesumate dall’oblìo per (ri)scoprire quanto contava e quanto istruiva il fumetto in un Paese non ancora rimbambito da tv, web e telefonini. Educativo.

GIULIO CESARE CUCCOLINI

1) La mia circoncisione di Riad Sattouf (Comma 22)
2) Un gentiluomo di fortuna 1 di Paolo Cossi (Hazard)
3) I passeggeri del vento 6 di François Bourgeon (Alessandro)
4) Ultima lezione a Gottinga di Davide Osenda (001 Edizioni)
5) Le strade di sabbia di Paco Roca (Tunué)
6) Esperanto di Otto Gabos (Black Velvet)
7) Storia di Lisbona di Antonio H. De Oliveira Marques e Filipe Abranches (Comma 22)
8) Assassini vittoriani: Jack lo Squartatore di Rick Geary (001 Edizioni)
9) Sandokan vol. 1 e 2 di di Alessandro Di Virgilio e Andrea Meneghin (Nicola Pesce)
10) Gatti neri cani bianchi di Vanna Vinci (Kappa Edizioni)

Menzione storica

1) Sandokan di Mino Milani e Hugo Pratt (Rizzoli-Lizard)
2) Antonio Rubino. Gli anni del Corriere dei Piccoli a cura di Fabio Gadducci e Matteo Stefanelli (Black Velvet)
3) Don Chisciotte di Lino Landolfi (Nicola Pesce)

ALESSANDRO DI NOCERA (critico, giornalista)

1) Superspy di Matt Kindt (Rizzoli-Lizard)
Se esiste un graphic novel perfetto, allora è questo. La quintessenza del fumetto: entertainment e ricerca artistica che collidono per dar vita a un affresco storico-avventuroso tanto incredibile quanto, al contempo, verosimile. Un libro che, anche dal punto di vista tipografico, punta a trascinare il lettore nei meandri di un’esperienza narrativa inedita e toccante.

2) Jimmy Corrigan, il ragazzo più in gamba sulla Terra di Chris Ware (Mondadori)
La vita come un labirinto di segni e simboli. Jimmy Corrigan rappresenta un’opera d’arte concettuale d’importanza storica poiché tende a sondare lo specifico fumettistico come mai era accaduto prima. Il risultato è un vero e proprio universo poetico che esiste in sé, facendo tranquillamente a meno di tutte le interpretazioni possibili.

3) La ministronza di Alessio Spataro (Grrrzetic)
Satira allo stato brado. Ruvida, sporca, abrasiva, inaccettabile, grottesca e non sempre (ma quando mai dovrebbe esserlo?) divertente. La ministronza testimonia l’urgenza morale e civile che oggi ci investe, manifesta la voglia di vomitare in faccia al potere italiota tutta la rabbia e il disgusto di questo mondo. Se qualcuno rimpiange la ferocia de “Il Male”, troverà qui giusto ristoro.

4) Pluto # 1 di Naoki Urasawa (Panini Comics)
La poetica di Isaac Asimov e Philip K. Dick. Un concept affascinante che filtra l’immaginario di Osamu Tezuka attraverso uno stile che gli infonde realismo e che guarda alla forza visionaria di film come Blade Runner e Minority Report. Un intento revisionista che non si traduce mai in gratuita violenza iconoclasta. Pluto è l’ennesimo capolavoro di Naoki Urasawa, uno degli autori più significativi del fumetto contemporaneo.

5) Ratto/Ratto II: la vendetta – Rat-Man 70 -71 di Leo Ortolani (Panini Comics)
L’importanza della saga di Rat-Man la si dà ormai per scontata. Ma quando ci si trova a leggere una storia come Ratto, un gioiello di umorismo pirandelliano e di satira grottesca, non si può far finta di nulla. Pensavamo che una simile rappresentazione dell’orrore della guerra potesse effettuarla solo un genio come Vuillemin. Anche se Ortolani non può/non vuole/non se la sente di raggiungere quei livelli, possiamo dire che ci sbagliavamo.

6) Carriera criminale di Clelia C. di Luigi Bernardi e Grazia Lobaccaro (Edizioni BD)
In un momento in cui il comics journalism acquisisce visibilità e consensi, tentando di illustrare e interpretare eventi storici e fatti di cronaca, Luigi Bernardi e Grazia Lobaccaro cercano di andare oltre, mostrando ciò che i mezzi di informazione considerano non-esistente e anticipando ciò che apparirà chiaro solo in futuro. Un quadro cupo e angosciante che reinterpreta la lezione seminale dei fumetti neri italiani degli anni Sessanta.

7) Come un guanto di velluto forgiato nel ferro di Daniel Clowes (Coconino)
Puro immaginario americano per un’odissea cupa, violenta, terrificante che guarda all’opera di Kafka, ma anche ai racconti minimalisti di Raymond Carver e alla visionarietà di David Lynch.
Non sarà questo il lavoro più accessibile di Clowes, pero’ ha il merito non da poco di portare alla luce un universo “a parte” che si autoimpone di respingere il lettore senza concedere nulla alla compiacenza. Vera arte, insomma.

8) All Star Superman di Grant Morrison e Frank Quitely (Planeta DeAgostini)
Ben più di un’operazione postmoderna o revisionista, All-Star Superman cerca di riscoprire le radici di un mito del Novecento, illustrando in chiave ironica e semi-nostalgica le ragioni della sua inossidabile forza iconica. Apparentemente ostico per coloro che non hanno mai frequentato il supereroismo a fumetti, in realtà denso di rimandi sottotestuali che impongono al lettore, con garbo e intelligenza, di inoltrarsi in una fervida esperienza esegetica.

9) Dylan Dog # 280 – Mater Morbi di Roberto Recchioni e Massimo Carnevale (Bonelli)
Il racconto più intenso e sentito di Roberto Recchioni – pur palesando tutti i difetti dello sceneggiatore romano – illustrato da uno dei più grandi disegnatori che il fumetto italiano abbia mai conosciuto. Mater Morbi riesce a essere disturbante, suscita riflessioni, incanta per una parte grafica eccelsa. E ha il merito di restituire senso a una collana che ormai da lustri sembrava non aver più nulla da dire.

10) Incognito di Ed Brubaker e Sean Phillips (Panini Comics)
Parte come il più classico dei noir, tra personaggi autodistruttivi e situazioni senza via d’uscita. Si evolve poi in un mystery che si riallaccia alla narrativa e all’estetica del pulp con una freschezza e una consapevolezza delle regole del genere che era mancata persino al Tom Strong di Alan Moore. Incognito fa scontrare le due sfere d’interesse di Brubaker – supereroismo e crime story – esaltando la sagacia narrativa di uno dei migliori sceneggiatori americani di questo decennio.

Menzione storica

1) Valentina mela verde 1 di Grazia Nidasio (Coniglio Editore)
In un’epoca in cui il fumetto diretto a un pubblico infantile o pre-adolescenziale è virtualmente scomparso, schiacciato dalla predominanza di personaggi-gadget protagonisti di storie-spot, Valentina Mela Verde ci riporta a un periodo in cui educazione, pedagogia e rispetto per i ragazzi rappresentavano obiettivi concreti da perseguire a ogni costo. L’arte elegante di Grazia Nidasio per storie in cui la morale finale non appariva mai retriva, ma diretta alla costruzione di un futuro migliore.

2) Custer di Carlos Trillo e Jordi Bernet (Allagalla)
Risulta ancora oggi impressionante constatare quanto Trillo e Bernet nel 1985 avessero compreso in quale direzione si stesse incanalando il futuro. Molto prima di The Truman Show e utilizzando come bussole le opere di Burroughs e Ballard, nonché la visionarietà del regista David Cronenberg, i due cartoonist diedero vita a un universo tragico e grottesco ossessionato dalla virtualità televisiva. La dittatura di Grande Fratello e Uomini & Donne, in anticipo di vent’anni.

3) Il Soldato Fantasma di Garth Ennis e Kelley Plunkett (Planeta DeAgostini)
Miniserie-capolavoro in cui disincantata ricognizione storica e dure considerazioni politiche forniscono linfa a una spy-story drammatica e inquietante. Edita col marchio Vertigo a metà degli anni Novanta, Il Soldato Fantasma mantiene ancora oggi intatta tutta la sua forza narrativa e rappresenta il necessario viatico per accostarsi alla recente serie regolare – scritta da Joshua Dysart e disegnata da Alberto Ponticelli – altrettanto torbida ed acclamata da pubblico e critica.

ANDREA FORNASIERO (Film TV)

1) Berlin vol. 2 di Jason Lutes (Coconino)
La minuzia del tratto e il dettaglio di un affresco narrativo di grande complessità danno immediatamente ragione dell’attesa decennale. La ricostruzione storica si fonde a una galleria di ritratti umani toccati dalle correnti del tempo e dal precipitare degli eventi verso l’incubo del nazismo. La civiltà non finisce nel baccano o nel piagnisteo, ma in un requiem sinfonico.

2) Scalped vol. 2 e 3 di Jason Aaron e R. M. Guéra (Planeta DeAgostini)
Irruento, lercio, violento e scurrile, Scalped articola la propria energia all’interno di una struttura impeccabile: il secondo volume costruito a mosaico e il terzo segnato dal rapporto con la madre e la morte attraverso due vicende speculari. Tutto si ricongiunge all’epilogo del primo volume e si proietta verso il proseguire della vicenda, con un’organicità che valorizza la lunghezza della serialità, al pari con i migliori modelli televisivi, dai Soprano in giù.

3) Superspy di Matt Kindt (Rizzoli-Lizard)
Un elaborato incastro di storie anche molto brevi, che stendono una ragnatela di intrighi indistricabile in cui affiora principalmente il conflitto tra il desiderio di sentirsi umani e il lavoro spersonalizzante e pertanto disumanizzante della spia. Emergono molti mostr, ma anche alcuni genuini eroi, capaci di astuzia e sacrificio assai più dell’autoironica superspy del titolo. A ciò si aggiunga uno storytelling tanto flessibile da modellarsi sui singoli racconti in un turbinio di invenzioni stilistiche.

4) Come un guanto di velluto forgiato nel ferro di Daniel Clowes (Coconino)
Prima di Strade perdute di David Lynch, Clowes si avventurava nei meandri di un’America allucinata, vittima di incubi che si fanno carne, da penetrare e martoriare in un delirio sudaticcio e sporco che parte dal cesso di un cinema porno fino a un lago avvelenato da scarichi tossici. Tra squallidi motel e case di periferia, una bambina detta copioni per film sadomaso, in cui il protagonista crede di riconoscere subliminalmente la moglie. Ovviamente si perderà.

5) Morti di sonno di Davide Reviati (Coconino)
Anche qui la terra è ammorbata da un male chimico e all’ombra di un inquietante stabilimento sorge il Villaggio. No, la gente non è chiamata per numero, ma la vita è dominata dai ritmi del lavoro. I ragazzini scacciano un futuro sinistro tirando calci al pallone in un campetto improvvisato dell’Italia degli anni 60. Reviati ne presenta i volti con un tratto minimo, lascia che l’energia dei movimenti ne allunghi il corpo proteso verso la palla, e spesso cancella tutto il resto in un’estasi agonistica che esorcizza il mondo. Ma finita (o anche solo interrotta) la partita, la cattiveria riaffiora e si consumano piccoli e grandi soprusi. Un giorno anche quelli saranno ricordati come momenti di un tempo, se non più felice, almeno più vitale.

6) All Star Superman di Grant Morrison e Frank Quitely (Planeta DeAgostini)
Le ultime avventure dell’uomo d’acciaio, affetto da un malanno che lo rende potente e intelligente come mai prima d’ora, ma che lo destina alla morte. E alla resurrezione per via scientifica. Messianico, divino e pacato Superman si cura della propria eredità, incontra le sue versioni future, rivede suo padre un’ultima volta, sconfigge senza umiliarli i suoi nemici e lascia una scintilla di luce su un mondo bizzarro. Fantasia al potere nelle tavole ariose e incantate di Quitely, per una visione del superuomo liberata dal giogo della continuity e dei meccanismi narrativi della serialità infinita. Un piccolo miracolo.

7) L’amore guarda da un’altra parte di Line Hoven (Coconino)
Poesia degli oggetti, delle piccole cose che raccontano la vita. Ragazzi che crescono in luoghi diversi del mondo e figli che colmano la distanza. Inciso su nero e fatto di particolari minimi e rimandi vaghi trasmette una magia impalpabile, difficile da raccontare, quella capacità delle cose di assumere imprevedibilmente un senso.

8) Portami via di Nate Powell (Rizzoli-Lizard)
La diversità è una questione di percezione, sia degli altri sia di noi stessi. Quella dei protagonisti di Portami via è distorta da allucinazioni: voci immaginarie che parlano dallo gnomo in cima a una matita e insetti che si assembrano minacciosi. Si possono tenere sotto controllo, ma non le si può scacciare e nei momenti di crisi sono destinate a deflagrare. Con un sapiente uso dello spazio della pagina e dei tempi della narrazione, Powell realizza una sequenza finale spiazzante e travolgente alternando griglie dalla scansione cinematografica, splash page e pagine nere in un vortice in cui implodono realtà e immaginazione.

9) Criminal vol.3 e vol. 4 di Ed Brubaker e Sean Phillips (Panini Comics)
Il noir più classico possibile, fatto a strisce dal ritmo senza cedimenti di Phillips e intriso negli abissi della disperazione da Ed Brubaker. Il terzo volume si stacca dal resto della serie per la presenza di tre episodi autonomi, ambientati nel passato di Central City, tutti ineccepibili anche se spicca tra loro quello dedicato al padre di Tracy Lawless, con la rappresentazione dei vuoti di lucidità e memoria dell’uomo attraverso un montaggio a base di vignette nere. Il quarto volume vede poi il ritorno del fumetto nel fumetto, con l’investigatore surreale Franz Kafka dalla faccia alla Dick Tracy.

10)
Atomic Robo, Brian Clevinger e Scott Wegener, ReNoir
Ghost Rider – Dall’inferno al paradiso di Jason Aaron e Roland Boschi (Panini Comics)
Umbrella Academy di Gerard Way e Gabriel Ba (Magic Press)

A pari merito perché rappresentano il fumetto americano di genere quando ancora sa esagerare e divertire, andare sopra le righe in un moltiplicarsi di trovate via via più folli, dalla Tour Eiffel che si anima come un mostro di Umbrella Academy, alle meraviglie d’Egitto cariche di robot nazisti di Atomic Robo, fino alle infermiere assassine e armate pesantemente per conto di un angelo traditore del paradiso in Ghost Rider.

Menzione storica

1) Doonesbury L’integrale 1970 – 1972 di Garry Trudeau (Black Velvet)
Perché assolutamente irreperibile altrimenti e perché una pubblicazione di questo tipo, non frammentato, ne valorizza la qualità seriale. Buona inoltre la parte redazionale, che contestualizza e introduce le tematiche trattate, dando idea dell’importanza dell’opera senza per questo ammantarla di polvere.

MASSIMO GALLETTI (Animals)

1) Morti di sonno di Davide Reviati (Coconino)
I primi tre potevano essere tutti primi, dipendeva dall’umore del momento. L’umore del momento in cui ho scritto è stato pensare che Reviati è stato quello che ho banalmente amato di più, magari anche solo per motivi miei, perché racconta una storia italiana che volevo sentire, nel modo e dalla parte in cui la volevo sentire. Poi, pero’, anche e soprattutto perché avevo voglia di premiare una persona intelligente con la mano da sempre fatta per disegnare, che per più di quarant’anni ha usato questi talenti solo per cosine simpatiche, ma minori, e ora, dopo i quaranta, quando era lecito non sperarci più, è nato sul serio il grande autore.

2) Il gusto del cloro di Bastien Vivés (Black Velvet)
Ho detto a chiunque per otto mesi che era il libro più bello dell’anno. Tempi perfetti, dialoghi perfetti, anche nei silenzi. Colori perfetti nella loro poca cromia. Bei disegni. Grande senso. Elegante. Moderno. Bell’oggetto. Ideale per far capire a chiunque cos’é un bel fumetto oggi. Fresco. Sperando si mantenga a questi livelli.

3) Jimmy Corrigan, il ragazzo più in gamba sulla Terra di Chris Ware (Mondadori)
È, ovviamente, insieme a “Cages” ed a altre due tre opere che non ho in mente ora, uno dei grandi romanzi del ventennio che sono ormai pietra di ispirazione e paragone per chiunque faccia fumetti seriamente oggi al mondo. È una storia molto bella, benissimo analizzata e benissimo scritta. Ha una bellissima grammatica, anche se Ware ora l’ha già di molto superata. Sotto gli altri solo perché dopo dieci anni e più, e quando lo stesso Ware è ormai già molto più in là, sa quasi di riedizione

4) Lo scontro quotidiano 2 di Manu Larcenet (Coconino)
È comunque un gran libro. Anche solo perché tanto più pieno di cose di Reviati e Vives. Anche solo perché ci prova a entrare nella carne viva dei problemi, della loro complessità, della loro spesso insolubilità. Non sempre vola alla stessa altezza, ma quando riesce ha pagine indimenticabili. Riesce a tenere il pupazzetto del disegno a livelli seri cadendo nella macchietta solo pochissimo, perdonato tra l’altro da quelle fumettisticamente nuove e rigorose, splendide pagine realistico-fotografiche a spezzare. E comunque piantare i propri chiodi nei momenti di crisi personale sarà retorico, ma è davvero l’unica arma che abbiamo.

5) Dimenticare Tienanmen di Davide Reviati (Becco Giallo)
Tanto per rimarcare quanto ho voluto bene all’esplosione di Reviati. Perché il secondo libro, che conferma il primo, non è più un episodio. Perché la storia è leggera leggera e proprio solo un pretesto, ma l’evocazione è potente. Perché la parte europea serve comunque a confliggere con l’immagine del cinese che lo scontro quotidiano con l’immigrazione ci lascia. E magari anche perché pure tenere a mente Tienanmen non è una brutta cosa

6) Fueye di Jorge Gonzalez (001 Edizioni)
Un libro interessantissimo. Che ha una sua storia, classica, importante, ben disegnata e ben raccontata. Ma che poi si scopre essere solo un libro nel libro di un libro più necessario all’autore che è la genesi del libro e il perché del libro. Genesi in cui si scopre anche che Gonzales, oltre che classico ed elegante come nella prima parte, ha anche frecce narrative e di segno pronte nel suo arco da lasciarci pregustare la possibilità tecnica di quasi tutto. Aspetto con impazienza i fumetti futuri.

7) Il gioco delle rondini di Zeina Abirached (Becco Giallo)
Libano. Mancava alla geografia di guerre, tensioni, economia e politica, ben raccontata anche dal fumetto in questi anni. Attraverso una storia minuta di due bambini e dieci persone in un appartamento in una notte di bombardamenti. Attraverso un segno un po’ naif, ma di una sua eleganza, e con un senso del ritmo attraverso sequenze mute di segmenti di paesaggio o parlatissime, in fermo immagine ripetuto, fumettisticamente assolutamente efficaci. E poi un po’ di mondo altro ci vuole.

8) Mare nostrum di Fabio Visentin su Animals 3 (Coniglio Editore)
Perché è un gran bel fumetto, venti pagine che mi hanno riempito di colore e indignazione neio confronti dell’Italia delinquente tutto il mese di luglio 2009. Perche Visintin, sempre su Animals, si è poi ripetuto. E molto perché, come con Reviati, anche quello di Visintin è il graffio di classe e maturità di un autore che aveva appoggiato in molti posti negli anni cose sempre gradevoli e di classe, ma che qui ha saputo approfittare alla grande dell’avere pagine a disposizione, per lasciare il suo segno tra quelli davvero bravi. Non per esserci, ma per essere.

9) Le storie brevi di Gipi su Animals (Coniglio Editore)
Le ho messe al 9, ma le migliori potrebbero stare in qualsiasi punto della classifica. “Il genio” l’ho raccontata a chiunque, “2012” è un’epoca, “Il mondo moderno” meriterebbe un saggio. Per ribadire che Gipi è sempre Gipi, anche nel 2009. Anche nell’anno in cui è uscito quel brutto libro che mette insieme quattro possibili libri splendidi suoi di epoche diverse, rimpiccioliti, monchi, senza spiegazioni e Gipi no, non me lo potete trattare così. E poi, se così lui, gli altri…?

10) Come un guanto di velluto forgiato nel ferro di Daniel Clowes (Coconino)
Un Clowes d’annata ancora puro e godibile come alla sua uscita USA, allucinato e visionario come non si usa più, spensierato come non lo è più nemmeno lo stesso Clowes oggi. Perfino una bella boccata di fumetto fumetto dopo un elenco di fumetti problemi del mondo e problemi esistenziali. Ma anche lui, come Corrigan e con meno motivazioni di Corrigan, perché dopo più di dieci anni? In fondo alla lista per irritazione e odore di riedizione. E, anzi, l’avessi letto prima appoggerei qui la calligrafia perfetta della signorina Else di Fior. Ma non si può più, mannaggia…

Menzione storica

1) Valentina mela verde 1 di Grazia Nidasio (Coniglio Editore)
Nidasio è una dei giganti della nascita vera del fumetto in Italia. Nidasio è Pratt e Crepax, è Toppi e Battaglia, è la storia e la memoria di un paese che è stato migliore e di un fumetto che ha segni, storie, contenuti, gabbie, possibili altre. Valentina è stato il suo lavoro più grande e intrecciato, e a suo modo epico. Non era cosi facile riproporlo… È lungo, parla di un’altra epoca, aveva bisogno del grande formato e dei suoi splendidi colori pop, parla a lettori di un’altra epoca che chissà dove sono e cosa leggono oggi. Un grazie grande all’editore e a chi l’ha curato, anche per l’amore e il coraggio.

2) Doonesbury L’integrale 1970 – 1972 di Garry Trudeau (Black Velvet)
Edizione impeccabile della strip più importante e appassionante dell’epoca moderna, nella mole è il suo osare. Tessere le lodi di Doonesbury in uno spazio come questo è pleonastico: Solo il dispiacere di non metterla sul gradino alto. Ma ci saranno altri volumi per rimediare…
Stesso grazie grande all’editore e a chi l’ha curato, anche per l’amore e il coraggio.

3) L’eternauta di Héctor G. Oesterheld e Alberto Breccia (Comma22)
Io sono uno convinto che Alberto Breccia è il più grande autore di fumetti del XX secolo, che “L’Eternauta” di Solano Lopez è un gran libro, ma dalla narrazione un po’ elementare ed eccessivamente diluita, e che “L’Eternauta” più bello e definitivo è questo riscritto da Breccia.
Fustigatemi, lo dico da vent’anni e ora lo scrivo anche. Mancava da decenni in libreria.
E poi, a memoria, non ricordo altri “adattamenti da un fumetto”, perlomeno di questo livello.
E scusate se è poco.

MICHELE GINEVRA (Centro Fumetto Andrea Pazienza)

Perché la Top Ten nonostante i limiti
Sono rimasto perplesso sul partecipare o meno a questa edizione della Top Ten. Nonostante sia un lettore “forte” di fumetti, la quantità di opere uscite è stata tale da mettermi in forte imbarazzo. Il massimo che posso fare oggi è elaborare un po’ giocosamente, un po’ seriosamente, la top ten di quello che ho letto. Volendo è già indicativa di quanto ho conosciuto e acquistato (o ricevuto in regalo…).
Ma a questo punto perché partecipare?
Qualche motivo buono c’é. Per esempio la possibilità di vedere valorizzati titoli magari non premiatissimi dal mercato. In fondo, questo è una sorta di “premio della critica” che riconosce soprattutto opere di spessore, di ricerca. Non solo il mainstream, che va anche benissimo per la promozione della lettura, ma che non sempre è innovativo.
Un altro motivo è che la Top Ten diventa una sorta di miniguida. Pero’, per essere efficace dovrebbe, spero che lo sia, essere pubblicata così: in evidenza i 10 più i 3 della sezione “patrimonio” e a seguire, in forma meno trionfante, i successivi quaranta titoli.
Insomma, penso che la Top Ten dica sino ad un certo punto. Diciamo che celebra alcuni pesi massimi. Ma è il complesso dei libri valutati che secondo me può essere utile.
Infine, c’é un piacere di natura ludica… La possibilità di confrontare i miei gusti con amici e colleghi, magari scherzando sulle rispettive scelte.

Un ultima riflessione sulla sezione “storica”, che non ho votato. I criteri individuati hanno portato ad indicare tanti titoli che, a mio avviso, non dovrebbero rientrare in una categoria come questa, che forse andrebbe meglio definita. Ci interessano le riedizioni-ristampe, per esempio? E da che periodo? Qual’é lo spartiacque storico? Vent’anni sono troppo pochi… Secondo me andrebbe fatta una riflessione adeguata e ricercato negli anni sessanta o settanta il limite temporale tra contemporaneità e storia.
Detto ciò, il lavoro migliore l’ha fatto Black Velvet, in particolare con Doonesbury.

Nel ripercorrere la mia personale Top Ten mi limito a brevi motivazioni.

1) La signorina Else di Manuele Fior (Coconino)
Un piccolo capolavoro, un esempio di cosa un autore bravo e che non ha paura di sprecarsi può fare. Quasi un libro di testo sulla letteratura e l’arte contemporanea.

2) Morti di sonno di Davide Reviati (Coconino)
Un vero capolavoro, sofferto, testardo, irriducibile. Alla fine non riesce ad essere un vero romanzo grafico compiuto, ma rimane una testimonianza grafica straordinaria e viva. Il primo autore italiano a far capire, per esempio, l’importanza sociale e formativa del calcio praticato nei campetti.

3) Il gusto del cloro di Bastien Vivés (Black Velvet)
Folgorante. Quasi tutto in piscina. Un manuale di sceneggiatura, un copione visivo di un autore di grande esperienza. Se non fosse che l’autore è giovanissimo. Che così ci dimostra quanto siamo impregnati di cultura visiva.

4) Perché ho ucciso Pierre di Olivier Ka e Alfred (Tunué)
Doveroso. Forse anche coraggioso. Forse, perché parlare di questi temi oggi è diverso. Non sottovaluto la sofferenza personale, ma faccio presente che c’é un clima favorevole, ci sono le condizioni editoriali che consentono l’uscita di libri come questo. Oltre all’importanza della storia c’é anche l’esecuzione grafica, molto professionale ed efficace.

5) Jimmy Corrigan, il ragazzo più in gamba sulla Terra di Chris Ware (Mondadori)
L’edizione italiana è più povera. Si perde il senso del manufatto, dell’oggetto, importante nelle elaborazioni di Chris Ware. Jimmy può essere visto come un gigantesco e pedante esercizio di stile. Se pero’ gli crediamo, se accettiamo che anche questa, in fondo, è l’ennesima autobiografia, allora l’operazione diventa meno fredda, di maggiore spessore.

6) Fuori bordo di Piero Macola (Coconino)
Tutti i fumetti dovrebbero essere così! “Fuori bordo” per me è lo standard. Originale, disegnato con mestiere, una riflessione sulla vita, una delle tante, ma strutturata in modo da non lasciare indifferenti. Senza contare che questo lavoro ci ricorda l’altra faccia della globalizzazione.

7) Via Curiel 8 di Mara Cerri (Orecchio Acerbo)
Ogni anno riesco sempre a inserire nella Top Ten un’opera “al limite”. Ma lo faccio per ribadire che i limiti sono troppo stretti e in fondo puerili. Il fumetto, chiamiamolo pure così, è una narrazione grafica. “Via Curiel 8” è una splendida narrazione grafica che si rivolge agli adulti facendo finta di parlare ai bambini.

8) Prospettive di Paola Cannatella (Tenué)
Tutti gli autori dovrebbero essere come Paola. E molti lo sono, intendiamoci. Intendo appunto dire che Paola si impegna, fa ricerca, costruisce. Ha reso così la sua città un personaggio e ha trattato in questo e nel libro precedente uno dei temi più italiani possibili: il rapporto con il proprio sud, condito di rabbia, nostalgia, desiderio, memoria…

9) Un gentiluomo di fortuna 1 di Paolo Cossi (Hazard)
L’inizio è folgorante! L’analisi più profonda sulla fumettologia di Hugo Pratt il nostro Paolo Cossi la riassume nelle tavole iniziali, in modo geniale. Poi la biografia dell’autore diventa un romanzetto per ragazzi, godibile senza essere un capolavoro, ma diretto e onesto.

10) Quasi quasi mi sbattezzo di Alessandro Lise e Alberto Talami (Becco Giallo)
Ecco un bel tema cruciale, tutto italiano. Il lavoro di Lise e Talami è razionale e appassionato insieme. Un bel contributo per chiarirsi le idee, senza doverle necessariamente cambiare… Ma soprattutto un esempio di libertà di pensiero e di opinione in questa sempre più becera Italia.

FERRUCCIO GIROMINI

1) Jimmy Corrigan, il ragazzo più in gamba sulla Terra di Chris Ware (Mondadori)
Reinventa implosivamente il linguaggio.

2) Morti di sonno di Davide Reviati (Coconino)
Rievoca rimescolando le viscere.

3) La guerra di Alan 2 di Emmanuel Guibert (Coconino)
Racconta in modo beneducato.

4) Minus Habens di Squaz (Grrrzetic)
Va solo per la sua strada.

5) Interno metafisico con biscotti di Sebastiano Vilella (Coconino)
Bella l’idea, ma è anche soavemente didattico.

6) Le divisioni imperfette di Makkox (Coniglio Editore)
Narratore e disegnatore di gran razza.

7) Palmiro – A la recherche du temps perdu vol. 1 di Sauro Ciantini (Double Shot)
La potenza compressa dell’iterazione.

8) Periferie di Fabrizio Fabbri (Grrrzetic)
Ruspante, urgente, popolare nel senso più alto.

9) La signorina Else di Manuele Fior (Coconino)
Sempre elegante.

10) Melt – Whiteout di Greg Rucka e Steve Lieber (Edizioni BD)
Rovinato dal finale, ma diverso da tutto.

Menzione storica

1) Valentina mela verde 1 di Grazia Nidasio (Coniglio Editore)
Intelligenza suprema.

2) Antonio Rubino. Gli anni del Corriere dei Piccoli a cura di Fabio Gadducci e Matteo Stefanelli (Black Velvet)
Archeologia doverosa e illuminante.

3) Don Chisciotte di Lino Landolfi (Nicola Pesce)
Un tenero outsider.

SALVATORE OLIVA (Fumo di china)

1) Jimmy Corrigan, il ragazzo più in gamba sulla Terra di Chris Ware (Mondadori)
Un’ attesa edizione italiana che finalmente rivela le capacità innovative dell’autore americano Chris Ware, architetto della narrativa disegnata moderna.

2) Il gusto del cloro di Bastien Vivés (Black Velvet)
Autori del nuovo fumetto in azione:Bastien Vives,fascino,spontaneità e sorprendente abilità tecnica.

3) Superspy di Matt Kindt (Rizzoli-Lizard)
Una classica storia di spionaggio dall’elevata dose di suspence narrativa. Una trama incalzante decodificata da una efficace grafica essenziale.

4) La signorina Else di Manuele Fior (Coconino)
Libro dopo libro Manuele Fior onora la miglior tradizione del fumetto d’autore italiano.

5) Texone #23 – Patagonia di Mauro Boselli e Pasquale Frisenda (Bonelli)
Il piacere dell’intrattenimento a fumetti, con protagonista l’intramontabile eroe nazionalpopolare. In questa occasione esaltato dalle capacità professionali di uno straordinario sceneggiatore (Boselli) e un disegnatore (Frisenda) ai massimi vertici interpretativi.

6) I sotterranei del Revolù di Mathieu Marc-antoine (001 Edizioni)
L’aristocratica eleganza di Marc Antoine Mathieu al servizio di una lettura tanto affascinante quanto”sotteranea”!

7) Come un guanto di velluto forgiato nel ferro di Daniel Clowes (Coconino)
Colpire duro e in modo preciso. Lasciare i lettori emotivamente provati. Mai una lettura indifferente. Praticamente stile Daniel Clowes!!

8) Ritorno alla terra di Manu Larcenet (Coconino)
Come un’autobiografia coniughi leggerezza e passionalità, sorrisi e riflessioni. Abilità prettamente
francofone… Ahimé!

9) Non è stato un picninc di Stefacno Babini (Dada Editore)
Un caleidoscopio emotivo dove illustrazioni, fumetti e scritti rivelano un’inguaribile innamorato della vita e dell’immagine. Eleganti vicissitudini agrodolci di un atipico artista non solo di fumetti.

10) Fratellidi Roberto Battestini (Bottero Edizioni)
Un autore che sprofonda nel proprio interiore tra intimi segreti, paure e rimpianti di un’esistenza non tanto diversa da tutti noi. Un toccante e struggente bianco e nero autobiografico.

Menzione storica

1) Frontline combat 1 di AA.VV. (001 Edizioni)
2) Birdland di Gilbert Hernandez (Purple Press)
3) Sergente Kirk di Héctor G. Oesterheld e Hugo Pratt (Rizzoli-Lizard)

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